GENITORI E SCUOLA
di Umberto Tenuta
Abbiamo posto ad emblema del Forum DIDATTICA E GENITORI l’indicazione normativa di cui all’art. 1 della Legge di riforma dei cicli n. 30/2000: <<cooperazione tra scuola e genitori>>.
L’idea della scuola come comunità scolastica che interagisce con le famiglie viene da lontano, da prima che agli inizi del XX secolo, nel 1911, fossero costituiti i Patronati scolastici, ma giunge a maturazione nei Decreti delegati del 1974.
Essa viene consolidata nei Programmi didattici del 1985 per la scuola elementare, nei quali si afferma il principio della <<interazione formativa con la famiglia, quale sede primaria dell'educazione del fanciullo e con la più vasta comunità sociale>>.
Ora, con la Legge 30/2000 si sancisce la <<cooperazione tra scuola e genitori>>.
È un discorso che si ritrova anche nel Regolamento dell’autonomia scolastica, nel quale peraltro si parla di sistema formativo integrato.
Dovrebbe ormai apparire definitivamente scontato che la scuola non può operare isolatamente: occorre un impegno comune tra scuola e genitori, quanto più possibile coordinato.
Lo richiede ineludibilmente la necessità della continuità educativa, che va realizzata, non solo in verticale, nella successione delle scuole, ma anche in orizzontale, prima tra i diversi docenti e, poi, tra la scuola e la famiglia, tra la scuola e le altre agenzie formative.
Innanzitutto, si richiede la cooperazione dei diversi docenti tra di loro: non tanti docenti, ma un solo team, un gruppo unitario, coordinato se non concorde, che opera in sintonia.
Poi, la cooperazione con i genitori: cooperazione non solo con i rappresentanti di classe, ma con tutti i genitori, in forma individuale, ma anche, quanto più possibile, comunitaria.
Una cooperazione che veda unitariament impegnati tutti, docenti e genitori, Dirigenti scolastici e quanti altri possano offrire il loro qualificato apporto alla promozione dei processi di autorealizzazione dei giovani.
Ma, assieme alla cooperazione degli educatori, occorre anche la cooperazione degli alunni.
Occorre finalmente smettere di considerare la scuola come un campo di battaglia in cui gli alunni debbano competere con gli altri, in cui ogni alunno è solo nella lotta per la propria autoaffermazione.
Occorre che la scuola si organizzi come luogo dell’apprendimento cooperativo, che si traduce in ambiente di educazione alla convivenza democratica ed alla solidarietà umana.
Anche sul piano didattico, ora si privilegia il metodo dell’apprendimento cooperativo (cooperative learning), nel quale gli alunni cooperano per apprendere, per costruire le conoscenze, per sviluppare le loro capacità ed i loro atteggiamenti.
Occorre far leva, non sulla competizione, ma sulla cooperazione: solo così si educa alla convivenza democratica ed alla solidarietà.
È difficile impresa, questa, ma è la sola che può assicurare a tutti gli alunni il successo formativo, che il RAS pone come obiettivo fondamentale, ineludibile, della scuola dell’autonomia e quindi di tutti gli operatori scolastici.
Tutti, genitori, docenti, non docenti, Dirigenti scolastici, sono impegnati ad assicurare il successo formativo, la piena formazione (<<pieno sviluppo della persona umana>>), che è piena quando è portata al massimo livello possibile, ma è piena anche e soprattutto quando attiene a tutte le dimensioni della personalità: non solo a quelle cognitive, ma anche a quelle emotive, affettive, sociali, morali e, perché no, religiose, oltre che cognitive, linguistiche ecc.
Tutto nella scuola deve essere fatto al fine di assicurare il successo formativo ad ogni alunno.
Anche la valutazione, che non serve per giudicare, sanzionare, riconoscere sufficienze ed insufficienze, ma serve per conoscere attraverso quali vie, quali strategie, quali processi si possano aiutare tutti gli alunni a raggiungere la piena formazione della loro personalità, la loro autorealizzazione.
Purtroppo, su questi problemi essenziali oggi non si pone adeguata attenzione.
Ai docenti si offrono discorsi intorno all’organizzazione, alla programmazione, alla qualità, all’autonomia, ma non si offrono aiuti adeguati perché tutti possano maturare le necessarie competenze sul piano, non solo organizzativo, ma anche relazionale, didattico e disciplinare al fine di migliorare i processi apprenditivi e formativi che si svolgono ogni giorno nelle aule.
Dentro le aule, i docenti sono abbandonati a se stessi.
A volte questo isolamento li pone in un atteggiamento di difesa, anche nei confronti dei genitori e pone questi in una posizione di diffidenza.
Forse, uno dei problemi più rilevanti che oggi occorre affrontare è il rapporto tra genitori e docenti. Occorre superare le chiusure reciproche ed occorre realizzare una cooperazione effettiva, disinibita, aperta, profonda.
Lo richiede il servizio educativo che occorre assicurare ai giovani perché essi non sperimentino la pena dell’apprendere e del vivere, ma godano pienamente la gioia di imparare, di autorealizzarsi, di vivere.
È questo un diritto inalienabile dei giovani!
Docenti e genitori debbono cooperare per garantirli.