ESAMI DI STATO: COMMENTI A
POSTERIORI
di Davide Leccese
Terminati gli Esami di
Stato – Edizione Fioroni – è possibile un commento sugli stessi
guardandoci bene dal lasciarci influenzare da quanto hanno scritto,
cogliendo l’attimo fuggente, i giornalisti, sempre più propensi a
spazzare l’acqua in superficie dei problemi. E di questo c’è da dolersi,
soprattutto se pensiamo alla grande influenza dei mezzi di comunicazione
sull’opinione pubblica.
I più avveduti del
“mestiere” non si aspettavano sconvolgenti cambiamenti, soprattutto se –
sempre i più avveduti – si continua a modificare l’organizzazione delle
prove senza voler metter mano al sistema dell’insegnamento e
dell’apprendimento con una seria e coraggiosa Riforma. Ma sembra che la
parola sia scomparsa dal vocabolario della politica e sia rimasta solo,
molto marginalmente, per cambiare quel che è stato fatto in precedenza,
cambiando per modo di dire.
Né ci paiono convincenti
le statistiche diffuse perché i numeri vanno interpretati con
riferimento ad elementi molto più complessi della quantità dei dati di
riferimento.
Analizziamo, prendendo
spunto dalla quantità significativa dei commenti nel nostro forum e
delle email pervenute, le questioni più evidenziate:
-
I “Non ammessi”: I
comportamenti delle scuole sono stati improntati alla più varia
specie; alcuni hanno preferito non infierire, in questo primo anno
di applicazione, rinviando decisioni più drastiche al prossimo anno.
Altri hanno, invece, ritenuto di dare subito un segnale forte,
generando le ire (sovente ingiustificate) degli alunni e delle
famiglie che sono anche ricorse alla Magistratura. Moltissimi hanno
chiesto regole chiare e confini ben dettagliati per l’assunzione di
decisioni delicate, come queste.
-
Le “Commissioni
miste”: Giudizi positivi e giudizi negativi si dividono equamente. I
primi fanno appello a una maggiore obiettività di valutazione; gli
altri denunciano il vizio antico di chi viene a giudicare, con gli
alunni, anche la scuola e i colleghi docenti. Un numero più
ristretto rilancia l’ipotesi della Commissione tutta esterna. Non
sono pochi, infine, quelli che chiedono l’abolizione dell’Esame di
Stato, così come è formalizzato, e la totale rivisitazione del
sistema su modelli avanzati ed europei.
-
Le “prove scritte”: Il
giudizio quasi unanimemente negativo ricade sulla Terza Prova,
ritenuta del tutto inadeguata ad accertare conoscenze e competenze
e, in alcuni casi, copia deformata di una ipotetica verifica orale
in pillole. Addirittura alcuni si spingono a denunciare la scarsa
credibilità della prova stessa sulla linea del controllo di
esecuzione.
Qualche perplessità viene registrata anche per la prima prova di
Italiano: alcune tracce vengono diffusamente “rifiutate” o perché la
preparazione degli alunni – a questo tipo di prove – è inadeguato
(articolo di giornale) o perché gli estensori delle tracce non possono
sapere quali argomenti (ad es. in Letteratura o Storia) siano stati
veramente oggetto di studio da parte degli studenti. Pochi si domandano,
poi, a livello ministeriale, perché la prova di Matematica, al Liceo
Scientifico, trovi un numero esiguo di risolutori totali!
-
Il “Colloquio: Tempi e
modi ricevono la censura quasi unanime degli esaminatori: non si può
– in quarantacinque minuti – se si vuol far sostenere un adeguato
colloquio al candidato, verificare conoscenze, competenze, possesso
di requisiti critici, capacità espositive, metodo di studio, ecc. Si
finisce, irrimediabilmente, con il fare tante interrogazioni fugaci,
materia per materia, a tutto danno dello spirito dell’esame e
dell’interesse dello stesso candidato, se è davvero preparato. Anche
in questo caso molti hanno messo in risalto la differenza
sostanziale dell’ “interrogazione” da parte dei Commissari esterni e
di quelli interni; questi ultimi necessariamente condizionati dal
giudizio pre-costituito in sede di percorso scolastico.
-
Il “punteggio”: Non
sono molti i soddisfatti anche della nuova scansione dei crediti;
ritengono, infatti, che il percorso triennale sia ancora
sottovalutato rispetto alle prove d’esame che, tutto sommato, è una
vera appendice, sia pur formale ed istituzionale, di un lungo
processo, qual è quello dell’insegnamento e dell’apprendimento. Non
è raro, infatti, che avvengano, per merito o per colpa degli esami
(non si sa) degli “scavalcamenti” di giudizio che finiscono per
inficiare i criteri di valutazione della scuola; criteri che –
comunque – alla luce delle vicende, anche giudiziarie recenti,
andrebbero studiati e ridiscussi sul piano della professionalità
applicativa di alcuni docenti.
-
I “compensi”: Antiche
e inascoltate lamentele dei docenti, soprattutto per quanto riguarda
le cosiddette fasce di attribuzione. Alcuni hanno fatto riferimento
a paradossali e macroscopiche “ingiustizie” dovute al conteggio dei
cosiddetti minuti di distanza; come se una sede più distante di
qualche minuto generi un diritto di differenza retributiva tanto
evidente da apparire squilibrata.
-
Le “nomine”: Sembra
che quest’anno sia accaduto di tutto: docenti con accertata
anzianità non sono stati nominati e supplenti chiamati a svolgere il
ruolo di Commissari. Un problema a parte lo si è sottolineato per le
nomine dei Presidenti di Commissione: si chiede che si accertino le
competenze di direzione e organizzazione e non si faccia affidamento
sono all’anzianità del richiedente.
-
Il “supporto” tecnico:
Alcuni hanno lamentato la scarsa incidenza del supporto
tecnico-informativo degli Uffici periferici ministeriali; insomma,
una sorta di costante, italianissimo, “arrangiarsi”. C’è anche da
dire – al riguardo – che permane la pessima abitudine di non tenersi
aggiornati sulla normativa, “orecchiando” le leggi, e
chiedere-pretendere che gli “altri” diano sempre indicazioni.
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