In questi giorni è stato ritrovato l’audio completo di
questo discorso di Gandhi: oggi più che mai, un omaggio alla riflessione
di tutti
Discorso tenuto da Gandhi alla Conferenza delle relazioni
interasiatiche, New Delhi, 2 aprile 1947
Traduzione e commento a cura di Tara Gandhi
Signora
Presidente e amici, non credo di dovermi scusare con voi per il fatto
che sono costretto a parlare in una lingua straniera. Chissà se questi
altoparlanti porteranno la mia voce fino ai confini di questo immenso
pubblico. Quelli di voi che sono lontani possono alzare la mano, se
sentono quello che dico? Sentite? Bene. Bene, se la mia voce non vi
giunge, non è colpa mia, ma colpa degli altoparlanti.
Quello che volevo dirvi è che non devo scusarmi. Non oso, visti tutti i
delegati che si sono riuniti qua da tutta l’Asia, e gli osservatori – ho
imparato questa parola pronunciata da un amico americano che disse: “Non
sono un delegato, sono un osservatore”. Di primo impatto con lui, vi
assicuro, pensavo venisse dalla Persia, ma ecco davanti a me un
americano e gli dico: “Sono terrorizzato da te, e vorrei che mi
lasciassi stare”. Potete immaginare un americano che mi lasci stare? Non
lui e, quindi, ho dovuto parlargli.
Quello che volevo dirvi è che il mio idioma per me madrelingua, non lo
potete capire, e non voglio insultarvi insistendo su di esso. Il
linguaggio nazionale, Hindustani, ci metterà tanto tempo prima di
rivaleggiare con un linguaggio internazionale.
Se ci deve essere rivalità, c’è rivalità tra francese e inglese. Per il
commercio internazionale, indubbiamente l’inglese occupa il primo posto.
Per discorsi e corrispondenza diplomatici, sentivo dire quando studiavo
da ragazzo che il francese era la lingua della diplomazia e se volevi
andare da una parte all’altra dell’Europa dovevi provare ad imparare un
po’ di francese, e quindi ho provato ad imparare qualche parola di
francese per riuscire a farmi capire. Comunque, se ci deve essere
rivalità, la rivalità potrebbe nascere tra francese e inglese. Quindi,
avendo imparato l’inglese, è naturale che faccia ricorso a questa
parlata internazionale per rivolgermi a voi.
Mi chiedevo di cosa dovessi parlarvi. Volevo raccogliere i miei
pensieri, ma lasciate che sia onesto con voi, non ne ho avuto il tempo.
Però ieri ho comunque promesso che avrei provato a dirvi qualche parola.
Mentre venivo con Badshah Khan, ho chiesto un piccolo pezzo di carta ed
una matita. Ho ricevuto una penna invece di una matita. Ho provato a
scarabocchiare qualche parola. Vi spiacerà sentirmi dire che quel pezzo
di carta non è qui con me. Ma questo non importa, ricordo cosa volevo
enunciare, e mi sono detto: “I miei amici non hanno visto la vera India,
e non ci stiamo incontrando in una conferenza nel cuore della vera
India”.
Delhi, Bombay, Madras, Calcutta, Lahore – queste sono tutte grandi città
e quindi, hanno subito l’influenza dell’Occidente, sono state fatte,
magari eccetto Delhi ma non New Delhi, sono state fatte dagli inglesi.
Poi ho pensato ad un breve saggio – credo che dovrei chiamarlo così –
che era in francese. Era stato tradotto per me da un amico
anglo-francese, e lui era un filosofo, era anche un uomo altruista e
diceva che mi aveva dato la sua amicizia senza che io lo conoscessi,
perché lui parteggiava per le minoranze ed io rappresentavo, assieme ai
miei connazionali, una minoranza senza speranze, e non solo senza
speranze ma una minoranza disprezzata.
Se gli europei del Sudafrica mi perdonano per quello che dico, eravamo
tutti “coolies” [lavoratore non qualificato a basso costo]. Io ero un
insignificante avvocato “coolie”. A quei tempi non avevamo dottori
“coolie”, non avevamo avvocati “coolie”. Ero il primo nel campo. Ma
sempre un “coolie”. Magari sapete cosa si intende con la parola “coolie”
ma questo mio amico, si chiamava Krof – sua madre era francese, suo
padre inglese – disse: “Voglio tradurre per te una storia francese”.
Mi perdonerete, chi di voi sa la storia, se nel ricordarla faccio degli
errori qua e là, ma non ci sarà nessun errore nell’avvenimento
principale.
C’erano tre scienziati e – ovviamente è una storia inventata – tre
scienziati uscirono dalla Francia, uscirono dall’Europa alla ricerca
della “Verità”. Questa era la prima lezione che mi aveva insegnato
quella storia, che se bisogna cercare la verità, non la si trova su
suolo europeo. Quindi, indubbiamente neanche in America.
Questi tre grandi scienziati andarono in parti diverse dell’Asia. Uno
trovò la strada per l’India e diede inizio alla sua ricerca. Raggiunse
le cosiddette città di quei tempi. Naturalmente, ciò avvenne prima
dell’occupazione inglese, prima anche del periodo Mughal, così è come ha
illustrato la storia l’autore francese, ma visitò comunque le città,
vide la gente delle cosiddette caste alte, uomini e donne, fino a che
non si addentrò in un’umile casa, in un umile villaggio, e quella casa
era una casa Bhangi, e trovò la verità che stava cercando, in quella
casa Bhangi, nella famiglia Bhangi, uomo, donna, forse 2 o 3 bambini (lo
dico come me lo ricordo) e poi lui descrive come la trovò. Tralascio
tutto questo.
Voglio collegare questa storia a quello che voglio dire a voi, che se
volete vedere il meglio dell’India, dovete trovarlo in una casa Bhangi,
in un’umile casa Bhangi, o villaggi simili, 700.000 come ci insegnano
gli storici inglesi. Un paio di città qua e là, non ospitano neanche
qualche crore [unità di misura indiana che equivale a 10 milioni] di
persone. Ma i 700.000 villaggi ospitano quasi 40 crore di persone. Ho
detto quasi perché potremmo togliere una o due crore che stanno in
città, comunque sarebbero 38 crore.
E poi mi sono detto, se questi amici sono qui senza trovare la vera
India, per cosa saranno venuti? Ho poi pensato che vi pregherò di
immaginare quest’India, non dal punto di vista di questo immenso
pubblico ma per come potrebbe essere. Vorrei che leggeste una storia
come questa storia dei francesi o altre ancora. Magari, qualcuno di voi
vada a vedere qualche villaggio dell’India e allora troverà la vera
India.
Oggi farò anche questa ammissione: non ne sarete affascinati alla vista.
Dovrete raschiare sotto i mucchi di letame che sono oggi i nostri
villaggi. Non voglio dire che siano mai stati dei paradisi. Ma oggi sono
veramente dei mucchi di letame; non erano così prima, di questo sono
abbastanza certo. Non l’ho appreso dalla storia ma da quello che ho
visto io stesso dell’India, fisicamente con i miei occhi; e io ho
viaggiato da una parte all’altra dell’India, ho visto i villaggi, i
miserabili esemplari dell’umanità, gli occhi senza vita, eppure sono
l’India, e ciononostante in quelle umili case, nel mezzo dei mucchi di
letame troviamo gli umili Bhangis, dove troverete un concentrato di
saggezza. Come? Questa è una grande domanda.
Bene, allora voglio illustrarvi un altro scenario. Di nuovo, ho imparato
dai libri, libri scritti da storici inglesi, tradotti per me. Tutta
questa ricca conoscenza, mi spiace dire, arriva qui da noi in India
attraverso i libri inglesi, attraverso gli storici inglesi, non che non
ci siano storici indiani ma neanche loro scrivono nella loro
madrelingua, o nella loro lingua nazionale, Hindustani, o se preferite
chiamarli due idiomi, Hindi e Urdu, due forme della stessa lingua. No,
ci riferiscono quello che hanno studiato sui libri inglesi, magari gli
originali, ma attraverso gli inglesi in inglese, questa è la conquista
culturale dell’India, che l’India ha subito.
Ma ci dicono che la saggezza è arrivata dall’Occidente verso l’Oriente.
E chi erano questi saggi? Zoroastro. Lui apparteneva all’Oriente. Fu
seguito dal Buddha. Lui apparteneva all’Oriente, apparteneva all’India.
Chi ha seguito il Buddha? Gesù, di nuovo dall’Asia. Prima di Gesù ci fu
Musa, Mosè, che apparteneva anche lui alla Palestina, ma verificavo con
Badshah Khan e Yunus Saheb ed entrambi sostenevano che Mosè appartenesse
alla Palestina, sebbene fosse nato in Egitto. Poi venne Gesù, poi
Mohammad. Tutti loro li tralascio. Tralascio Krishna, tralascio Mahavir,
tralascio le altre luci, non le chiamerò luci minori, ma sconosciute in
Occidente, sconosciute al mondo letterario.
In ogni modo, non conosco una singola persona che possa uguagliare
questi uomini d’Asia. E poi cosa accadde? Il Cristianesimo, arrivando in
Occidente, si è trasfigurato. Mi spiace dire questo, ma questa è la mia
lettura. Non dirò altro al riguardo. Vi racconto questa storia per
incoraggiarvi e per farvi capire, se il mio povero discorso può farvi
capire, che lo splendore che vedete e tutto quello che vi mostrano le
città indiane non è la vera India. Certamente, il massacro che avviene
sotto i vostri occhi, mi dispiace, vergognoso come dicevo ieri, dovete
seppellirlo qui. Il ricordo di questo massacro non deve oltrepassare i
confini dell’India, ma quello che voglio voi capiate, se potete, è che
il messaggio dell’Oriente, dell’Asia, non deve essere appreso attraverso
la lente occidentale, o imitando gli orpelli, la polvere da sparo, la
bomba atomica dell’Occidente.
Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente, deve essere un
messaggio di “Amore”, un messaggio di “Verità”.
Ci deve essere una conquista (applausi) per favore, per favore, per
favore. Questo interferisce con il mio discorso, e interferisce anche
con la vostra comprensione. Voglio catturare i vostri cuori, e non
voglio ricevere i vostri applausi. Fate battere i vostri cuori
all’unisono con le mie parole, e io credo che il mio lavoro sarà
compiuto.Voglio lasciarvi con il pensiero che l’Asia debba conquistare
l’Occidente. Poi, la domanda che mi ha fatto un mio amico ieri: “Se
credevo in un mondo unico?”. Certo, credo in un mondo unico. Come posso
fare diversamente, quando divento erede di un messaggio di amore che
questi grandi, inconquistabili maestri ci hanno lasciato? Potete
esprimere questo messaggio di nuovo ora, in questa era di democrazia,
nell’era del risveglio dei più poveri dei poveri, potete esprimere
questo messaggio con maggiore enfasi. Poi completerete la conquista di
tutto l’Occidente, non attraverso la vendetta perché siete stati
sfruttati, e nello sfruttamento voglio ovviamente includere l’Africa, e
spero che quando vi reincontrerete in India la prossima volta ci sarete
tutti: spero che voi, nazioni sfruttate della terra, vi incontrerete, se
a quell’epoca ci saranno ancora nazioni sfruttate.
Ho forte fiducia che se unite i vostri cuori, non solo le vostre menti,
e capite il segreto dei messaggi che i saggi uomini d’Oriente ci hanno
lasciato, e che se veramente diventiamo, meritiamo e siamo degni di
questo grande messaggio, allora capirete facilmente che la conquista
dell’Occidente sarà stata completata e che questa conquista sarà amata
anche dall’Occidente stesso.
L’Occidente di oggi desidera la saggezza. L’Occidente di oggi è
disperato per la proliferazione della bomba atomica, perché significa
una completa distruzione, non solo dell’Occidente, ma la distruzione del
mondo, come se la profezia della Bibbia si avverasse e ci fosse un vero
e proprio diluvio universale. Voglia il cielo che non ci sia quel
diluvio, e non a causa degli errori degli umani contro se stessi. Sta a
voi consegnare il messaggio al mondo, non solo all’Asia, e liberare il
mondo dalla malvagità, da quel peccato.
Questa è la preziosa eredità che i vostri maestri, i miei maestri, ci
hanno lasciato.
M. K. Gandhi
Come voi tutti sapete, L’ONU ha dichiarato il 2
ottobre, data di nascita di Mahatma Gandhi, la Giornata
Internazionale della Non-violenza. Oggi Mahatma Gandhi appartiene a
tutto il mondo. Siamo nel contesto della celebrazione mondiale di
Satyagraha – la verità e la non-violenza – come praticata,
sperimentata e vissuta da Mohandas Karamchand Gandhi. Mi chiedo se
durante la storia, i concetti filosofici e morali della verità siano
stati oggetto di una celebrazione così collettiva e cosciente nel
mondo. Satyagraha – non-violenza e verità – sono inseparabili dal
coraggio di Mahatma Gandhi. Il coraggio di Gandhi ha ispirato
l’amore e la fiducia negli altri. La verità, l’audacia e la
compassione saranno sempre rilevanti, e oggi ne abbiamo
disperatamente bisogno.
È molto significativo ed importante che Telecom Italia non limiti la
celebrazione della filosofia di Gandhi al 2 ottobre e che stia
pensando di diffondere il suo messaggio a tutto il mondo attraverso
il vostro grande e bellissimo Paese: l’Italia, amata da tutti.
Personalmente ho compreso la filosofia di Gandhi non come studiosa o
storica, ma dalle impressioni dei primi 14 anni della mia vita,
quando ero molto vicina a lui e a sua moglie Kasturba. E adesso
capisco sempre di più che il messaggio di Gandhi è una sfida diretta
per la propria coscienza.
Insieme a tutti voi rendo omaggio ai più grandi flussi spirituali e
creativi dell’uomo e della natura, del passato e del presente, che
hanno mantenuto in vita in ognuno di noi la scintilla dell’amore
eterno. Insieme a voi, con l’impegno di onorare tutta la vita questa
consapevolezza.
Tara Gandhi Bhattacharjee
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