|
|
EDITORIA - RECENSIONI
Tahar Ben Jelloun Bompiani, 2000
Scheda breve Un giovane maestro, che porta dentro i segni del proprio passato di povertà e di lotta, torna nel suo piccolissimo villaggio africano per fare il maestro in una scuola improvvisata dentro una moschea. Dopo i primi giorni scompariranno anche i suoi allievi, attratti dalla possibilità di guadagnare qualche dollaro in una "fabbrica" di scarpe e palloni: è la fame disperata, loro e delle loro famiglie, che li allontana dalla scuola. Che possibilità ha il maestro di riportare a scuola questi bambini? "Come spiegargli che è necessario passare per la scuola per non patire più la fame, un giorno?" Approfondimenti Non è forse propriamente un "libro" quello che vi presentiamo: ha appena 56 pagine, comprese le numerose illustrazioni, e per giunta il testo, in un formato tascabile, risulta spaziato ariosamente. Eppure è senz'altro una lettura d'autore, non solo perché a scriverla è il giustamente famoso Tahar Ben Jelloun, o perché le illustrazioni si devono ad un originale e apprezzato artista quale Lorenzo Mattotti. Questo libricino ha proprio il respiro della grande affabulazione e nella sua struttura esile è capace di contenere importanti interrogativi sul mondo d'oggi, proponendosi quasi come una "favola vera". Infatti, sulla esile e drammatica traccia narrativa, si costruisce, nell'arco di una lettura di poco più di un'ora, una delicata storia dai contorni di fiaba ma che porta al centro della nostra riflessione una realtà tenuta troppo lontana da noi occidentali, che pure spesso siamo o i consumatori distratti di quei palloni e di quelle scarpe che vengono prodotti con il lavoro schiavile infantile, o i superficiali benefattori di oggetti di poco conto, di scarti del nostro consumismo che pure fanno la ricchezza di tanti poveri ("Ho distribuito agli allievi dei quaderni e delle matite arrivate dalla Francia, e delle cartelle arrivate dal Belgio [...] Mi hanno detto che i tavoli e le sedie arriveranno entro il mese. Saranno un regalo dei canadesi"). A chi serve La scrittura è sicuramente adatta ai ragazzi, semplice ed al tempo stesso suggestiva; basti qui riportare, per averne un'idea, l'incipit del libro: Questa storia è successa in un paese dell'Africa occidentale, in un villaggio piccolissimo a un'ora di autobus dalla città principale. Questo paese non ha nome. Viene chiamato "il villaggio". Io lo chiamo "il nulla", per il vuoto e il vento che spira senza sosta, e la polvere che solleva. Le illustrazioni, essenziali ed in bianco e nero,
riescono a ricostruire, nella nostra fantasia, un paesaggio, di cose e
di uomini, lontano, favoloso e vero al tempo stesso. L'utilizzo
migliore è senz'altro quello di leggere in classe il libro, per
poi farlo girare tra i banchi e sfogliare le immagini. Quell'ora di tempo,
o poco più, che si dedicherà a questa attività non
deve considerarsi sprecata, rispetto alla visione di un buon documentario
televisivo o alla lettura di un'inchiesta giornalistica sul medesimo argomento.
Il fascino della narrazione è senz'altro capace di attirare meglio
la fantasia e l'intelligenza dei nostri ragazzi dentro una storia che
ai loro occhi ha senz'altro dell'incredibile, ma che pure è necessario
sapere che costituisce la realtà quotidiana di centinaia di milioni
di bambini e ragazzi, in tutto il mondo. (C.I., 17/12/2000)
|