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Feuerstein
di Fortunata C.Cutolo
Il metodo Feuerstein in sintesi
Nato nel 1921 da genitori ebrei sensibili alla cultura e all’educazione,
Reuven Feuerstein, fin dall’età
dei vent’anni si è sempre dedicato all’educazione degli adolescenti.
Fu proprio a partire dagli studi sugli adolescenti che, Feuerstein e i
suoi collaboratori misero a punto un
sistema di valutazione del
potenziale di apprendimento e un
programma di intervento
cognitivo, diventato noto nel mondo come
metodo Feuerstein.
Laureatosi sotto la guida di
Jean Piaget,
conseguendo il dottorato in psicologia presso la Sorbona nel 1970,
Feuerstein è professore di psicologia e pedagogia all'Università di
Bar Ilan di Tel Aviv.
L’importanza e la scoperta rivoluzionaria messa a punto da
Feuerstein è che “l’intelligenza
può essere insegnata, e quindi aumentata, fin dai primi anni di vita”
[1]:
l’intelligenza è un insieme di abilità e di processi mentali che ci
permettono di dare un senso al mondo che ci circonda, e di acquisire le
informazioni per risolvere i problemi che ci vengono posti.
Dunque, la domanda che ci poniamo è la seguente: è possibile insegnare
l'intelligenza ai bambini? Sì, e Feuerstein lo insegna. “Come
insegnare l'intelligenza ai vostri bambini. Il famoso metodo Feuerstein
alla portata di tutti i genitori”, a cura di Nessia Laniado, Ed. Red
(Novara, 2002) ne è l'esempio, o meglio, riprende quelli che sono i
principi educativi e didattici che Feuerstein, da sempre ha discusso.
Feuerstein parte dall'assunto che “tutti
gli esseri umani devono essere considerati come sistemi aperti, soggetti
ad essere significativamnete modificati dall'intervento ambientale”.[2]
Pertanto, la teroria dell'Esperienza di Apprendimento Mediatizzato
(EAM), influisce sulla struttura stessa del cervello, in quanto ha un
effetto perfino su quelle zone che sono rimaste poco sviluppate o
danneggiate a causa di fattori genetici, traumi o anomalie cromosomiche.
Feuerstein osserva che, per
lo sviluppo intellettivo del bambino, è importante porsi come mediatori
tra il mondo e i propri figli, “di
dare cioè un senso alle parole e alle azioni
anche più banali e di svelare la
carica di emozioni che si nasconde dietro i nostri gesti, affinchè
diventino intellegibili”.[3]
Dunque, l'intervento educativo dell'adulto sul bambino necessario al suo
apprendimento, Esperienza di Apprendimento
Mediatizzato, si basa su due
punti fondamentali:
1.
la struttura dell'intelligenza può essere modificata
2.
affinché qualsiasi stimolo possa arricchire il bambino, è necessaria una
particolare forma di mediazione che lo aiuti ad elaborarli.
Il metodo Feuerstein si basa su tre elementi fondamentali: la diagnosi
delle potenzialità di apprendimento, il programma di apprendimento
strumentale e l'esperienza di apprendimento mediatizzato. Il mediatore
naturale è il genitore e l'insegnante, ma importanti mediatori sono le
tradizioni, i miti, i simboli, in quanto suscitano emozioni collegandole
alla storia individuale e collettiva.
Feuerstein ha individuato dodici criteri di mediazione che ci permettono
di essere consapevoli di quello che realmente vogliamo comunicare ai
bambini: intenzionalità e reciprocità, assicurandoci che ci stiano
ascoltando; la trascendenza collegando situazioni e realtà diverse; la
trasmissione del significato rendendolo carico di emozioni. I primi tre
assunti sono fondamentali per l'apprendimento.
Altri criteri di mediazione riguardano la trasmissione del senso di
competenza; il controllo del comportamento; il comportamento di
partecipazione; l'individualizzazione e la differenziazione;
l'individuazione degli obiettivi e le strategie per raggiungerli;
la percezione di sé stessi come esseri in evoluzione; la ricerca
dell'alternativa ottimistica; il sentimento di appartenenza alla
collettività umana.
Come già osservato precedentemente, un ruolo fondamentale giocano le
emozioni, in quanto sono uno strumento con cui poter rappresentare nella
propria mente i sentimenti vissuti sia da noi stessi che dagli altri, in
modo da poter percepire e ricordare qualcosa di passato per poterlo
attribuire al nuovo.
Tutto questo riconduce alla “ zona di sviluppo prossimale”
di Lev S. Vygotzky che definisce la distanza tra il livello di sviluppo
effettivo e il livello di sviluppo potenziale, consente cioè di valutare
la differenza tra ciò che il bambino è in grado di fare da solo e ciò
che è in grado di fare con l’aiuto e il supporto di un individuo più
competente. Infatti, come ricorda Feuerstein
“la
mediazione orienta il bambino a ricercare le connessioni tra l'evento
che sta sperimentando e altre esperienze simili alle quali è stato
esposto a prevedere così le possibili conseguenze, quando incontrerà
qualcosa di simile in futuro”.[4]
BIBLIOGRAFIA
Nessia Laniado,
Come insegnare l’intelligenza ai vostri bambini. Il famoso metodo
Feuerstein alla portata di tutti i genitori,
Red Edizioni, Novara, 2002.
Rauven Feuerstein, Yaacov Rand, John E. Rynders,
Non accettarmi come sono. Un approccio nuovo per affrontare la Sindrome
di Down,
Sansoni, Milano, 2001.
[1]
Nessia Laniado,
Come insegnare
l’intelligenza ai vostri bambini. Il famoso metodo Feuerstein
alla portata di tutti i genitori, Red Edizioni, Novara,
2002, p. 15.
[2]
Rauven Feuerstein,
Yaacov Rand, John E. Rynders, Non accettarmi come sono. Un
approccio nuovo per affrontare la Sindrome di Down, Sansoni,
Milano, 2001, p. 5.
[3]
Nessia Laniado,
Come insegnare l'intelligenza ai vostri bambini. Il famoso
metodo Feuerstein alla portata di tutti i
genitori,
Ed. Red,Novara, 2002, p. 8.
[4]
Rauven Feuerstein, Yaacov Rand, John E. Rynders, Non
accettarmi come sono. Un approccio nuovo per affrontare la
Sindrome di Down, Sansoni, Milano, 2001, p. 63.
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