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40 anni di partecipazione; da lettera a una professoressa a lettera (aperta) a un genitore … a cura di "Genitori in Movimento" Rivista dell'istruzione, n. 6/2006, Maggioli Editore Ripartiamo da don Milani… Una riflessione sulla partecipazione dei genitori non può prescindere dal considerare le parole con cui don Milani aprì la sua "Lettera ad una Professoressa": "questo libro non è scritto per gli insegnanti ma per i genitori. È un invito a organizzarsi". Esclusa l’ipotesi di un errore è naturale chiedersi perché abbia spedito quell’invito per un diverso tramite e se esso sia stato poi trasmesso e raccolto dai genitori. Lo scenario politico sociale di quarant’anni fa era indiscutibilmente diverso dall’attuale. Il livello culturale medio era modesto, i mezzi di comunicazione ridotti e poco efficaci. È dunque ragionevole supporre che don Milani, consapevole di tali limiti e delle difficoltà di ricezione e comprensione della sua esortazione, abbia visto nel docente, in quanto educatore, colui che avrebbe potuto e dovuto supportare il genitore nel suo percorso di crescita e formazione. Don Milani, precursore dei tempi, recepì le istanze di partecipazione democratica che si fecero più pressanti nel clima post sessantottino e che condussero poi alla riforma del 1974 che configurò quella che è stata definita la "partecipazione organica" (1) al governo della scuola da parte dei genitori. Collegialità e partecipazione democratica erano avvertiti ed auspicati come una vera "conquista" per contrastare un sistema centralizzato e burocratizzato e superare il "rischio di un’eccessiva autoreferenzialità" (2) dell’istituzione scolastica. Ma la realizzazione di queste finalità varia localmente e dipende dalle capacità di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla legge. Tuttavia le esperienze negative sono prevalenti e quella partecipazione è rimasta in molti casi un puro auspicio ed i diritti connessi un beneficio solo teorico. Col tempo si sta spegnendo lentamente l’entusiasmo alla partecipazione, lasciando il passo ad un crescente disinteresse ed alla forte delusione per quelle conquiste "storiche sulla carta"(3), legittimando chi ha parlato di "fallimento" (4) dei decreti delegati. Fare rete, un obiettivo ancora lontano Dunque, neanche il progressivo incremento del livello culturale medio e le innovazioni tecnologiche in materia di comunicazione, hanno permesso di realizzare una forma minima soddisfacente di organizzazione prossima alle aspettative di don Milani. E ciò perché non vi è stata una corrispondente crescita nell’educazione alla partecipazione, nonostante tanto l’art. 6 del t.u. 297/1994 quanto gli artt. 2 e 3 del d.P.R. 248/1998 (statuto delle studentesse e degli studenti) qualifichino appunto la partecipazione come uno dei principi basilari a cui gli oo.cc. debbono ispirarsi. Oggi si avverte fortemente l’esigenza di formazione. Non serve infatti prevedere delle opportunità se non si riesce a comprenderle e ad utilizzarle ed è giusto affermare che "non conoscenza e disinteresse si rinforzano a vicenda"(5). Forse chi don Milani aveva chiamato a trasmettere il suo invito e a formare i genitori non ha condiviso le sue speranze, non ha semplicemente compreso e raccolto il suo invito o non è stato in grado di svolgere il suo compito? "Una concezione aggiornata e non aziendalistica della scuola implica non solo le funzioni del gestire, ma anche quelle dell' informare, del comunicare, dell' educare all'esercizio di qualche forma di democrazia" (6). Le reti di scuole previste dall’art. 9 del d.P.R. 275/1999 si sono rivelate essere soprattutto reti di Dirigenti Scolastici. Il Ministero ha collegato telematicamente i docenti, ma non esiste alcuna banca dati dei presidenti dei consigli di circolo e d’istituto e meno che mai quindi dei rappresentanti di classe. Collegialità è un termine che implica un collegamento. Etimologicamente "collega" deriva da "con" e "lego" cioè "delegare insieme". E probabilmente in questa mancanza di volontà nel favorire un rapporto organizzativo non è estranea una logica che inquadra il genitore non come membro della comunità scolastica ma quale utente. Utenti o membri di una comunità? Le conseguenze estreme di tale concezione portano persino a sostenere l’"incostituzionalità" (7) di questa forma di partecipazione organica dei genitori sul presupposto che un’amministrazione pubblica, e per ciò stesso responsabile davanti a tutti i cittadini, cesserebbe "di essere tale" e di operare nell’interesse di tutti, perdendo così il suo carattere pubblico, nel momento in cui conferisse "la titolarità dei suoi organi ad una parte di essi", che tra l’altro sarebbe "controinteressata" (8). Definire un genitore eletto all’interno degli oo.cc., insieme alle altre componenti scolastiche, utente e parte controinteressata è un segno inequivocabile del mancato gradimento del coinvolgimento dei genitori nelle attività della scuola. Vi influisce anche un’interpretazione dell’autonomia convergente verso una visione aziendalistica della scuola, dimentica che la gestione e le prerogative dei dirigenti scolastici trovano un limite normativo espresso "nel rispetto delle competenze degli organi collegiali" (9). Ed in effetti la L. 59/1997 ha ben distinto le responsabilità elettive da quelle amministrative. Certo chi sostiene questa teoria apprezzerebbe la notizia della soppressione degli oo.cc. o del diritto di elettorato per i genitori. In ogni caso chiunque voglia porsi l’obiettivo di superare la disaffezione dei genitori nei confronti della realtà scolastica e lo svilimento del significato della rappresentanza all’interno degli oo.cc., per poi promuovere un recupero del ruolo e della partecipazione, deve partire necessariamente da chi è stato investito per mandato elettivo del potere di rappresentanza. Partecipazione e rappresentanza Non è possibile pensare ad un recupero generalizzato di ampia e indistinta portata della partecipazione dei genitori. Alla gestione dell’istituzione scolastica sono delegati solo alcuni di essi. Dunque, se gli oo.cc. hanno mostrato delle disfunzioni dovute ad una mancanza di qualificazione e questa ha generato disinteresse, qualunque intervento va orientato prioritariamente nei confronti degli eletti. In termini giuridici la rappresentanza è il potere di agire per conto di altri. Caratteristica del potere rappresentativo è il perseguimento di un interesse altrui, nel caso di specie del rappresentato. Semplicisticamente si può affermare che i rappresentanti dei genitori sono gli eletti all’interno degli organi collegiali, in quanto il concetto di delega è implicito nel meccanismo elettorale. Ma in realtà tale principio è sottoposto a deroghe e presenta anomalie. Una di queste è che mentre all’interno del singolo istituto scolastico la rappresentanza di interessi collettivi trova la sua fonte nello strumento elettivo, a livelli superiori, in sede ministeriale, si registra invece una "cesura" (con una certa similitudine rispetto quanto avviene a livello sindacale) (10) , da quando il decreto ministeriale n. 14 del 18 febbraio 2002, istituendo il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola ed accreditandone solo tre al tavolo nazionale, ha attribuito esclusiva rilevanza al momento associativo senza collegamento con gli eletti. Difficile delegare a chi non si conosce, perché viene meno un rapporto fiduciario indispensabile. Occorrerebbe pertanto creare un continuum (11) tra risultati elettorali negli oo.cc. e rappresentatività delle Associazioni nazionali, incoraggiando i contatti tra vertice e base della rappresentanza. Investire nella formazione dei genitori In questo momento è scarsamente significativo il coinvolgimento dei genitori nei processi di rinnovamento, progettazione o integrazione dell’offerta formativa. La parola d’ordine per i genitori è "investire in formazione" per creare degli "esperti di partecipazione" (12) che poi siano in grado di trasmettere l’esperienza acquisita ad altri. E a tal fine non è sufficiente la semplice militanza associativa se non accompagnata da adeguata formazione. Ma fino ad oggi quali enti locali, quali scuole o Centri territoriali permanenti per l’educazione degli adulti hanno investito risorse nella formazione della rappresentanza dei genitori? Certamente non è ragionevole ipotizzare di compensare la lacuna formativa attraverso un semplice vademecum. Apprezzabile iniziativa che può essere di supporto ad altri interventi, ma insufficiente ed inefficace. Il problema non è solo leggere le norme, quanto comprenderle e soprattutto imparare ad applicarle. Non basta comunicare ad un genitore che il d.P.R. 275/1999 gli consente di partecipare alla realizzazione dell’offerta formativa della scuola se poi questi di fatto non sa come contribuirvi. Bisogna anche considerare alcune variabili umane, emozionali e psicologiche, tra le quali la naturale tendenza all’individualismo e la mancanza di educazione alla cooperazione. Un fattore umano non trascurabile è l’altissima percentuale di donne all’interno degli organi collegiali, non solo tra i genitori ma anche tra i docenti, tanto che di recente il Ministro Fioroni ha sostenuto che quello dell’insegnamento è forse ormai l’unico settore ad aver bisogno delle "quote blu" dal momento che solo un insegnante su cinque è maschio (13). Sarà per questo che don Milani ha scritto ad una "professoressa"? Si può ipotizzare che le problematiche connesse alla partecipazione siano legate anche alla mancata realizzazione di una solidarietà tra donne, questo 80% femminile le cui dinamiche relazionali non riescono ad essere mediate attraverso il dialogo con il 20% residuale dell’altro sesso. Le difficoltà nella trasmissione delle competenze acquisite dipendono invece sostanzialmente da una pluralità di fattori: - la mancanza di un collegamento tra i genitori, tra
genitori e rappresentanti e tra rappresentanti anche di diversi
istituti, con l’impossibilità quindi di realizzare uno scambio
vantaggioso di esperienze, e di una banca dati che censisca le
rappresentanze; Il rappresentante vive poi una situazione di isolamento determinato genericamente sia dalla difficoltà nella ricerca di referenti istituzionali cui manifestare le proprie istanze, sia dalla mancanza di trasparenza e da un eccesso di burocratizzazione anche all’interno dell’istituzione scolastica. Opportunità partecipative Diverse sono le opportunità di partecipazione che si presentano ai genitori. La valutazione di queste dipende sempre dal loro concreto utilizzo. I limiti manifestati dagli oo.cc. non sono legati ai principi che li hanno istituiti né alla loro specifica funzione ma proprio alla mancanza di educazione alla partecipazione di tutte le rappresentanze, fatto che impedisce la corretta applicazione della previsione normativa. "Si noti che gli organi collegiali sono istituiti e/o ristrutturati dalla legge (t.u. d.lgs 16 aprile 1994, n.297, art.3) solo come mezzi, e non come fini: sono infatti istituiti "al fine di realizzare la partecipazione nella gestione della scuola, dando ad essa il carattere di una comunità…". (14) È un fattore umano che si oppone alla realizzazione di un clima di solidarietà e collaborazione partecipativa con il corpo docente e alla condivisione di un unico progetto educativo. In particolare è il rappresentante di classe che ha manifestato maggiore inadeguatezza. Non a caso nelle recenti proposte di legge si è ipotizzata una soppressione del ruolo che perciò va primariamente recuperato. Ma il vero problema non è riformare gli oo.cc., in termini astratti, quanto analizzare le cause dei limiti che hanno mostrato e porvi rimedio. Laddove si è realizzato un clima di fiducia e collaborazione, rispondente alla visione della scuola – comunità, e si è compreso il corretto utilizzo degli strumenti, si è dimostrata l’attuale e persistente validità del sistema collegiale. In particolare sono ancora da scoprire appieno le opportunità del d.P.R. 275/1999 che, superando il ruolo di vigilanza e controllo, offrono la possibilità di contribuire, attraverso un’attività propositiva e di impulso, all’offerta formativa, indirizzandola anche verso un maggiore coinvolgimento dei genitori. Il ruolo dei Comitati I Comitati dei genitori, in quanto espressione della volontà costituente dell’assemblea e luogo d’incontro e confronto, potrebbero dare nuove spinte alla partecipazione sia all’interno della singola istituzione scolastica che attraverso un organico coordinamento. Tuttavia in presenza di una normativa esigua e lacunosa che non li inquadra neanche come oo.cc., è opportuno che essi intraprendano un’iniziativa decisa ed unitaria diretta a pretendere la propria legittimazione. In mancanza di specifica regolamentazione molti comitati hanno disciplinato il proprio funzionamento attraverso uno statuto, per beneficiare delle prerogative civilistiche previste per le associazioni non riconosciute. Tuttavia questo non è sufficiente a garantire diritto di indiscussa cittadinanza all’interno degli istituti né una maggiore rappresentatività esterna. Piuttosto, fintanto che il legislatore non interverrà in materia, si potrebbe ipotizzare di introdurre nei regolamenti d’istituto una norma tipo che li disciplini e ne garantisca l’attività. Il ricorso allo strumento statutario poi ne ha impedito il naturale dinamismo e sfavorito il ricambio in quanto confligge con l’annuale limite dell’assemblea costitutiva come previsto dall’art. 15, comma 2, del testo unico. I comitati invece devono legittimarsi non solo normativamente ma in primo luogo rappresentativamente, attraverso il riconoscimento dell’assemblea, e vivere l’annuale confronto con l’elettorato attivo. In mancanza, rischiano di rappresentare solo se stessi o coloro che vi sono impegnati ormai in forma stabile, indipendentemente dallo specifico mandato. Inoltre anziché farsi portavoce delle istanze dei genitori nella sola gestione delle emergenze potrebbero realizzare un reale e proficuo collegamento con gli altri oo.cc. nonché un effettivo coordinamento e l’organizzazione di una comune attività, partecipando ad un organico progetto e realizzando la condivisione e lo scambio di informazioni, esperienze e buone pratiche. I Forum dei genitori Un’occasione di partecipazione, all’interno di un’esperienza associativa, è stata introdotta, come già anticipato, dal d.m. 14/2002, che ha istituito il Forum nazionale delle associazioni dei genitori maggiormente rappresentative. Successivamente con il d.P.R. 301/2005 è stata prevista la sua diramazione regionale, per quanto, attraverso decreti degli USR si sia data operatività in alcuni casi anche ai Forum provinciali. Ma a questo accreditamento ministeriale non è corrisposto eguale riconoscimento proprio da parte di chi esse rappresentano, difettando un costante e organico raccordo con gli eletti. Se lo scopo della loro istituzione era quello di creare degli "esperti" della rappresentanza per ovviare alle istanze di formazione da parte dei genitori eletti negli oo.cc. non si è evidentemente considerato che la rappresentanza presuppone un rapporto fiduciario con il titolare del rapporto giuridico che si esprime nella delega, conferita col mandato elettorale. Il problema della rappresentanza dei genitori deve necessariamente sintetizzarsi nella domanda: chi rappresenta chi e come? Non è certo il rapporto associativo ad essere messo in discussione, né la bontà del suo operato. Ma è chiaro che ciascuna Associazione inevitabilmente non può rappresentare altri che i propri iscritti. Potrebbe essere segno di una indubbia inversione di tendenza quella di favorire, proprio da parte delle Associazioni, attraverso anche una maggiore e capillare presenza all’interno degli istituti, la realizzazione di progetti di formazione diretti a superare la disinformazione dei genitori a cui corrisponde un calo di partecipazione. Le potenzialità delle reti telematiche Le Mailing List hanno costituito e costituiscono un’ottima opportunità di collegamento, ma i contatti sono ovviamente rimessi alla libera iniziativa personale. Inoltre più che favorire lo scambio di informazioni o di buone pratiche, talvolta, diventano un luogo di sfogo se non anche di abbandono ad ogni sorta di esternazione. Contributi informativi interessanti derivano da alcune liste tematiche che non si occupano però specificamente di collegialità (ma ad es. di sociale, diversabilità e sicurezza). Nella scorsa legislatura il Ministero istituì per breve tempo un Forum telematico dei genitori, ma l’esperienza, probabilmente ritenuta insoddisfacente, fu presto archiviata. Se si riuscisse a superare il naturale istinto alla conversazione, orientando l’attenzione verso una maggiore propositività e progettualità; se si cogliessero le enormi e potenzialmente illimitate risorse del mezzo; se si superassero le dinamiche individualistiche che portano ad entrare ed uscire dalla rete all’occorrenza come in un grosso supermercato dell’informazione; se si pensasse che il "fare gruppo" è cosa ben più importante della risposta ad un’esigenza transitoria, allora si realizzerebbero le condizioni di una reale partecipazione. Il limite sta nel rischio di restare nel virtuale mentre esse devono essere solo un mezzo per favorire collegamento e iniziative nel reale. Quali prospettive per la partecipazione? Se un’adeguata informazione e formazione può far cogliere il significato è l’opportunità degli strumenti messi a disposizione dalla legge (e non solo), a meno che non si voglia perorare la causa di chi vorrebbe l’azzeramento dell’intero sistema partecipativo, due iniziative sono indispensabili. Non si tratta di grosse innovazioni, ma solo di estendere ai genitori prerogative già concesse agli studenti. A.A.A., consulta (per i genitori) cercasi… La consulta dei genitori, come già quella degli studenti, rappresenterebbe uno strumento di raccordo e coordinamento degli eletti su base territoriale. Nulla, se non occasioni concrete d’incontro, impedisce un collegamento tra i presidenti dei consigli di circolo e d’istituto. Inoltre, essa realizzerebbe un filo diretto con le istituzioni e favorirebbe un recupero del rapporto scuola-territorio che la paralisi, che ci si augura di prossima felice risoluzione, degli organi collegiali territoriali di fatto impedisce. Questi periodici e programmati momenti di incontro promuoverebbero inoltre lo scambio di esperienze, progetti e buone pratiche tra genitori. Inoltre si potrebbe realizzare una sorta di un collegamento tra consulta dei genitori e Forum regionali e provinciali e tra questi ed i rappresentanti. Attraverso di essa potrebbe agevolarsi la creazione di un banca dati delle rappresentanze dei genitori, della quale è necessario però venga poi assicurato il periodico aggiornamento, e per tale via anche la costruzione di una rete di scuole e la realizzazione di dialogo stabile con gli enti locali per sollecitare maggiore attenzione ed anche risposte più rapide ai bisogni del territorio. A.A.A. statuto (dei genitori) cercasi… Sembra giusto e conseguente riconoscere anche ai genitori uno statuto, così come avvenuto con il d.P.R. 249/1998 per le studentesse e gli studenti, che sancisca i loro diritti e doveri e ne disciplini in modo articolato le opportunità partecipative all’interno dell’istituzione scolastica, riconoscendo normativamente la loro piena cittadinanza nella comunità e la pari dignità rispetto alle altre componenti. Quanto agli strumenti normativi per realizzare i percorsi formativi auspicabili essi sono già previsti da anni ma scarsamente utilizzati. Basti pensare all’art 7 della direttiva 487/1997 sull’orientamento che "costituisce - nella dimensione culturale ed economica dell'Unione europea - una fondamentale componente strutturale del processo formativo di ogni persona lungo tutto l'arco della vita" e l’art.9 del d.P.R. 275/1999 che al comma 5 prevede: "Nell'ambito delle attività in favore degli adulti possono essere promosse specifiche iniziative di informazione e formazione destinate ai genitori degli alunni". Proprio per la realizzazione degli obiettivi formativi auspicati, quale buona pratica e strumento di cui ciascuno possa fare buon uso, è possibile consultare al sito http://www.apritiscuola.it/gim/progetto_genitori_e_scuola_in_rete.doc una ipotesi progettuale che si presta ad una riutilizzazione attraverso adattamenti consigliati dalle diverse ambientazioni territoriali. Infine non può che rivolgersi un particolare invito sia agli assessorati all’istruzione sia ai docenti, questi ultimi già chiamati a tale incarico da don Milani, a favorire la realizzazione di queste finalità ed in particolare quella di una concreta partecipazione democratica alla vita della scuola. Per "Genitori in Movimento"
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