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LA METAFORA DELLA MACCHINA FOTOGRAFICA
UN RICCO ARCHIVIO DI IMMAGINI

Umberto Tenuta

 

In una precedente nota abbiamo fatto riferimento alla metafora della macchina fotografica.

La riutilizziamo per prendere in considerazione il primo momento dei processi apprenditivi, quello dei sensi, attraverso i quali il soggetto conoscente si costruisce nella mente le immagini del mondo.

Nihil est in intellectu quod non fuerit prius in sensu!

Tutte le immagini degli oggetti che si ritrovano nella nostra mente sono passate attraverso i sensi: attraverso la vista, l’udito, l’olfatto, il tatto, l’odorato, il gusto ecc.

Al riguardo, è forse il caso di riandare a leggere le opere della Montessori(1) che grande spazio ha dato all’educazione sensoriale (percettiva), ma non sono da trascurare nemmeno le opere delle sorelle Agazzi, del Pestalozzi, dell’Herbart e, senz’altro, di J. J. Rousseau e di Comenio.

ATTIVITA' DIDATTICA

Concretamente, ci impegniamo a far "fotografare" agli alunni gli oggetti del mondo reale che riteniamo possano risultare utili ai fini dei processi di apprendimento che riguardino, di volta in volta, le specifiche tematiche affrontate. Gli albi da costruire sono albi tematici, organici, programmatici: vere e proprie mappe fotografiche.

Gli alunni utilizzano le diverse macchine fotografiche dei propri organi di senso (vista, udito, tatto, olfatto ecc.) per costruirsi le diverse immagini visive, uditive, olfattive, tattili, gustative, cinestetiche ecc.

Queste fotografie vengono immagazzinate perché da esse si muove per i successivi processi di concettualizzazione.

Ma attenzione!

Queste attività vengono svolte di volta in volta, in riferimento ai precisi impegni apprenditivi, in riferimento agli obiettivi formativi da perseguire che sono stati programmati.

raccolta delle immagini e raccolta degli oggetti

La raccolta delle immagini si fa assieme alla raccolta degli oggetti (museo o laboratorio didattico).

Occorre muovere sempre dagli oggetti concreti: sempre che sia possibile!

Al riguardo, Piaget afferma:

<<L'intelligenza è un sistema di operazioni... L'operazione non è altro che azione: un'azione reale, ma interiorizzata, divenuta reversibile.

Perché il bambino giunga a combinare delle operazioni, si tratti di operazioni numeriche o di operazioni spaziali, è necessario che abbia manipolato, è necessario che abbia agito, sperimentato non solo su disegni ma su un materiale reale, su oggetti fisici >> (2).

Bruner precisa:

<<Se è vero che l'abituale decorso dello sviluppo íntellettuale procede dalla rappresentazione attiva, attraverso quella iconica, alla rappresentazione simbolica della realtà, è probabile che la migliore progressione possibile seguirà la stessa direzione>> (3).

Resnick conclude:

<<Il bambino impara in ogni momento, e dobbiamo creare un ambiente che impegni a sperimentare, esplorare, inventare, e così a imparare.

Sappiamo che un bimbo impara toccando, mettendo in bocca, esplorando.

Ma improvvisamente quando un bambino va scuola, l'imparare diventa uno stare seduti ad ascoltare>>(4).

Trasformiamo la scuola in un ambiente di apprendimento (5), in un laboratorio didattico!

Di volta in volta, ci procuriamo gli oggetti e le immagini per contare, per addizionare, per sottrarre, per moltiplicare, per costruire i concetti di rettangolo, quadrato, cerchio, triangolo, rosso, verde, giallo ecc.

La preferenza va agli oggetti concreti (6).

Alle sole immagini si ricorre solo quando non è possibile utilizzare gli oggetti concreti. Non possiamo portare in classe le montagne, il mare, i fiumi, se non attraverso le immagini, le immagini mentali, prima che le immagini fotografiche, videoregistrate.

In effetti, cominciamo ad operare con gli oggetti concreti sempre che sia possibile.

In effetti, ogni volta che si costruisce un concetto, prima si scoprono le proprietà stabilendo relazioni di equivalenza tra gli oggetti e poi si classificano gli oggetti in base alle loro proprietà.

COSTRUIRE RELAZIONI

Si scoprono le relazioni di equivalenza ("giallo come…", azzurro come…"…)

Quando i bambini scoprono i concetti di liscio e di ruvido, operano allo stesso modo.

Innanzitutto toccano gli oggetti e se ne costruiscono l’immagine tattile (liscio¾ ruvido…).

Poi collegano tutti gli oggetti che godono della stessa proprietà:

liscio Û liscioruvido Û ruvido

Dai vari oggetti si astrae la proprietà "liscio", "ruvido" che diventa il concetto (mentale) indicato con le parole "liscio", "ruvido"…

Poi si riuniscono gli oggetti che godono delle stesse relazioni di equivalenza.

Tanto per dare un’idea, vediamo come procedere quando gli alunni debbono apprendere i colori.

Gli alunni, tutti gli alunni, i singoli alunni vengono forniti di adeguati materiali concreti colorati: fiori, matite, perline, giocattoli, matassine, gettoni ecc.

Ora si crea una situazione problematica che richiede di sistemare gli oggetti secondo i colori.

Ad ogni bambolotto gli oggetti del suo colore:

Allo stesso modo si procede per la costruzione dei concetti relativi alle diverse forme:

Evidentemente, si procede allo stesso modo per le classi degli animali, dei vegetali e dei minerali ecc. ecc

Relativamente alle attività di classificazione, è opportuno tenere presenti i principi del contrasto e di variabilità percettiva.

Principio del contrasto

Agli oggetti equivalenti fa da contrasto un oggetto diverso:

Principio di variabilità percettiva(7)

Vengono utilizzati oggetti diversi in tutto tranne che nella proprietà che si vuole far scoprire:

Quali i vantaggi di un simile modo di procedere?

· Si supera il verbalismo (parole vuote, prive di significato, flatus vocis).

· Si costruiscono i concetti e quindi si comprendono: non si ripetono definizioni!

· Si attivano i poteri mentali, che così si sviluppano.

· Gli alunni possono lavorare individualmente, ciascuno secondo il suo ritmo di apprendimento (individualizzazione dell’insegnamento).

· Si favorisce il lavoro di gruppo (cooperative learning) perché gli alunni possono lavorare assieme, cooperare, e quindi si creano le migliori condizioni per l’apprendimento e si promuovono i processi di socializzazione, ma anche il controllo delle emozioni (educazione emotivo-affettiva), lo sviluppo del linguaggio (educazione linguistica) ecc.

Alla lezione frontale si sostituisce l’attività di ricerca/riscoperta/reinvenzione/ricostruzione (problem solving).

È appena il caso di evidenziare che operare così è più difficile che fare lezione, perché si richiedono materiali (che però è sempre possibile procurare) e perché occorre organizzare il lavoro di gruppo e individuale degli alunni, occorre assistere i diversi gruppi ed i singoli alunni.

Agli alunni seduti nei banchi, con le mani conserte, le orecchie tese e gli occhi spalancati, si sostituisce il contesto operoso degli alunni, il vivaio di relazioni umane (8).

Ma se gli alunni sono motivati, non c’è bisogno di imporre il silenzio!

E soprattutto tutti sono felici di imparare facendo e pensando.

Learning by doing, by thinking, by loving!


Note

1 MONTESSORI M., La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 2000.MONTESSORI M., L’autoeducazione nelle scuole elementari, Garzanti, Milano, 1962

2 PIAGET J., Avviamento al calcolo, la Nuova Italia, Firenze, 1956, p. 31

3 BRUNER J.S., Verso una teoria dell'ístruzione, Annando, Roma, 1967, p. 85.

4 da Computer valley, La Repubblica, 11 dicembre 1997.

5 UMBERTO TENUTA, L'attività educativa e didattica nella scuola elementare-Come organizzare l'ambiente educativo e di apprendimento, La Scuola, Brescia, 1989, ill., pp. 256

6 A titolo orientativo, si possono consultare: AGAZZI R., Come intendo il museo didattico, La Scuola, Brescia, 1968; MONTESSORI M., La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 2000; BISSI R., I sussidi didattici, La Scuola, Brescia, 1976;DOMENIGHINI L., Sussidi didattici e scuola di base - Orientamenti educativi e metodologici, La Scuola, Brescia, 1980; UMBERTO TENUTA, L'attività educativa e didattica nella scuola elementare-Come organizzare l'ambiente educativo e di apprendimento, La Scuola, Brescia, 1989, ill., pp. 256

7 Il principio di variabilità percettiva del Dienes viene così descritto dal Pescarini: «Se l'essenza del processo di astrazione consiste nel ricavare proprietà comuni da diverse situazioni, allora si tratterà di predisporre situazioni percettivamente diverse di una stessa struttura concettuale. Le proprietà comuni sono appunto le astrazioni che il fanciullo dovrà individuare ed apprendere» (PESCARINI A., Prefazione al volume: DIENES Z.P., Uno studio sperimentale sull'apprendimento della matematica, Feltrinelli, Milano, 1968, p. XII). In sostanza, mentre restano invariate le proprietà che costituiscono il concetto, tutte le altre caratteristiche percettive debbono variare.

8 READ K. H., La scuola materna - vivaio di relazioni umane, Armando, Roma, 1974.


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