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AGGIORNAMENTO: ESSERE O NON ESSERE DOCENTE─ I PARTE di Umberto Tenuta
La
condizione della effettiva riforma della scuola Uomini non si nasce ma si
diventa solo attraverso l’educazione
o, meglio, la
formazione.
Il termine
educazione è equivoco o,
meglio, inappropriato, perché lascia pensare che la formazione della
personalità consista nel
diventare quello che si è,
come affermava Pindaro, ma smentiva Kant:
<<La bestia è già resa perfetta
dall'istinto... L'uomo
invece... non possiede un istinto e
deve quindi formulare da sé il
piano del proprio modo di agire... La specie umana deve esprimere
con le sue forze e da se stessa le doti proprie dell'umanità. Una
generazione educa l'altra... L'uomo può diventare tale solo con
l'educazione>>[1]. In effetti, <<Come
è stato ben espresso da Pieron, il bambino è solo un “candidato
alla condizione umana” >>[2]. <<Se
l'uomo è immerso nel tempo e nella storia, se modella e crea la sua
persona mentre modifica se stesso nel tempo e nel corso del tempo,
dovrebbe risultare evidente che
non possiamo più parlare di “natura umana” e di un'”essenza dell'uomo”.
L'uomo non è più un essere dotato di ragione, lo diventa. Non è più
sociale, lo diventa. Non è più religioso, lo diventa. E che dire della
natura umana. Possiamo ancora parlarne?>>
(Erich Fromm, 1968)[3]. Il proprio modo di essere
e di agire l’uomo lo acquista solo attraverso l’educazione; egli non è
dotato di
potenzialità che si
sviluppano, ma di
conoscenze che ha
acquistato, di
capacità che ha appreso,
di
atteggiamenti che ha
maturato[4]. Come afferma il DOLL, le
potenzialità si formano:
<< <<Per capacità potenziali dei
singoli noi intendiamo quelle potenzialità di grandezza
imprevedibile, che possono scaturire dall’interno della
personalità: potenzialità che possono venire sviluppate o ridotte col
processo educativo… le
capacità potenziali non sono considerate come delle qualità congenite
nell’individuo, che divengono attuali attraverso un processo di
maturazione su cui non influisce in alcun modo l’ambiente.
Anzi, queste
capacità si sviluppano e si “manifestano nello scambio dinamico di
influssi fra l’individuo e il suo ambiente”. Vengono
definite capacità “potenziali”
perché sono un modo di essere dell’individuo, sono una capacità
individuale di reagire positivamente e in modo praticamente
imprevedibile: “senza alcun preconcetto quanto ai
…limiti” delle capacità potenziali… .
L’essenza della concezione ebraica e greca dell’uomo era invece di
porre l’accento sulla personalità umana dotata di capacità potenziali
illimitate, di considerare positivo il fatto che gli sviluppi della
personalità umana sono imprevedibili…>>[5].
In tal senso, l’uomo ha bisogno di un sostegno
al proprio processo formativo che, all’inizio della sua storia, gli
veniva dato dal contesto socioculturale nel quale viveva e. in seguito,
anche da apposite istituzioni formative. Di queste, e propriamente
della scuola, scrive il
Bruner: “la
scuola è l'ingresso nella vita della ragione.
È, certamente, vita essa stessa, e non mera preparazione alla vita;
tuttavia è uno speciale tipo di
vita, accuratamente programmato
al fine di sfruttare al massimo
quegli anni ricchi di possibilità formative che caratterizzano lo
sviluppo dell'homo sapiens e che distinguono la specie umana dalle
altre”[6].
La scuola è nata quando i contesti socioculturali
di vita non erano più sufficienti al realizzarsi della persona umana. Ma la scuola non è stata sempre organizzata o
gestita dallo Stato. Si pensi, oltre che ad Atene, al fiorire di
istituti formativi religiosi durante e dopo la Riforma protestante. Scriveva il
Condorcet che occorre <<offrire a
(ciascun individuo) della specie umana... l'opportunità... di sviluppare
tutta la potenzialità dei talenti che ha ricevuto dalla natura, e con
ciò stabilire tra i cittadini l'eguaglianza di fatto, rendendo reale
l'eguaglianza politica riconosciuta dalla legge;
tale deve essere il primo scopo
di una istruzione nazionale che, sotto questo punto di vista, è per i
pubblici poteri un dovere di giustizia>>[7].
Anche se col
doll non siamo d’accordo sulle <<potenzialità
dei talenti>>, tuttavia non si può non essere d’accordo col
FAURE che
<<ogni
uomo è destinato ad essere un successo e il mondo è destinato ad
accogliere questo successo>>[8]. L’educazione è un diritto inalienabile che
appartiene ad ogni essere umano, in quanto solo attraverso l’educazione
si diventa uomini.
Educazione
o, meglio,
formazione (bildung)
è il processo dalla nascita alla condizione umana, alla formazione
dell’uomo, alla umanizzazione attraverso l’acquisizione della cultura[10]. Per quanto ci riguarda, noi rifiutiamo il
concetto di educazione come
ex-ducere, trarre fuori
le presunte
potenzialità, che
porterebbero alla negazione della libertà dell’uomo, in quanto
l’educazione consisterebbe, come affermava Plutarco, nel divenire quello
che si è: una concezione deterministica della formazione dell’uomo,
classista, discriminante, non democratica.
Noi, invece, pensiamo alla formazione
dell’uomo come ad un processo nel quale il soggetto, seppure entro certi
limiti, è arbitro del proprio destino:
faber est suae quisque fortunae[11].
Se non si è predeterminati, certamente si è
soggetti ai condizionamenti molteplici dell’ambiente socioculturale nel
quale si vive ed alle proprie motivazioni. Tuttavia, mentre nella concezione innatista,
tutto è già deciso, nella concezione opposta tutto può cambiare: la
persona umana, la famiglia, la scuola, la società possono creare
situazioni nuove, possono cambiare l’esistente, possono rimuovere i
condizionamenti negativi. Certamente, è difficile cambiare di molto la
situazione familiare e sociale, anche se molto può essere fatto pure in
questo campo, ma il sistema scolastico può essere cambiato.
UN NUOVO SISTEMA SCOLASTICO Perciò noi auspichiamo:
─un
nuovo ruolo dei genitori,
soprattutto nei primi tre anni di vita del bambino, ottenuto attraverso
apposite iniziative di formazione, di cui anche la scuola può e deve
farsi promotrice[12];
─un
cambiamento radicale del
sistema formativo integrato[13]; ─un
cambiamento radicale della scuola[14]. Abbiamo già detto che
secondo il Bruner: <<la
scuola è l'ingresso nella vita della ragione. È, certamente, vita essa
stessa, e non mera preparazione alla vita; tuttavia
è uno speciale tipo di vita,
accuratamente programmato al fine di sfruttare al massimo quegli
anni ricchi di possibilità formative che caratterizzano lo sviluppo
dell'homo sapiens e che distinguono la specie umana dalle altre>>[15].
Come cambiare la scuola? Da T. Campanella[16],
da Comenio[17],
da Rousseau[18],
e forse da sempre, si auspica un cambiamento della scuola che ha
raggiunto il suo apice nell’ATTIVISMO PEDAGOGICO o delle SCUOLE NUOVE[19],
che hanno influenzato il XX secolo, sul piano organizzativo ma anche sul
piano sociopsicopedagogico. Purtroppo la Riforma Gentile del 1923 è stata una
palla al piede, ben gradita alle classi medio-alte. Sta di fatto che, nonostante tutte le indicazioni
socio- psico-pedagogico e metodologico-didattico dei Programmi didattici
del XX secolo, dal 1945 in poi, sono state limitate e sono rimaste
patrimonio di una èlite di docenti. Un passo in avanti
era stato fatto dai PIANI DI STUDIO BROCCA[20],
mai entrati in funzione. L’aula è rimasta quella dei banchi a sei posti
passati a due, ma non sempre. Gli strumenti didattici sono rimasti la
lezione del docente, il
libro di testo e, qua e
là, qualche
cartellone, comprese le
carte geografiche pure
nelle prime elementari! Anche la
multi e la
intermedialità vengono vissute in questa prospettiva: ne siano
testimonianza le LAVAGNE INTERATTIVE MULTIMEDIALI (LIM)[21],
sulle quali nel prossimo anno si sprecheranno le risorse del MIUR e la
pazienza dei docenti.
In verità, e duole, ma duole molto,
sinceramente, la mancata attuazione, non di una riforma , ma della
Riforma che della scuola aveva fatto la Moratti con le
UNITÀ DI APPRENDIMENTO[22].
Dall’insegnare (in-signare,
segnare, imprimere nella mente) finalmente si passava all’apprendimento,
alla
scopera/invenzione/costruzione
che era, nello stesso tempo, acquisizione di
conoscenze, formazione di
capacità e soprattutto di
atteggiamenti: il
sapere,
saper fare e
saper essere del
Libro Bianco della
Cresson. Docente e
Professore sono “coloro che
insegnano”. Anche
Maestro è “colui che insegna”
(“persona tanto preparata ed
abile in q.c. da poterla
insegnare ad altri”)[23].
In fondo, docenti,
professori e maestri sono insegnanti. E
insegnante¸ secondo
l’etimologia, è colui che “incide,
imprime dei segni (nella mente)”, in quanto la parola
insegnare è composta
da
in- (intensivo) e da
signare nel senso di “mostrare,
spiegare”[24].
Appare evidente il collegamento stretto di tali concetti con la
psicologia empiristica che concepiva la mente dell’alunno come una
tabula rasa, sulla quale l’insegnante andava a incidere i segni
(in-signare). Oggi non v'è chi non veda che si tratta di una visione
dell’insegnare completamente superata, nel momento in cui universalmente
si riconosce che l’insegnante non può imprimere le conoscenze nella
mente degli alunni,, come pure si prevedeva nei Programmi didattici del
1867 (<<Il
maestro si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non
sarebbero intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari
le definizioni e le regole>>[25].
Passando dalle
unità di insegnamento alle
unità di apprendimento si
opera una rivoluzione copernicana nell’organizzazione e nella vita della
scuola. Compito del docente non è più quello di
programmare e gestire le lezioni
ma le
unità di apprendimento. Mentre la
lezione comporta una conoscenza sommaria della scolaresca, le
unità di apprendimento
comportano, come sintetizza Clayton: Clayton, il quale così scrive:
<<si può tracciare il seguente modello
dell'attività dell'insegnante:
Egli:
1. determina i risultati auspicati;
2. esamina lo scolaro e valuta il suo livello
effettivo di apprendimento;
3. specifica gli obiettivi dell'insegnamento
alla luce dei punti 1) e 2);
4. seleziona le informazioni, i temi di studio
e mette a punto i metodi;
5. impegna lo scolaro in attività che presume
lo portino all'apprendimento;
6. dirige e guida le attività di
apprendimento;
7. crea situazioni che permettano di
utilizzare gli apprendimenti acquisiti;
8. valuta i risultati del processo”[26].
I
punti che più distinguono le
unità didattiche dalle
unità di apprendimento
consistono, non solo nel maggiore approfondimento dei singoli punti
che debbono essere rapportati ai
singoli alunni, e non alla scolaresca che non esiste più come
entità astratta, ma soprattutto nel punto:
5)
impegna lo scolaro in attività
che presume lo portino all'apprendimento. Insomma, occorre tenere presente, da una parte,
il motto di Confucio: ─Se
ascolto dimentico
─ Se
vedo ricordo
─ Se
faccio capisco) Dall’altra ,
occorre tenere presente l’indicazione fondamentale di Dienes:
<<Dovrà essere abolito quasi
completamente l'attuale metodo di insegnamento in classe dove
l'insegnante pontifica, in posizione di potere centrale, e dovrà essere
sostituito con lo studio individuale ed a piccoli gruppi, usando
materiale concreto ed istruzioni scritte, con l'insegnante che agisce
come guida e consigliere>>[27].
Non si
tratta di attività di impegnare la classe nell’ascolto della lezione, né
i singoli alunni, ma di impegnare i singoli alunni, in gruppi di
tre/quattro, scelti in base ai
loro livelli si sviluppo e di apprendimento, ai loro stili e ritmi di
apprendimento, in
attività di apprendimento.
Come
scrive il Dienes:
<<Dovrà essere abolito
quasi completamente l'attuale metodo di insegnamento in classe dove
l'insegnante pontifica, in posizione di potere centrale, e dovrà
essere sostituito con lo studio individuale ed a piccoli gruppi, usando
materiale concreto ed istruzioni scritte, con l'insegnante che agisce
come guida e consigliere>>[28].
Le attività di apprendimento debbono fondarsi,
non tanto sulle parole del docente quanto sull’impiego di
adeguati materiali didattici
da parte dei singoli alunni riuniti in
gruppi di tre/quattro (Cooperative
learning)[29]
e muovendo da situazioni
problematiche (Problem
solving)[30].
Al riguardo, si deve ormai precisare che le
rappresentazioni non sono più tre (rappresentazione
concreta, iconica e simbolica) ma quattro;
concreta (materiali comuni e strutturati),
virtuali, iconici e simbolici[31].
La
personalizzazione delle unità di
apprendimento richiede anche la
personalizzazione dei materiali
di apprendimento, così come di tutto il
percorso apprenditivo. AGGIORNAMENTO DEI DOCENTI
Fino a
quando esistevano le Scuole di
Metodo ed anche, dopo, con
gli Istituti magistrali,
ma soprattutto coi Programmi
Didattici e coi Corsi
di aggiornamento, i docenti della
Scuola dell’infanzia, ma
soprattutto quelli della Scuola
primaria, una certa formazione metodologico-didattica la ricevano.
Da ciò, per la forza della tradizione, deriva una maggiore preparazione,
non solo sociopsicopedagogica
ma anche metodologicodidattica
dei docenti della Scuola primaria. Ora è venuta
meno, assieme ai Corsi di
aggiornamento, sostituiti dai
PON, peraltro sin dal secondo anno di funzionamento rivolti quasi
interamente agli alunni. I docenti non si
aggiornano nella scuola. Chi sente il bisogno di aggiornarsi lo fa in
privato e, quasi sempre, a sue spese. I
PON sono quasi tutti rivolti
agli alunni, con le tematiche più strane e con la scelta degli esperti
effettuata secondo criteri che nulla hanno a che fare con le
metodologie e le tecnologie
educative e didattiche. Esempio
eclatante ne sono i laureati in Matematica della scuola secondaria
chiamati a insegnare Matematica agli alunni della Scuola primaria! CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Se si vuole
riformare la scuola italiana, si facciano tutte le riforme degli orari e
delle discipline, ma si assicuri ai docenti, almeno a livello di Scuola
dell’infanzia, di Scuola primaria e di Scuola secondaria di primo grado
una formazione adeguata sul piano, non solo sociologico, psicologico e
pedagogica, ma anche sul piano
metodologico e
tecnologico-didattico.
I docenti debbono imparare, non tanto ad
utilizzare le LIM per continuare a fare lezioni, seppure
inter-ipermediali, quanto ad
organizzare e gestire le unità
di apprendimento, sapendo utilizzare le adeguate
tecnologie educative, sia concrete[32]
che virtuali[33],
iconiche[34]
e simboliche[35]. Mentre finora,
con le lezioni, i sussidi didattici erano strumenti utilizzati dai
docenti, per far lezione, ora vengono dati in mano ai gruppi di alunni,
a seconda dei loro livelli di sviluppo e di apprendimento, per costruire
i concetti, per formare le
capacità e per far maturare
atteggiamenti positivi nei
confronti dell’apprendimento In questo modo
si ha la personalizzazione
formativa che favorisce il
successo formativo,
obiettivo che la scuola
dell’autonomia è chiamata a garantire ad ogni singolo alunno,
ipodotato,
normodotato o
iperdotato che sia. Nei prossimi
saggi presenteremo alcuni esempi, del resto già presenti nella
RIVISTA DIDATTICA DIGITALE ( www,rivista didattica.com) e nella
presente Rubrica di EDSCUOLA.COM (www.edscuola.it/dida.html)
[1]
KANT E., Pedagogia, O.D.C.U., Rimini, 1953, pp.25-27.
[2]
OSTERRIETH P.A.,
Introduzione alla Psicologia del bambino, Giunti-Barbèra,
Firenze, 1980, p. 25.
[3]
Blezza F.,
Pedagogia professionale
odierna e problemi di genere, nella rubrica FONDAMENTI della
RIVISTA DIGITALE DELLA DIDATTICA:
www.rivistadidattica.com
[3]
DOLL R. C., L’istruzione individualizzata, La Nuova
Italia, Firenze, 1969, pp. XI, 19-21.
[6]
BRUNER J. S., Dopo Dewey,
Armando, Roma, 1964, p. 17
[7]
HESSEN S., Democrazia
moderna, Armando, Roma, 1971, p. 76
[8]
FAURE E, (a cura di), Rapporto sulle strategie
dell'educazione, Armando-UNESCO, Roma, 1973, p. 249.
[9]
<<E` dovere e diritto dei
genitori mantenere, istruire ed educare i figli,
anche se nati fuori del matrimonio>> (Art. 30, Cost. It.
1948).
[10]
PETRACCHI G., Decondizionamento, La Scuola, Brescia,
1976.ANDREANI O. (a cura), Classe sociale, intelligenza e
personalità. Ricerca sui condizionamenti socioculturale dello
sviluppo, Il Mulino, Bologna, 1974.
[11]
Appio Claudio Cieco,
in: TOSII R., Dizionario delle sentenze latine e greche, BUR─
DIZIONARIO RIZZOLI, 1991, N. 833
[12]
In merito cfr. gli articoli di Umberto Tenuta in
www.rivistadidattica.com
[13]
Ibidem
[14]
Ibidem.
[15]
BRUNER J. S., Dopo Dewey,
Armando, Roma, 1964, p. 17
[16]
Campanella T.,
La Città del Sole,
Newton & Compton, Roma, 1995
[17]
COMENIO G. A., Grande
didattica, La Nuova Italia, Firenze, 1993; COMENIO G. A.,
Pampaedia, Armando,
Roma, 1993
[18]
Rousseau J.J.,
Emilio, Laterza,
Bari, 2006
[19]
In merito cfr.: MENCARELLI M.,
Il discorso pedagogico
del nostro secolo, La Scuola, Brescia, 1970; ROMANINI L.,
Il movimento pedagogico
all’estero (vol. I - Le idee; vol. II - Le esperienze), La
Scuola, Brescia, 1955; BINI G.,
La pedagogia attivistica
in Italia, Editori Riuniti, Roma, 1971.
[20]
STUDI E DOCUMENTI
DEGLI ANNALI DELLA
PUBBLICA ISTRUZIONE
59/60
─ PIANI DI STUDIO DELLA SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE E PROGRAMMI
DEI TRIENNI ─Le proposte della Commissione Brocca
[21]
In merito cfr.: TENUTA U.,
LIM…., in
www.rivistadidattica.com
[22]
In merito cfr. i saggi di Umberto Tenuta nella rubrica RIFORMA
DELLA rivista digitale della didattica:
www.rivistadidattica.com
[23]
CORTELLAZZO M, ZOLLI P.,
Il Nuovo Etimologico, Dizionario etimologico della lingua
italiana, Zanichelli, Bologna, 1999.
[24]
Idem
[25]
LOMBARDI F.M., I
Programmi per la scuola elementare dal 1850 al 1985, La
Scuola, Brescia, 1987, pp. 49-50 (Tratto da
INSEGNARE ED
APPRENDERE─L’insegnate organizza le situazioni di apprendimento─
di Umberto Tenuta, in:
www.rivistadidattica.com).
[26]
CLAYTON T.E.,
Insegnamento e apprendimento, Martello, Milano, 1967, p. 14.
[27]
DIENES Z.P., Costruiamo la matematica, ED. O.S., FIRENZE, 1962,
p. 27.
[28] DIENES Z.P.,
Costruiamo la matematica, ED. O.S., FIRENZE, 1962, p. 27.
[29]
In merito cfr.:.Johnson, D.W. et al., Apprendimento
Cooperativo in Classe, Edizioni Erickson, Trento,
1997; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., Discutendo
si impara. Interazione sociale e conoscenza a scuola, NIS,
Roma, 1991; PONTECORVO C. (a cura), La condividione della
conoscenza, La Nuova Italia, Firenze, 1993; PONTECORVO C.,
AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., (a cura), I contesti sociali
dell’apprendimento.Acquisire conoscenze a scuola, nel lavoro,
nella vita quotidiana, LED, Milano, 1995; Rinaldo Rizzi (a
cura), Formazione come pratica cooperativa, Coopedit MCE,
Ronchi L., 1997 In merito
al Cooperative learning cfr.: JOHNSON, D.W. ET AL.,
Apprendimento Cooperativo in Classe, Edizioni Erickson,
Trento, 1997; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCHERMAGLIO C.,
Discutendo si impara. Interazione sociale e cono-scenza a scuola,
NIS, Roma, 1991; PONTECORVO C. (a cura di), La condivisione
della conoscenza, La Nuova Italia, Firenze, 1993; PONTECORVO
C., AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., (a cura di), I contesti
sociali dell’apprendimento. Acquisire co-noscenze a scuola, nel
lavoro, nella vita quotidiana, LED, Milano, 1995;. LIGORIO
M.B., Apprendimento e collaborazione in ambienti di Realtà
Virtuale. Teoria, metodi, tecniche ed esperienze, Garamond,
Roma 2002
[30]
In merito al Problem solving cfr.: MOSCONI G., D'URSO V.
(a cura di), La soluzione di problemi. Problem-solving,
Giunti-Barbèra, Firenze, 1973; KLEINMUNTZ B.(a cura di),
Problem solving Ricerche, metodi, teorie, Armando, Roma,
1976; DUNCKER K., La psicologia del pensiero produttivo,
Giunti-Barbèra, Firenze, 1969; WERTEIMER M., Il pensiero
produttivo, Giunti-Barbèra, Firenze, 1965; DORNER D., La
soluzione dei problemi come elaborazione dell’informazione,
Città Nuova, Roma, 1988. Per la problematica dell’ermeneutica,
cfr: GENNARI M., Interpretare l’educazione. Pedagogia,
semiotica, ermeneutica, La Scuola, Brescia, 1992; MALAVASI
P., Tra ermeneutica e pedagogia, La Nuova Italia,
Firenze, 1992
[31]
Umberto Tenuta,
Quarta rappresentazione:
rappresentazione virtuale, in
www.rivistadidattica.com
[32]
Al riguardo si fa riferimento a quelle storiche delle sorelle
Agazzi, descritte
nel volume: Agazzi
R., Come intendo il museo
didattico, Editrice La Scuola, Brescia, 1967, ed a quelle
della Montessori, descritte nel volume :Montessori
M., Il segreto
dell'infanzia, Garzanti, Milano, 1999
[33]
Di Tenuta
UMBERTO, oltre ai KIT MOBILI ed alle LIM, vedi: in
www.rivistadidattica.com:
Rappresentazione virtuale
- è nata una nuova realtà, la realtà virtuale; Rappresentazione
virtuale; Insegnare ed apprendere; bilancia matematica virtuale;
Bilancia matematica, operazioni aritmetiche, frazioni e tavola
pitagorica; PC - i pc
nelle scuole; Tavola pitagorica; Equazioni con la bilancia;
Laboratori e didattica
ecc. In
https://www.edscuola.it/dida.html
vedi la rubrica: TEV:
Tecnologie Didattiche Virtuali
[34]
Breidbach O.;
Vercellone F.,
Pensare per immagini. Tra
scienza e arte, Mondadori Bruno, Milano, 2010.
[35]
In merito cfr.:
CASSIRER E., Saggio
sull'uomo, Armando, Roma, , 2004;
Todorov T.,
Teorie del simbolo, Garzanti, Milano, 2008;
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