Salvatore Bini  binisa@tiscalinet.it 

 

GASTON BACHELARD

Appartenente ad una modesta famiglia di calzolai e vignaioli di Bar-sur-Aube, nella Basse Champagne, nacque nel 1884 e, completati gli studi con il conseguimento del baccalaureato, per necessità, nel 1903, a seguito di un regolare concorso fu assunto dall'Amministrazione delle poste e telegrafi, presso cui lavorò per dieci anni con una interruzione dal 1905 al 1907 per assolvere gli obblighi militari. Unitamente al lavoro ridotto a metà giornata, negli ultimi anni, seguì i corsi di matematica conseguendo nel 1912 la licence (laurea) in questa disciplina. Dal 1914 al 1919 prese parte alla prima guerra mondiale e al rientro abbracciò la professione di insegnante di fisica e scienze naturali al Collège di Bar-surAube che mantenne fino al 1928. Nel corso dell'insegnamento intraprese gli studi di filosofia, conseguendo la laurea  a Digione nel 1920 e nel 1927 il dottorato in lettere alla Sorbonne. Nel 1928 fu incaricato di svolgere un corso complementare di filosofia all'Università di Digione, ove restò come ordinario dal 1930 al 1940, allorché passò alla Sorbonne, succedendo a Rey nella cattedra di Storia e filosofia della scienza che tenne fino al pensionamento avvenuto nel 1954. Ottenne due alte onorificenze: nel 1955 venne eletto membro dell'Académie des Sciences morales et politiques e nel 1961 gli venne assegnato il Grand Prix  national des lettres. Morì a Parigi nel 1962 all'età di 98 anni.

 

La produzione bachelardiana di opere filosofiche, scientifiche ed artistiche è molto ricca[1]. A solo titolo indicativo se ne segnalano alcune: Saggio sulla conoscenza approssimata   del 1928; Il nuovo spirito scientifico del 1934, La filosofia del non del 1940; Il razionalismo applicato del 1949; La poetica dello spazio del 1957; La poetica della revêrie del 1960; Il diritto di sognare del 1970; L'impegno razionalista del 1972.[2]

 

Hanno, tra l'altro,  detto di Bachelard:

  1. « Lo si voglia o no, l'opera di Bachelard occupa un punto strategico nella congiuntura teorica in Francia. Da più di dieci anni i suoi lavori di filosofia delle scienze ossessionano ciò che qui si scrive in campo filosofico…; è dalla loro lettura che molti giovani scoprono quella disciplina per essi misteriosa che è l'epistemologia» (D. LECOURT, 1974).[3]

  2. « Con Bachelard la filosofia idealista francese passa dalla "critica filosofica" e dal neo-criticismo alla critica della stessa filosofia criticista, congiuntamente alla critica dello spiritualismo e del materialismo filosofici» (M. VADÉE, 1975).[4]

  3. «Considerò la scienza come un incontro di elementi sperimentali e matematica, ma vide nella scienza anche un'attività umana in cui operano l'immaginazione e l'emozionalità in un libero gioco che impegna tutta la personalità umana» (E. RIVERSO, 1984).[5]

 

  1. « … Un certo spirito bachelardiano ha operato in modo profondo nella cultura francese, collegandosi a diverse correnti attive in Francia negli stessi anni: la fenomenologia, il neohegelismo, l'ermeneutica e lo strutturalismo» (F. D'AGOSTINI, 1997).[6]

 



[1] Consulta in proposito L. GEYMONAT, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Vol. VII, Il Novecento (2), Garzanti, Milano 1976, pag. 11 segg. Le indicazioni biografiche sono state tratte dalla medesima fonte.

[2] Le ultime due opere sono uscite postume.

[3] Cfr. L. GEYMONAT, op. cit., pag. 14.

[4] Ibidem, pag. 15.

[5] E. RIVERSO, Esperienza e riflessione, Vol. 3, Borla, Roma 1984, pag. 361-362.

[6] Cfr. F. D'AGOSTINI, Analitici e continentali, Cortina, Milano 1997 [consultato nell'edizione CDE Spa,  Milano 1998, pag. 477].