LA SCALETTA PEDAGOGICA |
SALVATORE BINI |
NELLA SCUOLA DEL 2000:
COOPERARE E COMPETERE
· SCENARIO INTERNAZIONALE:
- La globalizzazione (non soltanto dei mercati o dell'ipercomunicazione, ma anche dei saperi e dei modelli culturali (il "villaggio globale" di Mc Luhan);
- Una nuova problematica redistribuzione internazionale del lavoro e della ricchezza, ma anche dei saperi (interculturalità, diversità e rivalutazione delle culture cosiddette "minoritarie".
· NUOVI OBIETTIVI FORMATIVI:
1. Formare il cittadino europeo a partire dalla scuola.
2. Combattere la povertà di aspirazioni dei singoli come di un popolo ("motivazioni intrinseche", eccellenza).
3. Non subire ma padroneggiare le innovazioni ("imparare a imparare lungo il corso della vita" = "lifelong learning society").
4. Conquistare spazi di competitività (libertà, sicurezza, prosperità, occupazione)
· LE STRATEGIE DI VALORE CHE LA SCUOLA METTE IN ATTO:
1. puntare sul capitale umano
2. puntare sul circuito della qualità (più istruzione, più professionalità = più valore aggiunto a merci e servizi, migliore qualità della vita)
· IL PROBLEMA DELLA DOMANDA / OFFERTA :
non ci potrà essere offerta formativa di qualità in assenza di una domanda (sociale e del'utenza individuale) esigente, significativa, che punta sulla ottimizzazione.
Ciò a significare che :
la scolarizzazione di massa non potrà accontentarsi di abbassare i livelli formativi più alti dell'istruzione/educazione, soltanto perché viene aperta la scuola a tutti ;
l'esercizio del diritto allo studio è da intendersi soprattutto come" diritto qualitativo allo studio", che assicuri prestazioni didattiche "eccellenti" a ciascun alunno o studente.
Ma ciò comporta anche che :
Sul lato dell'offerta formativa, si ha bisogno di una piena responsabilizzazione di tutte le componenti formative essenziali (scuola, famiglia, media , organizzazioni sociali, imprese…).
Sul lato della domanda, l'obiettivo è quello di far alzare il livello delle aspirazioni degli studenti, delle loro famiglie e di tutta la comunità sociale nei riguardi dell'apprendimento scolastico.
La scuola che stiamo costruendo su queste basi, la scuola dell'autonomia, dovrà essere soprattutto capace di controllare la qualità dei processi e dei risultati, sia riferiti al sistema educativo nel suo complesso, che al successo formativo di ciascun allievo o studente.
· LE "FINALITÀ" DELLA SCUOLA DEL 2000
Le possiamo ritrovare in tre documenti:
1. LE FINALITÀ DELLA SCUOLA NEL RAPPORTO DELORS ALL'UNESCO
"L'educazione deve fornire le mappe di un mondo complesso
e in continuo
cambiamento e la bussola che consente di orientarsi" .
A tal fine, bisogna prestare attenzione ai quattro pilastri-base dell'educazione:
1. imparare a conoscere (cultura generale)
2. imparare a fare (competenza professionale)
3. imparare a vivere con gli altri (alfabetizzazione emotiva, capacità di cooperare, rispetto delle differenze, regole di cittadinanza)
4. imparare a essere (capacità critica, autonomia di giudizio, responsabilità)
2. DA : "INSEGNARE E APPRENDERE: VERSO LA SOCIETÀ COGNITIVA"
(LIBRO BIANCO CRESSON)
Principi:
1. imparare ad imparare lungo il corso della vita: la scuola non può insegnare tutto;
2. fine della contrapposizione tra sapere e saper fare;
3. nuovi ponti tra scuola, società civile, mondo dell'impresa (luogo formativo);
4. padronanza di una seconda lingua (con insegnamento fin dalle elementari);
5. riconoscimento dei saperi nella UE (+ mobilità);
6. più flessibilità nella scuola per rispondere alle diversità delle condizioni, dei bisogni e dei talenti (+ chances + possibilità di rientri);
7 considerare le spese in formazione delle imprese come un investimento ammortizzabile
Una proposta radicale del Libro Bianco: dopo la scuola dell'obbligo ognuno avrebbe un "credito" per un certo numero di anni di istruzione. Si potrebbe scegliere quando e come "spenderlo" nel corso della vita ("un capital de temps choisi").
3. LE PROPOSTE DI CONFINDUSTRIA (Rapporto Oliva - marzo 1998)
L'istruzione, più che essere un servizio pubblico come tanti altri, è un bene costituzionale, come la salute, che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini secondo il principio dell'uguaglianza delle opportunità (non dei risultati) e un alto grado di mobilità sociale
L'ignoranza è una malattia che "esclude" dai diritti di cittadinanza , dal lavoro e dalla convivenza democratica. In quest'ottica si potrebbe affermare che ogni studente che la scuola perde è una sconfitta per la scuola e per la società.
Con l'attuazione della legge che riconosce l'autonomia (personalità giuridica) ai singoli istituti scolastici, la scuola può cambiare fisionomia: da ente burocratico con forti caratteri di impiegatizzazione si trasforma in impresa culturale, a forte professionalizzazione, incentrata su fini sociali.
La scuola da sola non migliora.
· Studenti, famiglie, autorità pubbliche, forze e organizzazioni sociali, partiti, il sistema dei media, ognuno per il suo specifico, dovranno stimolare e supportare questo processo di riforme: la scuola è di tutti e per questo non può essere lasciata sola
· E' fondamentale il ruolo dei decisori pubblici: devono fissare nuove regole del gioco per migliorare l'offerta formativa, liberare intelligenze ed energie già presenti nella scuola e diffondere esperienze di "eccellenza".
· La concertazione tra le parti deve mirare su obiettivi comuni : puntare ad costruire sul territorio un sistema formativo "integrato", capace di sostenere un'offerta formativa ben pensata, attuabile, pertinente, significativa ed eccellente.
È QUESTO IL SIGNIFICATO DEL PIANO DELL'OFFERTA FORMATIVO (POF), CHE SI MUOVE TRA :
· la necessità di contestualizzare il ruolo della scuola nella "società formativa allargata" per consentirle di operare in sinergia con le altre istituzioni educative al grande progetto della formazione continua;
· l'esigenza di apertura della scuola nei confronti della realtà sociale e territoriale, con una progettualità formativa che non la veda disarmata di fronte alle richieste dell'esterno, ma capace di fornire apporti specializzati, costruttivi e mirati.
La principale sfida della formazione nella società del futuro è quella di pensare di poter costruire una cultura formativa di base in cui si esaltino:
la difesa dei diritti e il riconoscimento dei doveri da parte del cittadino;
la lotta all'emarginazione e all'esclusione e l'affermazione delle specifiche diversità, socioculturali e soggettive;
l'impegno alla sviluppo delle potenzialità, dei talenti e delle capacità personali;
il rispetto della dignità dell'uomo e il rispetto della natura in un equilibrio più avanzato di quello che si realizza oggi.
La scuola ci prova cambiando profondamente le sue logiche e predisponendo strumenti nuovi più adeguati, come il POF, che vincola gli operatori scolastici su tre livelli:
Il primo è quello dell'AFFIDABILITA', nel senso che non si potranno più disattendere o tradire le aspettative degli studenti, delle loro famiglie e delle comunità sociali.
Il secondo è quello della RESPONSABILITA', che vuol dire rispondere del proprio operato.
Il terzo è quello della RENDICONTABILITA', che vuol dire dover fare il bilancio e rendere conto anche socialmente di come e per quali risultati concreti sono state utilizzate le risorse, personali, materiali e finanziarie, impiegate nei processi formativi.
In sostanza, sono queste le caratteristiche di ogni impresa impiantata su basi moderne che voglia essere produttiva.
E la scuola dovrà essere, come si è detto, un'impresa culturale, a forte professionalizzazione, rivolta a conseguire ben individuate finalità sociali.