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ADOZIONE di Fortunata C.Cutolo
Scuola e
adozione “Ha scelto me, appena ha visto i miei occhini neri ha
scelto me...”, così B. , una bambina etiope di otto anni, racconta la
sua ...adozione attraverso i tanti ricordi piuttosto negativi che
riemergono durante la quotidianità scolastica e non solo; sa di essere
stata adottata, ma deve superare, ancora, i mille traumi della sua
infanzia negata, ma anche ritrovata. Dunque, qual è il compito della scuola quando si trova
di fronte ad un bambino adottato? La scuola, i servizi
educativi, il gruppo sociale di riferimento nel tempo libero, devono, in
qualche modo, “adottare” quel bambino. Un aspetto importante per
l’integrazione del bambino è la conoscenza di tutti quegli elementi
esperenziali che costituiscono la sua storia e che favoriscono il
contatto con lui. “Il fatto di conoscere la sua storia non riguarda
soltanto il bisogno di rassicurazione e controllo, ma è utile per
cominciare a dare un “senso” all’identità originale e particolare di
quel bambino”
[1].
Questo aspetto è importante perché bisogna considerare tutto quello che
c’è dietro e dentro al processo di adozione sia da parte dei genitori
che del bambino adottato. Per quanto riguarda la coppia che desidera un
figlio, ma non può generarlo, è chiamata a ricreare un nuovo equilibrio,
a costruire e ricercare un senso nuovo a quella mancanza che porta ad un
crollo della propria immagine, del proprio valore individuale e
coniugale. Per quanto riguarda il bambino c’è la rottura dei legami
affettivi e il distacco dal paese di origine.
Questa circostanza così
delicata può essere superata attraverso “il meccanismo della riparazione
mettendo a disposizione le risorse affettive reciproche tra genitori e
bambino e favorendo lo sviluppo di una buona relazione, anche con
l’ambiente sociale specifico verso il quale i genitori devono favorire,
sostenere e accompagnare l’inserimento del figlio”
[2]. Il sistema educativo con gli
insegnanti avrà un compito importante in questa operazione di
accoglienza del bambino straniero: importante è saper inquadrare
nell’ambito della gestione educativa della differenza “un’accoglienza
valida caratterizzata da un progetto educativo-didattico con
disponibilità di risorse e possibilità formative per poter realizzare,
così, un vero approccio interculturale insieme alle altre agenzie
educative, come i Servizi preposti al sostegno post-adottivo che
lavorano in stretta integrazione con le risorse del territorio”
[3]. BIBLIOGRAFIA
Marina Farri,
Aida Pironti, Cinzia Fabrocini, “Accogliere
il bambino adottivo. Indicazioni per insegnanti operatori delle
relazioni di aiuto e genitori”,
Erickson, Trento, 2006.
MARINA FARRI MONACO, MARIA TERESA NIRO,
Adolescenti e adozioni. Una
odissea verso l’identità, CENTRO SCIENTIFICO EDITORE, Torino, 1999.
ANNA ESTER DAVINI, ANNA GUERRIERI, RENATA EMMA
IANIGRO, Verso l’adozione,
MAMMEONLINE, Foggia, 2006.
RENATA EMMA IANIGRO,
Nei paesi dell’adozione. Le
adozioni internazionali tra ragioni storiche e racconti del cuore,
MAMMEONLINE, Foggia, 2007. |
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