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Le tracce
ai tempi della destra – 3 Il terzo anno di tracce di Italiano targate
Gelmini. Tutti contenti, a sentire i media, gli studenti
in primis: tutti hanno
scritto. Non c’è nemmeno il gusto di indignarsi, come lo
scorso anno quando il discorso di Mussolini dopo il delitto Matteotti
veniva elencato tra gli
altri documenti perché i poveri studenti si provassero a
trovarvi le connotazioni del
leader. Ha cambiato esperti la Ministra? Sono più giovani?
Sono bipartisan? Non sono indignata questa volta, mi prende invece
un attonito momento di
appannata reazione, come mi succede ascoltando qualche
format televisivo
pomeridiano, da cui grazie al cielo ci libera l’estate, in cui
improbabili esperti, da pret à
Crepet alle mogli
dei calciatori, discutono di tutto in una poltiglia inconsistente. Prendiamo la
tipologia B – articolo o saggio,
di ambito artistico – letterario che invita gli studenti
a scrivere un saggio o un articolo su
Amore, odio, passione,
sottoponendo all’attenzione dei ragazzi
testi tutti ottocenteschi
e connotati da una greve pesantezza che nemmeno il ritegno sulla
“sventurata rispose” del casto Manzoni attenua. Seguono, infatti, tra i brani, la descrizione di
uno stupro del lussurioso D’Annunzio, l’allupata passione di gna’ Pina
dal seno fermo e vigoroso da
bruna per il giovane
genero Nanni, il compiacimento di chi si approfitta, maschio
soddisfatto, di una donna che non ama. Che tipo di
amore ne viene fuori? Non è
certo quello che ci sorprende tante volte per la sua leggerezza e
freschezza tra i giovani. Perché proporre agli studenti testi del genere? La
passione e l’amore passano attraverso cupi occhi neri allupati,
violentatori, borghesucci
profittatori, che seguono
il prototipo di quel giovane,
scellerato di professione, insomma quell’Egidio cui “la
sventurata rispose”. Andiamo sul pesante. Che articolo dovrebbe venir fuori, qualcosa tra
Avetrana e il bunga bunga? Vi immaginate il consesso degli esperti che sceglie
questi testi? Me li immagino vecchi e malvissuti, sempre per dirla con
il buon Manzoni. Qualche ormone fricante sarà passato loro nella testa? Sempre per la
tipologia B (ne scamperemo
prima o poi?)- ambito socio
economico, siamo contenti
che il neo ministro Romano, uno
responsabile, si sia congratulato con la Gelmini sulla traccia
“Siamo quel che mangiamo?”
con i riferimenti alla dieta mediterranea da promuovere anch’essa
responsabilmente. Bene, ogni ragazzo può scrivere qualcosa, parafrasando
i testi dati. Mangiamo bene e staremo bene. Non si nega a nessuno
di scrivere qualcosa. Sì, la dieta mediterranea fa bene, bravo il
responsabile Romano che la
promuove. Punto. Che cosa valutiamo negli studenti? Il nulla, non la
preparazione, le conoscenze, non l’argomentazione.
Eppure, forse qualche studente di spessore lo avrà
scritto, si poteva rimandare all’immediato riferimento culturale,
insomma a Feuerbach, a
una sua famosa opera del 1862,
Il mistero del sacrificio o
l’uomo è ciò che mangia, in cui l’autore ribadisce la sua concezione
dell'individuo come organismo sensibile caratterizzato da bisogni,
contro il dualismo di anima e corpo, nel suo materialismo radicale e
anti-idealistico; che bel lavoro ne deriverebbe se mai dal confronto con
“La ginestra” di Leopardi.
Fumerebbero i cervelli degli studenti, si potrebbe arrivare per altre
vie anche alle diete. Un bla bla insomma da format televisivi.
Meglio allora la tipologia D
«Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti»
“previsione” di Andy Warhol.in
cui gli studenti potevano discutere e argomentare sulle questioni
della “fama” (effimera o meno)
nella società odierna
proposta dall’industria televisiva.
Insomma un bel
tema tradizionale.
Per le tracce su
Fermi, su Destra e sinistra,
tipologia B, ambito tecnico
scientifico e Storico
politico, e sull’esame
del
Secolo
breve
di Eric J. Hobsbawm fino agli anni ’70 del Novecento
Tipologia C
Argomento Storico,
senz’altro interessanti come proposte di approfondimento, non ci si
stupisca se siano stati scelti in numero residuale: nella scuola non si
studia storia della scienza e il programma di Storia, nonostante la
periodizzazione Berlingueriana che proponeva nell’ultimo anno lo studio
del Novecento, langue per prassi e stanchezza, tranne in pochi casi,
fino al secondo dopoguerra, alla guerra fredda. Non si approfondisce
quasi mai la storia repubblicana. Gli anni Settanta poi, così irti e
difficili anche per chi li ha vissuti, e in fase di approfondimento
storico, sono indubbiamente fuori dalla portata degli studenti.
Un’ultima
riflessione sulla traccia letteraria,
Tipologia A-Analisi del testo.
Ancora Ungaretti,
con la poesia Lucca.
Ungaretti era stato già proposto nel 2006 con “L’isola”.
Non appunto
l’attenzione sulle richieste di analisi del testo e
di interpretazione, in cui qualcosa di meglio si poteva proporre,
quanto sulla questione che porta studenti e insegnanti al tototema:
verrà fuori Pascoli, ci sarà la prosa, approfondiamo Dante?
Del resto i
programmi sono enormi e non si riesce quasi mai a prevedere l’argomento.
L’anno scorso la traccia su Primo Levi la svolsero in pochi, quest’anno
è andata meglio per Ungaretti che è un autore che si svolge nei
programmi e su cui gli studenti hanno esperienze di lettura dei testi,
più quelli sulla guerra che altri che si potessero legare alla poesia
scelta.
Mi prende un
attacco reazionario mastrocoliano. Non certo rimpiango
La concezione del dolore in
Manzoni e Leopardi, tipica e derisa traccia dei tempi andati; mi
irritano invece le domandine di analisi del testo, i lenocini delle
richieste:
Sulla base
dell’analisi condotta, proponi una tua interpretazione complessiva della
poesia e approfondiscila con opportuni collegamenti ad altri testi di
Ungaretti o a testi di altri autori. Alternativamente, puoi fare
riferimento alla situazione storico-culturale dell’epoca o a situazioni
del nostro tempo, sviluppando i confronti che ti interessano.
Insomma, dite
quello che potete. Perché
poi ci si rivolge con il tu?
Forse sarebbe il
caso di approfondire e modificare la struttura delle prove di Italiano
per gli esami di Stato dopo un decennio, anche tenendo conto delle
riflessioni condotte sulle prove dall’Accademia della Crusca, promosse
dall’INVALSI.
Riflettere
insomma per cambiare. E poi vogliamo i nomi degli estensori delle
tracce. Quest’anno più che
mai. Beatrice Mezzina |
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