ESAMI DI STATO: RIPRENDIAMO A PARLARNE
di Davide Leccese
Il dibattito partecipato che ha suscitato la questione
"Esami di Stato" nel passato anno scolastico - in sede di prima
applicazione - ci spinge a riprendere per tempo la riflessione, in parte spinti
dalle sollecitazioni dei "navigatori scolastici" e in parte
preoccupati che emergano, con tentazioni dirompenti, gli atteggiamenti estremi:
i pessimismi e gli ottimismi, entrambi convinti di essere suffragati dalla prima
esperienza.
Non sappiamo come e quanto sarà modificato l'esame, proprio
dopo la prima applicazione, ma - per intanto - alcune considerazioni le possiamo
azzardare, chiedendo, nello stesso tempo, a tutti, di mettere a punto delle
riflessioni personali, da inserire in un dibattito coraggioso e sereno, su
questo sito.
- Gli esaminatori e i candidati hanno mostrato una serenità ed una serietà
superiore alle attese; le sbavature "comportamentali" non sono
certo da attribuire - di regola - ad atteggiamenti di superficialità, di
fatalismo applicativo, o di fanatismo filo-governativo.
- Lì dove la normativa era precisa nella lettera ed incerta nella sostanza,
ha prevalso il buon senso, la capacità di adattamento che
"umanizza" le disposizioni, in attesa che le stesse tengano conto
più delle specificità delle situazioni che delle generalità dei criteri.
- E' vero che sovente sotto le procedure modificate ha vivacchiato una
sostanza abituale, soprattutto in ordine alla esecuzione delle prove e alla
valutazione delle stesse; di questo si sono lamentati, giustamente, i
docenti più avveduti e gli alunni più consapevoli. Ma una legge non crea
conquistatori del nuovo né il nuovo riesce sempre a creare ottime
compensazioni con un retroterra trentennale che ha le sue solidificate
esigenze di essere convinto della positività del cambiamento.
- A volte a docenti innovati si sono contrapposti studenti vecchio-stile,
ripetitori stantii di lezioni imparate a memoria, ripetute senza la
flessibilità critica, richiesta dal nuovo esame. Ma è anche vero che
studenti innovati, preparati ad hoc da docenti coraggiosi, hanno trovato
esaminatori che indietro erano con il vecchio esame e indietro sono rimasti
con nuovo.
- Il sistema della valutazione in centesimi ha, in molti casi, lamentato
scricchiolii e cedimenti paurosi, con trasferimenti di mentalità ed
adeguamenti del vecchio sistema, senza radicali capovolgimenti di fronte:
non il voto come giudizio ma il voto come somma. D'altronde proprio la
normativa spinge a riconoscere la "somma" come criterio di
giudizio, contro ogni buon senso ed ogni rigorosa metodologia che tiene
presente la persona e non le prove (senza la persona).
- Del tutto scontata la difficoltà a muoversi tra le procedure; nessuno
scandalo. I docenti sono poco avvezzi - per limiti congeniti - a muoversi
tra le "carte"; e il nuovo Esame di Stato non solo non le ha
ridotte, ma - per certi versi - ha solo "intellettualizzato"
consolidati schemi burocratico-amministrativi.
Bene: solo poche riflessioni, proprio per stimolare il dibattito. La parola
passa ora ai nostri navigatori (docenti, non docenti, alunni, genitori).
Attendiamo pareri, ma soprattutto proposte.
LE
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