LA VALUTAZIONE
OVVERO A SCUOLA SI IMPAZZISCE MEGLIO

di Renato Nicodemo

Valutate, valutate qualcosa resterà (R.N.)

 

La follia riformatrice ha fatto ormai collassare il sistema scuola, che non riesce più nemmeno a comunicare ai genitori quali sono i programmi che i figli dovranno seguire né a governare il proprio personale.

Gli aspetti salienti della pubblica distruzione sono stati l’assemblearismo e l’elezionificio, confusi con la democrazia, l’aggiornamento coatto, che ha avuto anche aspetti mafiosetti nell’attestare ore di assenza-presenza; la didattica modulare, che nemmeno gli ideatori sanno cosa sia; e la valutazione, ridotta a un vero e proprio feticcio.

Cosicché, mentre i bambini e i giovani sprecano tempo e intelligenze in quelli che sono dei veri caravanserragli, tutti nella scuola valutano tutti, secondo schemi ideologici senza fondamento scientifico, senza riscontri nella realtà e privi di rispetto per la persona umana.

Pertanto, come nella tradizione comica di Ridolini, i professori valutano gli alunni, gli alunni valutano i professori, i nuclei valutano i dirigenti. I genitori, unici a non essere valutati, valutano tutto e tutti, perché – secondo le leggi di mercato - il cliente ha sempre ragione.

E questo dalla mattina alla sera e dall’inizio alla fine dell’anno scolastico.

La valutazione, infatti, come ben sanno quelli che ancora sono in servizio (solamente perché non possono o non sanno far altro oppure non hanno i requisiti per andare in pensione) è iniziale, in itinere, finale, diagnostica, prognostica, sommativa, formativa, predittiva, d’orientamento, analogica, organizzativa etc., etc. Richiede continue sedute e una montagna di griglie, mappe e mappine, frecce, indicatori e tabelle, carta, cartoncino, pennarelli, fotocopie, questionari, etc., etc.. Riguarda gli obiettivi, i percorsi, i prerequisiti, i mezzi, gli strumenti, etc., etc.

Trattando brevemente della valutazione degli alunni, dei professori e dei dirigenti, c’è da osservare che la prima, quella degli alunni, è di fatto scomparsa. La pagella - che si limitava a riportare un sacrosanto quattro a chi non aveva imparato le tabelline o aveva infarcito il compito di errori e un altrettanto sacrosanto dieci a chi le aveva imparate o aveva fatto il compito senza errori - fu sostituita, nella scuola dell’obbligo, da una scheda che attraverso una serie di cambiamenti, è diventata un mix tra un 740 e un manuale di psicologia d’accatto, e, nel migliore dei casi, ti dice che quel tale alunno non è un’aquila ma può fare di più (traduzione: l’alunno è stupido ma può diventare più stupido).

Nelle scuole superiori si va, invece, verso un documento fai da te che non deve tener conto più nemmeno delle interrogazioni.

Per quanto riguarda la valutazione degli insegnanti, dopo l’abolizione della qualifica, e la creazione del Comitato per la valutazione del servizio (che in un quarto di secolo non ha valutato mai nessuno), si era tentato di valutarli con il cd. Concorsone.

Siccome il meccanismo era scombinato e stupido, più che perverso, non poteva che saltare in aria insieme al ministro. Basti pensare che si voleva valutare – tra l’altro – l’insegnante nel momento stesso della lezione, alla quale, però, … poteva sottrarsi sostituendola con un compitino!

E’ rimasta la valutazione dei dirigenti scolastici.

Per quest’ultima – come ho già avuto modo di dire - è stato adottato il sofisticato metodo "a prescindere" di Totò, che consiste nel valutare prescindendo dai requisiti e dalle capacità dei valutatori, prescindendo dallo scopo per cui si valuta (in questo caso lo scopo non c’era proprio) e prescindendo dalle persone da valutare. Questo metodo, come le risoluzioni di Ropespierre, è giusto senza ombra di dubbio.

Il risultato?

Esilarante! Da bagnarsi le bracamenta!

Su centinaia di casi ne hanno azzeccato si è no qualcuno. Figurati – come direbbe Marisa Laurito – che a due schede, una fotocopia dell’altra, è stato assegnato, da uno stesso nucleo, un punteggio diverso (particolare insignificante: il voto minore l’ha preso l’autore dell’originale, non della fotocopia!)

Riporto due commenti.

Il primo, di un dirigente scolastico giornalista, dice: "Sembra che ad ottenere valutazioni elevate siano proprio dirigenti che non brillano per autorevolezza culturale, per capacità relazionale e comunicative, per la particolare efficacia ed efficienza dei risultati. Al contrario, di certo, sono stati mortificati alcuni professionisti di indubbio valore che costituiscono nei fatti punto di riferimento significativo per l’intera categoria dei dirigenti scolastici".

Il secondo è di un Sovrintendente scolastico regionale che rivolgendosi a dei suoi dirigenti ha detto: "Voi siete bravi, vi conosco bene; peccato che in sede di valutazione ciò non sia emerso" (nota : non peccato, ma meno male, perché a mare, si sa, emergono gli…..).

Molti colleghi sono rimasti sbalorditi, li capisco; quello che non capisco è la loro arrabbiatura: di fronte alle buffonate bisogna, come detto, scompisciarsi dalle risa.

Una domanda sorge, comunque, spontanea; ma chi sono gli ideatori di questi metodi? chi inventa queste schede, griglie, questionari etc., etc. aventi come base la dozzina, che sopravvive solo nella conta delle uova? Io penso che siano quei pedagogisti individuati dal Foti su Il sole 24- ore del 14/1/ 2001 e da Panebianco sul Corriere della sera del 25/1/ 2001, che, invece di essere impegnati in Lavori Socialmente Utili, sperperano pubblico danaro presso l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione (un Istituto sorto di recente in aperta contraddizione con una scuola autonoma, cioè diversa e diversificata, flessibile, e calibrata – così dicono – sulle esigenze individuali).