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LA PARTECIPAZIONE DEI GENITORI ALLE
ATTIVITA’ ED AGLI OO.CC. DELLA SCUOLA di Adriana Gusso Uno degli scopi dell’Autonomia Scolastica, come si legge nel “Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni” (DPR 275/99), è una condivisione di intenti tra la istituzione scolastica ed il territorio, principalmente le famiglie: nei brevi articoli di cui si compone il testo, è ribadita più volte la cooperazione scuola-genitori al fine di realizzare una relazione educativa sempre più adeguata. Gli studenti fino alla maggiore età sono figli, prima di tutto e quindi il mondo familiare (la nostra Costituzione sancisce i diritti della famiglia) “precede” quello scolastico. Ed è proprio per garantire il successo della scuola che è necessario “avvicinare” i genitori alla scuola, informarli delle iniziative e delle tematiche affrontate, renderli consapevoli della “continuità” del processo educativo-didattico, in modo che gli interventi a scuola abbiano un seguito a casa, e della “reciprocità” del rapporto scuola-famiglia, per convogliare l’impegno di ciascuna componente verso il miglioramento della crescita della persona dell’alunno. Per conoscere più da vicino i genitori, per sapere cosa fanno, cosa propongono e come interagiscono con la scuola, alla fine del ’98 si è attivata, in IRRSAE Veneto, una prima ricerca che ha visto al lavoro due tecnici dell’Istituto insieme ad alcuni genitori impegnati nelle loro associazioni di categoria. Ne è risultato un questionario inviato, nella primavera del ’99, ai mille presidenti dei consigli di istituto del Veneto, per capire come istituzionalmente ed individualmente i genitori, in questa particolare veste, collaborassero con gli operatori scolastici nel momento, delicatissimo per la scuola italiana, in cui partiva in modo sperimentale la riforma dell’autonomia. La restituzione è stata intorno al 45%, e vi hanno contribuito in misura equilibrata tutte le aree della regione; hanno risposto più la periferia (80%) che le città-capoluogo, più le scuole dell’obbligo (70%) che le superiori. La maggioranza dei questionari ritrae un presidente del consiglio di istituto Prevalentemente maschio, tra i quaranta ed i cinquant’anni, diplomato o laureato, impiegato o libero professionista e autodidatta per ciò che riguarda la nuova scuola, tanto è vero che, spesso, utilizza gli spazi bianchi dei fogli per puntualizzare le sue osservazioni. Ma l’analisi dei dati offre anche alcune risposte alle domande formulate in partenza: i genitori a scuola, nei consigli di classe o nel consiglio di istituto, sono per lo più coloro che possono disporre liberamente del loro tempo (impiegati, liberi professionisti, casalinghe, pensionati…), poco o niente contano le competenze che il ruolo richiederebbe: a dimostrazione di ciò vi è che, talvolta i genitori presenti alle riunioni per le elezioni di istituto sono numericamente quelli imposti dalla normativa. Manca o è limitata la possibilità per i genitori di informarsi a scuola sulla scuola, dove – emerge dai questionari – in certi casi non si trova uno spazio fisso per ritrovarsi e confrontarsi, nonostante vi sia una manifesta intenzionalità. Si rileva, in effetti, sia la presenza nel territorio di comitati genitori sia l’impegno delle famiglie a scuola rivolto maggiormente, però, verso attività extra, come feste, manifestazioni sportive o teatrali, mercatini, gemellaggi, ricerca fondi, piuttosto che verso ciò che più riguarda la vita di scuola, ovvero organizzazione di mense, visite didattiche, presenza con funzione di esperti in classe. Pochi i genitori al corrente del fatto che si potessero presentare alla scuola, già nel settembre ’98, proposte o progetti, ma tanti quelli che approvano l’autonomia scolastica (80%), anche se con qualche riserva. L’essere stati scelti per l’indagine dell’IRRSAE Veneto, ha spinto alcuni ad osservare per iscritto: “Finalmente vi siete accorti che ci siamo!” InformagenitoriMa quali ruoli e responsabilità per i genitori a scuola? In attesa, e chissà per quanto tempo ancora, della Riforma degli Organi Collegiali, questa domanda è più che legittima. D’altronde per essere attivi e propositivi nella nuova scuola autonoma, a contatto e a confronto con dirigenti, docenti (è soprattutto questa categoria la chiave di volta della relazione tra scuola e famiglia) studenti, è per lo meno necessario coltivare qualche interesse sulle problematiche scolastiche, mantenendosi aggiornati. Non tutti, però, sono in grado di essere, degli autodidatti, quindi a chi spetta informare in modo corretto? Alla scuola come si è scritto in premessa, oppure ai mass-media, alle associazioni? E come comunicare le informazioni? Come vincere, soprattutto, l’indifferenza o l’apatia, progressivamente registrata, delle famiglie verso assemblee, riunioni, consigli indetti dalla scuola? C’è disorientamento nella pubblica opinione, come si è potuto constatare nel seminario rivolto ai genitori membri e non degli Organi Collegiali della scuola, svoltosi a Mestre nel dicembre ’99. In quello stesso periodo, comunque, il Ministero della Pubblica Istruzione decideva di dare voce a gruppi di genitori, individuando in loro una delle componenti imprescindibili del mondo-scuola. La ricerca continuaCon l’anno scolastico ‘99/2000, infatti, proseguiva il Progetto Nazionale di Monitoraggio della Sperimentazione dell’Autonomia Scolastica in 1000 scuole d’Italia (70 in Veneto), dove erano da individuare una decina di genitori per scuola, al fine di costituire dei focus group, incontri di gruppo, per “mettere a fuoco”, appunto, alcune questioni relative al Piano dell’Offerta Formativa e all’organizzazione scolastica. C’erano le condizioni – per chi scrive – di poter avviare in IRRSAE Veneto una seconda ricerca, sempre rivolta ai genitori a scuola, con un questionario basato sul modulo già collaudato, attualizzandolo dove necessario, da sottoporre a 700 potenziali genitori nelle scuole monitorate del Veneto. Nel giugno 2000, al termine del Monitoraggio, erano stati restituiti 384 questionari (intorno al 50%), con una quota ragguardevole proveniente dall’area veronese. A differenza della precedente ricerca rivolta ai genitori con un ruolo istituzionale, questa era indirizzata a tutti: chi ha risposto, infatti, fa parte del consiglio di istituto o rappresentante di classe o di interclasse (44%), non ha legami con un organismo scolastico specifico (57%). Emerge un’altra diversità: la maggioranza di chi compila il questionario è donna, tra i trenta e i quaranta anni, con figli nelle scuole di base, per lo più casalinga – ma le professioni sono le più svariate -. Inoltre, in modo più marcato rispetto alla prima indagine ma a conferma di quelle posizioni, chi accetta l’intervista scritta segna spesso la risposta no oppure non so o addirittura la omette, ad esempio il 5% non segnala i data anagrafici (paura di esporsi?), il 79% non ha mai partecipato a corsi di formazione specifici, il 48% non sa che i genitori potevano fare qualche proposta alla scuola in merito al Piano dell’Offerta Formativa (anzi 1/3 degli intervistati non conosce assolutamente il POF della propria scuola), il 48% non è informato sulle decisioni prese dal consiglio di istituto, il 41% non sa o non lavora direttamente in qualche attività della scuola, il 63% non sa che esiste un comitato genitori, il 77% non è stato coinvolto o non conosce il problema del dimensionamento delle scuole del territorio, il 70% ignora l’esistenza del Regolamento dell’Autonomia. Una indagine di questo tipo, basata su interviste scritte, fotografa una data realtà, traducendola in cifre. Non risolve situazioni, ma ci si auspica che favorisce le riflessioni. Soprattutto quando dagli aspetti negativi (ma va tra i negativi il non conoscere?) si passa a quelli positivi. Era stato chiesto, infatti, agli intervistati di segnalare quali potessero essere – secondo loro – competenze, capacità, caratteristiche per l’esercizio di un ruolo partecipe ed attivo da parte dei genitori negli Organi Collegiali della scuola. Le priorità suggerite, quali “saper creare un clima di collaborazione”, “saper comunicare con gli altri”, “saper promuovere proposte e sostenerle”, saper analizzare problemi e assumere decisioni”, sono quelle tipiche di un coordinatore di gruppo; le altre scelte, tra cui “avere flessibilità mentale”, “saper capire i processi formativi degli studenti” ed “informarsi ed aggiornarsi sulla cultura della scuola”, appartengono, in modo peculiare, al genitore-educatore. Appare evidente, quindi, di tali indicazioni, sia pur sommarie, un’attenzione specifica alla persona genitore delegata a cooperare e collaborare in stretto continuo reciproco rapporto cogli operatori scolastici, che alla fin fine, risulta un dato confortante. Da qui si può ripartire. La nuova scuola ha bisogno di risorse, ma in particolare di iniziative sul versante della continuità e della reciprocità, come si sottolineava all’inizio. Parte prima. Dati
anagrafici e ambientali
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