|
|
ITINERARI DI APPRENDIMENTO Umberto Tenuta
L’insegnamento
è strettamente correlato all’apprendimento: si insegna perché
gli alunni apprendano; il docente che fa lezione si aspetta che gli
alunni acquisiscano le conoscenze che egli espone. Nel
passato, si riteneva addirittura che le conoscenze venissero
trasmesse dal docente all’alunno, nel senso che andassero ad
imprimersi nella mente dell’alunno. In tal senso, si utilizzavano
le espressioni “trasmettere”
[1]
, “inculcare”
[2]
, “imprimere nella mente”
[3]
. Oggi
questa concezione viene ritenuta superata e si è consapevoli che
l’acquisizione delle conoscenze è un processo che richiede
l’attività del soggetto, sia quando si tratta di associare
un nome ad un oggetto (“Questo frutto si chiama ananas”:
l’alunno deve operare il collegamento del nome all’oggetto
mostrato, come si fa quando agli oggetti si appongono i cartellini
coi nomi), sia quando si tratta di costruire un concetto, quale ad
esempio quello di “Paralelogramma” (A livello di
operazioni concrete, iconiche o simboliche, gli alunni debbono
individuare nell’insieme dei quadrilateri il sottoinsieme
dei “quadrilateri che hanno i lati paralleli a due a due”).
È
l’alunno che deve effettuare le operazioni. Ancora
di più si richiede l’attività dell’alunno, quando si tratta di
risolvere situazioni problematiche, come si verifica, ad esempio,
quando gli alunni debbono risolvere problemi di aritmetica: qui non
ci sono schemi operativi che possano essere appresi ed utilizzati
meccanicamente. In
effetti, l’attività dell’alunno si richiede ancora di più
quando egli deve acquisire delle capacità, come quelle del
saltare, del nuotare, dello scrivere ecc. , che si acquisiscono
attraverso le esercitazioni, cioè le attività dell’alunno. Così
come il bambino impara a camminare camminando, a saltare saltando, a
nuotare nuotando, a scrivere scrivendo, egli acquisisce
qualsiasi capacità motoria, sociale, cognitiva, linguistica,
matematica ecc. mediante le relative attività. Non
si può concepire, quindi, l’alunno come passivo destinatario
dell’azione didattica del docente, ma si deve pensare ad un alunno
attivo, protagonista della propria istruzione
(attività di acquisizione
delle conoscenze) e della propria formazione
(attività di acquisizione di capacità e di atteggiamenti). In
tale prospettiva, il compito dei docenti non è più tanto quello di
fare lezione, di spiegare come si scrive, che cosa è il trapezio,
come si risolvono i problemi ecc., quanto di creare situazioni che
consentano agli alunni di operare
a livello fisico e psichico. Occorre creare situazioni di
apprendimento, contesti formativi, percorsi apprenditivi, itinerari
di apprendimento. Pertanto,
l’impegno predominante se non fondamentale dei docenti è quello
di individuare e delineare attraverso quali attività, quali operazioni e sequenze di
operazioni gli alunni possano pervenire all’acquisizione delle conoscenze
e delle capacità. Attraverso
quali attività gli alunni possono pervenire all’acquisizione dei
concetti di poligoni e di ellissi? Anziché
partire dalle definizione dei poligoni (<<ogni
figura piana chiusa, limitata da segmenti di retta>>) e
delle ellissi (<<luogo
dei punti del piano le cui distanze da due punti fissi, detti
fuochi, hanno somma costante>>(Dizionario Garzanti)) che da sole non bastano a far
comprendere tali concetti, perché i concetti sono i risultati di
un’attività del soggetto, di un processo di costruzione, di
classificazione o categorizzazione
che il soggetto deve comunque effettuare, il docente progetta
queste attività, organizzando situazioni nelle quali gli alunni
possano effettuare le operazioni di classificazione,
categorizzazione, astrazione, generalizzazione ecc. Il
compito dei docenti non è tanto di
esporre, presentare, descrivere i concetti, quanto di creare
le situazioni che possano consentire agli alunni di costruirli. In
tale prospettiva, si pongono alcune esigenze. Innanzitutto,
il docente deve muovere dalle conoscenze e dalle competenze
già possedute, perché se gli alunni non possiedono, ad esempio,
i concetti di poligono e di parallelismo, non
possono comprendere il concetto di “quadrilateri con i lati
paralleli a due a due”. Inoltre,
il docente deve conoscere quali sono le strategie che i singoli
alunni utilizzano: per associazione, per tentativi ed errori (trials
and errors), per insight ecc. Ancora, il docente deve
conoscere i livelli di sviluppo dei singoli alunni, al fine di
individuare se le attività vanno proposte a livello operatorio
concreto, a livello iconico
oppure a livello simbolico. Dopodiché,
il docente ipotizza un itinerario di apprendimento,
un’attività che dovrebbe portare gli alunni alla
scoperta/costruzione/invenzione dei concetti. In tale lavoro, egli può
avvalersi di tutte le esperienze già realizzate, prendendo
conoscenza degli itinerari che altri docenti hanno sperimentato e
prendendo atto dei risultati conseguiti, delle difficoltà
incontrate, delle cause degli insuccessi, delle modifiche apportate
ecc. Solo così il docente
può progettare gli itinerari di apprendimento. Al riguardo, è
opportuno precisare che l’itinerario di apprendimento costituisce
solo un’ipotesi, un progetto, una proposta da verificare. Sta in questo la
differenza dell’itinerario di apprendimento da un pacchetto di Istruzione
Programmata, che invece presume di descrivere analiticamente il
percorso che gli alunni debbono seguire. Un itinerario di
apprendimento è soltanto una traccia, uno schema operativo, una
linea d’azione che può subire tutte le modifiche che si rendano
opportune a mano a mano
che viene attuato. Però rappresenta una
linea d’azione, un orientamento, che evita di andare a casaccio,
improvvisando nel nome di un’astratta spontaneità da rispettare
in colui che apprende. Il docente trova la sua
ragione di essere nella necessità che l’apprendimento
dell’alunno sia guidato, orientato, sostenuto, in quanto
diversamente risulta dispersivo e anche inconcludente, e come tale
frustrante anche per l’alunno. Una cosa è
l’improvvisazione, un’altra è l’orientamento, la guida,
seppure discreta. In tal senso, gli itinerari
di apprendimento non vengono imposti agli alunni, ma vanno
motivati: occorre creare negli alunni una motivazione, un interesse,
un bisogno che li spinga a svolgere quella determinata attività, ad
impegnarsi ad apprendere, a costruire i concetti. Pertanto, gli itinerari
di apprendimento debbono comprendere anche l’indicazione delle
strategie per motivare gli alunni. Ma
debbono comprendere soprattutto la delineazione del percorso, del
cammino, della strada da percorrere, come peraltro indica il termine
metodo. Il metodo (méthodos),
dal greco meta (lungo) e hodós (strada), cioè “strada
che si percorre, indica
il cammino da percorrere per raggiungere una meta. Scrive il
Vergnano che il metodo <<è
l'insieme di principi, regole, operazioni, pratiche che si adottano
e seguono consapevolmente in vista del conseguimento di un
fine>>
[4]
. Gli
itinerari di apprendimento delineano l’itinerario, il
cammino, il percorso e quindi le attività da effettuare, anche
mediante l’utilizzo di determinati strumenti. Gli itinerari di
apprendimento indicano anche quali strumenti didattici utilizzare
per costruire i concetti. Pertanto, i docenti debbono conoscere
quali sono gli strumenti più adeguati, scegliendoli tra quelli
concreti, iconici e simbolici, a seconda dei livelli di sviluppo
degli alunni. In
tal senso, si richiede ai docenti approfondita conoscenza anche
delle tecnologie educative, perché possano fare ricorso a quelle più
adeguate ai singoli apprendimenti. Al
riguardo, è appena il caso di evidenziare che occorre tenere
presenti le tre forme di rappresentazione di cui parlano, in
particolare, Piaget e Bruner
[5]
, rappresentazioni che debbono essere
accompagnate sempre dal linguaggio verbale, come precisa il Mialaret
che così descrive il processo di rappresentazione
[6]
: Occorre
muovere dalle
esperienze concrete utilizzando materiali comuni e strutturati,
tenendo presente che le operazioni a livello iconico hanno
significato solo se si sono già effettuate le esperienze concrete e
che dalle esperienze concrete ed iconiche occorre pervenire alle
rappresentazioni simboliche. Le esperienze concrete ed iconiche
costituiscono la base dei processi di astrazione e di
simbolizzazione, ai quali necessariamente, anche se con opportuna
gradualità, occorre pervenire. Pertanto,
il problema dei “segni”, dei materiali didattici, delle
tecnologie educative che gli alunni debbono utilizzare è un
problema essenziale, fondamentale, decisivo, ai fini
dell’efficacia degli itinerari di apprendimento. Al
riguardo, è opportuno tenere presente che oggi esiste una
rappresentazione che si pone tra la rappresentazione concreta e la
rappresentazione iconica: la rappresentazione virtuale. Il
PC consente di creare oggetti virtuali, anche tridimensionali, che
possono essere manipolati come gli oggetti reali, ma che sono
flessibili come le immagini, e
come tali possono essere adattati
alle specifiche esigenze personali dei singoli alunni L’attività
didattica non può non avvalersi di tali strumenti estremamente
accessibili e flessibili. A differenza degli oggetti concreti, le
tecnologie didattiche virtuali sono facilmente accessibili nei
CD-ROM, nei DVD ed in Internet
[7]
. I
laboratori didattici delle scuole si arricchiscono di questi
strumenti virtuali che possono essere reperiti anche in Internet. Sarebbe
estremamente utile costituire una banca
di tali materiali, da mettere a disposizione dei docenti e
degli alunni di tutte
le scuole, così come si sta facendo in Inghilterra. Pur
non sostituendo le tecnologie didattiche concrete, sempre
necessarie, indispensabili, prioritarie, tuttavia le tecnologie
didattiche virtuali risultano estremamente utili. Nel
delineare gli itinerari di apprendimento, occorre prevedere
anche se gli alunni procedono individualmente o in gruppo. Oggi si
ritiene che il lavoro di gruppo offra enormi vantaggi sia sul piano
cognitivo che sul piano emotivo-affettivo, sociale, morale ecc., per
cui si ritiene che vada privilegiato. Occorre privilegiare gli
itinerari di apprendimento di gruppo anziché quelli individuali,
anche se non possono essere trascurate le situazione in cui è
opportuno, anzi necessario, fare ricorso a questi ultimi.
L’ASPETTO
ESSENZIALE DEGLI ITINERARI DI APPRENDIMENTO Anche
se gli itinerari
di apprendimento debbono muovere dall’analisi delle
situazioni e debbono contenere, assieme alle indicazioni relative ai
processi di coinvolgimento degli alunni nell’attività di
progettazione e di realizzazione delle attività, anche le
indicazioni relative alle modalità
del lavoro, alle tecnologie educative, ai criteri di verifica
ecc., tuttavia l’aspetto più significativo, essenziale,
caratterizzante e fondante degli itinerari di apprendimento è
costituito dalle sequenze di attività che gli alunni debbono
effettuare. Nella
lezione il docente segue una linea espositiva, un ordine di
presentazione dei concetti e delle idee che è strettamente
correlato alla loro sistemazione scientifica. In tal senso, la
lezione segue spesso lo stesso ordine del trattato. Invece,
negli itinerari di apprendimento, pur tenendo presenti le
definizioni scientifiche dei concetti, il docente deve indicare le
attività che gli alunni debbono effettuare per pervenire alla
scoperta/costruzione/invenzione dei concetti. Come
scrive S.Tommaso d’Aquino: <<vi è un doppio modo di
acquistare la scienza: uno quando la ragione naturale da se
stessa giunge alla conoscenza di cose ignote ¾e
questo modo si chiama invenzione; <<l’altro
quando la ragione naturale viene aiutata da qualcuno dall’esterno ¾
e questa maniera si chiama dottrina (insegnamento). <<In
ciò in vero che viene prodotto dalla natura e dall’arte, l’arte
procede allo stesso modo e con gli stessi mezzi che la natura. Come
infatti la natura guarirebbe riscaldando chi soffre di frigidezza,
così fa pure il medico; per cui si dice che l’arte imita la
natura. <<Il
simile accade anche nell’acquisto della scienza: il docente cioè
conduce altri alla scienza di cose ignote allo stesso modo che uno,
scoprendo, conduce se stesso alla conoscenza di ciò che ignora>>
[8]
. Occorre
creare situazioni analoghe a quelle che hanno portato alla scoperta
dei concetti. A
volte gli itinerari di apprendimento ripercorrono i processi che
l’uomo ha seguito nella loro scoperta, ma ciò non è sempre
necessario, perché quello che importa è che gli alunni siano messi
nella condizione di poter riscoprire i concetti. Evidentemente,
quella degli alunni costituisce una situazione artificiale, perché
il docente organizza le situazioni di apprendimento nel migliore dei
modi, selezionando le esperienze che gli alunni debbono effettuare,
evitando le esperienze inutili e dispersive. Come
scrive il Bruner, <<la
scuola è l'ingresso nella vita della ragione. È, certamente,
vita essa stessa, e non mera preparazione alla vita; tuttavia è
uno speciale tipo di vita, accuratamente programmato al
fine di sfruttare al massimo quegli anni ricchi di possibilità formative
che caratterizzano lo sviluppo dell'homo sapiens e che distinguono
la specie umana dalle altre>>
[9]
. Tuttavia,
occorre evitare i rischi dell’Istruzione Programmata (IP) che
prescrive itinerari rigidi, che tali restano anche quando presentano
delle alternative, come avviene nell’IP ramificata. Nell’IP
tutto è previsto, anche le alternative possono essere scelte solo
tra quelle previste. L’IP ramificata costituisce certamente un
miglioramento dell’IP lineare, ma non offre agli alunni ampi
margini di flessibilità che, seppure non coincidenti con quelli
delle esperienze spontanee, debbono però consentire agli alunni
ampi spazi di autonomia, perché egli possa mettere in azione le sue
capacità inventive, creative, formulando ipotesi e verificandole,
procedendo per tentativi ed errori, ma anche per intuizioni
improvvise ecc. In
tale prospettiva, gli itinerari di apprendimento si debbono
presentare come delle situazioni problematiche che gli alunni
affrontano avendo a disposizione determinati strumenti. L’idea
direttiva, la linea del percorso da seguire è suggerita dal
problema, dall’obiettivo da
perseguire. Ad
esempio, nel caso dell’area del rettangolo, il problema
non è tanto il calcolo quanto l’esigenza di individuare
una procedura rapida ed economica che porti al risultato. È
l’obiettivo, anzi l’esigenza di perseguire l’obiettivo che
governa il percorso, che dà ad esso una direzione, che ne indica
una linea di svolgimento. In
tal senso, la Montessori utilizzava il materiale strutturato, il
quale rappresentava la concretizzazione dei concetti e andava
utilizzato in un determinato modo per pervenire alla scoperta dei
concetti. Forse
nella scuola non si fa adeguato uso dei materiali strutturati, che
bisogna incrementare. Tuttavia, occorre dare pari importanza anche
ai materiali comuni, non strutturati, perché la guida che
gli alunni debbono seguire
è costituita soprattutto dalla meta, a condizione però che
essi avvertano l’esigenza di perseguirla, sappiano verso dove
muovere, dove desiderano arrivare. È
per questo che gli alunni debbono sempre conoscere, avere presente
la meta e sentire forte il bisogno di perseguirla. L’itinerario
esprime l’idea di un percorso, ma il percorso si snoda sempre da
un punto di partenza ad una meta. C’è un punto di partenza e c’è
una meta alla quale pervenire. Diversamente non si è in presenza di
un itinerario, ma si va a zonzo. E
molto spesso a scuola si va a zonzo. Non che non siano importanti le
cose che a scuola si fanno e si apprendono, ma molto spesso si fanno
cose estremamente eterogenee. Basti pensare alla estrema diversità
delle conoscenze che gli alunni acquisiscono, alla varietà delle
discipline che studiano, alle diverse attività
che svolgono. Qual
è la logica che le lega? Che relazione esiste tra la Rivoluzione
francese, il Teorema di Pitagora, gli Invertebrati,
il Sabato del villaggio ecc. ecc. ? Gli itinerari di
apprendimento sono dei percorsi che si caratterizzano per il fatto
che ciascuno di essi ha una meta, un obiettivo da perseguire. Occorre
avere l’accortezza di fare in modo che ogni itinerario di
apprendimento si
caratterizzi sempre per la meta da perseguire, ma è estremamente
necessario che le mete dei diversi itinerari di apprendimento siano
coerenti, se non convergenti, abbiano come punto di riferimento la
piena formazione della persona umana (<<pieno sviluppo
della persona umana>>). Ogni
itinerario di apprendimento consente agli alunni di perseguire una
conoscenza, una capacità, un atteggiamento che contribuisce alla
piena formazione della sua personalità. In
tal senso, gli itinerari di apprendimento si configurano come
itinerari formativi. Ma
questo è altro discorso, importante, da approfondire. Per
ora, diciamo in sintesi che gli itinerari di apprendimento delineano
il flessibile itinerario tra i punti di partenza, diversi da alunno
ad alunno, e gli obiettivi formativi che gli alunni debbono
perseguire, anche se a diversi livelli di conseguimento. Sono
diversi i punti di partenza, perché ogni alunno si presenta con
diversi livelli di sviluppo e di apprendimento, e sono
conseguentemente diversi i punti di arrivo. Ma
sono diversi anche i percorsi apprenditivi, gli itinerari di
apprendimento, perché ogni alunno procede secondo i suoi ritmi ed i
suoi stili di apprendimento. Spetta
ai docenti delineare itinerari di apprendimento flessibili, che
consentano a ciascun alunno di
utilizzare le strategie apprenditive e gli strumenti didattici
meglio rispondenti ai suoi stili ed ai suoi
ritmi di apprendimento. Peraltro,
gli itinerari di apprendimento debbono essere flessibili anche per
gli alunni che si presentano con gli stessi stili e ritmi di
apprendimento, non solo perché in effetti non esistono stili e
ritmi perfettamente uguali, ma
anche e soprattutto perché gli itinerari non possono essere
tracciati in astratto, ma si mettono a punto, si definiscono, si
precisano durante il loro svolgimento, continuamente, sempre,
inevitabilmente. Nessuno
sa, nessuno può prevedere e programmare in via definitiva rigidi
itinerari di apprendimento per tutti gli alunni di una classe e per
i singoli alunni. I
docenti possono solo delineare, ipotizzare, prospettare gli
itinerari di apprendimento, ma lasciandoli aperti ad ogni opportuna
modifica. È
questo, in fondo, il significato che assume il discorso intorno alla
creatività didattica e anche il rifiuto alla programmazione
didattica rigida ed uniforme. Tuttavia,
forse anche per questo, gli itinerari di apprendimento vanno
delineati, ipotizzati, prospettati con estrema cura, impegnandosi a
ricercare, individuare, mettere a punto le strategie e le tecnologie
più adeguate ai singoli alunni. I docenti debbono impegnarsi a
individuare attraverso quali attività i singoli alunni possano
pervenire alla scoperta/costruzione/invenzione dei concetti. Mentre
nella lezione espositiva il docente si limita ad esporre i concetti
senza eccessivamente preoccuparsi delle attività che contemporaneamente gli
alunni debbono effettuare per
comprenderli ed apprenderli, nelle attività di ricerca/riscoperta/reinvenzione/ricostruzione
(problem solving) il docente si preoccupa soprattutto di
individuare attraverso quali percorsi , attraverso quali attività,
gli alunni possano arrivare a scoprire/costruire/inventare i
concetti utilizzando gli strumenti didattici più adeguati ai loro
livelli di apprendimento, ai loro ritmi ed ai loro stili
apprenditivi. Scrive
il Delessert a proposito dell’insegnamento della Matematica, ma il
discorso vale in generale, che l’insegnante <<avrà
soprattutto il coraggio di non dire ¾e
questo è il punto più difficile¾
tutto ciò che sa sulle questioni trattate>>
[10]
. Vorremmo
concludere con un paradosso: gli itinerari di apprendimento sono le
sequenze di attività che gli alunni vengono motivati e guidati a
svolgere quando il docente ha <<il coraggio di non dire>>,
quando il docente riesce a resistere alla tentazione di esporre i
concetti prima che gli alunni li abbiano scoperti. Forse
l’indicazione del Delessert può
essere assunta come canone didattico del docente che, proponendosi
di tacere o di parlare quanto
meno possibile, mette a punto le proposte delle attività che gli
alunni debbono svolgere utilizzando adeguati materiali didattici. Evidentemente,
negli itinerari di apprendimento assumono grandissima rilevanza i
materiali didattici. Mentre
nella lezione espositiva il docente
può limitarsi ad utilizzare pochissimi strumenti didattici
(in genere, la parola, i gesti, la mimica, il disegno alla lavagna,
i cartelloni ed oggi anche le tecnologie multimediali), negli
itinerari di apprendimento gli strumenti didattici acquistano un
ruolo primario, essenziale, fondamentale, perché è attraverso il
loro impiego che gli alunni possono
pervenire alla scoperta dei concetti. A mo’ di sintesi, si offre la seguente rappresentazione iconica per descrivere gli itinerari di apprendimento:
[1]
<<La funzione docente è
intesa come esplicazione essenziale dell'attività di trasmissione
della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di
impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla
formazione umana e critica della loro personalità>>(Art.
395, T.U. 297/1994). [2] <<Imprimere nella mente o nell'animo di qualcuno con assidui ammaestramenti>>(Dizionario Garzanti) (Da calcare, imprimere, lasciare l’impronta).
[3]
<<Il maestro>>, si
diceva nei Programmi didattici del 1867, <<si astenga dal
dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese.
Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le
definizioni e le regole…>>(LOMBARDI F.M., I Programmi
per la scuola elementare dal 1850 al 1985, La Scuola, Brescia,
1987, pp. 49-50).
[4]
VERGNANO I., Il problema della
società educativa, Paravia, 1975, 92.1.
[5]
<<L'intelligenza è un
sistema di operazioni...
L'operazione non è altro che azione: un'azione reale, ma interiorizzata,
divenuta reversibile.
Perché il bambino giunga a combinare delle operazioni, si
tratti di operazioni numeriche o di operazioni spaziali, è necessario
che abbia manipolato, è necessario che abbia agito, sperimentato non solo su disegni ma su un materiale
reale, su oggetti fisici...>>( PIAGET J., Avviamento al
calcolo, la Nuova Italia, Firenze, 1956, p. 31).<<Se
è vero che l'abituale decorso dello sviluppo íntellettuale
procede dalla rappresentazione
attiva, attraverso quella iconica, alla rappresentazione simbolica
della realtà, è probabile che la migliore progressione possibile
seguirà la stessa direzione>> (BRUNER
J.S., Verso una teoria dell'ístruzione, Annando, Roma, 1967, p.
85)
[6]
MIALARET G., L'apprendimento della matematica, Armando,
Roma, 1969, pp. 46-47. [7] A titolo meramente esemplificativo vedi TECNOLOGIE EDUCATIVE VIRTUALI in DIDATTICA@EDSCUOLA.COM
[8]
S. TOMMASO D’AQUINO (a cura di
M. Casotti), De magistro, La scuola, Brescia, 1957, p 28.
[9]
BRUNER J. S., Dopo Dewey, Armando,
Roma, 1964, p. 17. [10] DELESSERT A., Alcuni problemi che interessano la formazione degli insegnanti di matematica, in SITIA C., La didattica della matematica oggi ¾Problemi, ricerche, orientamenti, Pitagora, Bologna, 1979, p. 367. |
La pagina
- Educazione&Scuola©