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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

ADOZIONE di Fortunata C.Cutolo

Scuola e adozione

 

“Ha scelto me, appena ha visto i miei occhini neri ha scelto me...”, così B. , una bambina etiope di otto anni, racconta la sua ...adozione attraverso i tanti ricordi piuttosto negativi che riemergono durante la quotidianità scolastica e non solo; sa di essere stata adottata, ma deve superare, ancora, i mille traumi della sua infanzia negata, ma anche ritrovata.

Dunque, qual è il compito della scuola quando si trova di fronte ad un bambino adottato?

La scuola, i servizi educativi, il gruppo sociale di riferimento nel tempo libero, devono, in qualche modo, “adottare” quel bambino. Un aspetto importante per l’integrazione del bambino è la conoscenza di tutti quegli elementi esperenziali che costituiscono la sua storia e che favoriscono il contatto con lui. “Il fatto di conoscere la sua storia non riguarda soltanto il bisogno di rassicurazione e controllo, ma è utile per cominciare a dare un “senso” all’identità originale e particolare di quel bambino” [1]. Questo aspetto è importante perché bisogna considerare tutto quello che c’è dietro e dentro al processo di adozione sia da parte dei genitori che del bambino adottato. Per quanto riguarda la coppia che desidera un figlio, ma non può generarlo, è chiamata a ricreare un nuovo equilibrio, a costruire e ricercare un senso nuovo a quella mancanza che porta ad un crollo della propria immagine, del proprio valore individuale e coniugale. Per quanto riguarda il bambino c’è la rottura dei legami affettivi e il distacco dal paese di origine.  

Questa circostanza così delicata può essere superata attraverso “il meccanismo della riparazione mettendo a disposizione le risorse affettive reciproche tra genitori e bambino e favorendo lo sviluppo di una buona relazione, anche con l’ambiente sociale specifico verso il quale i genitori devono favorire, sostenere e accompagnare l’inserimento del figlio” [2].

Il sistema educativo con gli insegnanti avrà un compito importante in questa operazione di accoglienza del bambino straniero: importante è saper inquadrare nell’ambito della gestione educativa della differenza “un’accoglienza valida caratterizzata da un progetto educativo-didattico con disponibilità di risorse e possibilità formative per poter realizzare, così, un vero approccio interculturale insieme alle altre agenzie educative, come i Servizi preposti al sostegno post-adottivo che lavorano in stretta integrazione con le risorse del territorio” [3].

 

BIBLIOGRAFIA

Marina Farri, Aida Pironti, Cinzia Fabrocini, “Accogliere il bambino adottivo. Indicazioni per insegnanti operatori delle relazioni di aiuto e genitori”, Erickson, Trento, 2006.

MARINA FARRI MONACO, MARIA TERESA NIRO, Adolescenti e adozioni. Una odissea verso l’identità, CENTRO SCIENTIFICO EDITORE, Torino, 1999.

ANNA ESTER DAVINI, ANNA GUERRIERI, RENATA EMMA IANIGRO, Verso l’adozione, MAMMEONLINE, Foggia, 2006.

RENATA EMMA IANIGRO, Nei paesi dell’adozione. Le adozioni internazionali tra ragioni storiche e racconti del cuore, MAMMEONLINE, Foggia, 2007.



[1] Marina Farri, Aida Pironti, Cinzia Fabrocini, “Accogliere il bambino adottivo. Indicazioni per insegnanti operatori delle relazioni di aiuto e genitori” Erickson, Trento, 2006, p. 18.

[2] Ibidem, p. 17.

[3] Ibidem, p. 19.


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