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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Teatro Apollonio di Varese, 25 Novembre 2009, ore 20.45.
La sala è piuttosto affollata, ci saranno più o meno 600 persone… Siamo tutti in attesa di incontrare lo psichiatra, professor Paolo Crepet, per iniziare insieme a lui il

VIAGGIO NELLA FAMIGLIA ITALIANA

Il professor Crepet sale sul palco e il “viaggio” ha inizio…

 Crepet esordisce dicendo che una volta educare era una sfida allo stesso tempo drammatica e semplice: drammatica, per la drammaticità della vita, dovuta alle guerre, alle malattie, all’elevata mortalità infantile; semplice, per l’essenzialità stessa della vita, priva delle tecnologie odierne. Poi è arrivato il cambiamento della società, un cambiamento antropologico. I nostri nonni tornavano a casa e trovavano una tribù ad aspettarli (genitori, fratelli, cugini, nonni, zii). Quando si era in tanti, l’educazione avveniva tra pari (fratelli e cugini), mentre i genitori sovraintendevano. Cortile, campo da calcio, parrocchia erano i luoghi dell’educazione. L’educazione è stata oggi sostituita da uno schermo in camera da letto, nemmeno più in salotto. Un tempo, il salotto era l’agorà, la piazza della famiglia, con il rito dello stare insieme, del guardare la tv insieme e del parlare. E’ vero, però, che oggi, rispetto ad allora, c’è maggiore complicità tra genitori e figli, c’è più confidenza. Ma siamo certi che questo sia un bene? Non è che l’agio ha comportato anche il disagio?
Oggi, due parole molto importanti sono scomparse dal vocabolario dell’educazione: DOLORE e FATICA. Tuteliamo i figli da tutto. Se dovessimo costringere per un giorno i nostri ragazzi a indossare i pantaloni corti, noteremmo che non esiste più un ginocchio sbucciato. Conseguenza: quella di oggi è una generazione FRAGILE. Ed è colpa nostra. I dolori che non si hanno da piccoli faranno soffrire da grandi. Meglio sbucciarsi le ginocchia a 8 anni che a 48!
Una volta non c’erano i cellulari e i figli andavano lontano da casa e non erano raggiungibili dai genitori (meno male!) e si dovevano arrangiare. Così diventavano grandi.

Crepet racconta di una scuola, da lui visitata, in cui la mensa era vuota. Alla sua domanda se non funzionasse e come mai nessuno stesse preparando il pranzo, gli venne risposto che erano i bambini a farlo. Grande cosa! E aggiunge: “Lasciar cucinare le patate a tuo figlio di 6 anni lo aiuta a crescere e a costruirsi la propria autostima”. Perché dobbiamo crescere i bambini nella sicurezza, nella pulizia, nell’ordine? Che mangino la terra e la polvere del pavimento: si formeranno gli anticorpi e cresceranno adulti forti e sani! Perché comprare i paraspigoli? Lasciamo che cadano e pestino la testa: un bernoccolo non ha mai ucciso nessuno! Anzi, i nostri figli capiranno che cos’è il dolore e cosa lo provoca, ma se noi li preserviamo da tutto, che adulti saranno un domani? Avranno paura della propria ombra! Ci vuole la febbre, fa bene! Ci vogliono i 4 in italiano e in matematica: rafforzano e stimolano a fare meglio! E’ lì che si vede il carattere dell’individuo: se, di fronte alla sconfitta, si lascia andare e retrocede o si arrende, sarà un debole; se invece reagisce, cade e si risolleva, sarà un forte, un vincente nella vita! E l’educatore che cosa deve fare? STARE AD OSSERVARE. Osservare. Intervenire solo quando vede che il ragazzo, da solo, non ce la fa e va verso l’annichilimento. Ma guai a correre subito in suo soccorso! Non sostituiamoci ai nostri figli: lasciamo che vivano da soli le loro emozioni! Prima imparano le emozioni e meglio è.

Crepet parla delle relazioni tra le persone, delle amicizie. Oggi c’è facebook e i nostri figli pensano di avere 380 amici e ne vanno fieri. Lui dice di averne solo due, ma, se sta male alle 3 di notte e li chiama, può star certo che prenderanno subito un taxi, per correre da lui. “Ditelo su facebook che state male! Quanti arriveranno di quei 380?”

Il fatto di correre sempre in aiuto dei figli, di fare le cose per loro (anche i compiti, sì, come molte mamme fanno! Ma che li facciano da soli! Non è roba che ci interessa, che ci riguarda! Non è la nostra vita, è la loro!), di sostituirci a loro nella soluzione dei problemi (oggi i ragazzi non sanno nemmeno fare benzina al motorino, perché gliela fa papà, non sanno andare a pagare una bolletta in posta, perché ci va la mamma!), rende loro la vita FACILE: per loro non c’è più nemmeno il gusto della CONQUISTA.
SE NOI PERMETTIAMO TUTTO, SVALUTIAMO TUTTO E UCCIDIAMO IL DESIDERIO. DOBBIAMO AVERE IL CORAGGIO DI TOGLIERE AI NOSTRI FIGLI, NON DI DARE!!! Perché dobbiamo pensare sempre noi a loro? Lo dice la Costituzione? No!
I nostri figli possono svegliarsi da soli, alla mattina, per andare a scuola! Perché dobbiamo farlo noi? Non hanno una sveglia? Che la puntino! Perché dobbiamo preparare loro la colazione? Che se la preparino! Perché dobbiamo accompagnarli a scuola in auto? Che prendano l’autobus! L’autobus, il mezzo sul quale incontreranno altri amici con cui parlare e confrontarsi e socializzare; l’autobus, sul quale incroceranno lo sguardo di un ragazzo o di una ragazza e comincerà loro a palpitare il cuore e inizieranno a  vivere di attese e speranze (mi parlerà, mi saluterà, gli/le piacerò?...). LASCIAMO CHE I NOSTRI FIGLI SBAGLINO: LA CRESCITA E’ FATTA DI TENTATIVI ED ERRORI! Non dobbiamo spianargli noi la vita e rendergli tutto facile! Che si ingegnino  a risolvere i problemi!
Altra cosa importante: BISOGNA INSEGNARE AI BAMBINI A STARE DA SOLI. La solitudine aiuta a pensare e se penso sono (cogito ergo sum). I nostri figli, oggi, non pensano, FANNO. E fanno tante di quelle cose, che non hanno mai il tempo di pensare. Se ci sostituiamo a loro in ogni cosa e non gli diamo nemmeno il tempo per pensare, come faranno a voler diventare se stessi? “Se cominci a voler diventare te stesso a 20 anni, non ce la farai mai. Se inizi a 5, puoi farcela!”. E non inseriamo i nostri figli dentro a rigidi schemi: apprezziamo la loro originalità.
Crepet fa l’esempio dei bambini in età della scuola dell’infanzia, quando la maestra, a scuola, e la mamma, a casa, gli sottopongono un disegno bell’e che confezionato, con i bordi tracciati e i colori che noi gli diamo, non tutti i colori, tra i quali lui può scegliere, ma 4. Deve colorare Paperino: becco giallo, piume bianche, giacca blu… E se nostro figlio colora come tutti gli altri, il becco giallo, le penne bianche e la giacca blu, allora siamo soddisfatti e pensiamo “Meno male, ho un figlio normale!”. Ma perché, invece, non lo lasciamo libero di esprimere la propria creatività? Che colori il becco di viola! Altro esempio che riporta è quello di una visita di una scolaresca ad una  mostra di arte contemporanea: quadri tutti uguali, sculture tutte uguali. Ma… una scultura diversa da tutte le altre: un albero giallo in mezzo alla sala. Ed ecco che un alunno si allontana dal gruppo, attratto da quell’albero. Ha colto la diversità. Ma, no! Ecco che l’insegnante lo riprende e lo costringe a tornare in fila con i compagni ad osservare le altre cose: ha ucciso la sua curiosità, non ha capito che quello era l’unico alunno che aveva colto l’importanza di essere se stesso e di volere uscire dal coro.
Ricordiamoci che ogni bambino ha un TALENTO e che il nostro compito è di saperlo TIRAR FUORI. E’ così che educhiamo. Diversamente, istruiamo, mettiamo dentro qualcosa che viene da noi e che non esce da lui.  Lasciamoci STUPIRE  dai nostri ragazzi! E cerchiamo di non essere amici dei figli, ma genitori, che danno regole e che sono punto di riferimento nelle difficoltà della vita! Una figlia non vuole una mamma ragazza, ma vuole una mamma DONNA, che sappia sostenerla. Lo stesso dicasi per il figlio e per il padre. Nell’educazione ci vuole un papà, un CAPITANO, CI VOGLIONO LE REGOLE E IL RISPETTO, PERCHE’ IO GENITORE CONTO PIU’ DI MIO FIGLIO! E LE REGOLE NON VANNO DISCUSSE: VANNO FATTE ESEGUIRE. “Ma ve lo vedete un capitano di una nave che, di fronte ad una tempesta, convoca la ciurma e persino il cuoco e chiede ad ognuno di loro: tu cosa faresti adesso? Chi mai si affiderebbe a quel capitano?” A CHE SCOPO DARE LA LIBERTA’ A CHI NON SA NIENTE DELLA VITA? Tuo figlio ti chiede di tornare alle 5 del mattino? NO. La risposta è NO. Ma i suoi amici lo fanno? TU NO! Perché? Perché lo dico io che sono tuo padre. E non si discute! E non compriamo i figli col denaro! Crepet riporta l’esempio di un padre che ha regalato il motorino al figlio perché promosso agli esami di riparazione. Assurdo! Pazzesco! Sei stato promosso? HAI FATTO IL TUO DOVERE! Dove sta scritto che io ti devo qualcosa?
Non diamo tutto ai nostri figli! SE UNO HA TUTTO, NON HA PIU’ DESIDERI, QUINDI NON HA PIU’ PASSIONI, QUINDI NON HA PROGETTUALITA’.
E non teniamo i figli presso di noi! Quello è puro egoismo genitoriale, siamo noi che abbiamo paura del nido vuoto. Lasciamoli liberi  di andare per il Mondo. Torneranno.

In una scuola superiore, alla domanda rivolta da Crepet a dei ragazzi, su cosa serva per avere successo nella vita, la risposta è stata: soldi, fortuna, raccomandazioni. E Crepet ammonisce che non sono parole loro, ma degli adulti che ci stanno dietro! Siamo noi ad insegnare queste stupidaggini ai figli! Insegniamo, invece, che PER AVERE SUCCESSO NELLA VITA CI VUOLE TALENTO e che IL TALENTO AL 98% E’ FRUTTO DEL SUDORE. DISCIPLINA: questa è la parola chiave. E’ da lì che esce il talento. I 4 a scuola servono, perché fanno capire i nostri limiti e fanno capire che la vita non è dei furbi, come si crede. La VITA E’ UNA MARATONA e ogni cosa va sudata, conquistata con fatica.
Crepet suggerisce di scrivere a caratteri cubitali una frase da appendere nella stanza dei nostri figli: TUTTO CIO’ CHE E’ COMODO E’ STUPIDO.

Se c’è una cosa sana nella vita è INSEGUIRE I PROPRI SOGNI, RINCORRERE LE PROPRIE PASSIONI!!! NON ACCONTENTIAMOCI DELLA MEDIOCRITA’. RENDIAMO LA NOSTRA VITA STRAORDINARIA, come diceva il professor Kitting nell’Attimo Fuggente. E’ meglio un ignorante appassionato che un colto indifferente. Non andiamo mai al di sotto del livello della passione.

Due consigli:

q       ABBIATE FAME = bisogna morire curiosi

q       SCHIENA DRITTA E FRONTE ALTA = siate liberi, fate ciò in cui credete!

Il mondo va avanti grazie alle persone sensibili. Sono loro quelle che hanno creatività e capacità inventiva.

Nel parlare del rapporto genitori/figli, Crepet affronta la questione “liti”. Si litiga in ogni famiglia ed è “bello” e importante litigare, perché genitori e figli si CONFRONTANO. Guai se non litigassero! Vorrebbe dire che i figli la pensano come i genitori o, peggio ancora, che i genitori la pensano come i figli. Ma è giusto che si abbiano opinioni divergenti, perché si appartiene a fasce diverse di età, con diverse visioni della vita, diverse necessità, diversi ideali.

Ma non è solo la famiglia che educa: anche la scuola è chiamata a farlo. Perché allora non educare alla passione anche a scuola? Un insegnante che insegna con passione trasmette passione ai suoi alunni e li fa crescere. Dobbiamo innamorarci di quello che facciamo e trasmettere agli altri il nostro amore per le cose in cui crediamo. Prendiamo un docente di lettere. Dovrebbe entrare in classe e leggere appassionatamente una poesia del suo autore preferito, dovrebbe leggerla emozionandosi, poi dovrebbe alzare la manica e mostrare ai suoi alunni la pelle d’oca, l’emozione. E perché non inserire tra le materie scolastiche 1 ora alla settimana di silenzio e meditazione? Aiuterebbe i ragazzi ad entrare in contatto col proprio io, a vedere le cose, a sentirle come mai le si sono viste e sentite prima.
Perché le riforme scolastiche effettuano tagli, anziché ampliare l’orario? I ragazzi dovrebbero stare a scuola tutti i giorni dal mattino alle 8 al pomeriggio alle 17! Perché stare a scuola aiuta a confrontarsi, a non isolarsi, a non chiudersi nella propria stanza, a non entrare in facebook. Se io alunno ho un problema e resto a scuola, posso trovare altri alunni che hanno un problema simile al mio e parlarne con loro, posso trovare un insegnante disposto ad ascoltarmi, perché io adolescente ho bisogno di adulti di riferimento che non siano i miei genitori! Adulti postivi, figure di educatori, che sappiano ascoltare, ispirare fiducia.
Crepet è favorevole alla mensa quotidiana a scuola: è un momento di socializzazione e confronto importantissimo! Qui posso scoprire che quell’insegnante che in classe sembra severo, non lo è poi così tanto e magari mi rivolge un sorriso o uno sguardo che mi fa capire che io esisto per lui. E potrei aprirmi e parlare di me, dei miei problemi.

Genitori e insegnanti possono e devono essere una guida fondamentale nella vita dei ragazzi e, per esserlo, devono impartire 4 o 5 regole. Solo quelle bastano. L’educatore è un ISTRUTTORE DI VOLO: da le regole e i suoi ragazzi prenderanno il volo da soli e lui sa che ce la faranno. E non abbiamo paura di lasciar volare via i nostri ragazzi verso la loro vita. “ABBIATE CORAGGIO, non abbiate PAURA!”
Noi, genitori e insegnanti, siamo i CAPITANI  dei nostri ragazzi, perché siamo la loro guida, li osserviamo, li lasciamo cadere e aspettiamo che si rialzino da soli, perché non vogliamo privarli della gioia di farcela. Capitano, mio Capitano… (L’Attimo Fuggente).
Tutto quello che dobbiamo sperare è che i nostri ragazzi siano MIGLIORI DI NOI.

Sapremo se avremo avuto successo nel nostro compito educativo come genitori o avremo fallito, solo nell’ultimo giorno. Se quel giorno avremo qualcuno a tenerci la mano e ad accarezzarci la fronte, vorrà dire che siamo stati buoni genitori; se, invece di essere lì con noi, i nostri figli saranno davanti a un notaio a litigare per l’eredità… allora avremo fallito.

Laura Veroni


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