E' la grande avventura della scuola secondaria di II grado
per quest'anno, con la speranza che l'avvio accerti le ragioni degli ottimisti e abbassi
l'indice di insoddisfazione e di paura dei pessimisti.
A giugno, la sfida: è possibile cambiare un sistema di
verifica, in attesa che cambi radicalmente - come tutti auspichiamo - un sistema di
insegnamento-apprendimento che pone la scuola italiana sicuramente agli ultimi posti nella
classifica delle innovazioni istituzionali?
Ma facciamo un po' di storia, che non sia, però, una
semplice elencazione di eventi da lamento: non vorrei che "quelli eran tempi"
tornasse di moda, usato slogan sia degli esaltatori che dei denigratori di ogni tempo.
Di certo gli ultimi Esami di maturità avevan fatto
arrabbiare tutti: docenti, alunni, genitori. Verifica/non verifica delle conoscenze, delle
competenze, delle attitudini. Deludente sarabanda di voti, sovente non rispondenti alla
qualità complessiva della cosiddetta "personalità scolastica" del candidato.
Approdi traumatici all'università, dove conoscenze dichiarate risultavano del tutto
insoddisfacenti per gli standard d'ingresso nella formazione accademica.
Ora, intanto, lo Stato ha smesso gli abiti presuntuosi della
dichiarazione di "maturità" e torna a quelli - più concreti - della verifica
delle conoscenze e delle competenze. Alcuni si domandano se non sia il caso di ridiscutere
anche il valore legale del titolo di studio: insomma, io dichiaro che hai frequentato, con
un certo esito, un determinato percorso istruttivo e formativo ed affido al futuro -
deciso da te e dalla complessità della società - la spendibilità del tuo patrimonio
culturale.
Quali i rischi del nuovo Esame: innanzitutto bisogna
accettare - docenti esaminatori ed alunni esaminandi - concretamente la condizione di
"neofiti"; un nuovo modo di "fare l'esame" richiede umiltà, studio
attento delle procedure, esplicitazione dei percorsi metodologici e strategici del modo di
"fare esame".
Nessuno vada con l'idea di imparare "in
situazione"; il rischio è grosso sia per chi crede al nuovo sia per chi lo approccia
con diffidenza oppure con ostilità.
Guai fare le fusa alla novità, ripetendo gli schemi
dichiarati desueti: niente domandine e neanche rispostine: puntare al ragionamento, mirare
a seguire i tracciati del percorso mentale del candidato, lasciare che scelga la direzione
della sua esposizione e verificare come procede, con quale bagaglio di conoscenze e con
quali abilità d'uso.
Speriamo, inoltre, che la collegialità, la mentalità da
team, il requisito professionale dell'équipe dominino in una organizzazione di
docenti/esaminatori comunque burocratica (scelti da chissà dove e chissà come).
Di tutto questo vogliamo discutere, serenamente, da persone
attente e competenti; con la mente sempre verso la proposta e la diagnosi rigorosa.
Proviamoci.