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CORTO E’ BELLO Renato Nicodemo Dio non paga il sabato
La settimana, si sa, è un periodo cronologico di sette giorni di cui l’ultimo, la domenica per noi, è di riposo, perché consacrato a Dio (Es 31,13-17). Il Signore Iddio, infatti, creò l’universo, compreso l’uomo, in sette giorni: nel primo creò la luce, nel secondo il firmamento, nel terzo separò le acque dalla terra, nel quarto creò gli astri del cielo, nel quinto gli animali, nel sesto l’uomo a Sua immagine e somiglianza e nel settimo "cessò da ogni suo lavoro" (Gn 1,1,31). E così per millenni l’uomo lavorò per sei giorni e si riposò nel settimo fino a quando in Inghilterra non si cominciò a far vacanza nel pomeriggio del sabato per alcune categorie impiegatizie. Il sabato inglese si estese in altri paesi compreso il nostro dove, nel 1935, fu istituito il sabato fascista con lo scopo principale di consentire ad alcune categorie di impiegati e salariati di prendere parte all’addestramento pre e postmilitare e di svolgere attività politica, professionale, culturale e sportiva. La scuola ebbe così il sabato (Inghilterra) o il giovedì (Francia e Italia) libero. Da noi la settimana corta durò fino al 1937 e da allora non fu mai richiesta da alcuno anche a causa delle numerose vacanze durante l’anno scolastico. Fu ripristinata agli inizi degli anni Settanta nelle scuole a Tempo Pieno e nelle scuole materne. Con i decreti delegati prima, la legge di riforma della scuola elementare poi ed, infine, con il Contratto nazionale del comparto scuola si è avuta la legittimazione normativa di quanto già avveniva in molte scuole. Ora con i decreti di sperimentazione dell’autonomia si può sperimentare quello che si fa da tempo in molte scuole di ogni ordine e grado, diventate ormai agenzie dove si organizza il tempo libero dei ragazzi. A favore della settimana corta vengono portati i seguenti argomenti:
Contro la sua introduzione vi sono i seguenti argomenti:
b) Probabilmente l’aumento del tempo di vacanza non verrebbe dedicato al vero riposo e alla vera ricreazione e neppure all’approfondimento di una cultura extrascolastica, ma indurrebbe il ragazzo, nel migliore dei casi, in "distrazioni" che peggiorerebbero il rendimento scolastico, soprattutto all’inizio della settimana. La città, il quartiere, la piazza non sono più comunità educanti ma luoghi dell’insidia;
Ora noi sappiamo che la scuola del solo turno antimeridiano è di fatto scomparsa ed i pomeriggi sono pieni di varie attività curricolari ed extra; pertanto, a parte il fatto che in molte realtà soprattutto al Sud si lavora anche il sabato, accorciare la settimana scolastica significa "zippare" le attività scolastiche sovraccaricando alunni e insegnanti oltre ogni ragionevole misura. Essi, infatti, sarebbero – sono – costretti a stare a scuola 7/8 ore al giorno per 167 giorni annui, mentre sappiamo che in Italia 7/8 ore dentro non ci sta nemmeno un pluriomicida condannato all’ergastolo! (E’ superfluo ricordare che il bambino è un innocente?) Personalmente, per farla breve, osservo con Oliver Pratt che "se il buon Dio si fosse attenuto alla settimana corta, il mondo sarebbe perfetto, perché senza l’uomo". (Già pubblicato in SPAZIO DIDATTICA, http://www.provveditorato.starnet.it/) |
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