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RIFORMA DELLA SCUOLA PER
GARANTIRE IL SUCCESSO FORMATIVO A TUTTI GLI ALUNNI di Umberto Tenuta
È una
scuola che può essere realizzata sin da oggi, solo che la si voglia!
La
scuola pubblica italiana
nasce con la <<legge
Casati ( d.lv.
13.11.1859, n. 3725) del Regno di Sardegna, entrato in vigore nel 1860 e
successivamente esteso, con l'unificazione, a tutta l'Italia…La legge
riformò in modo organico l'intero ordinamento scolastico,
dall'amministrazione all'articolazione per ordini e gradi ed alle
materie di insegnamento, confermando la volontà dello Stato di farsi
carico del diritto-dovere di intervenire in materia scolastica a fianco
e in sostituzione della Chiesa cattolica che da secoli deteneva il
monopolio dell'istruzione. >>(WIKiPEDIA) Sin dalla sua nascita, la scuola italiana è
andata incontro a proposte e
processi di riforma che continuano anche ai nostri giorni. Al riguardo fondamentali sono: ─
l’art. 3 della
Costituzione italiana
del 1948:
<<Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di
fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese>>;
─
l’art. 30 della
Costituzione italiana
del
1948:
<<È
dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli,
anche se nati fuori del matrimonio…>>;
─l’art.
3 del D.P.R. 275/1999: <<1.
Ogni istituzione scolastica
predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il
Piano dell'offerta formativa.
Il Piano è il documento
fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle
istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare,
extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole
adottano nell'ambito della loro autonomia.
2. Il Piano dell'offerta formativa è coerente
con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di
studi determinati a livello nazionale a norma dell'articolo 8 e riflette
le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà
locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell'offerta
formativa. Esso comprende e
riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari,
e valorizza le corrispondenti professionalità.
3. Il Piano dell'offerta formativa è elaborato
dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali per le
attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di
amministrazione definiti dal consiglio di circolo o di istituto,
tenuto conto delle proposte e
dei pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni anche di fatto
dei genitori e, per le scuole secondarie superiori, degli studenti.
Il Piano è adottato dal consiglio di circolo o di istituto>>;
─l’Art.
4 del D.P.R.
275/1999 (REGOLAMENTO DELL’AUTONOMIA SCOLASTICA):
<<1.
Le istituzioni scolastiche, nel
rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta
educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma
dell'articolo 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi
formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla
crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le
diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le
iniziative utili al raggiungimento del successo formativo.
<<2.
Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche
regolano i tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole
discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi
di apprendimento degli alunni. A
tal fine le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di
flessibilità che ritengono opportune e tra l'altro…..>>;
─l’art. 5
(Autonomia organizzativa) del D.P.R. 275/1999:
<<1.
Le istituzioni scolastiche adottano,
anche per quanto riguarda
l'impiego dei docenti, ogni modalità organizzativa che sia espressione
di libertà progettuale e sia coerente con gli obiettivi generali e
specifici di ciascun tipo e indirizzo di studio,
curando la promozione e il
sostegno dei processi innovativi e il miglioramento dell'offerta
formativa>>.
Infine, norma di rilevantissima portata, si
legge nella
Indicazioni nazionali
della
RIFORMA MORATTI
[1]
che <<Il
cuore del processo educativo si ritrova, quindi, nel compito delle
istituzioni scolastiche e dei docenti
di progettare le
Unità di Apprendimento
caratterizzate da
obiettivi formativi adatti e
significativi per i singoli allievi…e volte a garantire la
trasformazione delle capacità di ciascuno in reali e documentate
competenze>>.
LE
UNITà DI APPRENDIMENTO INTESE
QUALE EFFETTIVA RIFORMA DELLA SCUOLA, MAI REALIZZATA
La vera
riforma della scuola!
Da 150 anni la scuola statale, così come le
altre, è stata fondata sulla
lezione[2],
contestata sin dal Campanella
nella
Città del sole, ma
soprattutto nell’Emilio
di J.J. Rousseau, i cui
principi occorre che tutti i docenti realizzino, nonché dal successivo
movimento delle le scuole nuove
o
scuole attivE[3]
e dalle realizzazioni che ne sono state fatte.
Tale processo innovativo culmina nel 1907
nella istituzione delle
case dei bambini
realizzate da Maria Montessori ove la riforma della scuola, auspicata
dall’Attivismo pedagogico
veniva realizzata abolendo la lezione e la stessa figura del docente
veniva sostituita dalla “direttrice” delle
unità di apprendimento[4].
Ma la
Riforma Gentile del 1923
ha azzerato la situazione e solo con i
Programmi didattici
del 1945 per la scuola
primaria, ispirata dal
Washburne[5],
riemerge il discorso di una scuola nuova. I successivi programmi didattici vi fanno
insistente riferimento, ma non se ne fa niente.
La
lezione continua a imperare.
Certamente realizzare la scuola delle
unità di apprendimento è
molto più impegnativo del far lezione per il docente, ma garantisce
l'effettivo processo apprenditivo e formativo dei singoli alunni.
Sostituire le
unità di apprendimento
alla
lezione comporta un
cambiamento che richiede alla scuola la sua più profonda riforma. Tutti gli altri discorsi che si fanno sul numero
dei docenti, sulle ore di attività ecc. eludono ma non risolvono il
problema di garantire il
successo formativo,
inteso come piena formazione della personalità dei singoli alunni. La riforma Moratti aveva risolto il problema con
le
unità di apprendimento,
ma è rimasta inattuata.
Le
LIM costituiscono il segnale più
evidente di non voler riformare la scuola,
perché sono funzionali alla lezione. Solo attraverso
le
unità di apprendimento
si garantisce il
successo formativo a
tutti i singoli alunni.
I PON, le LIM, i discorsi sulla
qualità della scuola sono
tutti diversivi.
Se l’Amministrazione
scolastica, dal centro alla periferia
(finanche la singola scuola!),
vuole realizzare veramente una riforma della scuola che garantisca il
successo formativo a tutti gli alunni, occorre sostituire alla
lezione le
unità di apprendimento[6],
le quali, attraverso le metodologie del
Problem solving[7]
e del
Master learning[8],
facendo uso delle
tecnologie formative concrete (strutturate e
non strutturate), virtuali, iconiche e simboliche[9],
realizzano la riforma che garantisce la piena,
integrale, massimale, originale formazione di tutti i singoli alunni. Questo risultato è
alla portata di tutte le scuole, attraverso le
unità di apprendimento,
solo che i docenti vogliano
impegnarsi in un’attività formativa certamente più impegnativa della
lezione, quale che sia la forma di questa[10]. Nelle
indicazioni e
nelle
raccomandazioni
della riforma Moratti, che noi gli abbiamo bene illustrato con una serie
di saggi[11],
vi sono le indicazione utile a tale processo innovativo che ogni scuola,
nell'ambito della sua autonomia, occorre realizzare. Da
Anche su questa rivista abbiamo già cominciato un
discorso in questa prospettiva che ci impegnamo a portare avanti, a un
che donne e semplificazioni specifiche, auspicando però il contributo di
quanto va veramente hanno cuore e una riforma della scuola che
garantisca ad ogni cucciolo di uomo e, in suo successo formativo, in
detto come piena, la integrante, massimale e di originale formazione
della loro personalità. La riforma attraverso le
unità di apprendimento
, peraltro, risolve anche il è problema degli alunni diversamente abili
e degli alunni super dotati, sui quali i la Comunità europea ha
formalmente richiamato l’attenzione di tutte le amministrazioni
scolastiche. Nelle
indicazioni e nelle
raccomandazioni della
Riforma Moratti, che noi
abbiamo bene illustrato con una serie di saggi, vi sono le indicazione
utili a tale processo innovativo che ogni scuola, nell'ambito della sua
autonomia, dovrebbe realizzare. Anche su questa rivista abbiamo già cominciato un
discorso in questa prospettiva che ci impegniamo a portare avanti, con
una serie di esemplificazioni specifiche, auspicando però il contributo
di quanti veramente hanno cuore una riforma della scuola che garantisca
ad ogni cucciolo di uomo il suo successo formativo, inteso come piena,
integrale, massimale ed originale formazione della loro personalità.
Come il venditore di almanacchi di Leopardi, ci
auguriamo che il prossimo anno sia quello buono per realizzare la
riforma della scuola, l'unica riforma che si richiede, tenendo presente
che tutte le altre sono solo inutili diversivi che lasciano, come
lasciano, le cose così come sono state finora. In effetti, la scuola è rimasta fondamentalmente
quella prevista dalla Legge Casati del 1859! Al riguardo, <Il
maestro>>, si diceva nei Programmi didattici del 1867, <<si
astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero
intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le
definizioni e le regole…>>[12]. È questo che, dopo
centocinquanta anni si continua a fare con le
lezioni, gli
ipertesti, gli
ipermedia ed ora con le
tanto decantate
LIM che, peraltro, ben
potevano essere sostituite dai KIT MOBILI[13].
[1]
TENUTA U., La Riforma
Moratti: come attuarla? ─Indicazioni
didattiche per l’attuazione della Riforma, In RIVISTA
DIGITALE DELLA DIDATTICA (www.rivistadidattica.com)
[2] In merito, cfr. i nostri
saggi nelle seguenti riviste:
EDSCUOLA.COM
(
www.edscuola.it/dida.html ) e
RIVISTA DIGITALE DELLA
DIDATTICA (
www.rivistadidattica.com )
[3]
In merito cfr.: ROMANINI L.,
La metodologia moderna
nella scuola elementare, La Scuola, Brescia, 1955; ROMANINI
L., Il movimento
pedagogico all’estero (vol. I -
Le idee; vol. II -
Le esperienze), La
Scuola, Brescia, 1955; BINI G.,
La pedagogia attivistica
in Italia, Editori Riuniti, Roma, 1971.
[4] In merito cfr.:
MONTESSORI M., La scoperta del bambino, Garzanti, Milano,
2000
[5] Al
Washburne si deve
l’esperienza innovativa della scuola di Winnetka (1919).
[6] In merito cfr.: TENUTA
UMBERTO, Le unità di
apprendimento,
in RIVISTA DIGITALE DELLA DIDATTICA (www.rivistadidattica.com)
[7] In merito al Problem
solving cfr.: MOSCONI G., D'URSO V. (a cura di), La
soluzione di problemi. Problem-solving, Giunti-Barbèra,
Firenze, 1973; KLEINMUNTZ B.(a cura di), Problem solving
Ricerche, metodi, teorie, Armando, Roma, 1976; DUNCKER K.,
La psicologia del pensiero produttivo, Giunti-Barbèra,
Firenze, 1969; WERTEIMER M., Il pensiero produttivo,
Giunti-Barbèra, Firenze, 1965; DORNER D., La soluzione dei
problemi come elaborazione dell’informazione, Città Nuova,
Roma, 1988. Per la problematica dell’ermeneutica, cfr: GENNARI
M., Interpretare l’educazione. Pedagogia, semiotica,
ermeneutica, La Scuola, Brescia, 1992; MALAVASI P., Tra
ermeneutica e pedagogia, La Nuova Italia, Firenze, 1992
[8]
In merito al Cooperative learning cfr.: JOHNSON, D.W. ET
AL., Apprendimento Cooperativo in Classe, Edizioni
Erickson, Trento, 1997; PONTECORVO C., AIELLO A.M.,
ZUCCHERMAGLIO C., Discutendo si impara. Interazione sociale e
cono-scenza a scuola, NIS, Roma, 1991; PONTECORVO C. (a cura
di), La condivisione della conoscenza, La Nuova Italia,
Firenze, 1993; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., (a
cura di), I contesti sociali dell’apprendimento. Acquisire
co-noscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana,
LED, Milano, 1995;. LIGORIO M.B., Apprendimento e
collaborazione in ambienti di Realtà Virtuale. Teoria, metodi,
tecniche ed esperienze, Garamond, Roma 2002 7 In merito
al Problem solving cfr.: MOSCONI G., D'URSO V. (a cura
di), La soluzione di problemi. Problem-solving,
Giunti-Barbèra, Firenze, 1973; KLEINMUNTZ B.(a cura di),
Problem solving Ricerche, metodi, teorie, Armando, Roma,
1976; DUNC-KER K., La psicologia del pensiero produttivo,
Giunti-Barbèra, Firenze, 1969; WERTEIMER M., Il pensiero
produttivo, Giunti-Barbèra, Firenze, 1965; DORNER D., La
soluzione dei problemi come elaborazione dell’informazione,
Città Nuova, Roma, 1988. Per la problematica dell’ermeneutica,
cfr: GENNARI M., Interpretare l’educazione. Pedagogia,
semiotica, ermeneutica, La Scuo-la, Brescia, 1992; MALAVASI
P., Tra ermeneutica e pedagogia, La Nuova Italia,
Firenze, 1992
[9]
TENUTA U.,
Quarta rappresentazione:
rappresentazione virtuale in
www.rivistadidattica.com
[10]
Docente e Professore sono “coloro
che insegnano”. Anche Maestro è “colui
che insegna” (“persona tanto preparata ed abile in
q.c. da poterla insegnare ad altri”) . In fondo,
docenti, professori e maestri sono insegnanti. E
insegnante¸ secondo l’etimologia, è colui che “incide,
imprime dei segni (nella mente)”, in quanto la parola
insegnare è
composta da in-
(intensivo) e da
signare nel senso di “mostrare,
spiegare”. Appare evidente il collegamento stretto di
tali concetti con la psicologia empiristica che concepiva la
mente dell’alunno come una tabula rasa, sulla quale
l’insegnante andava a incidere i segni (in-signare). Oggi
non v'è chi non veda che si tratta di una visione dell’insegnare
completamente superata, nel momento in cui universalmente si
riconosce che l’insegnante non può imprimere le conoscenze nella
mente degli alunni,, come pure si prevedeva nei Programmi
didattici del 1867 (<<Il maestro si astenga dal dare
dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si
limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le
definizioni e le regole>> .
[11] In merito cfr.:
EDSCUOLA.COM
(
www.edscuola.it/dida.html ) e
RIVISTA DIGITALE DELLA
DIDATTICA (
www.rivistadidattica.com )
[12] LOMBARDI F.M., I
Programmi per la scuola elementare dal 1850 al 1985, La
Scuola, Brescia, 1987, pp. 49-50.
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