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Psicologia dell’educazione
L’INSEGNANTE
COME REGISTA DI CLIMI EDUCATIVI. Lucia Valle
Alcuni interrogativi preliminari… Nella tradizione, l’insegnante di successo era quello che sapeva “farsi valere nella classe”: che cosa c’è di sbagliato in questo? Posto che la soggezione verso l’insegnante debba essere superata, in quale altro modo è possibile ottenere attenzione, impegno e rispetto negli alunni?
…. Con qualche prospettiva di risposta: 1. Clima come espressione della cultura organizzativa scuola 2. Clima della classe come risultato di una costruzione dotata di significati. 3. Clima manipolatorio e competitivo. 4. Clima integrativo e di riconoscimento reciproco. 5. Riduzione di asimmetria e nuovo ruolo del docente. ____________________________________________
1. Il clima è espressione della cultura organizzativa della scuola.
Il termine clima costituisce una variante della nozione di “atmosfera” (autoritaria, democratica, laissez faire) introdotta dalle ricerche di Kurt Lewin per identificare gli effetti dei diversi stili di leadership nei confronti delle condotte di soggetti che lavorano in gruppo. Il concetto è stato poi impiegato anche in ricerche svolte da Rutter in ambito scolastico per identificare le qualità - in generale abbastanza stabili e considerabili come una specie di “ethos” - che ogni scuola possiede e che contribuiscono a determinare effetti sulla qualità dei risultati scolastici. Il clima è costituito da un sistema di valori condivisi che diventano un punto di riferimento per la vita quotidiana della scuola; un esempio può essere l’importanza assegnata, nelle diverse scuole, all’uso di premi e punizioni. Se una determinata pratica entra a far parte della cultura di una scuola (ad esempio, il divieto di giocare a pallone nel cortile durante l’intervallo oppure la tradizione di premiare con una apposita cerimonia pubblica di fine anno i risultati delle gare sportive svolte dagli alunni), gli interventi degli insegnanti non saranno casuali ed estemporanei, ma seguiranno un criterio generale di coerenza. Il clima di una scuola (e di una classe) varia anche in relazione alla sensazione di efficacia degli insegnanti e alle aspettative che essi hanno rispetto alle potenzialità degli studenti; le variazioni rispetto a queste due dimensioni incidono radicalmente sulla motivazione sia degli studenti che degli insegnanti, come una sorta di “effetto Pigmalione” allargato. In ricerche svolte con uno medesimo strumento standardizzato su studenti appartenenti a quattro nazioni e provenienti da 823 classi di scuola media superiore, emerge che i risultati migliori nel successo scolastico si trovano sistematicamente nelle classi percepite dai loro membri come fortemente coese al loro interno, dove gli obiettivi del lavoro comune sono chiari a tutti e dove ci sono pochi contrasti interpersonali. Non mancano anche lavori di ricerca qualitativi svolti fra gli anni ’60 e ’80, centrati maggiormente sulle dinamiche psicosociali che influiscono sul clima della classe. In anni recenti, è stata condotta nel nostro Paese una estesa indagine su scuole medie e superiori di quattro città del Veneto e Trentino-Alto Adige, per valutare gli effetti prodotti dalla creazione di climi di classe centrati sulla responsabilità individuale e di gruppo e sull’attenzione alla valorizzazione delle identità personali e di gruppo. Come conseguenza diretta degli interventi sistematici in tali direzioni gli studenti coinvolti, in confronto a quelli di scuole prese come gruppo di controllo, hanno dato valutazioni globalmente positive sul modo di vivere sperimentato in classe; anche i risultati scolastici a fine anno sono stati complessivamente più che soddisfacenti. Il miglioramento del clima affettivo e relazionale delle classi sperimentali è risultato infatti correlato positivamente con un miglioramento delle prestazioni scolastiche (comprensione di parole, di testi, prove di matematica). Questa ricerca ha evidenziato anche che il livello di integrazione-coesione interna fra compagni di classe aumenta con il progredire della scolarità; ma la particolarità di questa coesione è data dal fatto che si costruisce una sorta di solidarietà difensiva contro l’istituzione scolastica la quale, a mano a mano che gli studenti passano dai suoi gradi inferiori a quelli superiori, viene vissuta con un disagio e con una conflittualità sempre maggiore. Infatti in questi successivi passaggi, la ricerca ha riscontrato che si riducono i livelli di soddisfazione complessiva per la vita scolastica così come l’adesione alle regole e ai valori. Un ulteriore riscontro empirico in questa ricerca ci proviene dalle analisi sulle differenze di genere e sull’ estrazione socioeconomica: le ragazze in generale si sentono più integrate dei maschi; aderiscono maggiormente alle regole della classe e dimostrano maggiore sensibilità (timori e incertezze) verso il successo scolastico; gli studenti di provenienza socioeconomica più elevata – siano essi maschi o femmine - risultano più integrati, e con migliori prestazioni scolastiche dei loro compagni meno abbienti.
2. Il clima della classe è il risultato di una costruzione dotata di significati. Gli studi e le ricerche ora citati ci dimostrano che il clima educativo costituisce il contesto entro il quale si manifestano le condotte individuali, ma questo contesto è esso stesso un prodotto culturale e quindi mai completamente “esterno”. Analogamente alla comunicazione, anche il clima va costruito e dotato di significati condivisi: esso è una componente fondamentale nella vita dell’istituzione scolastica e del gruppo classe perché produce effetti, anche se non riconosciuti, anche se non consapevoli. Sta alla responsabilità e alla competenza delle figure professionali che operano all’interno del microsistema scolastico, dirigenti e docenti, far in modo che tale costruzione sia orientata verso una direzione cooperativa. In particolare l’insegnante, in quanto figura di riferimento primario per lo studente, ha l’onere di predisporre situazioni educative in cui sia possibile il riconoscimento reciproco. Si tratta di un corollario dell’azione educativa che, per quanto essenziale, non viene tenuto presente in modo sistematico ma più spesso lasciato alla casualità dei rapporti interpersonali positivi (la fortuna di avere un “prof aperto al dialogo”), mentre viene esercitata molto più frequentemente l’asimmetria di potere gerarchico tra docente e allievi. Sembra infatti molto più agevole per gli insegnanti evitare coinvolgimenti personali troppo impegnativi e privilegiare un ruolo ben definito di leader indiscusso nella classe (one-up) mentre agli allievi viene riservata una posizione istituzionalmente subordinata (one-down). Si potrebbe paragonare l’asimmetria del rapporto scolastico docente-allievi alla situazione psicoterapeutica oppure a quella dell’interrogatorio in tribunale: paradossalmente l’interazione scolastica potrebbe essere addirittura la più asimmetrica di tutte perché in tribunale il giudice non conosce le risposte che gli darà l’imputato alle sue domande mentre invece l’insegnante conosce alla perfezione e in anticipo le risposte che gli dovranno essere date alle domande che pone. Occorre inoltre riconoscere che, sotto il profilo culturale, l’asimmetria è per definizione presente nel contesto scolastico anche per il fatto che il docente viene istituzionalmente riconosciuto come un “esperto” al quale è stato attribuito il compito di trasmettere il sapere a “non esperti. Tale realtà favorisce la percezione della figura dell’insegnante come dotato di autorevolezza, ma non legittima in alcun modo anche l’estensione dell’asimmetria verso relazioni di potere di tipo manipolatorio e competitivo8, che aumentano la passività dei partecipanti e non ne mobilitano le risorse personali.
3. Clima manipolatorio e competitivo Quando nel contesto classe il docente fa prevalere comportamenti di natura competitiva tra gli alunni, la relazione educativa inevitabilmente si carica (e si inquina) di percezioni ostili, diffidenti, che instaurano a loro volta un clima oppositivo e competitivo, non certamente favorevole allo sviluppo di apprendimenti e condotte cooperative. Un clima scolastico di tale natura è solitamente accompagnto dalla tendenza al controllo e alla manipolazione mentale da parte dell’insegnante: egli esercita un potere manipolatorio quando mantiene una direttività cognitiva rigida sugli alunni, soprattutto se esercitata surrettizziamente e sotto forma di emanazione di istruzioni di tipo algoritmico per ogni situazione di apprendimento: che cosa fare, quando, come, con quali mezzi. In tali situazioni, la manipolazione del pensiero consiste nel fatto che gli allievi, senza che se ne rendano conto, non sono lasciati liberi di mettere alla prova le loro personali capacità di ragionamento e di problemsolving, né di sbagliare: vige infatti tacitamente un clima di massimo conformismo intellettuale tutto piegato sull’accettazione passiva del modo di pensare e di ragionare del docente. La nozione di clima competitivo e manipolatorio è una potente chiave di lettura che dà conto delle ragioni per cui l’insegnante non tollera la modificabilità dei rapporti, pone come valori dominanti l’obbedienza e la dipendenza, concepisce l’errore cognitivo dei suoi alunni come una trasgressione dell’ortodossia e quindi come una colpa. In questo clima scolastico, egli impone l’autorità a tutela del suo prestigio personale, manifesta frustrazione e rabbia di fronte a risultati negativi perché li percepisce come una forma di “devianza”dal suo potere di controllo sulle menti delle persone cosicché i voti negativi costituiscono una sorta di “punizione” per l’insubordinazione perpetrata a danno dell’immagine del loro docente.
4. Clima integrativo e di riconoscimento reciproco In che cosa consiste invece il clima integrativo di riconoscimento reciproco all’interno di un gruppo classe? E come si differenzia dal clima manipolatorio o competitivo? L’educatore esercita la propria autorevolezza in virtù del riconoscimento che gli allievi fanno della sua competenza e quindi a tutela della sua mission formativa. D’altra parte, il riconoscimento non è unidirezionale ma ha i connotati della reciprocità quando l’insegnante: afferma la presenza dell’altro (di tutti e di ciascun alunno) nella propria esperienza come elemento che la rende significativa per entrambi; conferma, a sua volta, la propria disponibilità ad essere presente nella trama vitale dell’allievo non per imporne un determinato significato ma per guidarlo a riconoscere e a rendere esplicito a se stesso il proprio progetto di formazione all’interno del suo progetto di vita. Ciò si realizza concretamente attraverso la messa in opera nella classe di strumenti cognitivi, operativi ed emozionali che permettano di costruire, ricostruire, progettare, significare e ri-significare ogni esperienza di apprendimento e di vita; si realizza accogliendo nell’azione didattica esperienze di dialogo e di lavoro che favoriscano nello studente (in tutti ed in ciascuno) la pluridimensionalità del metodo di conoscenza come, ad esempio, l’esplorazione di Sé e della realtà, lo sviluppo della curiosità, l’inquiry, il confronto, il conflitto sociocognitivo, lo scambio comunicativo. Tutte queste componenti costituiscono la trama, di volta in volta diversa, della rete conversazionale che si realizza in classe come effetto della massima dinamicità dei rapporti e degli scambi; esse operano costantemente anche se in forma più o meno manifesta e con intensità diverse; compito specifico dell’insegnante è quello di riconoscerle e coordinarle non tanto, o non soltanto, a fini della coesione sociale del gruppo ma anche per la costruzione delle conoscenze e per lo sviluppo culturale dei discenti. La sua azione di “regìa” non può quindi limitarsi all’accettazione di queste situazioni – e al loro governo – solo quando esse si presentano spontaneamente: occorre invece che sappia promuoverle e progettarle in modo diversificato per permettere agli allievi di esercitare, “mettere alla prova”, sviluppare competenze sociocognitive e relazionali specifiche, in rapporto ai diversi obiettivi di apprendimento proposti. Occorre considerare tuttavia che una tale progettazione può avere buone probabilità di successo soltanto se è intenzionalmente correlata con il perseguimento di un altro importante obiettivo formativo: lo sviluppo della motivazione ad apprendere.
5. Riduzione di asimmetria e nuovo ruolo del docente Questa gamma di possibili strutturazioni porta, come conseguenza logica, a configurare in modo diverso le relazioni interpersonali, poiché viene a ridimensionarsi la forza asimmetrica nella relazione insegnamentoapprendimento. Di fronte alle nuove strategie di apprendimento per ricerca, per gruppi cooperativi, per situazioni problema; di fronte alla pluralità e alla differenziazione dei processi formativi, la stessa dinamica di apprendimento nel processo di formazione si diversifica e porta a riposizionare anche il ruolo degli attori del processo. Infatti, i processi di autoapprendimento cooperativo si relazionano e si alternano in modo flessibile con processi di eteroapprendimento, nei quali diventa più determinante l’apporto specifico dell’insegnante come “fonte di conoscenza”. In questo gioco di diversificazione - mai casuale ma, al contrario, attentamente pianificato - diventano quindi più evidenti e riconoscibili anche i ruoli tutoriali, cooperativi, facilitanti, mediativi esercitati dall’insegnante: E, reciprocamente, diventano sempre più evidenti e rilevanti i ruoli di ricerca, di processo, di sperimentazione, di applicazione e di riformulazione esercitati dagli alunni; e non va infine dimenticato il valore apprenditivo del contesto, in quanto precipitato situazionale, sociale, organizzativo e di co-costruzione dell'apprendimento stesso. Il concetto di co-costruzione è, in questo caso, paragonabile alla messa in scena di un’opera teatrale, in cui l’insegnante diventa il regista pienamente corresponsabile dell’andamento delle prove e, nel contempo, co-artefice del suo successo nella serata della “prima ufficiale”: ma il successo è reso possibile nella misura in cui ha saputo guadagnarsi il pieno coinvolgimento degli attori protagonisti della rappresentazione, vale a dire dei suoi studenti. ^^^^^^^^^^^^^^ SSIS/UNIVE-Psicologia dell’educazione – mod. 07 -VALLE
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