MONITORAGGIO DEI MONITORAGGI
Umberto Tenuta
Monitoraggio è l'attività del monitorare: seguire lo svolgersi di un processo sul monitor.
Tuttavia, il significato del monitoraggio va oltre la verifica del processo e comprende anche e soprattutto gli interventi che lo svolgersi del processo rende opportuni.
In effetti, il significato del monitoraggio si identifica quasi sempre con il feed back, con la retro-azione, con gli interventi correttivi del processo: monitorare significa controllare i processi apportando via via le modifiche che si rendono opportune.
Questo avviene automaticamente negli automi meccanici, elettronici ed informatici, ma avviene anche negli altri processi, di qualsiasi natura, compresi quelli vitali e culturali.
Non avviene solo nel mondo della scuola!
Non avviene nella valutazione scolastica, nella valutazione che riguarda gli alunni e nella valutazione che riguarda i docenti ed i dirigenti scolastici.
Non avviene nella valutazione che riguarda gli alunni: né in quella continua, né in quella periodica.
La verifica dei risultati conseguiti dagli alunni al termine di un compito scolastico, quale che esso sia, non ha alcuna conseguenza sullo svolgersi della normale attività didattica: il docente continua la sua attività così come era prevista e dei risultati degli alunni terrà conto solo ai fini dell'ammissione alla classe successiva. Se un qualche effetto la verifica ha, esso riguarda gli alunni e le loro famiglie, che ne dovrebbero tenere conto per sopperire agli eventuali insuccessi attivando proprie iniziative, al di fuori della scuola: se la verifica evidenzia che l'alunno non ha imparato, è questi e la sua famiglia che debbono provvedere, non i docenti.
Questo vale, sia per le verifiche continue, costituite dalla correzione dei compiti o dalle interrogazioni, sia per le valutazioni tri-quadrimestrali riportate nelle schede di valutazione.
Così come per le correzioni e le interrogazioni, anche per le valutazioni tri-quadrimestrali è estremamente raro che esse inducano i docenti ad apportare modifiche al comune andamento didattico della classe attraverso l’aggiustamento della programmazione didattica annuale e periodica, che peraltro molto spesso ha scarsa incidenza su di esso.
Sembra "normale" che le verifiche riguardino gli alunni e non i docenti: se l'alunno non ha appreso, è cosa che riguarda lui e non il docente! Non si mette quasi mai in discussione la validità dell'intervento didattico, quale che sia stata la modalità della sua attuazione, anche perché quasi sempre esso si identifica con la lezione frontale, espositiva più che dimostrativa, verbale più che iconica ed oggettiva (multimediale). Irrilevanti sembrano le modalità della lezione, in quanto quasi sempre non si attribuisce alcuna importanza, nè ai livelli di sviluppo e di apprendimento, né ai ritmi ed agli stili apprenditivi dei singoli alunni.
Sembra invece che l'unica variabile degna di rilievo sia costituita dall'impegno dell'alunno, a prescindere dalla natura delle sue motivazioni, che non importa siano intrinseche o estrensiche. Se l'alunno non ha imparato, ciò è dipeso dalla sua mancanza di impegno: questa sembra essere la convinzione comune.
In tale prospettiva, la valutazione tri-quadrimestrale non ha una funzione di feed back sui processi di insegnamento, per cui ci si potrebbe domandare se l'impegno che essa richiede sia giustificato e se non possano bastare agli alunni e alle famiglie le verifiche periodiche per gli adempimenti di loro competenza. Una volta che i docenti abbiano comunicato agli alunni i risultati dei loro processi apprenditivi, potrebbe bastare questa comunicazione a regolare i comportamenti degli alunni.
Assunto, come sembra si assuma nella scuola, che i processi didattici siano validi comunque, sempre, in assoluto, il monitoraggio dovrebbe essere effettuato dagli alunni e dalle loro famiglie, sulla base dei risultati degli accertamenti che i docenti effettuano periodicamente.
Tuttavia, è appena il caso di evidenziare che in questo modo ci si pone in una prospettiva diversa da quella che è propria della valutazione formativa, secondo la quale la valutazione è sempre funzionale all'aggiustamento dei processi di insegnamento: la valutazione ha una funzione di feed back, in quanto serve ai docenti per mettere continuamente a punto i loro interventi didattici. Nella valutazione l'alunno è solo il testimone della validità o meno degli interventi didattici attivati (1). Se gli apprendimenti non si realizzano, ciò dipende dal fatto che gli interventi didattici non hanno tenuto in debita considerazione i livelli apprenditivi e formativi degli alunni, i loro ritmi ed i loro stili di apprendimento, le loro motivazioni.
Pertanto, spetta ai docenti apportare i necessari correttivi (feed back).
Comunque, ciò che in questa sede si vuole evidenziare è la scarsa funzionalità del monitoraggio dei processi apprenditivi e formativi degli alunni, soprattutto di quella forma di monitoraggio che si realizza attraverso le valutazioni tri-quadrimestrali, che pure rappresentano un impegno estremamente oneroso per i docenti: così come sono utilizzate, tali forme di valutazione non rispondono ai principi nè della efficacia nè della efficienza cui pure l'attività educativa e didattica dovrebbe attenersi.
Sembra proprio il caso di rivedere i processi di valutazione dei docenti per superarne definitivamente l'attuale impostazione.
Sarebbe evidentemente auspicabile che l’attività di valutazione assumesse carattere eminentemente formativo, ponendosi quale strumento essenziale per la continua messa a punto degli interventi didattici: attraverso la verifica dei risultati degli interventi didattici, i docenti ne valutano la loro adeguatezza, al fine di apportare i necessari adeguamenti.
MONITORAGGIO DELL'ATTIVITà DI AGGIORNAMENTO, DI PROGRAMMAZIONE E DI INNOVAZIONE SUL PIANO ORGANIZZATIVO E DIDATTICO
é appena il caso di evidenziare anche e soprattutto la scarsissima rilevanza che assumono i numerosi monitoraggi che sempre più frequentemente si attuano nelle scuole.
Oggi i monitoraggi proliferano e sono diventati estremamente invadenti.
Non c'è iniziativa attuata nelle scuole che non venga monitorata: le risorse ed i tempi spesi per i monitoraggi eguagliano certamente quelli spesi per l’attuazione delle iniziative, siano esse attività di aggiornamento che attività di sperimentazione di modelli organizzativi.
Ma l'aspetto che maggiormente si evidenzia in tale proliferare di monitoraggi è che essi non svolgono alcuna funzione di feed back: i monitoraggi non hanno alcuna rilevanza ai fini dell’aggiustamento dell’organizzazione educativa e soprattutto dell’impostazione dell’azione didattica, che peraltro nessuno si preoccupa di andare a monitorare.
Nessuno, tranne le poche, scarse e rare indagini internazionali, si preoccupa di andare a monitorare se gli alunni apprendono e come apprendono a leggere ed a scrivere, come gli alunni apprendono le frazioni, come gli alunni apprendono la Storia e la Geografia, ecc.
I monitoraggi riguardano solo l’organizzazione, i contenitori, la forma, ma non la sostanza, non i contenuti, non l’essenza della scuola, che indubbiamente è costituita dai risultati educativi.
E, peraltro, anche questi monitoraggi sono fini a se stessi: si pensi ai monitoraggi della sperimentazione dell'autonomia, delle attività di aggiornamento, della realizzazione degli istituti comprensivi.
Nessuno ha verificato se le sperimentazioni abbiano arrecato benefici o addirittura danni al normale andamento educativo e didattico delle scuole e, in particolare, alla formazione degli alunni.
D'altra parte, la verifica dei risultati è mancata anche in tutte le iniziative che sono state contrabbandate come sperimentazioni e che di queste non avevano il requisito essenziale che è costituito, appunto, dalla verifica dei risultati attraverso la loro comparazione con il campione di controllo.
Se non si creano le condizioni sperimentali che consentano di comparare due situazioni analoghe, in una delle quali viene introdotta la variabile sperimentale, evidentemente non è possibile parlare di risultati positivi o negativi della sperimentazione, per la semplice ragione che non c'è stata una sperimentazione: nessuno garantisce che le cose non sarebbero andate allo stesso modo o addirittura meglio senza la variabile sperimentale.
Anche se non si è trattato di un monitoraggio, ma di una semplice attività di valutazione, peraltro priva di alcuna forma organica di controllo, il culmine si è raggiunto con la valutazione dei dirigenti scolastici, che nessuno ha mai detto e nessuno sa a cosa sia servita, se non a screditare l'istituto della verifica, soprattutto per le modalità in cui è stata realizzata.
Etero ed autovalutazione
Tuttavia, si ritiene opportuna un’ulteriore considerazione sulla valutazione.
Il RAS prevede che <<al fine della verifica degli obiettivi di apprendimento e degli standard di qualità del servizio il Ministero della pubblica istruzione fissa metodi e scadenze per rilevazione periodiche>>, affidate ad apposito ente, aggiungendo, peraltro che <<Le rilevazioni di cui al comma 1 sono finalizzate a sostenere le scuole per l'efficace raggiungimento degli obiettivi>>, secondo quanto sopra da noi sostenuto.
Ora, se non si può disconoscere l’esigenza che il Ministero della pubblica istruzione possa avvalersi di elementi di conoscenza al fine di <<sostenere le scuole per l'efficace raggiungimento degli obiettivi>>, appare assolutamente contraddittorio con lo spirito dell’autonomia che le verifiche degli aspetti più diversi del funzionamento delle istituzioni scolastiche vengano effettuate dall’esterno e non invece dalle stesse istituzioni scolastiche, alle quali appunto il RAS affida il compito di individuare <<le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati>>.
Nella scuola dell’autonomia, la valutazione non può che essere innanzitutto autovalutazione e, pertanto, le attività di eterovalutazione debbono essere ridotte al minimo indispensabile. Diversamente, viene negata l’autonomia delle istituzioni scolastiche: se i risultati sono valutati dall’esterno, l’organizzazione educativa e didattica delle scuole non può essere più autonomamente decisa.
Occorre lasciare alle singole istituzioni scolastiche il compito di monitorare le singole iniziative attuate, riservando al Ministro della pubblica istruzione solo il compito di promuovere la <<verifica degli obiettivi di apprendimento e degli standard di qualità>>.
Semmai, è compito del Ministero della pubblica istruzione promuovere e sostenere un siffatto impegno delle istituzioni scolastiche, ma senza mai sostituirsi ad esse.
IL MONITORAGGIO DEI MONITORAGGI
Comunque, in presenza di una così abnorme proliferazione dei monitoraggi, che sembra non accenni a scemare, stanti gli interessi che intorno ad essi si vanno creando, sarebbe certamente il caso di effettuare un ennesimo monitoraggio: il monitoraggio dei monitoraggi!
Sarebbe estremamente utile verificare quali feed back abbiano avuto gli innumeri monitoraggi attuati nelle scuole, tenendo appunto presente che <<Le rilevazioni… sono finalizzate a sostenere le scuole per l'efficace raggiungimento degli obiettivi>>.
In particolare, andrebbe valutato il rapporto tra costi e benefici, ammesso che qualche beneficio sia derivato alle scuole dai monitoraggi subiti.
Evidentemente anche questo monitoraggio sarebbe utile se si avessero ben chiari gli scopi da perseguire: non effettuare monitoraggi senza sapere a che cosa servono e senza farli seguire dalle opportune azioni di sostegno alle scuole <<per l’efficace raggiungimento degli obiettivi>>, che, a norma del RAS, è costituito dal successo formativo, inteso come piena formazione della personalità degli alunni, nel rispetto delle loro identità personali, sociali, culturali e professionali.
1 In merito cfr. ZAVALLONI R., Valutare per educare, La Scuola, Brescia, 1961