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FARE SCUOLA BENE
PER ASSICURARE IL SUCCESSO FORMATIVO A TUTTI GLI ALUNNI
Umberto Tenuta
La sperimentazione dell’autonomia, l’insegnamento delle lingue straniere, le tecnologie multimediali, l’educazione musicale, il progetto ORME, l’integrazione degli alunni portatori di handicap, il Progetto SET, il Progetto Musica, il Progetto Tutela ecc. ecc. Un traffico ingolfato. Ma un’esigenza predomina su tutte: sperimentare la scuola dell’autonomia. Occorre cominciare a muoversi nella nuova prospettiva della scuola, impegnandosi a realizzare il Piano dell’offerta formativa. Tutto è funzionale al POF. Soprattutto le funzioni-obiettivo, che debbono essere impegnate ad assicurare il perseguimento del successo formativo di tutti gli alunni che frequentano la scuola. Oggi, finalmente, si è capito che la scuola dell’autonomia si realizza solo se la scuola assicura il successo formativo, inteso come piena formazione della personalità, nel rispetto delle identità personali, sociali, culturali e professionali dei singoli alunni e che tale formazione si può assicurare solo se i docenti possiedono voglia e competenza per fare scuola bene. Voglia di fare scuola bene: a chi non l’ha la scuola dell’autonomia dovrebbe farla venire. Competenza, che non si ha mai ma si acquista con un diuturno impegno di aggiornamento.
Che cosa occorre per fare scuola bene? Al riguardo, Clayton scrive che <<si può tracciare il seguente modello dell'attività dell'insegnante: Egli (l’insegnante): 1.determina i risultati auspicati; 2.esamina lo scolaro e valuta il suo livello effettivo di apprendimento; 3.specifica gli obiettivi dell'insegnamento alla luce dei punti 1) e 2); 4.seleziona le informazioni, i temi di studio e mette a punto i metodi; 5.impegna lo scolaro in attività che presume lo portino all'apprendimento; 6.dirige e guida le attività di apprendimento; 7.crea situazioni che permettano di utilizzare gli apprendimenti acquisiti; 8.valuta i risultati del processo>> (1).
In sintesi, l’insegnante, anzi gli insegnanti, lavorando in team:
È questo l’impegno professionale richiesto ai docenti per assicurare il successo formativo di tutti gli alunni. Evidentemente, si tratta di un impegno che richiede competenze che non si può ritenere di avere acquisito una volta per sempre, ma che richiedono un impegno continuo di aggiornamento, il quale potrà essere assicurato solo attraverso una nuova organizzazione dell’attività di formazione e di aggiornamento, quale si ritrova delineata nel Regolamento dell’autonomia scolastica e nella direttiva 210/1999 (cfr. FORMANET, in Spazio Didattica: www.provveditorato.starnet.it ). Comunque, le riviste telematiche Spazio Didattica (www.provveditorato.starnet.it ) e la consorella Metodologia&Didattica (Http://www.edscuola.com/dida.shtml ) stanno già offrendo contributi in tale prospettiva. Il discorso continuerà nei prossimi numeri, anche con l’auspicato apporto di quanti vorranno offrire concreti contributi di approfondimento delle suddette problematiche. Spazio Didattica e Metodologia&Didattica si propongono di offrire contributi ad un rinnovato impegno di aggiornamento dei docenti che, anche attraverso l’apporto della funzioni-obiettivo, deve realizzarsi nelle singole scuole, affrontando concretamente le esigenze di aggiornamento dei docenti sul piano disciplinare e metodologico-didattico, quali si manifestano nel momento in cui ci si impegna ad affrontare in forma <<intenzionale e sistematica>> la quotidiana attività educativa e didattica, secondo al prospettiva delineata dal Clayton. Evidentemente, ogni punto dello schema programmatorio richiede specifiche competenze:
Tutte queste problematiche finora sono state affrontate, quando sono state affrontate, in forma spesso generica e soprattutto senza uno stretto collegamento con la consueta attività educativa e didattica. Aggiornamento ed attività educativa e didattica hanno spesso camminato separatamente, parallelamente, senza intersecarsi. Da una parte, il quotidiano fare scuola, con tutti problemi che esso pone o, peggio, non pone. Dall’altra, i corsi di aggiornamento, le cui tematiche e le cui modalità di approccio non possono dare risposte adeguate ai problemi dei singoli docenti. L’inversione di rotta consiste nel partire dalla concreta attività educativa e didattica e dalle esigenze di aggiornamento che da questa emergono nel momento in cui si supera la prassi routinaria e ci si pone in un atteggiamento responsabilmente critico, interrogandosi sulle modalità più adeguate di impostazione e di conduzione dell’azione educativa e didattica, ponendosi l’obiettivo irrinunciabile di assicurare a tutti gli alunni il successo formativo nel rispetto delle loro identità personali, sociali, culturali e professionali. La scuola dell’autonomia è innanzitutto la scuola della responsabilità educativa. Si supera l’atteggiamento burocratico, esecutivo, attento all’adempimento formale delle norme, e si focalizza l’attenzione sui risultati, che costituiscono l’unico metro di misura della qualità della prestazione professionale degli operatori scolastici tutti. Ciò che importa non sono i programmi svolti, le ore di lezione effettuate, i moduli compilati. La flessibilità prevista dal Regolamento dell’autonomia scolastica considera tutto questo in una prospettiva strumentale: la validità dell’organizzazione educativa e didattica si misura dal livello di funzionalità al perseguimento degli obiettivi formativi. La scuola dell’autonomia si organizza nel modo ritenuto più funzionale al raggiungimento degli obiettivi formativi. Ma qual è il modo più funzionale al raggiungimento degli obiettivi formativi? Nessuno lo sa: non sta scritto da nessuna parte, né nei libri di psicologia, né nei libri di Pedagogia, né nei pochissimi libri di Metodologia e di Didattica che circolano. Eppure la ricerca dei modi più funzionali al raggiungimento degli obiettivi formativi deve costituire un impegno assillante, continuo, sistematico di tutti docenti, da portare avanti attraverso la valorizzazione dei testi di Psicologia, Pedagogia, Metodologia, Didattica, oltre che attraverso un impegno di ricerca e di sperimentazione sistematica sul campo. In questa prospettiva si richiede ai docenti e agli operatori scolastici tutti una nuova professionalità, dalla quale dipende il destino della scuola dell’autonomia.
Il resto è residua "retorica", di cui ancora non ci si riesce a liberare. Non per colpa di qualcuno, ma perché è obiettivamente difficile cambiare i propri atteggiamenti. Eppure, questa è la scommessa che non possiamo non affrontare, innanzitutto con noi stessi. Note CLAYTON T.E.,Insegnamento e apprendimento, Martello, Milano, 1967, p. 14.
(Già pubblicato in SPAZIO DIDATTICA, http://www.provveditorato.starnet.it/) |
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