Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Società Filosofica Italiana, Sezione di Perugia

 

AMICA SOFIA

PHILOSOPHY FOR CHILDREN

FILOSOFIA CON I TEENAGERS

E FILOSOFIA PER NON INIZIATI IN UMBRIA

amicasofia@katamail.com

 

 
Sommario:

1.  L’estate è appena terminata e noi…

2.  Il volumetto della Montesarchio.

3.  La sessione del 28 maggio a Perugia.

4.  Altri due appuntamenti estivi: ad Acuto e poi a Padova.

5.  Un convegno alla Fondazione Giorgio Cini.

6.  Il 2003-4: un anno all’insegna del gemellaggio Perugia-Foligno.

7.  Prossimo appuntamento il 15 ottobre.

Amica Sofia aderisce alla società filosofica

________________________________________________________

 

 

  1. L’estate è appena terminata e noi…

Il gruppo AMICA SOFIA si prepara a ripartire e, se possibile, ad allungare il passo.

Nel frattempo alcune cose importanti sono accadute.

Tanto per cominciare, qui a Perugia abbiamo dato il via a una collana specifica, Filosofa con i bambini , ideata e diretta da Livio Rossetti, e in questa collana è già uscito in luglio un primo libro, che si intitola La metafisica dei bambini paragonata a quella degli adulti. Ne è autrice Pina Montesarchio, di cui si è già fatto parola nel precedente numero di questa Newsletter.

Inoltre, in materia di Philosophy for Children, hanno avuto luogo tre sessioni specifiche e molto diverse fra loro. C’è stata una piccola sessione perugina lo scorso 28 maggio; c’è stata la consueta settimana di formazione ad Acuto in luglio e da ultimo (primi di settembre) c’è stato il convegno di Padova, che oltretutto ha visto la presenza di una imponente delegazione umbra.

Cominciamo dunque con una retrospettiva, dopodiché passeremo a guardare avanti.

 

2. Il volumetto della Montesarchio.

La metafisica dei bambini paragonata a quella degli adulti. Titolo impegnativo per un libro non superficiale che brevemente racconta l’avventura dell’innesto di un po’ di filosofia in un angolo difficile («un luogo abbandonato», come ha occasione di scrivere l’autrice) della Campania. L’autrice racconta di come ha provato a fare della proposta filosofica una risorsa per impostare forme liberanti di interazione con gruppi di preadolescenti che si collocavano già ai margini della scuola pubblica.

Ciò che prende forma in questo modo è la traccia di un’espe­rienza che si inscrive nell’orizzonte della “filosofia con i bambini”. Non ci sono gli estremi per poter assimilare l’esperienza della Montesarchio alla metodologia e ai “riti” propri della “philosophy for children”, però non siamo nemmeno troppo lontani da quello schema, e non possiamo non apprezzare i buoni esiti di un’e­spe­rienza che all’inizio poteva forse scontare una certa carenza di riferimenti a forme codificate e collaudate di offerta di provocazioni filosofiche a dei preadolescenti.

Un aspetto degno di nota è il buon esito di una mossa senza dubbio ardita: l’esposizione di questi ragazzetti all’impatto diretto con certe pagine di Platone, per loro totalmente nuove e perfino difficili, e tuttavia sufficientemente credibili per diventare un pro­vocazione. La stessa immagine di copertina è significativa per il fatto di evocare l’idea di sedia con immagini parlanti allestite dagli alunni.

Per le caratteristiche indicate il volumetto costituisce, crediamo, aria nuova e messaggio di speranza per chi ha l’impressione avere le mani legate.

Per la cronaca: il volumetto, 70 pagine, è stato pubblicato nel 2003 dall’editore perugino Morlacchi, costa 10 euro ed è identificato dal codice ISBN 88-88778-46-2.

 

3. La sessione del 28 maggio a Perugia.

Lo scorso 28 Maggio, in collaborazione con la Presidenza del Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria dell’Uni­ver­si­tà di Perugia, AMICA SOFIA ha organizzato una giornata di studio intorno al tema: Filosofia con i bambini e altre forme non conven­zio­nali di approccio alla filosofia. I lavori sono stati presieduti da Alberta Federico, dirigente scolastico incaricata del coordinamento dell’attività di tirocinio per il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria all’Univ. di Perugia, da Livio Rossetti, del Dipartimento di Filosofia e da Floriana Falcinelli, coordinatrice del corso di laurea di cui sopra.

In apertura dei lavori il professor Antonio Cosentino, referente italiano per la Philosophy for children, ha fornito un interessante e approfondito quadro complessivo della sua natura e finalità. Di seguito pubblichiamo una sintesi del suo apprezzato intervento. Ricordiamo inoltre che il recente vol. Filosofia e formazione: dieci anni di Philosophy for children in Italia (1991-2001), da lui curato, è stato già segnalato sulla nostra Newsletter n° 3.

Gran parte della mattinata è stata dedicata alla presentazione e al commento delle notevoli esperienze di P4C fatte quest’anno a Foligno con il coinvolgimento di una ventina di classi e di ben quindici insegnanti, e a Bastia. Su Foligno ha riferito Luisa Proietti, e i nostri lettori ricorderanno che un articolato rapporto sul­l’e­spe­rienza folignate, a cura di Rita Costanzi, è già apparso nella News­let­ter n° 4. Sull’introduzione della P4C a Bastia ha invece riferito la Raspa (in questo e in altri casi una sintesi è contenuta in questa Newsletter).

Sono state poi presentate alcune esperienze non riconducibili allo standard P4C. Pina Montesarchio ha riferito le esperienze di animazione filosofica fatte con bambini delle elementari e della prima media in una sede difficile e dato un’idea dei tempi poi trattati nel volume di cui abbiamo appena parlato. A sua volta il dirigente scolastico Antonio Nigro (Perugia, IX Circolo) ha illustrato le “provocazioni” filosofiche, solo in apparenza estemporanee, che abitualmente accompagnano le sue visite alle classi e dato conto del tipo di interazione che suole scaturirne. 

Nella sessione pomeridiana la professoressa Chiara Chiapperini, del Liceo Scientifico “G. Alessi” di Perugia, si è poi soffermata sui vari modi di rappresentarsi l’infanzia e, in definitiva, sulle ricorrente insidie di una rappresentazione di comodo, mentre il prof. Rossetti si è interrogato sulla evidente discontinuità fra il  tipo di filosofia che si può elaborare con bambini e/o teenagers e la filosofia dei filosofi di professione. Sulle potenzialità degli ipertesti intesi quali risorse per pensare e ragionare ha poi riferito Caterina Captano, mentre l’annunciato intervento di G. Grazi non ha potuto aver luogo.

Infine il dirigente scolastico Alberta Federico ha provato a delineare gli scenari possibili per il futuro di Amica Sofia.

Tra le idee emergenti si può forse segnalare che è stato variamente riaffermato il senso e il valore educativo delle forme non convenzionali di approccio alla filosofia, un prezioso complemento rispetto al tradizionale studio della storia della filosofia. Lo scopo è alimentare la riflessione filosofica e, ricorrendo a opportune metodologie, creare le condizioni per rintracciare il significato della propria esperienza, costruire e individuare i significati delle cose, riconoscere il valore degli altri, imparare il dialogo e il confronto civile.    

È stato formulato l’auspicio di assicurare una cadenza annuale a questo appuntamento.                                                              (Redaz.)

 

 

COSENTINO, Dieci anni di Philosophy for children in Italia

La P4C, lungi dall’essere una banalizzazione della filosofia, rappresenta una proposta che si radica consapevolmente nella tradizione, sia come orizzonte tematico e di riflessione rispetto al patrimonio di idee e di categorie, di modelli di pensiero, di stili interpretativi e valoriali, sia come riscrittura sui generis dell’intera storia della filosofia occidentale.

Collocandosi in una prospettiva primariamente didattica, la P4C racchiude potenzialmente gli elementi per una “didattica filosofica”, capace di cercare nella pratica stessa del filosofare le risorse metodologiche e normative per lo stesso insegnamento. Un esempio paradigmatico di questa potenzialità è la comunicazione dialogica che, a partire dal modello socratico-platonico, assume, nella pratica della P4C, i connotati della ricerca (secondo una accezione peirceana-deweyana) che, per il suo carattere intersoggettivo connesso ad un determinato contesto sociale e linguistico, mette in gioco un’etica della comunicazione particolarmente attenta ai valori del rispetto reciproco e dell’autonomia.

Un secondo punto di riferimento può essere rintracciato della dialettica “oralità-scrittura”. Ripensando la problematicità delle posizioni platoniche a questo riguardo (Platone, Fedro, 274c-276d; Lettera VII), si ripropongono ancora oggi in tutta la loro attualità non poche questioni relative alle implicazioni didattico-formative della molteplicità dei linguaggi e dell'ambiente multimediale con cui i giovani sono in relazione.

Quella della mediazione didattica, tradizionalmente affidata al manuale (oltre che all’insegnante), è una questione che il curricolo della P4C affronta in modo completamente nuovo, proponendo una “letteratura di transizione” che deve preparare il terreno per avvicinare i giovani ai testi classici della filosofia. Si tratta di strumenti didattici che, pur restando in questa categoria per la loro intrinseca finalità, rappresentano una alternativa al manuale per due principali ragioni: a) hanno un impianto dialogico-narrativo; b) presentano il processo del pensare nel suo avanzare e non il “pensato”. Se il “pensato”, nella sua forma di espressione di verità conclusa e immutabile, tende ad identificarsi con il codice scritto, il “pensare”, come fiume che scorre dandosi consistenza solo nel suo dileguare, trova la sua cifra espressiva nella mobilità ed incertezza dell’oralità e del dialogo.

Nella pratica della Philosophy for children, il ruolo dell’inse­gnan­te, prospettando il filosofare come esercizio discorsivo all’in­terno di una “comunità di ricerca”, tende a prendere forma nelle linee di una azione esperta di tipo “maieutico”. Pur non abdicando alle intenzionalità formative proprie della sua identità professionale, l’insegnante utilizza una molteplicità di strategie (ascolto attivo, domandare aperto, predisposizione di adeguati setting, ecc.) per orientare, sostenere e facilitare percorsi di apprendimento non slegati dal vissuto e negli orizzonti di senso di ogni studente.                              

 

RASPA, Philosophy for children a Bastia Umbra

L’esperienza del laboratorio filosofico con il metodo Lipman, con la quarta classe della scuola elementare “Madre Teresa di Calcutta” di Bastiola, è terminata dopo aver suscitato un grande interesse ed entusiasmo nei bambini e nelle insegnanti e promettendo un positivo sviluppo nel futuro.

L’esperienza, nuovissima e inattesa per tutto il circolo didattico, ha prodotto il Diario degli amici di Pixie: una raccolta delle domande che i bambini si sono posti durante le sessioni e che hanno messo in moto la discussione e il confronto.

La philosophy for children si basa sull’oralità e l’attenzione ai processi formativi che si mettono in atto nella sessione: come i bambini si relazionano, la qualità dell’ascolto reciproco, la costruzione del dialogo sulle idee degli altri, sono solo alcuni dei criteri di valutazione dell’esito di ogni incontro. Perciò è difficile documentare come la comunità di ricerca si evolve, cresce e/o regredisce. Tuttavia abbiamo conservato alcuni frammenti di discussione che riproponendo ai bambini, in alcuni casi, hanno ridato slancio alla discussione, in un circolo virtuoso che sembrava non esaurirsi. Ecco alcune delle questioni che hanno fatto leva sulla curiosità e l’inte­resse dei partecipanti:

“Qual e il motivo dei nostri nomi?  Perché tante storie? Il mistero è ciò che non si conosce? Quali sono le qualità delle persone? Le parole possono creare? Perché dobbiamo crescere? C’è una festa quando c’è allegria? Lo spazio è finito? Perchè facciamo filosofia? Quanti tipi di relazione? È importante capire gli altri? La libertà è fare quello che vogliamo da grandi?”                       

 

MONTESARCHIO, Filosofia con i bambini in Campania.

"Maestra, ma quando non c´era nulla nulla nulla... che c´era?" e altri interrogativi analoghi mi convincono che "l´età dei perché" dei piccoli rappresenta qualcosa di più del bisogno di esplorare il mondo, perché di quel mondo si cercano anche i significati. Il problema vero non è insegnare ai bambini a porre domande, perché loro già lo sanno fare molto bene, ma saper (ac)cogliere quelle domande rispondendovi in modo non definitivo. Più che di adulti "cre­denti" i bambini hanno bisogno di adulti presenti, compartecipi di quell´avventura che anche per loro è incominciata. L´ambiente degradato dov´è situata la mia scuola, la voglia di vivere di quei bambini, le loro curiosità che nella povertà sembrano accendersi di più, mi spinsero, qualche anno fa, a intraprendere la traduzione esemplificata del Simposio di Platone e proporla a bambini di quinta elementare come piano di discussione per dibattere intorno alle questioni di senso e di valore. La convinzione che è possibile analizzare le questioni importanti della vita dell´uomo attraverso i classici di filosofia ne uscì rafforzata.

Il luogo fisico dove si svolge la ricerca è l´aula. I bambini vi siedono a semicerchio: tutti guardano tutti perché il parlare vive anche di uno sguardo, di un sorriso o di una smorfia. Quei bambini sanno di non sapere, ma vogliono capire e così cominciano a trovare risposte intorno a una serie di questioni importanti.  Tra i compagni di viaggio un filosofo, M. Lipman.

Presentare ai bambini frammenti dei dialoghi di Platone e nel contempo cercare di adattare a quelle immagini i piani di discussione che si accompagnano ai racconti di Lipman: non è stato difficile. Dunque, il mio è stato soltanto un timido tentativo all’om­­bra della Philosophy for Children.

 

NIGRO, Philosophy for children a Bastia Umbra

Amica Sofia o Filosofia con i bambini, o Philosophy for children, come preferiscono alcuni, può contribuire in vario modo alla costruzione della “Casa della Sapienza” (o del “dictorium”, come direbbe Maria Montessori).

 Si tratta a mio avviso di sviluppare l’arte del dire, del saper  dire, del poter dire, del dover dire.

Le mie attività si inseriscono in modo trasversale in quello che gli alunni stanno svolgendo per tutto il curricolo. Non esiste una  sezione a parte di Filosofia per i bambini e la mia stimolazione è di tipo socratico. Il prossimo anno si cercherà di inserire nel P.O.F. tali attività che, comunque, sono di stimolazione del pensiero, come riflessione collettiva e autoriflessiva in tutte le discipline al fine  di sviluppare la metacognitività.

Sarebbe lungo rappresentare tutte le esperienze svolte con gli alunni dalla materna alle scuole elementari e mi limito, per ragioni di spazio, a indicare solo i principi  (fondamentali sono i riferimenti a Eraclito, Socrate, Heidegger e Dewey) e i criteri metodologici e didattici. 

Basti qui richiamare alcuni principi di didattica:

·         Domandare, collegare, interessare, stupire, meravigliare e meravigliarsi.

·         Usare paradossi, metafore, corrispondenze, somiglianze, similitudini, comparazioni, dissonanze cognitive.

·         Stimolare le esplicazioni causali: Perché? Quando? Come? Piuttosto…. Ma…. Se… (Max Weber). Perché questo non quello? Perché così e non diversamente?

·         Accertarsi che vi sia una precomprensione rispetto alla comprensione che si vuole sviluppare.

 

CHIAPPERINI, Infanzia reale e infanzia immaginata.

 Di  fronte all’entusiasmo di coloro che sostengono la naturale peculiarità speculativa dei bambini, più vicini alla verità, più autenticamente animati da curiosità metafisica,  ritengo che sia necessario usare un po’ di  prudenza  per evitare il rischio di una superficiale banalizzazione e per operare  in maniera critica.

 Ogni società elabora una immagine dell’infanzia ed essa incarna un modo in cui  quella società rappresenta  se stessa, il suo passato, le sue speranze e la propria coscienza. L’infanzia, divenuta oggetto di pedagogia, e luogo del discorso educativo, viene inserita in un progetto che non è solo pedagogico ma sociale e politico. I vari modelli elaborati possono stabilire, assolutizzandola, una an­tropologia infantile, e si  possono giustapporre all’ ‘infanzia reale’. Sta forse nascendo una concezione  ‘enfatica’ della fanciullezza?

Se analizziamo l’atteggiamento dei filosofi e della cultura di fronte alla fanciullezza, e la cosiddetta metafora delle età nota come ‘legge di ricapitolazione’ vediamo che l’infanzia può essere pensata sia come l’età della innocenza, in cui si possiede un saper intuitivo superiore a quello razionale oppure come l’età dell’igno­ranza e della inconsapevolezza che corrisponde a ciò che nella storia è primitivo e barbarico Non sarebbe, infatti, impossibile scrivere un storia delle immagini ‘negative’ dell’infanzia.

 D’altra parte accettare la legge della ricapitolazione (l’ana­lo­gia tra le forme di sviluppo della vita dei singoli nel corso della loro esistenza e la vita delle civiltà) significa affrontare  delle problematiche che sono poi al centro della psicologia, dell’antro­po­logia e della filosofia della storia e ciò richiede una chiara presa di posizione di carattere teoretico. Non rischia di delinearsi, in tal modo, un nuovo conformismo delle idee? Riflettendo sul valore del binomio infanzia-spontaneità, maturità-rifles­sione, sulla coincidenza libertà-spontaneità non prende forma uno scollamento tra l’immagine dell’infanzia che noi adulti costruiamo e la cosiddetta infanzia reale?   

       

 

ROSSETTI, Filosofia per filosofi vs. filosofia per profani?

Il fatto che la P4C coinvolga in larga prevalenza insegnanti elementari e pedagogisti pone un problema: quale filosofia? che ne è della filosofia? andiamo forse verso una filosofia senza filosofi?

L’interrogativo non ha motivo di indurre a dilemmi imbarazzanti (del tipo: “colpa dei filosofi che trascurano la P4C” ovvero: “colpa dei suoi cultori, qualora essi siano dei mediocri filosofi”) perché in realtà stiamo assistendo alla costituzione di una ben più problematica discontinuità tra la filosofia dei circoli accademici e la filosofia spendibile con i bambini, al caffè filosofico, al festival della filosofia e simili.

Non direi, infatti, che si possa più parlare di ciò unicamente in termini di contrapposizione tra divulgazione e approfondimento, essenzialmente perché a cambiare è il “mestiere” ora che la comunità dei professori universitari di filosofia e degli autori di articoli di filosofia ammonta a svariate decina di migliaia di persone attive in alcune migliaia di università.

Questa situazione sta creando almeno due ordini di problemi sostanzialmente nuovi per la loro portata e incidenza: da un lato la durata sempre più breve anche delle teorie di maggior pregio (perché c’è subito chi si mobilita per tentare di demolirle/su­pe­rarle, con buone probabilità di farcela), dall’altro il ruolo della promozione di determinate teorie, con costituzione di gruppi di potere, alleanze, organizzazione della promozione del pensiero, recensioni incrociate (“noi lodiamo voi, voi lodate noi”) e simili.

Se tale è la situazione presente (e futura prevedibile: infatti non si vede come possa determinarsi un cambiamento di rotta a questo riguardo) della filosofia accademica, forse per la filosofia non accademica si apre uno spazio nuovo: la responsabilità del riaprire la discussione anche con “gli altri” (non solo, dunque, con i più piccini).

CAPUANO, Ipertesti per pensare e ragionare.

Ragionando sugli usi correnti degli ipertesti osservo che la tendenza ad accentuare l’aspetto automatico dell’interazione favorisce un uso sbrigativo e poco motivante, mentre può essere desiderabile valorizzare le potenzialità in possesso del soggetto, attivando un protagonismo, un movimento del pensiero ed una motivazione che rischiano alcune volte di rimanere inespressi.

Di non secondaria importanza è il fatto che tale modalità alternativa può essere di aiuto all'attività didattica nello sviluppare la consapevolezza della "complessità" con cui è sempre più inevitabile confrontarsi e nell'acquisire gli strumenti per governare questa molteplicità di informazioni attraverso operazioni di interpretazione, organizzazione e connessione, capaci di farla significare.

In questo quadro si inserisce la proposta degli ipertesti educativi, e si osservano non poche differenze quanto a capacità di saper generare curiosità, pensieri e ragionamenti, cioè capacità di rendere possibile l'educazione al movimento autonomo e attivo del pensiero. Gli ipertesti che permettono tutto ciò sono formati da blocchi che si connettono in un sistema di relazioni e permettono la molteplicità di sensi; sono quindi costituiti da una struttura reticolare che rappresenta le molteplici connessioni tra eterogenei contenuti di conoscenza.

Un ipertesto costituito da un testo che viene direttamente costruito su supporto elettronico in forma reticolare, strutturato in un insieme di blocchi legati in un sistema di relazioni, che sappia produrre sempre nuovi significati e generare il piacere della navigazione, può essere utile ad allenare il pensiero ad un movimento flessibile e continuo tra ciò che di volta in volta si porta in figura e ciò che rimane temporaneamente sullo sfondo, abituando il fruitore ad una osservazione e ad una analisi attenta che lo aiuti a vedere una parte come parte di un tutto e a creare delle relazioni fra le varie parti a disposizione abituandosi così a dare un senso a queste ultime.

È importante che l'ipertesto fornisca una struttura di riferimento dentro e fuori della quale ci si possa muovere autonomamente perché generatrice di movimento di pensiero attivo. Un simile allenamento permette, a mio parere, lo sviluppo di quella parte della nostra intelligenza che Gardner definisce filosofica predisponendo il soggetto ad un atteggiamento filosofico verso il sapere.                                                               

 
FEDERICO, Scenari possibili per il futuro di AMICA SOFIA

Il seminario del 28 maggio ha costituito un primo importante momento di incontro e riflessione su esperienze ed approcci diversi alle pratiche filosofiche, ma ha anche confermato un interesse sempre più diffuso da parte di insegnanti genitori, educatori e giovani verso le tematiche filosofiche. È legittimo, dunque, interrogarci sui possibili sviluppi che le iniziative di Amicasofia sembrerebbero aver avviato, continuando a promuovere quel circolo virtuoso tra educazione, filosofia e quotidianità civile.

La filosofia con bambini, adolescenti ed insegnanti costituisce sicuramente uno degli aspetti di maggior interesse: alla formazione di insegnanti facilitatori auspichiamo di poter dedicare tempo ed energie in collaborazione con l’Università di Perugia, le scuole della Regione Umbria e le agenzie educative che in questo settore hanno già maturato esperienze significative.

In questo ambito non sono da trascurare iniziative rivolte anche ai genitori, in collaborazione con le scuole e gli enti locali e finalizzate a sostenere la genitorialità, oggi resa sempre più difficile dalla frammentazione della realtà sociale, di coppia e personale, dalla polverizzazione dei tempi dell’esistere, dal disorientamento valoriale.

Una prospettiva importante riguarda la documentazione e la co­struzione di un archivio capace di raccogliere e far circolare espe­rienze, raccogliendo e documentando il pensiero dei bambini. La collana “Filosofia con i bambini” recentemente varata dall’editore Morlacchi di Perugia

La ricerca di nuovi approcci  alle pratiche filosofiche, quali cinema, teatro, esperienze di educazione ambientale, percorsi interculturali, laboratori e altre attività capaci di suscitare domande, di creare quella tensione intellettuale che attiva la ricerca filosofica autentica,  quella per dirla con J. Gaarder che  non si inchina mai alle risposte ma solo alle domande,  perché “una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre.”   

Va in questa direzione anche la promozione di occasioni per filosofare, rivolte a tutti come il “Caffè Filosofico”, che fa sperare in un recupero del valore del dialogo, dell’argomentazione, della riflessione socializzata e socializzante di cui abbiamo oggi un disperato bisogno.

 

4. Altri due appuntamenti estivi: ad Acuto e poi a Padova.

Nel luglio di ogni anno c’è l’appuntamento clou dei docenti che portano la P4C nella scuola primaria (e media). La sede è ad Acuto, nei pressi di Fiuggi, dove ogni anno il CRIF, presieduto da Antonio Cosentino, organizza un corso residenziale di una settimana.

Anche quest’anno il gruppo di formazione è stato particolarmente eterogeneo, raccogliendo in sé non solo docenti della scuola primaria ma anche professori di liceo ed educatori extrascolastici. L’obiettivo di tutti era però lo stesso: conoscere nuovi approcci all’educazione del pensiero attraverso l’esercizio specifico del filosofare. La meta è stata sicuramente raggiunta, garantisce una corsista del secondo anno. La settimana di studio infatti prevede  una immersione totale nella pratica, nella riflessione teorica e nella presentazione delle esperienze svolte, per acquisire strumenti utili non solo alla pratica didattica della p4c, ma per riflettere in generale sul proprio ruolo di docente e assicurare un’occasione di crescita personale attraverso l’esperienza del co-filosofare in una comunità di ricerca.

Nei giorni 2-3 settembre, all’Università di Padova, ha avuto luogo un impegnativo convegno intitolato PHILOSOPHY FOR CHILDREN: UN CURRICOLO PER IMPARARE A PENSARE per iniziativa della prof.ssa Marina Santi, docente del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Padova. Era presente non solo il “gotha” della P4C italiana, ma anche una vasta rappresentativa di specialisti di altri paesi; inoltre tra i circa duecento partecipanti figurava una imponente delegazione umbra – una ventina di persone! – costituita, per la massima parte, da quasi tutti gli insegnanti del primo circolo didattico di Foligno che già organizzano sessioni specifiche nelle loro classi.

Il convegno prevedeva, accanto alle relazioni, una serie di comunicazioni predisposte da gruppi di docenti e formatori impegnati nell'applicazione del curricolo P4C nelle scuole italiane.

Al termine del convegno è stato presentato il master in Philosophy for Children promosso dall’Univer­sità di Padova: il primo che abbia luogo in Italia.

La sessione ha evidenziato l’avvenuto costituirsi di una sostanziale convergenza dei punti di vista tra i partecipanti, ed è facile immaginare che essa possa segnare un punto di svolta in termini di moltiplicazione delle sedi scolastiche italiane che includono la P4C nei propri programmi di attività.

 

 

 

5. Un convegno alla Fondazione Giorgio Cini.

È imminente il XLV corso di alta cultura della Fondazione Giorgio Cini a Venezia (Isola di San Giorgio Maggiore), e verte su un tema che ci interessa da vicino. Nei giorni 20-27 settembre 2003 si parlerà infatti di INFANZIA: MITO - CULTO – CONSUMO. Siamo lieti di riferire che nel quadro del XLV corso è prevista una comunicazione della “nostra” professoressa Chiapperini.

 

6. Il 2003-4: un anno all’insegna del gemellaggio Perugia-Foligno.

Non è stato ancora stilato un programma di attività per l’anno sociale 2003-4.

Possiamo però anticipare che, data la consistenza del gruppo di Foligno, gli incontri periodici di AMICA SOFIA terranno conto, quest’anno, della presenza di un folto gruppo folignate e avranno perciò luogo, di norma, ora nell’una ora nell’altra sede.

Contiamo anche di pubblicare una panoramica sulla nostra attività nel Bollettino della Società Filosofica Italiana.

È inoltre annunciato il varo di un SEMINARIO DI DIDATTICA DELLA FILOSOFIA diretto dal prof. Rossetti, che si prevede possa prendere il via nel corso del mese di ottobre alla Facoltà di Scienze della Formazione.

 

7. Prossimo appuntamento il 15 ottobre.

Salvo imprevisti, ci vedremo il 15 e il 29 ottobre.

Per il 15 pensiamo di organizzare una riunione pomeridiana con relazione di ospite esterno (i contatti sono attualmente in corso: vi faremo sapere con la prossima Newsletter), alla quale seguirà una sessione del Caffè Filosofico.

Per il 29 è prevista, sempre di pomeriggio, l'assemblea della SFI perugina, cui seguirà un'altra sessione del Caffè Filosofico. Invitiamo tutti a prenderne accuratamente nota. [ROSSETTI]

 

 

Amica Sofia aderisce alla società filosofica

Non ci sembra inutile ricordare che AMICA SOFIA si è definita come un'articolazione interna della sezione perugina della SFI - Società Filosofica Italiana. Ne segue un amichevole invito ad aderire alla SFI perugina, ed a farlo ora, tanto più che a fine ottobre si andrà all'assemblea di rinnovo delle cariche in seno a questa sezione, e piacerebbe poter dire che anche AMICA SOFIA esprime dei soci, anzi nemmeno tanto pochi.

La quota di iscrizione è di 25 €, da versare sul conto corrente postale n° 37163821 intestato a Piergiorgio Sensi; nella causale si suggerisce di scrivere: Iscrizione SFI anno 2003-2004. L'iscrizione da diritto a ricevere il Bollettino della SFI, rivista di tutto rispetto dove, in quanto soci, si può anche scrivere.

Come da statuto, ci si iscrive se si può vantare una laurea in filosofia, pedagogia o altra denominazione equipollente.

In mancanza di tale requisito, ci si può (e ci si dovrebbe) iscrivere ugualmente, versando solo 12 euro perché in questo caso non scatta l'abbonamento al Bollettino SFI. La causale da indicare è questa: Adesione ad "Amica Sofia" per il 2003-2004.

Da notare che in novembre anche AMICA SOFIA dovrà tenere la sua assemblea e darsi un comitato, che resterà in vita tre anni e che si presume possa essere eletto congiuntamente dai soci SFI e dagli "aderenti" (su questo si delibererà il 29 ott.). [ROSSETTI]

 

 

FILOSOFIA CON I BAMBINI *

La filosofia e la matematica, quel legame invisibile ai più, si fa manifesto a bambini di 5° elementare. Sarebbe bello trovare spazio per parlare dei bambini della mia scuola, Istituto Comprensivo "Europa Unita" Afragola, Napoli, del loro argomentare intorno ai grandi problemi dell'uomo. Allego recensione al mio libro "La metafisica dei bambini paragonata a quella degli adulti". *

 

Questioni di filosofia

La logica e il suo linguaggio

Il testo di matematica per bambini di quinta elementare, riporta alla pagina 2 delle simpatiche vignette e nuvolette che da quelle prendono forma.

Il titolo del paragrafo è "La logica e il suo linguaggio".

Cos´è la logica?, chiedo ai bambini.

Li vedo perplessi, chiedono aiuto alle mani perché siano i gesti a dire la linearità di ciò che è logico.

"E´ logico, vuol dire è normale così, che fila".

Ma cos´è la logica?, incalzo non contenta.

Poi continuo, "La logica è modo di unire i pensieri, di farli camminare perché abbiano a dire qualcosa di significativo, di chiaro, che abbia senso."

Ciò che riporta la prima vignetta ha senso logico, sono tutti d´accordo nel riconoscerlo "Il diario serve per scrivere appunti".

Ma l´altra che segue trova gli alunni discordanti.

"Il mio diario è più bello".

Roberta: "Si, è una frase corretta, che ha significato, però non è vera perché quando io dico che il mio diario è più bello, gli altri possono rispondermi che invece i loro diari sono più belli del mio."

Enunciati veri e falsi.

"Dobbiamo stare attenti quando mettiamo insieme i pensieri, per non sbagliare", osserva Antonio.

Disegno alla lavagna un ovetto di cioccolata.

 

 

Il riferimento è chiaro a tutti.

Nell´ovetto tanti pezzetti che ordinati nel modo giusto, uniti secondo il montaggio che indica l´istruzione, consente di avere poi un piccolo giocattolo, sorpresa dal sapore più dolce del cioccolato.

"E nella nostra mente quali istruzioni seguiamo per mettere insieme i nostri pensieri, perché ne vengano fuori delle frasi chiare, comprensibili a noi che le diciamo e agli altri che le ascoltano?", il mio intervento non lascia spazio per alcuna divagazione su quanto è buona la cioccolata e quanto è piacevole la sorpresa.

"Con il tempo lo sai, impari come fare", dal tono di Antonio capisco che il suo dire sottende un rimproverarmi "Come fai a non saperlo?"

Scrivo alla lavagna "Il cane ha 4 zampe".

"E´ vero!" rispondono tutti.

Non c´è il cane, osservo.

"Non importa, anche se non c´è sempre 4 zampe deve avere."

"La mela non è un frutto".

E di seguito "E´ falsooooo".

"Il gatto è l´animale più bello".

Jessica abbozza una smorfia "Solo per alcuni!"

Continuo a scrivere alla lavagna: "ha due zampe".

Luciano agita la mano "Chi ha due zampe? Se me lo dici ti dico se è vero".

"Una gallina" suggerisce Nicola, "oppure un´oca o un uccello".

E un elefante? La mia provocazione li diverte, adesso i bambini ridono.

"Perché queste cose le hanno scritte in un libro di matematica?", la curiosità di Ilaria presto è condivisa dai più.

 

 

Ritorno alla lavagna: 4+4=8

"Vero, logico", i bambini si rivelano miei complici in questo excursus, sono curiosi di sapere dove porterà tutto questo ragionare.

6-2=45

"Sbagliatoooooo", puntuale il loro intervento.

Altro esempio:.......=36

"Cosa?" mi chiedono i bambini.

Non so, rispondo, decidetelo voi, questo è il vostro compito in classe.

"E´ una addizione?" mi chiede Filippo.

No, preciso, non solo, posso utilizzare anche la sottrazione per giustificare quel risultato.

E´ il momento della consegna, riporto alla lavagna altri numeri di cui non si conosce l´origine e invito gli alunni a trovare i numeri che attraverso le quattro operazioni, possono dare il risultato indicato.

Poi sorridendo dico "Buon lavoro bambini", fa eco un "uffà!" come da copione.

.........................................................

*Pina Montesarchio


La pagina
- Educazione&Scuola©