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PON E AGGIORNAMENTO DEI DOCENTI A differenza dei primi anni, quando il 90% dei PON
era opportunamente destinato ai docenti, quest’anno la situazione si è
invertita, nemmeno il 10% è stato destinato ai docenti! Più del 90% è stato destinato agli alunni, sulle
tematiche più varie, alcune strane, tutte inutili, anzi dannose. Il perché del fenomeno? I docenti non vogliono aggiornarsi: perché
dovrebbero farlo? La progressione di carriera va avanti per età; i
titoli per i concorsi dirigenziali ed ispettivi riguardano gli incarichi
elargiti dal dirigente e non le competenze professionali. Il dovere professionale: certo, c’è un 10% di
docenti e dirigenti che ancora lo avverte! Le rivista professionali, che pure hanno svolto
un’utile funzione, sono tutte in crisi! I saggi socio psicopedagogici non sono acquistati.
Iniziative di aggiornamento, in particolare PON, che negli anni decorsi
erano predominanti, ora sono assenti.
I fondi dei PON sono destinati agli alunni.
Se ne avessero un vantaggio, mica male.
Invece, non solo sono inutili, ma anche dannosi.
Inutili, perché un cosiddetto Esperto, che si
trova davanti a 20/25 alunni provenienti dalle più diverse classi e
indotti a frequentare il PON dai più diversi motivi, non può certo
sostituirsi validamente al docente della classe cui compete
istituzionalmente anche il compito del recupero[1],
sia perché molto spesso non ha le competenze specifiche, trattandosi di
docente di altra scuola (Nella Primaria sono di moda i docenti della
Secondaria: ad esempio, i docenti di Matematica della Secondaria, privi
di competenze didattiche, sono preferiti ai docenti della Primaria,
forniti forse poco di competenza disciplinare ma senz’altro molto di più
di quelli della Secondaria di competenza metodologico-didattica che è
poi quella che conta), ma la cosa più grave è che si tratta di
interventi sporadici, spesso non condivisi e quindi trascurati dai
docenti di classe se non contrastati.
Anche quando il PON funziona bene, è sprecato, perché gli alunni poi
tornano alla routine della classe di appartenenza.
Intanto, si sprecano risorse consistenti, con le quali si potrebbero
aggiornare i docenti delle classi: aggiornare tre docenti di classe
significa migliorare per lungo periodo di tempo la docenza per
settantacinque alunni, a fronte del presunto miglioramento temporaneo
per venticinque alunni.
L’INDIRE dovrebbe affidare ad un istituto qualificato, esterno
all’Amministrazione scolastica, la valutazione dei risultati dei PON.
Si dovrebbe cominciare dalle tematiche: le più strampalate!
Ma, ammesso che gli alunni abbiano migliorato le competenze disciplinari
previste dal PON, per le altre, soprattutto per quelle successive, che
si fa?
Mi sia consentito un paragone.
Quando una Fabbrica di automobili rileva che alcune auto presentano dei
difetti, mica si limita a farle riparare: si migliora la linea di
montaggio!
Se questo si fa in ogni campo tecnologico, perché non si fa nella
scuola?
Tra parentesi, sta venendo meno anche la funzione formativa dei
Dirigenti e degli Ispettori, costretti a studiare il Codice di procedura
penale, quasi che il compito della scuola sia diverso da quello del
carcere, il cui compito non è repressivo ma educavo:
educa il carcere ma non la scuola
coi suoi ispettori competenti in procedura penale!
La scuola è alla deriva perché manca la formazione professionale
iniziale e continua del personale docente, dirigente ed ispettivo.
Possibile che nessuno al Ministero se ne renda conto?
Possibile che non si prenda atto che i
genitori, cui l’art. 30 della Costituzione affida il compito
dell’istruzione e dell’educazione dei propri figli, non vengano
ascoltati, se non attraverso i loro cosiddetti rappresentanti, privi dei
cahiers di doleans?
La si smetta coi PON per gli alunni e li si organizzi per i docenti:
certamente i risultati saranno migliori, se tutti i docenti saranno
indotti ad aggiornarsi e se si troveranno esperti capaci di aggiornarli
a 360°facendo affidamento, oltre che sulle competenze disciplinari, su
quelle socio psicopedagogiche e soprattutto su quelle organizzative e
metodologico-didattiche, se non proprio su quelle matetiche.
Sembra che tutti i discorsi sul Costruttivi pedagogico, sulle
Tecnologie, sulle Metodologie dell’apprendimento, sulla Programmazione ,
su processi apprenditivi degli alunni, siano venuti meno.
La Moratti aveva fatto la Riforma delle Riforme introducendo le
Unità di apprendimento,
ma subito si è provveduto a ripristinare la vetusta
lezione di gentiliana
memoria, fornendo le scuole delle LIM, strumenti per insegnare e non per
apprendere attraverso il
Problem solving, il
Cooperative learning, le
Tecnologie concrete (comuni e
strutturate) introdotte dal Piaget e dal Bruner, delle
Tecnologie virtuali
(SCORM) introdotte Papert e sostenute da Umberto Eco.
Le lavagne di plastiche hanno sostituito malamente quelle di ardesia,
che funzionavano meglio.
Ora le LIM sostituiscono le une e le altre e la lezione espositiva, nata
nelle cattedrali medioevali, tornerà in auge.
Ci rendiamo conto che la nostra è
vox clamans in deserto,
perché altre sono le esigenze!
[1]
In merito cfr.: TENUTA
U,
Le
UNITÀ DI APPRENDIMENTO,
nella rubrica
RIFORMA della
Rivista Digitale della Didattica: www.rivistadidattica.com |
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