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DROGHE - Giornata mondiale Manifestazione del Cnca in 14 città italiane ''per una politica dell’ascolto'' Il 26 giugno, nella Giornata mondiale contro l’uso e il traffico illecito di droga, il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza organizza una manifestazione nazionale in 14 città italiane per presentare la sua posizione politica rispetto agli orientamenti e alle proposte di modifica delle politiche sulle tossicodipendenze avanzate da più parti in questi ultimi mesi. “Per una politica dell’ascolto”, questo il titolo dell’iniziativa, si svolgerà alle ore 11 nelle città di Bari, Bologna, Catanzaro, Firenze, Genova, Giulianova, Messina, Milano, Napoli, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trento, Vicenza. Una sorta di happening, in strada, davanti a un servizio per le tossicodipendenze (Sert) della città. ”Due gli elementi fondamentali che vorremmo far emergere attraverso tale mobilitazione. – spiega l’organizzazione - Il primo è il rifiuto netto di qualunque ipotesi repressiva che trasformi un problema sociale in un problema penale. Non la pena, ma l’ascolto e l’accompagnamento sono gli strumenti che gli adulti dovrebbero preferire dinanzi alle tante domande di senso che i giovani rivolgono loro, anche con i comportamenti più trasgressivi. Il secondo è l’altrettanto netta opposizione a qualunque tentativo di delegittimazione dei servizi pubblici per le tossicodipendenze, per privilegiare nel contempo alcuni modelli di comunità private”. Per il Cnca “solo l’integrazione tra pubblico e privato sociale in un sistema di interventi imperniato sui Dipartimenti per le Dipendenze – previsti da un Atto d’Intesa tra Stato e Regioni sottoscritto nel 1999, ma mai attuato – è una risposta sensata di fronte alla complessità del fenomeno droghe”.
CNCA - Coordinamento nazionale comunità di accoglienza Indirizzo:Via Baglivi, 8 - 00161 - Roma (RM), Tel: 06/44230395, Fax: 06/44117455; responsabile:Lucio Babolin; addetto alla comunicazione:Mariano Bottaccio; http://www.cnca.it
Il CNCA è la maggiore federazione italiana di gruppi (associazioni, cooperative ecc.) impegnati nel fornire risposte alle persone in disagio sociale. Ne fanno parte 260 realtà di tutta Italia, che gestiscono oltre 2000 servizi e impiegano 12.000 operatori, metà dei quali a titolo volontario. La principale area di impegno è la tossicodipendenza (350 comunità residenziali, 7.500 ragazzi accolti), seguita dai minori in difficoltà, l'handicap fisico e mentale, la prostituzione ecc. In totale le persone accolte sono circa 24.000 e quelle contattate oltre 100.000. Quasi 12.000 gli operatori, metà dei quali volontari. Tra gli appuntamenti organizzati dal Cnca, si segnala "Redattore Sociale", il "seminario di formazione per giornalisti a partire dai temi del disagio e delle marginalità" che si svolge dal 1994 presso la Comunità di Capodarco di Fermo. Dall'edizione 2001 il seminario è organizzato in collaborazione con l'Agenzia Redattore Sociale, testata che proprio da questi seminari ha avuto ideale origine.
Sono 300mila i consumatori occasionali di droghe in Israele, 22mila gli assuntori di eroina.
In Israele sono 300mila i consumatori occasionali di droghe (su 6 milioni di abitanti) e 22mila gli assuntori di eroina, inalata o iniettata in vena, soprattutto dagli ebrei russi (un milione e mezzo). E il 10% dei giovani fumano marijuana, mentre l’ecstasy viene assunta nei fine-settimana, durante le feste o in discoteca. Sono alcuni dati sulla realtà del pianeta tossicodipendenza nello Stato israeliano riferiti da Eitan Sela, presidente della Comunità terapeutica “Beit or Aviva”, che accoglie anche arabi israeliani nei suoi centri, dislocati uno a Gerusalemme e due a Tel Aviv (uno dei quali per madri e bambini). Sela partecipa al simposio internazionale “Prendersi cura dell’altro”, in corso oggi e domani presso l’Augustinianum”, promosso dalla Federazione italiana comunità terapeutiche e dall’Istituto di ricerca e formazione “Progetto Uomo” in occasione della Giornata mondiale contro la droga indetta dalle Nazioni Unite. Un altro dramma, “forse più grave di quello dell’eroina”, è l’abuso di alcol, che ha subito un forte incremento da quando in Israele si è verificata l’immigrazione dei russi e dei paesi dell’Est, dopo il crollo del muro di Berlino. “Ma i servizi a sostegno degli alcolisti non sono sviluppati come quelli per i tossicodipendenti”, fa notare Sela, che gestisce comunità in grado di accogliere 150 tossicodipendenti (di cui il 10% arabi, “che non si sentono sicuri in altri centri israeliani”), mentre alla detossificazione da alcol sono riservati altri 85 posti, dove si può restare per 3 settimane al massimo. Il 60% dei residenti in comunità è russo e molto giovane (tra i 21 e i 22 anni), mentre l’età media degli israeliani in terapia si aggira intorno ai 30 anni. Questi ultimi, infatti, “hanno più supporto sociale, mentre gli immigrati arrivano molto rapidamente all’uso di sostanze; spesso hanno genitori separati e intere famiglie cadono nella droga”, spiega Sela. Tuttavia nelle comunità terapeutiche “cresce l’integrazione, insieme all’aiuto reciproco tra israeliani, arabi e russi”. Però al momento dell’uscita – dopo un anno di comunità residenziale e 3-6 mesi trascorsi in un centro semiresidenziale – il reinserimento sociale non è facile: “Nelle città ebraiche molte persone sono sospettose ed è difficile trovare lavoro. Noi incoraggiamo ai ragazzi a mantenere i rapporti con la struttura”. Il problema droga è evidente anche in carcere: il 55% dei detenuti con problemi di tossicodipendenza sono israeliani, mentre il 44% sono arabi: una percentuale elevata, “se si pensa che costituiscono il 19% di tutta la popolazione israeliana”, fa notare il presidente di “Beit or Aviva”, individuando nella povertà e nella mancanza di lavoro e di formazione la caduta nel mondo dello spaccio, fiorente con il Libano. Per quanto riguarda il trattamento metadonico, ne usufruiscono in clinica 2.500 ragazzi, il 15% dei quali arabi. Secondo Sela la proposta di comunità formative ed educative è valida non solo per i tossicodipendenti: “Insieme alla Comunità europea vorremmo studiare una piattaforma adatta ai giovani, per favorire incontri, scambi, dialogo, incoraggiando le relazioni”. Intervenuta al posto del Commissario straordinario Pietro Soggiu – che durante il semestre di presidenza italiana Ue presiederà il “gruppo orizzontale droga” –, la dottoressa Zerman ha rilevato: “Il supporto che il Governo deve cercare di dare riguarda lo sforzo concreto per sostenere e far crescere in professionalità le strutture private, non ritenendo a ciò sufficiente la legge 328”. Un sostegno necessario anche per le famiglie, “per un’efficace opera di prevenzione del disagio giovanile che porta all’uso di sostanze stupefacenti. In questo ambito è decisiva anche l’interazione tra scuola e famiglia”. Sarebbero il 4,7% della popolazione mondiale (6 miliardi) i tossicodipendenti nel pianeta; le ultime stime parlano di 250mila in Italia, ha ricordato don Egidio Smacchia, presidente della Fict, federazione che sottolinea la presenza di immigrati irregolari che fanno uso di sostanze e dell’estendersi dell’età dei tossicodipendenti (fino a 50 anni). “Il vero problema – ha sottolineato Smacchia – non è la sostanza, ma la sofferenza interiore del giovane, la sua condizione di disagio”. Il presidente della Fict ha anche criticato il ministero della Salute: “Sta lanciando campagne contro il fumo attivo e passivo, ma non riesce a trovare un consenso unanime sulle strategie da adottare contro la droga”.
Fonte: Undcp (Programma delle Nazioni Unite per il Controllo Internazionale delle Droghe), dati degli Annual Reports Questionnaires, rapporti governativi, rapporti di organismi regionali, stime Undcp
Fonte: dati degli Annual Reports Questionnaires
Il totale ammonta a
più del 100% dato che ai pazienti era concesso segnare più di una
combinazione di droghe. Svizzera: i figli di emigrati italiani sono più a rischio. Ucraina e Russia: l’eroina dilaga
I figli di
emigrati italiani in Svizzera sono i più esposti a cadere nelle
dipendenze: lo evidenzia la psicologa Nella Sempio, direttrice del
consultorio multiculturale “Centro Musub”, del Cantone di Basilea città
e campagna, e del consultorio familiare “Fopras”, in Svizzera. Sempio è
tra i relatori del simposio internazionale “Prendersi cura dell’altro”,
organizzato dalla Federazione italiana comunità terapeutiche e
dall’Istituto di ricerca e formazione “Progetto Uomo” in occasione della
Giornata mondiale Onu contro la droga. Sui giovani di seconda generazione – continua la psicologa – “i genitori hanno proiettato la loro non integrazione, ma questa continua provvisorietà ha minato il senso di appartenenza”. E il disagio degli stranieri è crescente: ad assumere droghe sono soprattutto i maschi, tra i 16 e i 40 anni; le femmine cadono spesso in depressione. Se la prima generazione di emigrati abusava soprattutto di alcol, comunque in aumento fra i giovani, la seconda generazione opta per l’eroina in vena. “La legge federale è ambigua: vieta il consumo e lo spaccio, ma i Cantoni hanno la possibilità di intervenire su questa norma – riferisce Sempio -. Tuttavia il progetto di prescrizione medica di eroina ai tossicodipendenti cronici è stato un insuccesso e ha prodotto un incremento del consumo di droga”. La cura in comunità prevede psicoterapia e colloqui; i ragazzi che desiderano entrare in comunità “chiedono di venire in Italia”, rileva Sempio. Drammatica la situazione nell’Europa dell’Est: in Ucraina soprattutto, ma anche in Russia, Bielorussia e Polonia dilaga l’eroina, secondo quanto riferisce Jolanta Koczurowska, presidente della Federazione Polacca Comunità Terapeutiche. “L’eroina è facile da trovare e da comprare; mancano controlli adeguati da parte della polizia e le risorse per investire in politiche di prevenzione”, racconta Koczurowska, aggiungendo: “Molti bambini tra gli 8 e 12 anni assumono sostanze; i ragazzi tossicodipendenti spesso diventano homeless e comunque poveri”. In Polonia sono stati avviati diversi programmi per supportare i paesi confinanti, privi sovente “di qualsiasi trattamento per i giovani”; i risultati sono positivi, sia per quanto riguarda il trattamento governativo con metadone che quello delle comunità, basato soprattutto su psicoterapia e dialogo”. “La nostra filosofia di intervento è molto simile a quella italiana, con cui abbiamo avviato una collaborazione molto positiva”, commenta la presidente della Federazione Polacca Comunità Terapeutiche, impegnata anche nella formazione degli insegnanti e negli incontri all’interno delle scuole per prevenire la tossicodipendenza.
Fonte: Undcp (Programma delle Nazioni Unite per il Controllo Internazionale delle Droghe), dati degli Annual Reports Questionnaires, rapporti governativi, rapporti di organismi regionali, stime Undcp In Uganda il 64% dei bambini che vanno a scuola ha problemi di droga e alcool In Uganda il 64% dei bambini che vanno a scuola hanno problemi di droga o alcool, mentre il 90% dei minori che vivono sulla strada fuma marijuana, che cresce spontaneamente nei campi e viene arrotolata in pezzetti di carta. Una situazione drammatica, raccontata da Oscar Bamuhigire, direttore della comunità terapeutica “Serenity” in Uganda, tra i relatori del simposio internazionale “Prendersi cura dell’altro”, promosso dalla Fict e dall’Istituto di ricerca e formazione “Progetto Uomo” in occasione della Giornata mondiale Onu contro l’uso e il traffico illecito di droga, che si celebrerà il 26 giugno sul tema “Parliamo di droghe”. Ben il 25% delle persone ricoverate in ospedale hanno problemi di tossicodipendenza, anche se non ci sono statistiche ufficiali in Uganda, che conta 27 milioni di abitanti, “perché mancano le ricerche in questo campo”, lamenta Bamuhigire, ex alcolizzato divenuto promotore di un’associazione a sostegno degli alcolisti e di una comunità. Infatti solo a nord del paese muoiono circa 40 persone al mese per gli effetti diretti dell’alcolismo. E l’alcol è una sostanza accessibile a tutti: viene preparato in casa con la banana o altra frutta fermentata; “poco costoso, è molto forte”, riferisce il direttore della comunità “Serenity”, aggiungendo che anche l’eroina (sniffata soprattutto) si trova a basso prezzo ma di “qualità grigia, sporca”. Nelle comunità – pochissime in tutta l’Africa, paese di transito delle sostanze - lavorano gli psichiatri e vengono adottati i principi degli “Alcolisti Anonimi”, con elementi di auto-aiuto. Dilaga anche la sieropositività, che registra in Uganda uno dei tassi più alti di tutto il continente nero: “Molte persone si drogano, bevono e hanno rapporti sessuali con le prostitute senza protezione”, riferisce Bamuhigire, denunciando la corruzione estesa “tra militari e polizia, che abusano per primi delle droghe: queste si possono comprare anche in farmacia, nonostante siano illegali, perché nessuno ci fa caso”. Anche alcuni sacerdoti sono divenuti alcolisti e si stanno disintossicando in comunità. Ma l’emergenza risulta anche la mancanza di “formazione del personale: abbiamo bisogno di persone preparate che lavorino nel campo delle dipendenze”. Cambiando scenario e continente, in Iran i problemi legati oggi all’uso illecito di droghe “interessano circa il 2% della popolazione - riferisce Antonio Mazzitelli, rappresentante dell’Ufficio delle Nazioni Unite su droghe e crimine nella Repubblica islamica dell’Iran –, quindi un milione e mezzo di persone”. Inoltre i dati registrano “un progressivo abbassamento dell’età di inizio dell’uso delle droghe, mentre l’assunzione di eroina per via endovenosa sta progressivamente sostituendo la vecchia tradizione, in qualche modo socialmente accettata, del fumo di oppio”. Inoltre le autorità iraniane “guardano con crescente preoccupazione alla possibile diffusione di un’epidemia di Hiv/Aids”. E l’urgenza di trovare risposte a questi problemi “ha resto l’Iran e il Governo iraniano non solo tra i più impegnati, ma anche tra i più progressisti attori della campagna antinarcotici mondiale”. Infatti l’approccio non punta sulla punizione, ma “strategie relative alla riduzione della fornitura e della domanda, unitamente alle riforme legislative necessarie – riferisce Mazzitelli -. Le responsabilità e i compiti operativi sono condivisi tra organismi governativi e ong, associazioni volontarie e, in linea più generale, la società civile”. Quindi i piani nazionali dell’Iran puntano al contenimento e alla progressiva riduzione del rischi – a livello sociale e sanitario – legato al consumo di droghe. |
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