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LEGGERE, QUALE GIOIA!
di
Umberto Tenuta La scuola
è elementare è nata come scuola delle
leggere, scrivere a far di
conto, come scuola del popolo che la formazione riceveva nel
contesto della famiglia allargata, nella chiesa, nel vicinato
(antesignano del sistema
formativo integrato), perché alla scuola chiedeva solo la
capacità di leggere, di
scrivere e di far di conto ai fini pratici.
La situazione durò fino agli anni ‘50, quando la
rivoluzione industriale cominciò a farsi sentire anche in Italia ed
esplose poi negli anni ‘60, per cui arrivarono i
Programmi del 1985,
ancora insuperati, malgrado tutte le
Indicazioni partorite
negli ospedali di periferia.
Si giustifica così che nei
Programmi del 1955 si
affermi che il leggere
va inteso come <<
aver imparato a misurare i limiti del proprio sapere e ad esercitare
l'arte di documentarsi>>. Occorre però arrivare in ai
Programmi del 1985
perché il
saper leggere, scrivere e far
di conto si trasformi nella scuola
<<
il cui intervento è
intenzionale e sistematico>> e <<
promuove
l'acquisizione di tutti i fondamentali tipi di linguaggio e un primo
livello di padronanza dei quadri concettuali, delle abilità , delle
modalità di indagine
essenziali alla comprensione del mondo umano, naturale e
artificiale>>. Si vive ormai in
una civiltà in rapida trasformazione, in cui la persona umana[1]
acquista la sua dignità che già il Maritain le aveva riconosciuto e
deve far fronte ad una realtà che assume sempre più i connotati del
villaggio globale. Non c'è più spazio per gli
elementi del sapere
(Scuola elementare), ma occorrono i
linguaggi, i
metodi di indagine ed i
quadri concettuali delle
diverse discipline, nessuna esclusa, come base di una scuola che
ormai, a cominciare dall’istituzione della scuola media dell'obbligo
con la Legge 1958 del 1962 si estende fino alla scuola secondaria ed
oltre, a livello universitario.
In tal nuovo contesto, il
saper leggere non
serve più ai figli del popolo ma diventa base dell'imparare ad
imparare, come strumento dell’educazione permanente (lifelonglearning).
Il leggere si fa strumento della formazione dell'uomo in una società
che si fa sempre più globale, non solo in termini geografici, ma
soprattutto in termini culturali e quindi formativi. Leggere per l'educazione permanente, ma leggere
per comprendere il mondo nella sua complessità
(McLuan).
Da ciò scaturisce il ruolo fondamentale che i
Programmi del 1985 assegnano alla Lingua italiana ed alla lettura in
particolare. Forse le pagine più belle dei
Programmi del 1985
sono quelle dedicate al nuovo significato del leggere e della
biblioteca scolastica, ma soprattutto all'amore della lettura, come
precisano alcuni passi estremamente significativi che in essi si
ritrovano, soprattutto laddove affermano che <<L'insegnante,
anche testimoniando la sua consuetudine alla lettura, stimola e
accresce la motivazione del fanciulla a leggere e dedica
particolare attenzione alla scelta di testi validi per le loro
qualità intrinseche>>.
Intanto, se la prospettiva dell’educazione
permanente aveva reso suo strumento fondamentale il leggere,
questo può diventare strumento anche per allargare i propri
orizzonti culturali in un mondo che lascia sempre più spazio al
tempo libero, in un contesto in cui il lavoro non occupa più
l'intera giornata, ma lascia
spazio anche al godimento, alla gioia, al piacere di leggere. Il leggere per apprendere, ma non solo. Il leggere
diventa un modo di essere della persona umana che il villaggio
globale vuole conoscere nelle sue infinite sfaccettature e
soprattutto la sua giornata può riempire con mille attività che sono
proprie degli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi del globo
terrestre, ma soprattutto quelli della fantasia creatrice di nuovi
mondi, che non sono più quelli reali, ambientali, storici,
scientifici ecc. ma anche quelli che il leggere offre. Si pensi al mondo della fantasia che crea nuovi
spazi, nuovi orizzonti, nuovo spessore nella televisione, nelle
lavoro, nel teatro,nel cinema ecc.
Una nuova
categoria si aggiunge a quelle che avevano caratterizzato il
lavoratore contrapposto all'uomo dell’otium
ed è la categoria della fantasia creatrice che crea nuovi mondi, pur
restando coi piedi per terra, ma una terra che non è più quella
scientifica, baconiana, galileiana, ma anche quella che l'umanesimo
classico aveva esaltato.
Le due culture,
quella dell’otium e
quella del negotium, si
unificano nell'uomo integrale[2],
nell'uomo che la mobilità sociale non colloca più sin dalla nascita
in una situazione sociale dalla quale gli è impedito uscire, come
affermava il Bottai, nel 1939, quando affermava che non si dovevano
creare degli spostati, a proposito delle estensione alla scuola
successiva dell'obbligo di formazione che era limitato alla scuola
elementare. Intanto, alla domanda di lettura che si amplia, si
accresce, si moltiplica, rispondono nuovi strumenti. Se i Programmi del 1985 parlano di biblioteca
scolastica ed extra scolastica, oggi siamo all'epoca delle
e-book, che dilaga, che
si perfeziona, che pervade la vita in ogni suo momento. Il leggere conserva un posto centrale nella scuola
ma assume un significato più ampio, più comprensivo, più alto.
È il piacere del leggere! È il leggere del quale il Pennac detta il
decalogo:
Lo scrittore
Daniel Pennac[3]
ha riassunto
in un decalogo i diritti "imprescrittibili" del lettore bambino e
adulto:
I. il
diritto di non leggere;
II. di saltare le pagine;
III. di non finire un libro;
IV. di rileggere;
V. di leggere qualsiasi cosa;
VI. di leggere senza regole;
VII. di leggere ovunque;
VIII. di spizzicare;
IX. di leggere a voce alta;
X. di tacere.
Peraltro, lo
psicologo americano Bruno Bettelheim suggerisce di offrire ai bambini,
fin dai primi giorni di scuola, tanti libri stimolanti (e non solo
quello scolastico!) per far incantare i piccoli lettori e, di
conseguenza, creare l'innamoramento verso la lettura per tutta la
vita!!! Con
il piacere del leggere è
tutta la scuola che acquista nuovo significato, come, del resto, tutta
l'attività umana, anche quella del
negotium, se il Goleman
scrive di lavorare con intelligenza emotiva[4]. L'illuminismo della ragione
cartesiana si fa l’umanesimo dell'uomo integrale[5],
in cui non solo la ragione ma anche il corpo e soprattutto i sentimenti
assurgono a pari dignità. In tale prospettiva, forse ancora imperanti
restano le pagine dei Programmi del 1985, nei quali si afferma che il
docente deve testimoniare la sua consuetudine con la lettura:
<< L'insegnante, anche
testimoniando la sua consuetudine alla lettura, stimola e accresce la
motivazione del fanciullo a leggere e dedica particolare attenzione
alla scelta di testi validi per le loro qualità intrinseche>>. E ciò spiega perché
nella lettura non esiste l'abilità strumentale del leggere ma occorre
realizzare sin dall’inizio l’educazione alla lettura, nel riconoscimento
che ogni essere umano è destinato ad essere un successo, come affermava
il Rapporto Faure[6],
come riaffermano i Programmi del 1985, come riafferma l’art. 1 del
D.P.R. 275//1999: << L'autonomia
delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di
pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella
realizzazione di interventi di
educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della
persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie
e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di
garantire loro il successo
formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali
del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del
processo di insegnamento e di apprendimento>>. Leggere per apprendere, per apprendere, non solo gli
elementi del sapere, ma le profondità dell’essere umano nelle sue mille
sfaccettature, dalla corporeità alla sua razionalità, dai sentimenti
alla fantasia creatrice,. La conquista dello spazio, prima che frutto
delle conoscenze scientifiche e spaziali, è frutto delle della fantasia
creatrice (Volo di Icaro),
come del resto è sempre avvenuto: Cristoforo Colombo ha immaginato la
rotondità della terra prima di dimostrarla con la scoperta delle
Americhe. E, quindi, il leggere nella scuola assume un ruolo
centrale: questo ruolo non può essere imposto con i voti, compreso
quello in condotta, ma fatto nascere e, coltivato, incrementato.
Si chiederà il come. La risposta è stata data da Pennac che e dai Programmi
del 1985: <<il
docente testimonia la sua consuetudine alla lettura>>. Ma questa
consuetudine la testimonia tutto il sistema formativo integrato che
circonda il bambino.
Vale il verso di Dante: <<Amor,
ch’a nullo amato amar perdona>>[7].
E,
quindi, compito della scuola non è più l'acquisto del sapere, sempre più
caduco, mutevole, crescente, mai completo. Nelle scuole non
possono essere più assicurate nemmeno le competenze, sulle quali si sono
versati fiumi di inchiostro, che spesso hanno più macchiato i fogli che
chiarito le idee. Compito fondamentale della scuola è imparare a
studiare con intelligenza, entusiasmo, gioia, come proclama il Goleman[8].
In tal senso, la scuola cerca di non essere quella di
Pinocchio che alla fine dell'anno scolastico si vende l’abbecedario.
Ma in tal senso, non vi è più bisogno del voto in
condotta. A condizione che la scuola esca dal suo isolamento e non sia
vista negativamente. <<Ora
andrai a scuola>>! Non è una minaccia ma un premio atteso, un
desiderio da soddisfare al più presto possibile, a due anni e mezzo, a
due anni, se è vero, come afferma Doman, che si può apprendere a leggere
a tre anni o addirittura a 18 mesi[9].
Ma, detto tra parentesi, la scuola incomincia ancora
prima dei due anni e ancora prima della nascita, nel grembo materno, al
sesto e forse anche prima del sesto mese di gestazione, quando il feto
comincia a ricevere stimoli dal mondo esterno che si aggiungono a quelli
del grembo materno. La nuova scuola è la scuola della gioia dell’imparare,
del leggere le immagini degli albi, dell’ascoltare e del leggere le
fiabe e gli albi. Altro che cartella pesante coi rischi delle cifosi,
delle lordosi, delle scoliosi! È nato l’ebook
e, per leggere gli ebook, è
nato l’e-reader
che pesa anche meno di 200 grammi! Ma c’è un ostacolo molto grave di cui i docenti non
sono responsabili, perché la scuola stenta a distaccarsi dalle sue
origini, dalla cattedrale medievale nella quale il sacerdote pontificava
dall’altare situato sulla pedana ed i fedeli ascoltavano la lettura del
libro in cartapecora!
Non si tratta di abolire la pedana ma di promuovere la formazione di
docenti che vedano la scuola come
sistema di istruzione, di educazione e di
formazione[10],
i cui obiettivi sono quelli indicati dalla
Cresson:
sapere, saper fare, saper essere[11]. A
proposito della lettura
indimenticabile è la citata espressione dei
Programmi
del 1985: <<L'insegnante
anche testimoniando....>>.
E Maria Luisa Altieri Biagi, dalla cui penna
certamente questa espressione è uscita, ha scritto a proposito della
lettura che essere un docente di quarta e quinta elementare e dichiarare
che non ha svolto il programma di storia, geografia, scienze ecc., ma ha
fatto nascere l’amore della lettura, significa che quell'insegnante ha
svolto per gran parte il suo compito!
Si chiede, e quante volte, come si fa a far nascere
l'amore della lettura. Ecco, L’Altieri Biagi ha dato la risposta:
<<Testimoniando la consuetudine
della lettura…>>. Se occorre lavorare, come afferma il Golemann, con
intelligenza emotiva, occorre soprattutto leggere con amore, con gioia,
con piacere. Il primo e fondamentale compito della scuola è quello di
sollecitare
atteggiamenti, poi quello
di far maturare
capacità ed infine di
fare acquisire
conoscenze. Un’ultima precisazione! Già la Montessori scriveva che la storia può essere
appresa attraverso la lettura dei romanzi di storia: si pensi a Cesare
Abba col suo libro “Da
Quarto a Volturno”, a I
martiri di Belfiore ecc. Quanto
detto finora trova un ostacolo
gravissimo, se non insormontabile, nella carenza di formazione dei
docenti, carenza sul piano dell’impostazione metodologico-didattica, più
che sul piano della competenze scientifiche, se è vero che
l'aggiornamento dei docenti si realizza con interventi sporadici e oggi
con i PON (peraltro
frequentati sempre più dagli alunni, e non dai docenti!), e non con
interventi sistematici, quali
abbiamo delineato in FORMANET[12]:
gruppi di scuole che si costituiscono in reti una decina di
scuole, ciascuna delle quali cura una particolare tematica. Il piacere di leggere è l'emblema di una scuola che si
rinnova, di una scuola che non risponde alle esigenze di uno stato, più
o meno democratico, ma che risponde essenzialmente ed effettivamente
alle esigenze che sono proprie dell'uomo dei nostri giorni, impegnato a
lavorare con intelligenza emotiva, ma impegnato soprattutto ad allargare
gli orizzonti della propria personalità, attraverso la gioia, l'amore,
il piacere di leggere, per riappropriarsi di quanto gli uomini di tutti
tempi e di tutti i luoghi hanno
pensato, hanno creato, hanno realizzato.
Questa constatazione ci porta a ritenere che compito
della scuola di ogni ordine e grado, a cominciare dalla scuola
dell'infanzia, per finire con le università, è soprattutto quello di far
nascere, di incrementare e di ampliare il
piacere del leggere.
Leggere inteso non più come una condanna, ma come una gioia, un piacere,
un desiderio senza limiti! Ma il piacere
delle leggere va coltivato come atteggiamento di base da ogni docente
che opera nella scuola: non solo dal docente di lingua italiana ma da
tutti i docenti, perché tutti i docenti possano trovare nelle letture
dei loro alunni gli strumenti per accrescere il patrimonio delle loro
conoscenze e soprattutto delle competenze e dei sentimenti. Una nuova scuola è nata: è la scuola della gioia del
leggere, del leggere per appropriarsi di quanto gli uomini che hanno
popolato la faccia della terra hanno inventato, hanno costruito, hanno
realizzato. Il leggere non è più una condanna,che induce Pinocchio
a vendersi l’abbecedario,
alla fine dell’anno scolastico, ma una gioia, un piacere, un dono che la
scuola fa e che i bambini accolgono come strumento per allargare i loro
orizzonti spaziali, temporali, scientifici, artistici ecc. La gioia del leggere è il dono più grande che la
scuola fa, non agli scolari, ma agli studenti di ogni scuola,
perché
studenti, sinonimo di
filosofi, sono coloro che
amano il sapere, racchiuso negli scrigni d’oro che la lettura apre per
goderne a piene mani, senza egoismi, perché, attraverso la lettura, i
saperi diventano patrimonio di tutti gli uomini, attraverso i libri, gli
e-book, Internet, nel villaggio globale. È questa la nuova scuola:
la scuola
della gioia di leggere che i docenti fanno nascere,
coltivano, incrementano sempre più. E
Pinocchio non si venderà più l’abecedario,
ma se lo stringerà al petto, perché in esso è racchiuso il tesoro
più bello della sua vita che il leggere gli disvela.
[1]
In merito cfr.: AYER A.J., Il concetto di persona, Il
Saggiatore, Milano, 1966; FLORES D'ARCAIS G., Le
<<ragioni>> di una teoria
personalistica dell'educazione, La Scuola, Brescia, 1987;
FLORES D'ARCAIS G.,
Pedagogie personalistiche e/o pedagogie della persona, La
Scuola, Brescia, 1994; RIGOBELLO A., (a cura di), Lessico
della persona umana, Studium, Roma, 1986. ACONE G. (a cura),
Aspetti e problemi della pedagogia contemporanea,
Edizioni SEAM, , Formello (RM), 2000;
Acone G., Declino
dell’educazione e tramonto d’epoca, La Scuola, Brescia,
1994.Mounier E.,
Il personalismo, AVE,
Roma, 1964.
Rigobello A., Mura G., Ivaldo
M., Il personalismo,
Città Nuova, Roma 1975; RICOEUR P., La persona, Morcelliana,
Brescia, 1997; PERETTI, M.
Breve saggio di una
pedagogia personalistica, La Scuola, Brescia,1978; STEFANINI
L., Personalismo sociale,
Studium, Roma, 1979.
[2]
Homo sum, humani nihil a me alienum puto: frase in
lingua latina che significa letteralmente: «sono
un essere umano,
non ritengo a me estraneo nulla di umano» (in parole più
semplici: «Nulla che
sia umano mi è estraneo»). La frase è di
Publio Terenzio Afro
che la usò nella sua
commedia
Heautontimorùmenos
(Il punitore di se stesso, v. 77) del
165 a.C.
[3]
(http://marical.blogspot.com/2007/06/il-decalogo-di-pennac.html)
[4]
GOLEMAN D.,
Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, 1997; GOLEMAN D,
Lavorare con Intelligenza Emotiva, Rizzoli, Milano,
1999
[5]
Maritain Jacques,
Umanesimo integrale, Borla, Roma, 2002
[6]
<<ogni uomo è destinato
ad essere un successo e il mondo è destinato ad accogliere
questo successo>> (FAURE E, (a cura di),
Rapporto sulle strategie
dell'educazione, Armando-UNESCO, Roma, 1973, p. 249).
[7]
Inferno, V, 103.
[8]
GOLEMAN D, Lavorare con Intelligenza Emotiva, Rizzoli,
Milano, 1999
[9]
Doman G.,
Leggere a Tre Anni ─I
bambini possono, vogliono leggere, Armando Editore, Roma,
2003
[10] Strano, ma sia nella
Legge
[11] In merito cfr.: Cresson,
E., Insegnare ad
apprendere. Verso la società conoscitiva,
Libro bianco su
istruzione e formazione, Lussemburgo, Commissione Europea.
1995;. In merito cfr.: CAMBI F. (a cura di),
Nel conflitto delle
emozioni – Prospettive pedagogiche, Armando Editore, Roma,
1999; TENUTA U., I
contenuti essenziali per la formazione di base: homo patiens,
habilis, sapiens, in Rivista dell’istruzione, Maggioli,
Rimini, 1998, N. 5; TENUTA U.,Verificare
le conoscenze essenziali, ma soprattutto le capacità ed anche
gli atteggiamenti, in Rivista dell’istruzione, Maggioli,
Rimini, 2002, n. 4; TENUTA U.,
Atteggiamenti: non solo
conoscenze, non solo capacità, Il Dirigente scolastico,
ScuolaSNALS, Roma, gennaio 2002; TENUTA U.,Conoscenze
Capacità Atteggiamenti; TENUTA U.,
Obiettivi Formativi da
Raggiungere; TENUTA U.,Obiettivi
Formativi e Competenze; TENUTA U.,
Obiettivi Specifici di
Apprendimento; TENUTA U.,
Obiettivi: come
districarsi?; TENUTA U. ,
Atteggiamenti Capacità
Conoscenze, nel sito
https://www.edscuola.it/archivio/didattica/index.html; TENUTA
U., Atteggiamenti,
capacità e conoscenze , in RIVISTA DIGITALE DELLA DIDATTICA:
http://www.rivistadidattica.com/
[12]
RETI PER L’AGGIORNAMENTO (FORMANET) di Umberto Tenuta, in
www.rivistadidattica.com
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- Educazione&Scuola©