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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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DIDATTICA E NUOVE STRUTTURE

In questo scorcio di fine anno, pensiamo a quello che ci aspetta nel prossimo: l'autonomia economica, organizzava e didattica, la nuova valutazione, il nuovo ordinamento per cicli che già viene sperimentato in alcune scuole.
Voglio qui esaminare quello che vari documenti e commenti dicono limitatamente alla didattica.
A dir la verità si ricavano affermazioni generiche ma in sé valide.
Alcuni studiosi che sperimentano la riforma dicono:
"Non è vero che la nuova scuola segni un abbassamento generale di qualità. Al contrario, la classe aperta consente anche una cura dell'eccellenza. Con gli alunni che presentano dei deficit lavoriamo per elevarne le capacità; con gli altri diamo vita a gruppi di approfondimento".
"La scuola del futuro non sarà la scuola dei saperi ma del saper imparare" (Ghiarone, L'Espresso n. 50/97).
"Non è sui contenuti, ma sulle competenze che occorre puntare" (Bruno Bordignol, L'Espresso n. 50/97).
"Agli studenti insegniamo a leggere e scrivere cioè a enucleare idee, tracciare mappe mentali, ascoltare, memorizzare, rintracciare le fonti, comunicare razionalmente il loro pensiero" (Benedetto Russo, L'Espresso n. 50/97).
Dalla Risoluzione approvata dalla Commissione Istruzione della Camera rileviamo:
"Vanno, quindi definiti in modo più essenziale gli obiettivi formativi da raggiungere e le capacità che la scuola elementare deve suscitare e formare".
Dalla presentazione del ministro Berlinguer del suo disegno di riforma trascrivo:
"È pertanto emersa la necessità di affiancare al tradizionale modello della trasmissione... quello della trasmissione?acquisizione di metodi, della sollecitazione dell'intelligenza critica, della ricerca…Presupposto fondamentale... è la previsione di un rafforzamento degli elementi culturali di tipo generale, metodologico e di indirizzo tali da favorire la formazione della persona nella sua interezza (in modo da metterla al riparo dalla instabilità dei contenuti del moderno sapere e da fornirle gli strumenti per mantenere aggiornati i livelli di competenza, di conoscenza e di abilità". 
Da questi commenti e da molti altri vengono fuori idee didattiche accettabili, del resto già ampiamente presenti nei programmi della scuola. elementare e in quelli della scuola media.
Mi pare che tutti dicano:
-evitare l'enciclopedismo, il nozionismo;
-puntare sulle capacità di base;
-dare strutture, metodi, capacità logiche e così via.
In un certo senso niente di nuovo sul piano degli obiettivi didattici.
Solo che, nessuno si chiede, se non qua e là, come fare, come realizzare quelle belle idee.
Noi, mi sia consentito un certo compiacimento, da quaranta anni ci basiamo su quelle idee e diciamo come si può fare; da tempo lavoriamo per dare una competenza professionale di base agli insegnanti (con articoli, corsi, libri, ecc.). Perché il problema base è questo. Ci sono gli insegnanti preparati professionalmente per realizzare le idee nuove esposte?
Dice la relazione del Ministro:
"La scuola elementare italiana attuale si colloca a un livello qualitativo decisamente buono nel confronto con le scuole europee, e si dimostra predisposta a rispondere con efficacia alla domanda formativa del singolo alunno e della società italiana contemporanea".
Sono parole che ci fanno piacere, perché un po' di merito è anche nostro, ma si tratta di un grande numero di insegnanti professionalmente all'altezza o di una minoranza?
Perché allora andrebbe bene la dura e pesante dichiarazione della semiologia Maria Corti:
"Altro che cambiare le materie, ci si dovrebbe preoccupare di come educare gli insegnanti. Fatte le debite eccezioni, sono tali e quali quelli di quaranta anni fa: una volta in cattedra smettono di studiare e, se sono tentati di partecipare a un convegno, si vedono negare la settimana di congedo da quegli stessi presidi che li obbligano a perdere i pomeriggi in interminabili sedute burocratiche". (L'Espresso n. 50/97)
Voglio esprimere ora una provocazione: le strutture, le autonomie sono mezzi per favorire l'apprendimento di capacità; la buona organizzazione della scuola è sicuramente importante per un insegnamento moderno; eppure io credo, ed ecco la provocazione, che sarebbe preferibile una scuola con poche strutture moderne ma con insegnanti preparati professionalmente, il che vuol dire didatticamente, ad una scuola con attrezzature moderne, con apparecchi moderni come computer, cinema ecc., ma con insegnanti non preparati.
Aggiungo che, addirittura in certi casi l'autonomia potrebbe essere pericolosa.
Speriamo che l'innovazione sia graduale e che sia appoggiata e sostenuta dall'aggiornamento degli insegnanti.
E qui mi viene spontanea un'altra provocazione: chi aggiornerà gli aggiornatori? Saranno in grado le università di provvedere a una massiccia richiesta di aggiornamenti?

(Zoi Alfio, Didattica e nuove strutture, SCUOLA ITALIANA MODERNA, 1° aprile 1998, n. 14, p. 21)


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