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Teatro Apollonio di Varese, 25 Novembre
2009, ore 20.45. VIAGGIO NELLA FAMIGLIA ITALIANA Il professor Crepet sale sul palco e il “viaggio” ha inizio…
Crepet esordisce dicendo che una volta
educare era una sfida allo stesso tempo drammatica e semplice:
drammatica, per la drammaticità della vita, dovuta alle guerre, alle
malattie, all’elevata mortalità infantile; semplice, per l’essenzialità
stessa della vita, priva delle tecnologie odierne. Poi è arrivato il
cambiamento della società, un cambiamento antropologico. I nostri nonni
tornavano a casa e trovavano una tribù ad aspettarli (genitori,
fratelli, cugini, nonni, zii). Quando si era in tanti, l’educazione
avveniva tra pari (fratelli e cugini), mentre i genitori
sovraintendevano. Cortile, campo da calcio, parrocchia erano i luoghi
dell’educazione. L’educazione è stata oggi sostituita da uno schermo in
camera da letto, nemmeno più in salotto. Un tempo, il salotto era
l’agorà, la piazza della famiglia, con il rito dello stare insieme, del
guardare la tv insieme e del parlare. E’ vero, però, che oggi, rispetto
ad allora, c’è maggiore complicità tra genitori e figli, c’è più
confidenza. Ma siamo certi che questo sia un bene? Non è che l’agio ha
comportato anche il disagio? Crepet racconta di una scuola, da lui visitata, in cui la mensa era vuota. Alla sua domanda se non funzionasse e come mai nessuno stesse preparando il pranzo, gli venne risposto che erano i bambini a farlo. Grande cosa! E aggiunge: “Lasciar cucinare le patate a tuo figlio di 6 anni lo aiuta a crescere e a costruirsi la propria autostima”. Perché dobbiamo crescere i bambini nella sicurezza, nella pulizia, nell’ordine? Che mangino la terra e la polvere del pavimento: si formeranno gli anticorpi e cresceranno adulti forti e sani! Perché comprare i paraspigoli? Lasciamo che cadano e pestino la testa: un bernoccolo non ha mai ucciso nessuno! Anzi, i nostri figli capiranno che cos’è il dolore e cosa lo provoca, ma se noi li preserviamo da tutto, che adulti saranno un domani? Avranno paura della propria ombra! Ci vuole la febbre, fa bene! Ci vogliono i 4 in italiano e in matematica: rafforzano e stimolano a fare meglio! E’ lì che si vede il carattere dell’individuo: se, di fronte alla sconfitta, si lascia andare e retrocede o si arrende, sarà un debole; se invece reagisce, cade e si risolleva, sarà un forte, un vincente nella vita! E l’educatore che cosa deve fare? STARE AD OSSERVARE. Osservare. Intervenire solo quando vede che il ragazzo, da solo, non ce la fa e va verso l’annichilimento. Ma guai a correre subito in suo soccorso! Non sostituiamoci ai nostri figli: lasciamo che vivano da soli le loro emozioni! Prima imparano le emozioni e meglio è. Crepet parla delle relazioni tra le persone, delle amicizie. Oggi c’è facebook e i nostri figli pensano di avere 380 amici e ne vanno fieri. Lui dice di averne solo due, ma, se sta male alle 3 di notte e li chiama, può star certo che prenderanno subito un taxi, per correre da lui. “Ditelo su facebook che state male! Quanti arriveranno di quei 380?”
Il fatto di correre sempre in aiuto dei
figli, di fare le cose per loro (anche i compiti, sì, come molte mamme
fanno! Ma che li facciano da soli! Non è roba che ci interessa, che ci
riguarda! Non è la nostra vita, è la loro!), di sostituirci a loro nella
soluzione dei problemi (oggi i ragazzi non sanno nemmeno fare benzina al
motorino, perché gliela fa papà, non sanno andare a pagare una bolletta
in posta, perché ci va la mamma!), rende loro la vita FACILE: per loro
non c’è più nemmeno il gusto della CONQUISTA.
In una scuola superiore, alla domanda
rivolta da Crepet a dei ragazzi, su cosa serva per avere successo nella
vita, la risposta è stata: soldi, fortuna, raccomandazioni. E Crepet
ammonisce che non sono parole loro, ma degli adulti che ci stanno
dietro! Siamo noi ad insegnare queste stupidaggini ai figli! Insegniamo,
invece, che PER AVERE SUCCESSO NELLA VITA CI VUOLE TALENTO e che IL
TALENTO AL 98% E’ FRUTTO DEL SUDORE. DISCIPLINA: questa è la parola
chiave. E’ da lì che esce il talento. I 4 a scuola servono, perché fanno
capire i nostri limiti e fanno capire che la vita non è dei furbi, come
si crede. La VITA E’ UNA MARATONA e ogni cosa va sudata, conquistata con
fatica. Due consigli: q ABBIATE FAME = bisogna morire curiosi q SCHIENA DRITTA E FRONTE ALTA = siate liberi, fate ciò in cui credete! Il mondo va avanti grazie alle persone sensibili. Sono loro quelle che hanno creatività e capacità inventiva. Nel parlare del rapporto genitori/figli, Crepet affronta la questione “liti”. Si litiga in ogni famiglia ed è “bello” e importante litigare, perché genitori e figli si CONFRONTANO. Guai se non litigassero! Vorrebbe dire che i figli la pensano come i genitori o, peggio ancora, che i genitori la pensano come i figli. Ma è giusto che si abbiano opinioni divergenti, perché si appartiene a fasce diverse di età, con diverse visioni della vita, diverse necessità, diversi ideali.
Ma non è solo la famiglia che educa:
anche la scuola è chiamata a farlo. Perché allora non educare alla
passione anche a scuola? Un insegnante che insegna con passione
trasmette passione ai suoi alunni e li fa crescere. Dobbiamo innamorarci
di quello che facciamo e trasmettere agli altri il nostro amore per le
cose in cui crediamo. Prendiamo un docente di lettere. Dovrebbe entrare
in classe e leggere appassionatamente una poesia del suo autore
preferito, dovrebbe leggerla emozionandosi, poi dovrebbe alzare la
manica e mostrare ai suoi alunni la pelle d’oca, l’emozione. E perché
non inserire tra le materie scolastiche 1 ora alla settimana di silenzio
e meditazione? Aiuterebbe i ragazzi ad entrare in contatto col proprio
io, a vedere le cose, a sentirle come mai le si sono viste e sentite
prima.
Genitori e insegnanti possono e devono
essere una guida fondamentale nella vita dei ragazzi e, per esserlo,
devono impartire 4 o 5 regole. Solo quelle bastano. L’educatore è un
ISTRUTTORE DI VOLO: da le regole e i suoi ragazzi prenderanno il
volo da soli e lui sa che ce la faranno. E non abbiamo paura di lasciar
volare via i nostri ragazzi verso la loro vita. “ABBIATE CORAGGIO,
non abbiate PAURA!” Sapremo se avremo avuto successo nel nostro compito educativo come genitori o avremo fallito, solo nell’ultimo giorno. Se quel giorno avremo qualcuno a tenerci la mano e ad accarezzarci la fronte, vorrà dire che siamo stati buoni genitori; se, invece di essere lì con noi, i nostri figli saranno davanti a un notaio a litigare per l’eredità… allora avremo fallito.
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