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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

I CARE REPORT

 

Premessa e dichiarazione principi

La logica di accoglienza che sta alla base di questo Progetto I CARE si ispira ai principi fondamentali della convivenza civile e dello sviluppo umano e sociale delle comunità moderne.

Una comunità modernamente vivace è tale solo se si assume il compito o meglio il dovere di rispondere al meglio ai bisogni di tutti i suoi componenti, nella convinzione che, solo adoperandosi per questo, si garantisce le migliori possibilità di benessere per tutti e di sviluppo e si mantiene in grado di cogliere tempestivamente nuovi bisogni e di reagire efficacemente alle eventuali emergenze.

Qualsiasi intervento, ma in particolari quando si richiede uno speciale investimento ideale o culturale o materiale, deve comportare tre livelli o approcci, qui enunciati in ordine crescente di complessità:

  1. la disponibilità delle conoscenze più avanzate nei settori più o meno direttamente coinvolti, con la presenza nel centro decisionale di qualche rappresentante di tali saperi;
  2. la convergenza funzionale di una pluralità di risorse e di componenti nella progettazione, gestione e valutazione dei progetti, sia micro che macro, che assicuri una pluralità di azioni concomitanti, una circolazione attiva di informazioni e feedback, che privilegi un continuo interscambio fra erogatore e fruitore del servizio, dei servizi;
  3. la presenza di una diffusa cultura dell’accoglienza, da alimentare, sviluppare anche attraverso la pratica dell’accoglienza come filosofia base delle istituzioni pubbliche e del volontariato, filosofia predicata e praticata per tutti i portatori di differenze, per diffondere la convinzione che l’attenzione al diverso evidente accresce l’attenzione e la sensibilità per il diverso nascosto, cioè per ognuno di noi.

Nel caso dell’integrazione scolastica di alunni con disabilità l’approccio 1 è rappresentato dalla presenza, a fianco della scuola, di specialisti aggiornati e disponibili all’interazione con i docenti, da una buona e diffusa formazione dei docenti, da un adeguato corredo di tecnologie appropriate. L’approccio 2 va realizzato e mantenuto giorno per giorno fra servizi, enti locali, operatori scolastici, volontariato, alimentando, tutti insieme e ognuno per il proprio ambito, il contatto interattivo con la famiglia e assumendo in carico pure le problematiche di ricaduta sulla vita quotidiana del nucleo familiare e dintorni. Non va dimenticato che il vissuto delle famiglie che hanno in carico figli con disabilità, di natura segnato da un’invincibile sofferenza, è spesso appesantito dalla sensazione, non abbastanza contrastata dalle istituzioni di settore, di essere portatori di una colpa primigenia e che le richieste di aiuto non sono la manifestazione di un diritto a un risarcimento umano, ma l’elemosina petulante di un favore indebito.

La cultura dell’accoglienza (approccio 3), senza se e senza ma, è / dovrebbe essere una epocale conquista della società civile del terzo millennio, non semplice da raggiungere e da conservare / consolidare a livelli di consapevolezza e di diffusione apprezzabili. Nel caso delle disabilità, e in particolare di quelle che riguardano i minori, si può contare sulla spinta di una buona dose di “cuore” di cui tutti sono forniti e che nessuno vuole far mancare: su questo sentimento può essere innestata una razionale condivisione sulla possibilità e sull’utilità dell’integrazione, grazie a un organizzato e ampio (sistemico) progetto di intervento, che necessariamente preveda la chiamata in causa di tutte le risorse.

 

Istituto Comprensivo Bartolomeo Lorenzi
di Fumane (Verona)

 


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