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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Una scuola armoniosa… accogliente… e comprensiva

Gli istituti comprensivi  (istituiti con la Legge n. 97/1994) sono unità scolastiche che aggregano, sotto un ‘unica  dirigenza scolastica  e amministrativa,  le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria  di primo grado.

Veri e propri laboratori per l’innovazione, gli istituti comprensivi hanno dimostrato di fronte alle indicazioni  riformatrici una capacità riflessiva e  una duttilità verso proposte innovative prospettando  rinnovate soluzioni organizzative  sempre tese  a delineare un percorso  curricolare  centrato sull’apprendimento.

In questi ultimi anni i comprensivi hanno costituito un forte movimento finalizzato  alla riconferma della propria identità come valido modello di scuola di base da diffondere su tutto il territorio nazionale. Un movimento    teso al riconoscimento dei valori e delle potenzialità insite nell’organizzazione verticale, quale modello di scuola  per ogni persona  e per l’intera comunità sociale,  capace  di farsi carico delle disuguaglianze , e, attraverso concreti percorsi di continuità e accoglienza, essere strumento di perequazione

 

Aspetti salienti su cui si fonda l’istituto comprensivo

COMUNICAZIONE SCUOLA / TERRITORIO

Le molteplici  occasioni di incontro tra docenti in gruppi di lavoro  interni e in rete , le commissioni, i  team di progettazione comune stimolano iniziative e integrazione/scambio di idee  , conoscenze, metodologie (laboratori, classi ponte, classi aperte, prestiti tra docenti) delineando  un ambiente ad alto tasso di comunicazione e di dialogo interprofessionale. Questo consente  di rimettere in discussione modelli di insegnamento rigidi  e tradizionali, per promuovere invece lo sviluppo di abilità procedurali ( metodo di lavoro, saperi operativi, strategie di controllo dell’apprendimento) unite alla padronanza di linguaggi , forme di espressione  e di comunicazione 

Fondamentale appare anche il rapporto col territorio favorito dalla collocazione delle scuole su un territorio omogeneo governato dal medesimo Ente locale : la posizione territoriale promuove una concertazione fra la scuola e i soggetti politici amministrativi sul piano della politica scolastica nella convinzione che la scuola non sia  un  “debito pubblico” , ma un laboratorio  di cultura e di crescita sociale , degno di investimenti , in quanto erogatore di formazione ed educazione, condizione attraverso la quale ciascuno acquisisce il diritto- dovere di piena cittadinanza.

In questa sede va anche sottolineata l’importanza della relazione tra scuola Enti e Associazioni territoriali : il rapporto ormai consolidato tra  comunità scolastica e territorio  contribuisce ad arricchire l’offerta formativa delle scuole e nello stesso tempo tende a valorizzare le  tradizioni e l’attaccamento di ogni cittadino alle proprie radici. Il piano dell’offerta formativa agevola il  rapporto della scuola con l’esterno, “missione “ che deve essere sempre improntata alla chiarezza , trasparenza e precisa informazione dell’utenza su ciò che sarà realmente fatto dalla scuola durante l’anno scolastico.

 

IL CURRICOLO

Sul curricolo si e’ sviluppato da diversi anni un fertile dibattito che ha preso in esame diversi aspetti quali il rapporto con il contesto , le competenze, gli obiettivi formativi, i nuclei fondanti delle discipline

Tenendo di conto di  tutte le possibili posizioni, riteniamo che esse possono confluire nell’idea che curricolo significhi progettare e condividere finalità, contenuti, strategie, verifiche in un percorso organico , progressivo , ordinato, quindi  un curricolo verticale che non si "spezzi" al passaggio dalla scuola primaria alla secondaria ma che si articoli attraverso una riflessione comune.

Un curriculum, come percorso formativo coerente, lungo, dai 3 ai 14 anni, caratterizzato da elementi di continuità e discontinuità tra predisciplinare e disciplinare, tra primarietà e secondarietà

Un percorso che implica anche le esigenze di apertura al nuovo e al diverso.
”Non a caso, Bruner affermava che lo sviluppo non si esaurisce nel graduale accumulo di informazioni, ma è paragonabile ad una scala a gradini piuttosto alti, caratterizzati da scatti e da pause costituenti, per il bambino, differenti livelli di difficoltà. In questo senso, l’allievo per crescere, per formarsi, non ha certamente bisogno di dannose cadute o di ostacoli, né di altrettanto lunghe ed insignificanti stasi cognitive, affettive o relazionali nei processi di acquisizione di determinate conoscenze”.

 Da qui  il valore della continuità , come gestione, regolazione della discontinuità e progressione degli apprendimenti definiti a livelli nazionale e autonomamente pianificati da ogni scuola.

Da qui la proposta di definire  a livello nazionale  le  competenze complesse a fine ciclo della scuola di base o per  ogni segmento di ordine di scuola o ancora   meglio ad ogni scansione biennale ,e lasciare  ai docenti , esperti di didattica delle discipline,il compito di analizzare  e ripartire al suo interno il processo  di apprendimento ; in tal modo   i ragazzi e le ragazze potranno impadronirsi della necessaria competenza attraverso passaggi  distinti in obiettivi e contenuti specifici

La scelta degli obiettivi deve essere fatta dalla scuola dopo una reale riflessione su ogni singola disciplina; modificando in modo radicale la vecchia abitudine di generalizzare troppo la programmazione, che invece va contestualizzata  secondo l’età e i  prerequisiti degli alunni e  l’effettivo    tempo di insegnamento  a disposizione

In sede di programmazione sono utilissimi i  Dipartimenti disciplinari : strutture permanenti che permettono un confronto serrato  sui contenuti, sulla metodologia, sul modo di valutare ; un  lavoro collegiale sui problemi fondamentali quali  individuare i saperi essenziali,  le modalità relazionali., gli ambienti e gli strumenti adatti a far sì che tutti gli studenti siano coinvolti, motivati e raggiungano conseguentemente competenze indispensabili alla formazione personale:durante gli incontri disciplinari ci si confronta sul metodo,come valorizzare l’esperienza o le idee e i valori presenti nell’esperienza, o il passaggio dalle categorie empiriche a quelle formali

 

PRESTITI  e SCAMBI PROFESSIONALI 

In questi anni si è diffuso   sempre più il  circuito delle relazioni culturali e professionali che vede impegnati i docenti in segmenti di scuola diversi .

Gli scambi professionali sono andati crescendo di  numero  su sollecitazione dei docenti stessi  che vedono in queste esperienze lavorative  le opportunità  di utilizzare  le loro conoscenze  e competenze culturali e nello stesso tempo  sviluppare  una crescita professionale  attraverso momenti di ricerca-azione

Le pratiche legate agli scambi professionali non riguardano solo gli anni- ponte ma l’intero corso del primo ciclo e ciò comporta un continuo scambio e ricambio di metodologie che vanno dalle pratiche sportive , musicali , linguistiche, espressive , allo sviluppo della multimedialità e tecnologia….

Sul piano dell’organizzazione, la presenza nel comprensivo di docenti con storie, cultura, esperienza professionale, e formazione iniziale diversa, ha indotto a riconsiderare un impiego delle risorse di personale più flessibile e “creativo”, che potesse soddisfare al duplice ordine di esigenze di ampliamento dell’offerta formativa e di valorizzazione delle medesime in termini di relazioni culturali, e professionali e formazione Lo scambio  contribuisce  a superare la separazione tra i vari segmenti di scuola dell’Istituto attraverso azioni tese a costituire momenti di reale continuità pedagogica, educativa e didattica, valorizzando il patrimonio delle diverse competenze/risorse culturali e professionali specifiche degli operatori scolastici, in particolare dei docenti.

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ILTEMPO SCUOLA

Il tempo dei saperi, il tempo per apprendere,i tempi settimanali  flessibili

In una scuola che sa  offrire  agli alunni la possibilità di maturazione attraverso una pluralità di linguaggi e di esperienze, è difficile ed artificioso distinguere tra attività "didattiche", intese come "materie principali", ed attività "integrative"ritenute come attività secondarie , tra l’insegnamento "normale" ed “attività di recupero e di sostegno”.

Le diverse attività scolastiche non sono di per sé "primarie" o "integrative", "normali" e di "recupero", ma  diventano tutte “ significative “quando un progetto didattico le  valuta necessarie  in rapporto al livello di maturazione o alle esigenze di un singolo o di un gruppo.

Di qui la necessità che tutte siano riportate ad una chiara ed univoca interpretazione e ad una unitaria ed organica impostazione; diversamente, si avrebbe sovrapposizione di momenti diversi nel tempo scolastico dell’alunno. Il contrasto dei saperi disorienta l’alunno ed ostacola l’avvio della collaborazione tra gli insegnanti che sarebbe, al contrario, favorita da una programmazione unitaria del tempo scolastico.

La programmazione e la conduzione unitaria della vita scolastica eviterebbe, inoltre, il crearsi nei genitori, quell’equivoca distinzione tra "insegnanti del mattino", al quale spetta di dare giudizi sulle capacità del figlio, e "l’insegnante del pomeriggio", (educatori, animatori, ecc.) che lo fa giocare.

Sul tempo e qualità della didattica  sono ritenuti fattori di qualità una gestione equilibrata e distesa del tempo scolastico, l’orientamento verso almeno due giornate settimanali con attività pomeridiane , l’attenzione ai tempi di cura , ( ad esempio garantendo una congrua pausa  tra attività antimeridiana  e quella pomeridiana) (si rimanda alla CM N° 116 del 22-3-96)

Il tempo e’  argomento molto dibattuto in questa anni , da quando cioè e’ subentrata nella scuola l’idea di tempo obbligatorio e facoltativo scelto dalle famiglie

Contemporaneamente alla diversa durata del tempo-scuola, sono entrate parole come flessibilità e pluralità : pluralità di ambiti e discipline, pluralità di laboratori ed esperienze professionali. Basta leggere l’articolazione di un qualsiasi POF  (Piano dell’offerta formativa) per vedere la varietà  nell’organizzazione scolastica ( nella scuola dell’infanzia si parla di sezione omogenea, sezione eterogenea, ateliers,  poi negli ordini di scuola successivi  : di classi omogenee ,classi aperte, lezione frontale, attività laboratoriale, laboratori , compresenza…e così via)

Gli orari settimanali si susseguono in una varietà di scelte e di combinazioni:Infanzia 40 ore settimanali, Primaria da 27 a 40 ore settimanali, Scuola Secondaria da  29 a 33 -38 ore con una molteplicità di  soluzioni, in particolare sulla scelta dei laboratori

Nei vari decreti ministeriali  è ribadita  l’importanza della ricerca educativa e la fiducia nei valori fondamentali quali la libertà e la responsabilità progettuale, organizzativa, didattica e valutativa di ogni scuola. In questi ultimi cinque anni le tensioni e le tendenze dei genitori , degli enti locali  e delle scelte dei bambini, hanno portato  ad abbandonare la strada “dell’uniformità delle prestazioni progettate a priori” per una progettazione costruita in modo più mirato e personalizzato pur nel rispetto di vincoli nazionali; infatti l’esigenza di dar spazio sempre più reale e riconoscibile alle attitudini, alle vocazioni e alla creatività individuali insieme con il bisogno di assicurare l’apprendimento di competenze ritenute irrinunciabili per un significativo inserimento sociale e per una vera realizzazione personale ha fatto sì che, nella riforma scolastica, il tema della didattica sia considerato non più distinguibile da quello dell’organizzazione delle attività settimanali

Così, nelle Indicazioni nazionali per la scuola primaria, oltre a richiamare l’ispirazione culturale - pedagogica e l’unità anche didattico - organizzativa della progettazione , viene indicata esplicitamente l’opportunità di organizzare attività educative e didattiche obbligatorie sia per classe, sia per laboratori e di alternare, a seconda delle esigenze di apprendimento individuali, gruppi classe e gruppi di livello, di compito o elettivi creando un tempo scuola dinamico e flessibile in base alla durata della settimana , durata delle discipline,articolazione di spazi  -orari usati in maniera diversa: lezione frontale, attività  a gruppi, attività di laboratorio. Ogni bambino, considerando il tempo opzionale  da 3 a 8 ore (senza la mensa),  svolge da quattro  a otto laboratori l’anno.

I laboratori   si sono sempre inseriti nella strategia dell’individualizzazione dell’insegnamento e degli apprendimenti così come si inseriscono, oggi, nella  strategia della personalizzazione  dei piani di studio  . E’ una strategia finalizzata a valorizzare le attitudini   e le vocazioni personali , l’orientamento formativo  ed a contrastare  la dispersione scolastica

Il laboratorio  può essere inteso , prima di tutto , come spazio attrezzato ,ovviamente utilissimo quando e se presente nella scuola. Tuttavia è possibile  anche farne  a meno in quanto una accezione di laboratorio più interessante  e più praticabile dal punto di vista  della strategia didattica , tende a considerarlo come attività laboratoriale, intesa come attività in cui l’alunno  partecipa operativamente portando il suo contributo personale nell’attività condivisa Sulla fattibilità ci sono varie opzioni : da quelli che si realizzano  con estrema facilità perché gestiti da un solo docente  a quelli la cui realizzazione passa attraverso condivisioni plurime  di insegnanti, da quelli realizzati per gruppi della stessa classe a quelli organizzati a classi parallele o a classi verticali

1) laboratori realizzati nelle ore del curricolo : si tratta di attività laboratoriale realizzata con il gruppo classe. La  lezione  viene accompagnata da interventi pratici, con esperienze significative che richiedono la partecipazione attiva dell’alunno

2) Laboratori in orario opzionale obbligatorio: sono i laboratori scelti dalle famiglie nelle ore opzionali  del curricolo(3 o 7 ore per la primaria; 4 ore per la secondaria).Es. i laboratori di recupero e potenziamento,i laboratori interdisciplinari ; i laboratori disciplinari: lab scientifico, musicale, linguistico…

3) Laboratori in orario extracurricolare facoltativo:sono i laboratori facoltativi in orario aggiuntivo

 

LA  SCANSIONE IN  CICLI   E BIENNI INTEGRATI

Scelte  flessibili e articolate che rispettino meglio le differenze e i ritmi dei ragazzi che apprendono , uso di metodologie  che tengano conto della discontinuità;scansioni biennali per tutto il primo ciclo con un biennio di forte integrazione  ( fine primaria e inizio secondaria)

Dai  campi di esperienza della scuola dell’infanzia  , fertile  terreno  del predisciplinare , fonte di  gioco, di esperienza, di scoperta, di esperimenti, di grandi tematiche legate all’ambiente, dalla storia personale,dagli avvenimenti quotidiani nascono le prime risposte alla curiosità dei bambini , si formano  le prime conoscenze dei sistemi simbolici, si sviluppa la comunicazione e il desiderio di esprimere il mondo interiore . Inizia così il lungo cammino  verso la  ricerca di sé, verso  l’identità , verso l’autonomia,  verso la  responsabilità ,verso  la creatività , la cittadinanza  e l’appartenenza al gruppo.

Il passaggio alla scuola  primaria  determina l’incontro con agli ambiti  disciplinari  e avvia il  percorso di insegnamento-apprendimento nella scuola di base  che giunge attraverso l’articolazione dei saperi  alle diverse discipline. Apprendere una disciplina è un processo che comporta una progressiva definizione dell’esperienza di allieve e allievi alla luce di categorie concettuali sempre più precise e approfondite, ma anche aperte e flessibili. È sulla base di questa esperienza che possono affiorare, maturare ed essere valorizzate nelle aule e nei laboratori le capacità di pensiero divergente e di creatività nel riorganizzare originalmente le conoscenze. Divergenza e creatività sono valori preziosi in ogni fase del cammino di apprendimento e di crescita di allievi e allieve.
Le discipline, considerate nel loro sviluppo progressivo lungo l’intero corso  della scuola di base, sono  presentate alla luce delle finalità che esse sono chiamate a perseguire sia attraverso i loro oggetti e linguaggi peculiari, sia attraverso le loro molteplici relazioni .
Sta alla progettualità delle  insegnanti e degli insegnanti recuperare dalle finalità delle diverse discipline  tutti i legami che, segnalati di volta in volta esplicitamente, connettono ciascuna disciplina in una rete pluridisciplinare.

Le discipline , ovvero l’approfondimento, lo sviluppo verso l’astrazione,il bisogno di sistematicità, l’espansione delle conoscenze , lo sviluppo dei concetti, la specificità dei  linguaggi  guida , stimola e motiva il ragazzo a proseguire il cammino verso la scuola secondaria, scuola in cui si incontrano le prime astrazioni, e pluralità di saperi, nuove conoscenze …nuovi strumenti per imparare, in particolare quelli  offerti  dalla tecnologia educativa : e’ il momento dei  micromondi, o meglio, dei "mondi artificiali per apprendere". Nasce  un modo nuovo di guardare alla tecnologia nella scuola, una nuova frontiera  verso il modello di formazione a distanza e-learning,
La tecnologia educativa e' il luogo in cui si sviluppa una nuova consapevolezza metodologica e nuovi saperi in una scuola che  non puo'  più fare a meno della mediazione di sofisticati strumenti e di infrastrutture tecnologiche.


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