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BUSH E LA RIFORMA DELLA SCUOLA ITALIANA
Nel
presentare la Legge di riforma della scuola americana, sottoscritta
dal repubblicano Bush e dal democratico Kennedy,
su Repubblica del 9 gennaio 2002, Vittorio Zucconi scrive che
si tratta di una riforma che <<non pretende di
stravolgere cicli, di cambiare curricula o di reinventare l'insegnamento>>
ma che <<parte
invece dal presupposto, così classicamente americano, che la
sostanza importa più della confezione e il problema delle scuole
americane non sono le materie di insegnamento o i computer in
classe, ma il modo con il quale sono insegnate>>. Avvertiamo
l’amarezza di queste affermazioni, che rappresentano la profonda
convinzione che ha ispirato il nostro personale mezzo secolo di
attività professionale. Solo di recente
avevamo cantato un Te Deum
[1]
di ringraziamento per il premio dei
docenti meritevoli e solo ieri scrivevamo che la vera riforma della
scuola non era quella dei cicli ma quella della didattica
[2]
. Ma
lo dicevamo anche nel precedente 3° Commento al Rapporto
Bertagna, anche facendo riferimento alle affermazioni
contenute nel predetto rapporto (In particolare, vogliamo fare
riferimento alle 9 Raccomandazioni del Ministro Moratti, laddove
afferma che il sistema di istruzione e di formazione deve far
<<sempre prevalere, sia sul piano delle verifiche
dell’apprendimento sia su quello del soddisfacimento
dell’obbligo per tutti i giovani di 12 anni di
istruzione/formazione, i vincoli
di risultato su quelli procedurali e di percorso>>). Sarà che gli
Americani sono pragmatici e noi siamo un popolo di navigatori e di
poeti (con tutto la profonda ammirazione per il Mare e per la
Poesia!), ma sta di fatto che ancora una volta, così come dopo
Woods Hole
[3]
, gli
Americani ci precedono nell’indicare ove sta il nocciolo del
problema, qual è l’essenza della Riforma della scuola. Sembra
di capire, dalla lettura del Regolamento
dell’autonomia scolastica di cui al D.P.R. 275/1999 e del Rapporto Bertagna del 28.11.2001, che quello che importa sono i risultati, i risultati
formativi, il <<successo formativo>>,
inteso come piena formazione della persona umana (<<pieno
sviluppo della persona umana>>). Tuttavia,
se il pragmatismo americano ci richiama ai risultati, non basta
richiamare il saper leggere, scrivere e far di conto che secondo i
Programmi didattici del 1955 costituivano il fine della scuola
elementare, seppure con le avvertenze allora date (<<Una
vecchia opinione popolare considerava la scuola elementare come la
scuola del leggere, dello scrivere e del far di conto. Si può
intenderla ancora oggi così, salvo una accurata determinazione del
significato di queste parole. Nell'auspicare una scuola che insegni
per davvero a leggere si esige che da essa escano ragazzi che
ragionino con la propria testa, giacché saper leggere è ben anche
aver imparato a misurare i limiti del proprio sapere e ad esercitare
l'arte di documentarsi. Analogamente saper scrivere vale saper
mettere ordine nelle proprie idee, saper esporre correttamente le
proprie ragioni. Quanto a far di conto, nel nostro secolo, che è il
secolo dell'organizzazione e delle statistiche, è chiaro che una
persona è tanto più libera quanto più sa misurare e commisurarsi>>). In
effetti, occorre evitare il rischio che i risultati siano
identificati con il nozionismo, e non invece con il <<massimo
sviluppo possibile delle capacità di tutti>> (Rapporto Bertagna del 28.11.2001)¸ in una chiara prospettiva
formativa della scuola, almeno a livello dell’obbligo. Anche
nella prospettiva della prossima azione di verifica della scuola,
occorre che fare in
modo che le prove
mirino alla valutazione delle competenze linguistiche e matematiche,
e perciò non si incentrino sulla verifica delle conoscenze fini a sé
stesse, incoraggiando ancora una volta il nozionismo. Il
saper leggere, il saper scrivere ed il saper fare
di conto, come ammonivano i Programmi didattici del 1955, vanno
interpretati come competenze (<<obiettivi
formativi e competenze>>, <<obiettivi specifici di
apprendimento relativi alle competenze degli alunni>>),
come atteggiamenti e capacità, prima
che come conoscenze
[4]
. In
attesa dei Nuovi curricoli o Syllabus degli obiettivi formativi, i
docenti sono tenuti a leggere i vigenti Programmi didattici in
termini di <<obiettivi
formativi e competenze>>
[5]
. Sarebbe
quanto mai opportuno arrivare al più presto alla
precisazione, da parte del Ministro della pubblica istruzione, degli
obiettivi formativi a lungo termine che tutte le scuole
debbono perseguire nell’intero percorso formativo del sistema
scolastico. Ma,
in attesa, è opportuno che i docenti individuino e definiscano un
quadro organico degli atteggiamenti, delle capacità e
delle conoscenze essenziali, che attengono alla formazione
integrale della personalità, considerata nella molteplicità e
nella unitarietà delle sue dimensioni costitutive. I
Programmi didattici del 1978, del 1985, del 1991 e del 1992 (Piani
di Studio Brocca) vanno letti in trasparenza, ai fini della
individuazione degli obiettivi formativi a lungo termine in termini
di atteggiamenti, capacità
e conoscenze essenziali
[6]
. A
questo punto, però, atteso l’effetto d’alone che la Riforma
Bush avrà anche sulla scuola italiana e preso atto delle precise
indicazioni del Regolamento
dell’autonomia scolastica in ordine alle verifiche e degli
orientamenti espressi nel Rapporto
Bertagna del 28.11.2001, si ritiene opportuno che le
istituzioni scolastiche, nel porre la loro attenzione ai contenuti
della verifica, li interpretino
in termini di risultati formativi (<<pieno sviluppo della
persona umana>>), evitando ancora una volta i rischi del
formalismo burocratico sottesi soprattutto al secondo momento della
verifica che riguarderà l’efficienza organizzativa della scuola,
che sarebbe auspicabile invece
non interpretare in termini quantitativi sulla base del
numero dei progetti (corsi di recupero, attività integrative,
laboratori, numero delle lingue straniere ecc.). I
verificatori e docenti dovrebbero puntare l’attenzione sui
risultati formativi (<<successo formativo>>),
anziché sulle procedure e sugli aspetti organizzativi. Non conta il
numero dei corsi di aggiornamento frequentato dai docenti per
individuare qual è la loro competenza professionale che si misura
invece dai risultati
formativi conseguiti dai singoli alunni, seppure rapportati alle
specifiche situazioni, considerando i punti di partenza dei singoli
alunni e la realtà dei contesti formativi extrascolastici. Allo
stesso modo, occorre evitare il rischio, di cui sono state vittime i
Dirigenti scolastici, valutati sulla base del numero dei progetti
programmati. Dal
Regolamento dell’autonomia scolastica e dal Rapporto
Bertagna emerge
l’attenzione alla qualità dell’azione educativa e didattica
ed emerge l’attenzione ad un modello organizzativo
personalizzato che supera, seppure con opportuna gradualità, il
modello dell’organizzazione uniforme della scuola cui negli ultimi
trent’anni si è cercato di porre rimedio con interventi a
latere, interventi integrativi, interventi di recupero,
interventi di sostegno, interventi compensativi. Nel
prendere in esame il modello di organizzazione flessibile della
scuola delineato dal Regolamento
dell’autonomia scolastica emerge la prospettiva di
un’organizzazione educativa e didattica personalizzata, su misura
dei singoli alunni, di tutti i singoli alunni, e non solo degli
alunni in situazione di handicap e degli alunni svantaggiati. Questo
modello si ritrova pienamente delineato nel Rapporto
Bertagna, almeno nelle sue linee essenziali. Occorre
compiere lo sforzo, anche in sede di Riforma dei cicli, di
definizione del Syllabus degli obiettivi formativi e
soprattutto di emanazione delle Raccomandazioni cui fa riferimento
il Rapporto Bertagna, di chiarire che la scuola dell’autonomia può consentire ai singoli alunni di realizzare il <<massimo
sviluppo possibile delle capacità>> solo a condizione che tutta l’organizzazione educativa e
didattica della scuola sia personalizzata. In
tale prospettiva, la Riforma di Bush e la Riforma
berlingueriana-morattiana dovrebbero
indurre gli operatori scolastici a focalizzare la loro
attenzione, oltre che sugli obiettivi formativi
in termini di atteggiamenti, capacità e conoscenze
essenziali, anche e soprattutto
sulle metodologie e sulle tecnologie
educative e didattiche, in termini di percorsi
formativi personalizzati. Sapere
che contano i risultati formativi significa impegnarsi con
maggiore consapevolezza ad assicurare la qualità dei percorsi di
apprendimento attraverso l’utilizzazione delle più avanzate strategie metodologico-didattiche
e la più adeguata utilizzazione delle tecnologie educative,
comprese quelle non multimediali. Ci
sembra che l’attenzione ai risultati in termini di mete formative
possa costituire l’occasione buona perché finalmente gli
operatori scolastici mettano definitivamente da parte la retorica
programmatoria e organizzatoria e si pongano dentro le aule per
predisporre i contesti
apprenditivi e formativi più
adeguati, sul piano socio-psico-pedagogico e metodologico-didattico,
a consentire ai singoli alunni di pervenire al successo
formativo seguendo percorsi formativi a misura dei singoli alunni. C’è
la speranza che finalmente i riflettori siano puntati su quanto
avviene dentro le aule? Noi
lo stiamo facendo anche con Metodologia&Didattica,
a fianco dei docenti che non hanno aspettato la Riforma di Bush e
non aspettano la Riforma di Berlinguer e della Moratti per
impegnarsi “dentro le aule” a garantire ad ogni
alunno il suo ineludibile diritto al massimo sviluppo possibile
delle sue capacità, che è compito della Repubblica assicurare a
tutti i cittadini
[7]
. Lo
stiamo facendo, occupandoci della Didattica, malgrado i perduranti
pregiudizi gentiliani e malgrado l’invadente retorica
programmatoria ed organizzatoria. Lo
stiamo facendo nella convinzione comune a tantissimi docenti
italiani che il problema, non solo delle scuole americane, ma anche
delle scuole italiane <<non sono le materie di
insegnamento o i computer in classe, ma il modo con il quale sono
insegnate>>. Forse anche noi Italiani dobbiamo imparare ad essere un poco più pragmatici! [1] Te Deum di ringraziamento in DIDATTICA@EDSCUOLA.COM [2] Vera Riforma in DIDATTICA@EDSCUOLA.COM [3] BRUNER J. S., Dopo Dewey, Armando, Roma, 1970. [4] In merito cfr.: TENUTA U., Atteggiamenti Capacità Conoscenze ; Obiettivi Formativi da Raggiungere ; Obiettivi Formativi e Competenze ; Obiettivi Specifici di Apprendimento ;Obiettivi: come districarsi? In DIDATTICA@EDSCUOLA.COM del sito Http://www.edscuola.com/dida.html . Ma vedi anche TENUTA U., I contenuti essenziali per la formazione di base: homo patiens, habilis, sapiens, in Rivista dell’istruzione, Maggioli, Rimini, 1998, N. 5. [5] In merito cfr.: TENUTA U., Obiettivi Formativi da Raggiungere; Obiettivi Formativi e Competenze: Obiettivi Specifici di Apprendimento; Obiettivi: come districarsi?; POF: Obiettivi e Competenze IN DIDATTICA@EDSCUOLA.COM [6] In merito cfr.: TENUTA U., Atteggiamenti Capacità Conoscenze in DIDATTICA@EDSCUOLA.COM [7] <<È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese>>(art. 3 Cost.). |
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