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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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L'Ares fa un bilancio della Bossi-Fini a sei mesi dall'entrata in vigore. Aumentano sbarchi (+35%) e arrivi di clandestini. Il ''flop'' della sanatoria: per evadere le domande servirebbero 19 anni

 

A sei mesi dall’entrata in vigore della legge 189/2002 (la Bossi-Fini), l’Ares ha tracciato un primo bilancio sugli effetti della norma: quali conseguenze sulle condizioni degli immigrati nel nostro paese nei vari settori della vita sociale, dal mercato del lavoro alla salute, dalle abitazioni ai centri di “accoglienza”, dal soggiorno alle espulsioni, dai rifugiati all’ emergenza guerra-terrorismo? Il bilancio è contenuto nel rapporto di Ares, che in sintesi evidenzia un aumento degli ingressi di clandestini in Italia negli ultimi sei mesi, così come un aumento degli sbarchi irregolari (+35%). Ecco, comunque, ciò che emerge dalla ricerca.


Per ciò che concerne il mercato del lavoro, viene ricordato come una delle innovazioni più importanti contenute nella 189 è stata la sostituzione del permesso di soggiorno per motivi di lavoro col “contratto di soggiorno”. Tali restrizioni negli ingressi e nel soggiorno in Italia hanno avuto nei primi mesi di applicazione della legge alcune rilevanti conseguenze: “Le procedure farraginose ed insensate(...) hanno incentivato, in carenza di altra via legale praticabile, l’afflusso di clandestini. Da notizie filtrate attraverso le associazioni di immigrati, si può stimare che gli arrivi clandestini in Italia, nonostante i blocchi navali, nonostante gli accaniti rastrellamenti, abbiano superato negli ultimi 6 mesi le 50.000 unità, mentre gli ingressi regolari non siano superiori al 2% di tale cifra”. Altra conseguenza rilevata dall’Ares è la precarizzazione e comunque il peggioramento delle condizioni lavorative degli immigrati, “ridotti a mera forza di lavoro sfruttabile, perché ricattabile a piacimento (tanto più se clandestina)”. A fronte del costo della vita in continua crescita, il costo del “lavoro migrante”, nei mesi considerati ha subito un sostanziale abbassamento. Secondo alcune stime il salario di un “clandestino” sarebbe inferiore del 20-30% rispetto a quello di un regolare; il che non può non ripercuotersi sul livello salariale dei lavoratori italiani. Inoltre, l’istituzionalizzazione da del contratto di soggiorno ha avuto come risultato quello di rallentare il processo di integrazione.


Passiamo alla sanatoria, definito dall’Ares un “flop pilotato”. Le domande di emersione sono state 697.000, ma le pratiche di regolarizzazione vanno avanti con il contagocce. I casi definiti dalle Prefetture sono poche migliaia. I tempi, a detta delle stesse autorità preposte, si annunciano come biblici, non inferiori ai tre anni. Particolarmente grave la situazione di Roma: le domande presentate alla Prefettura ammontano a 108.377, di contro i permessi finora rilasciati sono appena 1000 e tali pratiche vengono esaminate al ritmo di 20 al giorno. “Se le cose continueranno in questo modo l’espletamento di tutte le pratiche si realizzerà fra 19 anni! Intanto i circa 600 mila regolarizzandi vivono in una specie di limbo senza diritti elementari quali quello all’unità familiare o quello al lavoro. Sono stati peraltro segnalati numerosi casi di espulsioni di immigrati che avevano fatto domanda di regolarizzazione, e questo nonostante la legge preveda in questi casi la sospensione del provvedimento di espulsione anche in in presenza di precedenti denunce. E secondo Bachu, rappresentante di Dumcatu, una grossa associazione di migranti pachistani, sarebbe salito (da 3000 a 4000 euro) il prezzo che gli immigrati privi di permesso devono pagare per trovare un “datore di lavoro” compiacente, disponibile a certificare un contratto di lavoro”. L’Ares riporta anche una stima della Uil secondo cui, malgrado la sanatoria, un lavoratore extracomunitario su cinque continua a lavorare in nero a Milano. Si tratta del 20% del totale dei lavoratori immigrati con punte che arrivano al 50% in alcuni settori. Il fenomeno del lavoro nero si concentra infatti nei settori della ristorazione, dell’edilizia e della pulizia e facchinaggio. Nell’edilizia, dove su 44.000 addetti circa 7.000 sono lavoratori extracomunitari, solo 1000/1500 hanno usufruito della sanatoria, ma un altro 20% continua a lavorare in nero. La situazione non è certo migliore nel Nord-Est dove il lavoro nero degli immigrati si aggira tra il 18 e il 22%. Mentre in alcune zone del meridione (Salento, Sicilia), specie per i lavori stagionali in agricoltura viene ancora segnalato il fenomeno del caporalato.


Sempre secondo l’Ares, la nuova legge ignora l’imprenditoria degli immigrati, dando per scontato che in Italia per gli immigrati non vi siano possibilità di sopravvivenza diverse dalla sottoposizione ad un datore di lavoro. Solo incidentalmente nella legge si parla di lavoro autonomo (art.26), per precisare che il visto d’ingresso in Italia per lavoro autonomo, nei limiti numerici dei flussi previsti (e il successivo decreto 15.10.2002 ne prevede 2000), è rilasciato dalla rappresentanza diplomatica dopo l’accertamento della sussistenza dei requisiti per svolgere tale attività.


Aumentano gli sbarchi. Secondo l’Ares, dall’entrata in vigore della nuova legge, “malgrado le statistiche trionfalistiche e la “stretta” sui controlli di frontiera, continuano ad arrivare in Italia migliaia di profughi e di immigrati esclusi da qualunque possibilità di ingresso legale e dunque costretti alla clandestinità”. Nei sei mesi di applicazione della Bossi-Fini gli sbarchi sono aumentati del 35% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. A fine settembre 2002 erano sbarcati 16.500 clandestini, rispetto ai 12.000 dell’anno precedente.  Successivamente, anche a novembre e dicembre vi sono stati nuovi sbarchi, in Calabria, in Puglia, ma soprattutto in Sicilia.”. Contemporaneamente, nei sei mesi considerati si sono susseguite operazioni di polizia e retate di ogni genere. “Negli ultimi mesi sono stati segnalati molti casi (in particolare a Bologna) di immigrati espulsi ancor prima che il magistrato convalidasse il fermo presso il centro di permanenza temporanea. Proprio a Bologna una ragazza rumena è stata riaccompagnata in patria con i voli organizzati dalla questura, nonostante il giudice avesse annullato il provvedimento di trattenimento eseguito il giorno prima”. Inoltre, con cadenza quasi settimanale in questi sei mesi sono partiti i voli charter organizzati dal Ministero degli Interni per rimpatriare centinaia di prostitute straniere entrate in Italia illegalmente. Il rimpatrio con il charter segue quasi sempre la conclusione di un’indagine o di una semplice operazione antiprostituzione. I “voli della vergogna”, così vengono definiti, sarebbero stati 22 negli ultimi sei mesi.


Dopo aver parlato di “inchieste bidone”, l’Ares evidenzia come un’indagine ad hoc sarebbe necessaria per monitorare le condizioni degli immigrati rispetto alla salute ed alla assistenza sanitaria. “Come è noto la legge, ed anche la Bossi-Fini prevede l’erogazione dell’assistenza sanitaria di base soltanto ai lavoratori immigrati regolari e loro famiglie. Agli immigrati non regolari vengono erogate soltanto le cure urgenti ospedaliere”.

 

Alloggi: l’Ares denuncia un ''cartello'' dei proprietari. La casa è un miraggio e l'affitto costa anche un 20% in più

 

A tre anni dalla indagine AresIl colore delle case”, che aveva stimato in più di 500 mila gli immigrati privi della disponibilità di un alloggio decente, ed aveva denunciato come la situazione fosse disperata soprattutto nei grossi agglomerati urbani di città come Milano, Roma, Torino, Napoli, Firenze, Genova e Venezia, il quadro non appare cambiato. Persistono situazioni abitative precarie di estremo disagio improbabili per abitanti italiani, e che riguardano anche immigrati che hanno lavoro e reddito (sovraffollamento, pernottamento in magazzini industriali, in auto). Si arriva al punto che alcuni immigrati, quando devono obbligatoriamente fornire alla Questura i dati per la propria individuazione, anziché l’ indirizzo di un normale recapito, danno la sigla di una targa automobilistica.


Oltre che con le difficoltà comuni agli altri cittadini italiani che cercano una casa in affitto nel libero mercato, gli immigrati si trovano a dover fare i conti con alcune particolari “discriminazioni”: i proprietari di case non affittano a stranieri (specie se di colore o islamici) senza adeguate garanzie; se affittano a stranieri pretendono un costo aggiuntivo e in molti casi, per i regolari, anche la stipula di una fideiussione bancaria; se affittano a stranieri, specie nelle grandi città, l’affitto è in genere transitorio e in nero. Per l’Ares “il passaparola fra proprietari ha creato ormai delle regole non scritte, degli accordi taciti (potremo anche chiamarlo un cartello) che ha regolamentato l’esistenza del costo aggiuntivo delineando un canone “speciale” per immigrati., canone che si colloca oltre il livello del canone libero, e provoca in molti casi l’espulsione dei più deboli dal mercato”. E tenuto conto degli attuali livelli medi dei canoni liberi in sette grandi città (che, secondo dati del Sicet nel 2002 sono lievitati mediamente del 50% rispetto all’anno precedente), risulta che attualmente gli affitti più cari per gli immigrati riguardano Milano, seguita a ruota da Roma e da Venezia e Genova appaiate. Per fare un esempio: un immigrato residente a Roma che volesse affittare per sé e per la sua famiglia un appartamento di 60 mq in una zona intermedia, situata tra centro e periferia, dovrà pagare una somma mensile non inferiore a 679,80 euro(che spesso supera l’ammontare del suo salario); se fosse cittadino italiano ne basterebbero 564,00. Un immigrato a Napoli dovrà invece pagare 526,80 euro (anziché 465,00 in quanto italiano). Quanto all’edilizia popolare, la nuova legge ha introdotto nuovi limiti alle possibilità per lo straniero di accedere all’edilizia residenziale pubblica essendo richiesta la titolarità della carta di soggiorno (che si può richiedere soltanto dopo sei anni) o di un permesso di soggiorno almeno biennale (mentre prima bastava che lo straniero fosse soggiornante) e lo svolgimento di regolare attività di lavoro (mentre in precedenza era sufficiente l’iscrizione alle liste di collocamento).  Conseguentemente la percentuale di immigrati che usufruiscono di case popolari si avvicina allo zero.


L’alto livello degli affitti speciali rende conveniente l’acquisto di un appartamento, per cui molti lavoratori con un reddito stabile e con regolare busta paga, nonché lavoratori autonomi (commercianti o imprenditori) preferiscono ricorrere ad un mutuo bancario e procedere all’acquisto di un immobile, il che dà meno problemi, dal punto di vista delle discriminazioni, rispetto al regime degli affitti.. A Roma, sarebbero già più di 10.000 i proprietari di casa extracomunitari in questa città.


Pil e rimesse in crescita.

La percentuale del PIL prodotta dal lavoro degli immigrati (che peraltro non tiene conto del lavoro sommerso) è in continua crescita. Si stima che nel 2002 sia stata del 3,5% con un incremento dello 0,3 rispetto al 2001. Notevole incremento viene segnalato anche per le rimesse degli immigrati. L’Ares calcola che il totale delle rimesse ammonti a circa 700 milioni di euro all’anno, di cui il 43,9% destinato all’Asia, il 6% all’Africa e il 16% al continente americano. Ultimamente, con l’avvento dell’euro e con la sua rivalutazione rispetto al dollaro tali rimesse per i destinatari valgono circa il 20% di più.


Sottolineato che l’Italia non ha una legge organica sul diritto di asilo (“e con l’approvazione della Bossi-Fini, le già limitate possibilità di tutela del diritto di asilo per i 13.000 profughi che ogni hanno si rifugiano in Italia, sono state sostanzialmente ridotte”), l’Ares evidenzia come particolare allarme sta generando la previsione di un’invasione di profughi iracheni che secondo fonti governative cercherebbero di sfuggire al regime di Saddam, ma più verosimilmente ai bombardamenti ed agli orrori della guerra che sta per essere scatenata sul loro paese. Si parla di circa un milione e duecentomila profughi che dovrebbero a breve termine arrivare nel nostro paese, per restarvi o per raggiungere altri paesi europei, soprattutto la Germania.


Ultime annotazioni su matrimoni e natalità. Per l’Ares, nonostante le condizioni sociali per gli immigrati in Italia non siano favorevoli, anche nei comuni del Nord la natalità comincia ad aumentare, invertendo la tendenza rispetto agli anni passati. E questo grazie alle nascite dei bambini figli di genitori immigrati. Da una indagine effettuata dalla Uls 21 di Legnago, in provincia di Verona, risulta che nel 2000, su 827 parti eseguiti, 94 sono stati da genitori extracomunitari; nel 2001 su 828 nascite 118 erano stranieri; mentre nei primi sei mesi del 2002 su 428 nuovi nati già 63 sono stati extracomunitari. Le percentuali di aumento di nascite di stranieri sono passate quindi dal 10,2% all’11,2 e poi al 12,2 per cento.

 

 

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