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Sintesi della
relazione tenuta all’Istituto Comprensivo di Norcia sulle Unità di
apprendimento - Personalizzazione e metodi personalizzanti Non vorrei che questo intervento fosse considerato una lezione ex cathedra sulle unità di apprendimento; non sarebbe necessario vista la notevole quantità di documenti su questo tema ; sarebbe invece utile che servisse da stimolo per formare un gruppo di ricerca-azione finalizzato a definire un modello condiviso di unità di apprendimento . Mi sembra importante che in questi pochi mesi che rimangono dalla fine dell’anno cercassimo percorsi didattici chiari e condivisi da utilizzare per le programmazioni di settembre Io credo sia necessario cominciare a porci questa domanda: la ricerca e le sperimentazioni di questi anni hanno migliorato la didattica ? In che cosa? Le proposte innovative di questi anni hanno facilitato l’apprendimento dei ragazzi? Che cosa e’ necessario per facilitare l’apprendimento degli alunni? Negli ultimi tempi abbiamo discusso una nuova idea di curricolo: abbiamo parlato di curricolo flessibile e personalizzato; dobbiamo chiarire cosa e’ cambiato . Il curricolo era visto come una successione di obiettivi uguali per tutti, predisposti verticalmente ed elencati dall’obiettivo più semplice al più complesso; era una strada ben delineata formata da traguardi indispensabili per proseguire il processo di istruzione,cioè ogni obiettivo ed ogni competenza erano propedeutici al successivo; era un processo a spirale in cui le esperienze e le conoscenze via via trovavano una loro naturale collocazione. Una sola era la strada da seguire. Chi la percorreva piu’ velocemente, chi più lentamente, ma il percorso era lo stesso per tutti Ora si mettono in evidenza due aspetti :” lo sfondo e l’ organicità di un percorso conoscitivo nel cui ambito ogni soggetto possa sviluppare una propria originalità e modalità complessiva di funzionamento”. Il curricolo si configura come curricolo unitario che contribuisce a disegnare un progetto di scuola improntato sulla cultura dell’organizzazione, sull’ apertura e diversificazione di modelli, sul reale rispetto delle diversità degli stili di apprendimento Il curricolo fissa i nuclei fondanti delle discipline e determina le competenze necessarie per ogni gruppo-classe ,ma il raggiungimento di tali traguardi e’ favorito dalle strategie, dalle metodologie, dalle occasioni di apprendimento costituite anche dalle attività laboratoriali/operative applicate alla didattica curricolare secondo le esigenze di ogni alunno . Tali percorsi possono trovare un loro completamento e costituire una interazione/integrazione con i laboratori opzionali e facoltativi . Proprio nella visione dell’unitarietà del sapere e la pluralità delle esperienze e conoscenze (anche personali al di fuori della scuola) e’ necessario ridisegnare l’intero percorso di istruzione in modo flessibile tenendo conto delle attitudini,degli stili di apprendimento e bisogni degli alunni Perciò il curricolo delle competenze essenziali del gruppo classe si realizza con attività laboratoriali ed e’ arricchito e integrato da percorsi ed esperienze opzionali e facoltative scelti dagli alunni e dalle famiglie Come insegnanti dobbiamo chiederci non solo cosa deve sapere l’alunno, ma anche a che tipo di apprendimento dobbiamo mirare: le unità di apprendimento costituiscono il mezzo per realizzare l’apprendimento attraverso percorsi ed esperienze personalizzate ? Varie sono le teorie sull'apprendimento :abbiamo sentito spesso riferimenti a dei nomi come BRUNER, VYGOTSKIJ, PIAGET,GARDNER e a teorie come strutturalismo , diversità degli stili cognitivi , molteplicità delle intelligenze .Tutte le teorie fanno riferimento ad una idea madre: all’individuo e alla personalizzazione “..Il cammino formativo dell’uomo appare come un processo di crescita non lineare, in cui interagiscono molteplici variabili soggettive –caratteristiche di personalità, apprendimenti pregressi ,atteggiamento rispetto alla cultura, motivazione ad apprendere- ed esterne al soggetto-coloro che sollecitano e guidano intenzionalmente il soggetto, il gruppo dei pari, i contenuti, le strumentazioni, le aspettative altrui,la rispondenza sociale della formazione, la sua efficacia. “Di conseguenza personalizzare il curricolo significa che ogni bambino farà il suo piano di studi in base al principio per il quale ogni individuo deve avere la possibilità di poter scegliere l’occasione di apprendimento e le attività in base alle sue necessità , alle sue caratteristiche di apprendimento , alla sua vocazione. Questo principio era già in voga da anni per cercare di emarginare la dispersione scolastica , nata con il diffondersi dell’educazione di massa. Gli autori citati prima ci aiutano a comprendere meglio le esigenze e le caratteristiche cognitive di ogni singolo allievo. La conferma della diversità degli stili cognitivi o la teoria delle intelligenze multiple rafforzano le istanze della personalizzazione del curricolo come strategia didattica da seguire nella costruzione del processo formativo. Prima c’erano i programmi che indicavano cosa si doveva insegnare, il centro erano i contenuti delle materie e il docente. Ora si parla di Unità di apprendimento perché il punto centrale sono gli alunni, ora non si dice più cosa insegnare , ma dove deve arrivare ogni alunno . Perché si comincia a parlare di persona e a valorizzare l’individuo? Di seguito alcune motivazioni (1):
1) La Costituzione . Il concetto di persona si afferma nel nostro paese, in modo particolare, con la Costituzione che viene definita una Costituzione personalista, proprio in relazione alla crisi del XX secolo, del ‘900, con le grandi ideologie che hanno distrutto il concetto di uomo e il concetto di persona 2) Il superamento dei conflitti Il concetto di persona diventa, adesso, un criterio attorno al quale diverse componenti culturali si ritrovano e cercano di elaborare una posizione che, in qualche modo, sia compatibile con il vissuto sociale, almeno non conflittuale, almeno di minore conflittualità: ridurre cioè la conflittualità a comprensibilità di esistenza, comprensibilità di culture 3)Il principio del divenire Bisogna considerare che uno dei concetti, uno dei caratteri della persona è sostanzialmente questo: la persona non è, ma la persona diviene, si diventa persone. Una società, perciò, può sempre perdere questa capacità di diventare persona e, se perde questa capacità di diventare persona, tutto il resto evidentemente è subordinato, crolla col crollare di questa intrinseca capacità dell'uomo di costruirsi verso quello che può essere definito un bene personale e un bene sociale . 4 ) La massificazione. Chi ricorda gli anni ’60 – ’70, ricorda anche come la sociologia avesse introdotto l’idea di una società di massa e, di conseguenza, occorreva stare attenti alla massificazione. Il termine che allora veniva usato era massificazione e riguardava il pericolo che la società stava correndo di poter raggiungere una rapida uniformità nei comportamenti. ( livellare –escludere ) Dall'altra parte, però, c'era la tendenza ad un eccesso di individualità che si traduceva in individualismo. Ci sono correnti anche filosofiche, correnti estreme dell'esistenzialismo, che portano ad una vita incomunicabile, a sostenere la tesi dell’incomunicabilità e, pertanto, dell'assoluta isolabilità dell‘io rispetto alla totalità della società Il problema, quindi, delle due estremità: da una parte quella che viene definita una massificazione e, dall'altra, un eccesso di individualismo, hanno portato alla maturazione di un concetto di persona che dovrebbe collocarsi nell'ambito di un equilibrato “noi“. Si mira dunque ad una persona integrata e perchè ciò avvenga è necessario avere una persona competente .Con le competenze si afferma un primato dell'azione, cioè la valorizzazione legata al primato dell'azione rispetto alla concettualizzazione. Credo che questo aspetto sia particolarmente importante, perché le competenze hanno voluto introdurre un'idea diversamente organizzata della vita, tra cui il laboratorio. L’idea di individualizzazione / personalizzazione ha spostato i temi più sull’apprendimento che non sull'insegnamento Si è detto, ad un certo punto: l'insegnamento va bene, ma è l'apprendimento il primo criterio che noi dobbiamo rispettare. Ciò significa spostare tutto dalla parte di chi deve apprendere, piuttosto che dalla parte di chi deve insegnare: operazione non facilissima perché vuol dire investire nella direzione del potenziale intellettuale o del potenziale personale dei singoli soggetti Metodi personalizzanti Come si personalizza l’apprendimento: ricerca individuale e attività di gruppo. Parlando di personalizzazione si fa riferimento anche alla Montessori e all’attivismo. Quando si parla di “ambiente educatore” montessoriano, c’è un capovolgimento del tradizionale rapporto adulto-bambino: “l’insegnante viene a trovarsi senza cattedra, senza ‘autorità’, senza quelle mansioni che da secoli formano e caratterizzano il suo insegnamento. Per contro, il bambino viene fatto centro dell’attività, libero di scegliere i suoi movimenti e le sue occupazioni, capace di agire e progredire, senza che l’insegnante possa o debba più attribuirne il merito solo a se stesso”. Il discorso introduce a ragionare di individualizzazione didattica. Bisogna distinguere tra insegnamento/apprendimento “individuale” e “individualizzato”. Nel primo caso – attività collettive svolte in sezione in modo individuale - pur essendoci un passo avanti rispetto alla lezione uniformemente elargita dalla maestra, tuttavia si è ancora ben lontani da un effettivo accoglimento delle istanze delle correnti pedagogiche moderne, le quali pongono il rispetto delle differenze personali come parametro fondamentale per impostare il complesso dell’attività didattica. L’accento della pedagogista è posto sulla “speranza” che deve avere l’educatore; non si tratta di attendere fideisticamente la riuscita dell’azione educativa, ma di credere fermamente nelle potenzialità di ciascun bambino, nessuno escluso, di rivelarsi attraverso il lavoro. La maestra-scienziata prende il posto della maestra-custode-madre; la scienziata deve cercare di vedere il bambino che ancora non c’è, ma che poco per volta si sta manifestando, attraverso un profondo lavorio interiore. Montessori ha parlato di attività individualizzata molto prima dell’affermarsi del modello nella cultura pedagogica e nella prassi scolastica del nostro Paese: prima che si condividesse e si autorizzasse ufficialmente questa impostazione, rispettivamente nella scuola materna e dell’obbligo (con la ben nota Legge n. 517/77). Il principio di personalizzazione presuppone la cosiddetta “differenziazione didattica” ovvero modalità di insegnamento/apprendimento che si svolgono in forme varie e diverse che si possono così sinteticamente organizzare: · esercitazioni e lezioni in classe · lavoro per gruppi di alunni all'interno della classe · attività per gruppi di alunni interclasse · laboratori all'interno della classe e per gruppi di livello · forme di autoistruzione · attività di apprendimento in rete. Esperienze concrete legate alla personalizzazione a) Le intelligenze multiple b) I Laboratori c) L’apprendimento a distanza e il cooperative learning a) Le intelligenze multiple La teoria delle intelligenze multiple di H. Gardner sostiene che l’apprendimento avviene tramite sette tipi di intelligenza Linguistico Verbale La capacità di usare la lingua per esprimersi e per capire Logico Matematica La capacità di capire i principi sottesi ai sistemi Visivo Spaziale La capacità di rappresentare internamente il mondo in termini di relazioni spaziali Musicale Ritmica L’abilità di pensare in musica, di distinguere e di ripetere ritmi Cinestetica La capacità di usare l’intero corpo o parti di esso per risolvere problemi o fare qualcosa. Interpersonale o sociale L’abilità di rapportarsi e capire altre persone. Intrapersonale o creativa La capacità di capire se stessi, di sapere cosa sai fare. I programmi della scuola primaria sottolineano che l’ apprendimento avviene attraverso tutti i canali di trasmissione disponibili tramite diversificati tipi di intelligenza dei quali l’ individuo è dotato..L’insegnante dovrebbe tener conto che ogni alunno apprende in modo differente dal suo compagno, perciò la strategia adottata non dovrà essere una ed unica, ma “costruita a misura” e sviluppata per poter stimolare tutti i tipi di intelligenza e svilupparne le differenti potenzialità cognitive .Per poter far ciò l’insegnante deve prima individuare le aree maggiormente sviluppate in ciascun allievo tramite l’ osservazione delle attività e l’ascolto e poi indirizzare ogni alunno all’ attività per la quale è predisposto.Secondo le più recenti ricerche neurolinguistiche i bambini imparano meglio quando durante il processo di apprendimento vengono attivati tutti i canali sensoriali. · Tutti noi possediamo diversamente un po’ di tutte le intelligenze. · Ciascuno di noi ha una composizione diversa delle intelligenze. · Queste intelligenze sono situate in diverse parti del cervello e possono lavorare insieme o separatamente. · Queste intelligenze sono tipiche dell’essere umano e lo caratterizzano.. Ogni bambino costruisce la propria mappa cognitiva grazie a ciò che gli viene fornito dal contesto in cui si trova inserito. Il contesto è formato da società, famiglia e scuola. In particolare la scuola, ove gli insegnanti lavorano in quanto professionisti dell’educazione infantile, mentre famiglia e società si presentano solo come educatori dilettanti. La valutazione individualizzata di bisogni e di punti di forza è l’unico mezzo per personalizzare l’insegnamento. Tuttavia l’insegnamento non può essere personalizzato nel grande gruppo, ma va necessariamente portato avanti in piccolo gruppo. È non basta formare piccoli gruppi. Fino agli 8 anni di età, e anche oltre, è fondamentale rispettare le regole dell’insegnamento induttivo, più lento ma sicuro, e non lasciarsi tentare dalla rapidità dell’insegnamento deduttivo, che potrà iniziare solo più tardi.Le regole per un efficace insegnamento induttivo sono state postulate da Piaget: esperienza concreta, quindi privilegiare il pensiero e le intelligenze pratiche; interazione sociale, quindi abituare i bambini a parlare mentre operano; infine sapersi trattenere dall’iniziare subito con spiegazioni, ma partire dalle domande per motivare i bambini a voler sapere. L’insegnante che ha chiari i punti di forza e i bisogni dei suoi alunni, e applica costantemente l’insegnamento induttivo nel piccolo gruppo, è in grado di facilitare a tutti il successo, rispecchiando a ciascuno un’immagine di sé positiva come scolaro. L’insegnante che gode del successo di ogni alunno stabilisce una forte relazione positiva con tutti e non solo con alcuni, e può far crescere in tutti l’autostima che è il motore della continua motivazione ad apprendere. Per dare ai bambini la massima probabilità di formare solidi rapporti semantici è necessario che pensiero e linguaggio vengano a trovarsi in contiguità all’interno della memoria di lavoro. Ciò trova la sua contropartita pratica nel suggerimento agli educatori: “fate agire direttamente i bambini, in modo che rendano attivi i relativi pensieri, e subito fornite loro brevi commenti su quello che stanno facendo”. b) Attività laboratoriale I laboratori si sono sempre inseriti nella strategia dell’individualizzazione dell’insegnamento e degli apprendimenti così come si inseriscono ,oggi,nella strategia della personalizzazione dei piani di studio , indicata dall’attuale riforma . E’ una strategia finalizzata a valorizzare le attitudini e le vocazioni personali , l’orientamento formativo ed a contrastare la dispersione scolastica Il laboratorio può essere inteso , prima di tutto , come spazio attrezzato ,ovviamente utilissimo quando e se presente nella scuola. Tuttavia è possibile anche farne a meno in quanto una accezione di laboratorio più interessante e più praticabile dal punto di vista della strategia didattica , tende a considerarlo come attività laboratoriale, intesa come attività in cui l’alunno partecipa operativamente portando il suo contributo personale nell’attività condivisa
c) Apprendimento in rete…comunità di pratiche Sono tutte le esperienze in rete ..la costruzione di comunità di pratiche ..la memoria collettiva costruita tramite l’informatica e la cibernetica. Internet e’ una grande risorsa per l’autoapprendimento Una comunità di pratica è un sistema organizzato che ha come scopo della sua azione "la trasmissione della conoscenza (intesa come insieme di saperi, abilità e competenze) fra gli attori che la costituiscono e che condividono una cultura comune al fine di ottimizzare la loro capacità di risposta ai bisogni espressi dal contesto in cui sono inserite". Le comunità di pratica hanno lo scopo di trovare soluzione a problemi attraverso lo scambio di esperienze, la diffusione dei nuovi strumenti e processi di lavoro
Le tecnologie utilizzate sono costituite da attività di informazione, discussione, collaborazione e apprendimento in ambiente web con diversi strumenti: aree progetto, cantieri, banche dati distribuite e modalità di trasferimento della conoscenza: e-book, ipertesti, documentazione, esperienze e buone pratiche, abbinati a sistemi di autovalutazione e modalità sincrone (aula virtuale, chat) e asincrone (forum, mail list, esperto risponde) e di animazione dei gruppi. Le comunità di apprendimento si possono definire come gruppi di persone che condividono l’obiettivo di acquisire determinate conoscenze e competenze, a tal fine sono usati tutoriali e aule virtuali per il trasferimento dei contenuti, esercizi individuali e di gruppo per la verifica dell’apprendimento e test per la valutazione. Tra i metodi personalizzanti rientra anche il principio del cooperative learning § Apprendimento impresa collettiva
L'apprendimento collaborativo è un modo diverso di vedere il processo d’insegnamento \ apprendimento. Esso è basato sulle risorse degli allievi ed ha inizio da ciò che sanno e sanno fare, è orientato alla messa in comune di conoscenze e progetti per superare l'insufficienza individuale nella gestione delle conoscenze. L’uso del cooperative learning conduce a ridurre il tempo per insegnare a favore del tempo utilizzato in maniera autonoma per apprendere attraverso il lavoro in piccolo gruppo. La classe può divenire una comunità di persone impegnate a mettere in comune le conoscenze individuali. Si apprende insieme, discutendo, confrontando, stimolando il desiderio di conoscere e di fare in un clima collaborativo Le unita’ di apprendimento …come mappe conoscitive
Formalmente l’U.A . viene scandita in tre
fasi: La progettazione prevede A) uno e piu’ obiettivi formativi tra loro integrati B) attivita’ , metodi, soluzioni organizzative finalizzate al perseguimento degli obiettivi C) verifica delle conoscenze e abilita’ acquisite e delle competenze sviluppate
CARATTERISTICHE Sicuramente le Unità di Apprendimento rappresentano il “cuore” del processo educativo . La loro elaborazione, caratterizzata dalla individuazione di Obiettivi Formativi adatti e significativi per i singoli allievi, può costituire lo strumento per realizzare formazione .Per quanto riguarda i percorsi che possono essere seguiti per identificare gli Obiettivi Formativi, nelle Indicazioni troviamo esemplificate due possibilità: 1. partire dalla esperienza degli allievi e individuare “le dissonanze cognitive e non cognitive che possono giustificare la formulazione di obiettivi formativi da raggiungere, alla portata delle capacità degli allievi e, in prospettiva, coerenti con il Profilo educativo, culturale e professionale, nonché con il maggior numero possibile di Obiettivi Specifici di Apprendimento” 2. “ispirarsi direttamente al Profilo educativo, culturale e professionale e agli obiettivi specifici di apprendimento” e considerare “se e quando, attraverso quali apposite mediazioni professionali di tempo, di luogo, di qualità e quantità, di relazione, di azione e di circostanza, aspetti dell’uno e degli altri possono inserirsi nella storia narrativa personale o di gruppo degli allievi”. Unitarietà …le parti e il tutto. Per capire il legame tra le unità di apprendimento si può fare riferimento all’esempio della lingua : cioè alla relazione delle singole parole in una frase . Ogni parola e’ legata all’altra per dare senso alla frase..piu’ frasi formano un periodo…se cambio o sposto alcune parole ,la frase cambia senso o addirittura perde significato. Lo stesso si può dire per le unità non bastano mai da sole ad esprimere un significato preciso, e’ sempre necessario ricorrere alla loro combinazione logica per dare senso a tutto il processo di apprendimento.Un aspetto da considerare è il canovaccio iniziale di progettazione di ogni singola unità, in pratica la progettazione avviene a grandi linee e si costruisce durante la sua realizzazione, e questo permette di porre davvero attenzione alla situazione e alle risposte degli alunni Pensiamo ora alla struttura di una UA, secondo questa successione Preconoscenze :riguarda la rilevazione dello stato cognitivo di partenza degli alunni OB. formativi indicano gli scopi e il contesto in cui si sviluppa l’unità di apprendimento OSA indicano le conoscenze e abilità ; come standard nazionali devono essere raggiunte da tutti , ma a livello differente e con i tempi e le modalità di apprendimento propri di ognuno OB indicano eventuali obiettivi rivolti ad un ragazzo o ad un gruppo Contenuti: costituiscono il tema dei percorsi Attività :elenca le attività più convenienti alle capacità dei bambini e alle caratteristiche dei materiali e della conoscenza Metodi sono linguaggi delle diverse discipline e le procedure adottate Tempi: indicano la durata del progetto e la scansione settimane delle attività Compito unitario: sviluppa la motivazione, promuove l’interesse e la tensione cognitiva E’ la costruzione di un prodotto materiale e non, realizzato tramite le competenze, si tratta di sperimentare come nel fare si usano e si sviluppano le conoscenze disciplinari Competenze personalizzate (uso delle conoscenze e abilita’) Esempio:e’ competente l’alunno se mostra di…… ascoltare,leggere,produrre,riconoscere I Livelli delle competenze possono essere alto-livello medio - livello basso Verifiche intermedie e finali La valutazione e’ l’ultima fase Articoli di riferimento (1)-Intervento di L. Guasti sulla Personalizzazione -Vita dell’Infanzia, 1969, n.12, p. -Progetto Crescere insieme di J Bikel - Bertagna Le Unità di apprendimento |
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