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Una scuola armoniosa… accogliente… e comprensiva Gli istituti comprensivi (istituiti con la Legge n. 97/1994) sono unità scolastiche che aggregano, sotto un ‘unica dirigenza scolastica e amministrativa, le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Veri e propri laboratori per l’innovazione, gli istituti comprensivi hanno dimostrato di fronte alle indicazioni riformatrici una capacità riflessiva e una duttilità verso proposte innovative prospettando rinnovate soluzioni organizzative sempre tese a delineare un percorso curricolare centrato sull’apprendimento. In questi ultimi anni i comprensivi hanno costituito un forte movimento finalizzato alla riconferma della propria identità come valido modello di scuola di base da diffondere su tutto il territorio nazionale. Un movimento teso al riconoscimento dei valori e delle potenzialità insite nell’organizzazione verticale, quale modello di scuola per ogni persona e per l’intera comunità sociale, capace di farsi carico delle disuguaglianze , e, attraverso concreti percorsi di continuità e accoglienza, essere strumento di perequazione
Aspetti salienti su cui si fonda l’istituto comprensivo COMUNICAZIONE SCUOLA / TERRITORIO Le molteplici occasioni di incontro tra docenti in gruppi di lavoro interni e in rete , le commissioni, i team di progettazione comune stimolano iniziative e integrazione/scambio di idee , conoscenze, metodologie (laboratori, classi ponte, classi aperte, prestiti tra docenti) delineando un ambiente ad alto tasso di comunicazione e di dialogo interprofessionale. Questo consente di rimettere in discussione modelli di insegnamento rigidi e tradizionali, per promuovere invece lo sviluppo di abilità procedurali ( metodo di lavoro, saperi operativi, strategie di controllo dell’apprendimento) unite alla padronanza di linguaggi , forme di espressione e di comunicazione Fondamentale appare anche il rapporto col territorio favorito dalla collocazione delle scuole su un territorio omogeneo governato dal medesimo Ente locale : la posizione territoriale promuove una concertazione fra la scuola e i soggetti politici amministrativi sul piano della politica scolastica nella convinzione che la scuola non sia un “debito pubblico” , ma un laboratorio di cultura e di crescita sociale , degno di investimenti , in quanto erogatore di formazione ed educazione, condizione attraverso la quale ciascuno acquisisce il diritto- dovere di piena cittadinanza. In questa sede va anche sottolineata l’importanza della relazione tra scuola Enti e Associazioni territoriali : il rapporto ormai consolidato tra comunità scolastica e territorio contribuisce ad arricchire l’offerta formativa delle scuole e nello stesso tempo tende a valorizzare le tradizioni e l’attaccamento di ogni cittadino alle proprie radici. Il piano dell’offerta formativa agevola il rapporto della scuola con l’esterno, “missione “ che deve essere sempre improntata alla chiarezza , trasparenza e precisa informazione dell’utenza su ciò che sarà realmente fatto dalla scuola durante l’anno scolastico.
IL CURRICOLO Sul curricolo si e’ sviluppato da diversi anni un fertile dibattito che ha preso in esame diversi aspetti quali il rapporto con il contesto , le competenze, gli obiettivi formativi, i nuclei fondanti delle discipline Tenendo di conto di tutte le possibili posizioni, riteniamo che esse possono confluire nell’idea che curricolo significhi progettare e condividere finalità, contenuti, strategie, verifiche in un percorso organico , progressivo , ordinato, quindi un curricolo verticale che non si "spezzi" al passaggio dalla scuola primaria alla secondaria ma che si articoli attraverso una riflessione comune. Un curriculum, come percorso formativo coerente, lungo, dai 3 ai 14 anni, caratterizzato da elementi di continuità e discontinuità tra predisciplinare e disciplinare, tra primarietà e secondarietà
Un percorso che implica anche le esigenze di
apertura al nuovo e al diverso. Da qui il valore della continuità , come gestione, regolazione della discontinuità e progressione degli apprendimenti definiti a livelli nazionale e autonomamente pianificati da ogni scuola. Da qui la proposta di definire a livello nazionale le competenze complesse a fine ciclo della scuola di base o per ogni segmento di ordine di scuola o ancora meglio ad ogni scansione biennale ,e lasciare ai docenti , esperti di didattica delle discipline,il compito di analizzare e ripartire al suo interno il processo di apprendimento ; in tal modo i ragazzi e le ragazze potranno impadronirsi della necessaria competenza attraverso passaggi distinti in obiettivi e contenuti specifici La scelta degli obiettivi deve essere fatta dalla scuola dopo una reale riflessione su ogni singola disciplina; modificando in modo radicale la vecchia abitudine di generalizzare troppo la programmazione, che invece va contestualizzata secondo l’età e i prerequisiti degli alunni e l’effettivo tempo di insegnamento a disposizione In sede di programmazione sono utilissimi i Dipartimenti disciplinari : strutture permanenti che permettono un confronto serrato sui contenuti, sulla metodologia, sul modo di valutare ; un lavoro collegiale sui problemi fondamentali quali individuare i saperi essenziali, le modalità relazionali., gli ambienti e gli strumenti adatti a far sì che tutti gli studenti siano coinvolti, motivati e raggiungano conseguentemente competenze indispensabili alla formazione personale:durante gli incontri disciplinari ci si confronta sul metodo,come valorizzare l’esperienza o le idee e i valori presenti nell’esperienza, o il passaggio dalle categorie empiriche a quelle formali
PRESTITI e SCAMBI PROFESSIONALI In questi anni si è diffuso sempre più il circuito delle relazioni culturali e professionali che vede impegnati i docenti in segmenti di scuola diversi . Gli scambi professionali sono andati crescendo di numero su sollecitazione dei docenti stessi che vedono in queste esperienze lavorative le opportunità di utilizzare le loro conoscenze e competenze culturali e nello stesso tempo sviluppare una crescita professionale attraverso momenti di ricerca-azione Le pratiche legate agli scambi professionali non riguardano solo gli anni- ponte ma l’intero corso del primo ciclo e ciò comporta un continuo scambio e ricambio di metodologie che vanno dalle pratiche sportive , musicali , linguistiche, espressive , allo sviluppo della multimedialità e tecnologia…. Sul piano dell’organizzazione, la presenza nel comprensivo di docenti con storie, cultura, esperienza professionale, e formazione iniziale diversa, ha indotto a riconsiderare un impiego delle risorse di personale più flessibile e “creativo”, che potesse soddisfare al duplice ordine di esigenze di ampliamento dell’offerta formativa e di valorizzazione delle medesime in termini di relazioni culturali, e professionali e formazione Lo scambio contribuisce a superare la separazione tra i vari segmenti di scuola dell’Istituto attraverso azioni tese a costituire momenti di reale continuità pedagogica, educativa e didattica, valorizzando il patrimonio delle diverse competenze/risorse culturali e professionali specifiche degli operatori scolastici, in particolare dei docenti. . ILTEMPO SCUOLA Il tempo dei saperi, il tempo per apprendere,i tempi settimanali flessibili In una scuola che sa offrire agli alunni la possibilità di maturazione attraverso una pluralità di linguaggi e di esperienze, è difficile ed artificioso distinguere tra attività "didattiche", intese come "materie principali", ed attività "integrative"ritenute come attività secondarie , tra l’insegnamento "normale" ed “attività di recupero e di sostegno”. Le diverse attività scolastiche non sono di per sé "primarie" o "integrative", "normali" e di "recupero", ma diventano tutte “ significative “quando un progetto didattico le valuta necessarie in rapporto al livello di maturazione o alle esigenze di un singolo o di un gruppo. Di qui la necessità che tutte siano riportate ad una chiara ed univoca interpretazione e ad una unitaria ed organica impostazione; diversamente, si avrebbe sovrapposizione di momenti diversi nel tempo scolastico dell’alunno. Il contrasto dei saperi disorienta l’alunno ed ostacola l’avvio della collaborazione tra gli insegnanti che sarebbe, al contrario, favorita da una programmazione unitaria del tempo scolastico. La programmazione e la conduzione unitaria della vita scolastica eviterebbe, inoltre, il crearsi nei genitori, quell’equivoca distinzione tra "insegnanti del mattino", al quale spetta di dare giudizi sulle capacità del figlio, e "l’insegnante del pomeriggio", (educatori, animatori, ecc.) che lo fa giocare. Sul tempo e qualità della didattica sono ritenuti fattori di qualità una gestione equilibrata e distesa del tempo scolastico, l’orientamento verso almeno due giornate settimanali con attività pomeridiane , l’attenzione ai tempi di cura , ( ad esempio garantendo una congrua pausa tra attività antimeridiana e quella pomeridiana) (si rimanda alla CM N° 116 del 22-3-96) Il tempo e’ argomento molto dibattuto in questa anni , da quando cioè e’ subentrata nella scuola l’idea di tempo obbligatorio e facoltativo scelto dalle famiglie Contemporaneamente alla diversa durata del tempo-scuola, sono entrate parole come flessibilità e pluralità : pluralità di ambiti e discipline, pluralità di laboratori ed esperienze professionali. Basta leggere l’articolazione di un qualsiasi POF (Piano dell’offerta formativa) per vedere la varietà nell’organizzazione scolastica ( nella scuola dell’infanzia si parla di sezione omogenea, sezione eterogenea, ateliers, poi negli ordini di scuola successivi : di classi omogenee ,classi aperte, lezione frontale, attività laboratoriale, laboratori , compresenza…e così via) Gli orari settimanali si susseguono in una varietà di scelte e di combinazioni:Infanzia 40 ore settimanali, Primaria da 27 a 40 ore settimanali, Scuola Secondaria da 29 a 33 -38 ore con una molteplicità di soluzioni, in particolare sulla scelta dei laboratori Nei vari decreti ministeriali è ribadita l’importanza della ricerca educativa e la fiducia nei valori fondamentali quali la libertà e la responsabilità progettuale, organizzativa, didattica e valutativa di ogni scuola. In questi ultimi cinque anni le tensioni e le tendenze dei genitori , degli enti locali e delle scelte dei bambini, hanno portato ad abbandonare la strada “dell’uniformità delle prestazioni progettate a priori” per una progettazione costruita in modo più mirato e personalizzato pur nel rispetto di vincoli nazionali; infatti l’esigenza di dar spazio sempre più reale e riconoscibile alle attitudini, alle vocazioni e alla creatività individuali insieme con il bisogno di assicurare l’apprendimento di competenze ritenute irrinunciabili per un significativo inserimento sociale e per una vera realizzazione personale ha fatto sì che, nella riforma scolastica, il tema della didattica sia considerato non più distinguibile da quello dell’organizzazione delle attività settimanali Così, nelle Indicazioni nazionali per la scuola primaria, oltre a richiamare l’ispirazione culturale - pedagogica e l’unità anche didattico - organizzativa della progettazione , viene indicata esplicitamente l’opportunità di organizzare attività educative e didattiche obbligatorie sia per classe, sia per laboratori e di alternare, a seconda delle esigenze di apprendimento individuali, gruppi classe e gruppi di livello, di compito o elettivi creando un tempo scuola dinamico e flessibile in base alla durata della settimana , durata delle discipline,articolazione di spazi -orari usati in maniera diversa: lezione frontale, attività a gruppi, attività di laboratorio. Ogni bambino, considerando il tempo opzionale da 3 a 8 ore (senza la mensa), svolge da quattro a otto laboratori l’anno. I laboratori si sono sempre inseriti nella strategia dell’individualizzazione dell’insegnamento e degli apprendimenti così come si inseriscono, oggi, nella strategia della personalizzazione dei piani di studio . E’ una strategia finalizzata a valorizzare le attitudini e le vocazioni personali , l’orientamento formativo ed a contrastare la dispersione scolastica Il laboratorio può essere inteso , prima di tutto , come spazio attrezzato ,ovviamente utilissimo quando e se presente nella scuola. Tuttavia è possibile anche farne a meno in quanto una accezione di laboratorio più interessante e più praticabile dal punto di vista della strategia didattica , tende a considerarlo come attività laboratoriale, intesa come attività in cui l’alunno partecipa operativamente portando il suo contributo personale nell’attività condivisa Sulla fattibilità ci sono varie opzioni : da quelli che si realizzano con estrema facilità perché gestiti da un solo docente a quelli la cui realizzazione passa attraverso condivisioni plurime di insegnanti, da quelli realizzati per gruppi della stessa classe a quelli organizzati a classi parallele o a classi verticali 1) laboratori realizzati nelle ore del curricolo : si tratta di attività laboratoriale realizzata con il gruppo classe. La lezione viene accompagnata da interventi pratici, con esperienze significative che richiedono la partecipazione attiva dell’alunno 2) Laboratori in orario opzionale obbligatorio: sono i laboratori scelti dalle famiglie nelle ore opzionali del curricolo(3 o 7 ore per la primaria; 4 ore per la secondaria).Es. i laboratori di recupero e potenziamento,i laboratori interdisciplinari ; i laboratori disciplinari: lab scientifico, musicale, linguistico… 3) Laboratori in orario extracurricolare facoltativo:sono i laboratori facoltativi in orario aggiuntivo
LA SCANSIONE IN CICLI E BIENNI INTEGRATI Scelte flessibili e articolate che rispettino meglio le differenze e i ritmi dei ragazzi che apprendono , uso di metodologie che tengano conto della discontinuità;scansioni biennali per tutto il primo ciclo con un biennio di forte integrazione ( fine primaria e inizio secondaria) Dai campi di esperienza della scuola dell’infanzia , fertile terreno del predisciplinare , fonte di gioco, di esperienza, di scoperta, di esperimenti, di grandi tematiche legate all’ambiente, dalla storia personale,dagli avvenimenti quotidiani nascono le prime risposte alla curiosità dei bambini , si formano le prime conoscenze dei sistemi simbolici, si sviluppa la comunicazione e il desiderio di esprimere il mondo interiore . Inizia così il lungo cammino verso la ricerca di sé, verso l’identità , verso l’autonomia, verso la responsabilità ,verso la creatività , la cittadinanza e l’appartenenza al gruppo.
Il passaggio alla scuola primaria determina
l’incontro con agli ambiti disciplinari e avvia il percorso di
insegnamento-apprendimento nella scuola di base che giunge attraverso
l’articolazione dei saperi alle diverse discipline. Apprendere una
disciplina è un processo che comporta una progressiva definizione
dell’esperienza di allieve e allievi alla luce di categorie concettuali
sempre più precise e approfondite, ma anche aperte e flessibili. È sulla
base di questa esperienza che possono affiorare, maturare ed essere
valorizzate nelle aule e nei laboratori le capacità di pensiero
divergente e di creatività nel riorganizzare originalmente le
conoscenze. Divergenza e creatività sono valori preziosi in ogni fase
del cammino di apprendimento e di crescita di allievi e allieve.
Le discipline , ovvero l’approfondimento, lo
sviluppo verso l’astrazione,il bisogno di sistematicità, l’espansione
delle conoscenze , lo sviluppo dei concetti, la specificità dei
linguaggi guida , stimola e motiva il ragazzo a proseguire il cammino
verso la scuola secondaria, scuola in cui si incontrano le prime
astrazioni, e pluralità di saperi, nuove conoscenze …nuovi strumenti per
imparare, in particolare quelli offerti dalla tecnologia educativa :
e’ il momento dei micromondi, o meglio, dei "mondi artificiali per
apprendere". Nasce un modo nuovo di guardare alla tecnologia nella
scuola, una nuova frontiera verso il modello di formazione a distanza
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