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L’autonomia: pensieri oziosi di un dirigente ozioso Renato Nicodemo Quando gli dei vogliono punirci, Molti di noi, Direttori didattici e Presidi, hanno accarezzato a lungo il sogno di essere dirigenti di una scuola autonoma. Ed eccola la fanciulla, oh la bella fanciulla!, che, come la Primavera della canzoncina, vien danzando, vien danzando alla tua porta: Sai tu dirmi che ti porta? Erba fresche e fresche viole? No. Per ora solo una serqua di convocazioni e direttive, direttive e convocazioni. L’altro giorno ho confuso una convocazione condominiale con una conferenza di servizio ed una direttiva ministeriale con quella di mia moglie! Altro che dirigente autonomo: sono l’unico DIRETTO delle Ferrovie italiane in circolazione. E pensare che in cuor mio non sopporto nemmeno l’ingiunzione ad essere autonomo! Più che dirigente sto diventando voyeur. Si assegnano le funzioni-obiettivo? Ed io guardo. Si assegnano le funzioni aggiuntive al personale ATA? Idem. Si premiano i migliori (?) professori della mia scuola? Doppio idem et amen. Alcune cose per la verità stanno cambiando. Sto, ad esempio, prendendo confidenza con le reti. Certo che per chi è nato in montagna non è facile fare il marinaio. Ma tant’è. "Così caddi a la rete" (Petrarca). E poi mi autovaluto. Davanti allo specchio, la mattina, invece di dirmi che faccio quasi schifo, mi trucco, mi lavo i denti con efficienza ed effica-cia, un gargarismo di qualità totale e poi mi dico che sono bello e bravo, prendo iniziative, promuovo processi, calcolo aree e volumi, mi relaziono con l’esterno. Insomma mi gonfio come un tacchino in fregola. Eppure c’è chi diffida dell’introspezione ridotta a coscienza che esplora i propri contenuti, perché dietro questo percorso soggettivistico starebbe la perdita della realtà (H. Arend). Io mi auguro di non perdere anche la via di casa avendo perso già i capelli. Con la recente ripresa dell’Inno di Mameli, a differenza della Vittoria "che schiava di Roma Iddio la creò", almeno non posso porgere la chioma. |
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