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Messaggio conclusivo seconda marcia di Barbiana
25 maggio 2003

Alessandro Bolognesi, Sindaco di Vicchio.

Al termine della marcia dello scorso anno, salutai i partecipanti dando loro appuntamento al 2003.

Grazie per essere tornati, per essere qui a ribadire con forza la necessità di lavorare per una scuola che sia di tutti e di ciascuno, democratica, laica, delle opportunità.

Il grido di allarme, la protesta e la proposta che erano alla base della prima marcia del 2002, sono ancora pienamente attuali, in quanto le decisioni assunte in questo anno dal governo in materia d’istruzione vanno sempre più verso il depotenziamento della scuola pubblica, l’affermazione del controllo ideologico sul sapere, l’affossamento del pluralismo culturale, l’affermazione del classismo sociale.

L’istruzione è fondamentale per formare donne e uomini che insieme abbiano le opportunità di costruire una società migliore. E’ per questo che la scuola ha bisogno di un piano strategico che garantisca maggiori risorse ed investimenti e di uno slancio ideale basato sul valore democratico della conoscenza e delle azioni che essa deve sostenere per l’eguaglianza delle opportunità.

Tutto questo è oggi più lontano, in quanto la politica del governo Berlusconi ha assestato un colpo pesante alla autonomia, alla libertà ed alla qualità materiale e culturale del sistema scolastico.

I tagli delle risorse per scuole e comuni stanno causando un impoverimento generalizzato dell’offerta scolastica, colpendo in particolare coloro i quali si trovano in condizioni di disagio psichico, fisico e sociale, producono effetti devastanti riducendo i posti di lavoro e aumentando i costi per le famiglie, limitando nelle scuole gli spazi di autonomia didattica e organizzativa che erano stati conquistati, e che hanno un grande valore nel rapporto tra scuola e comunità locali.

La riforma, o meglio controriforma, introduce un precoce bivio selettivo tra istruzione e formazione professionale, crea inutili e false aspettative scaricando sui comuni oneri e responsabilità dell’anticipo per materne ed elementari, riduce gli spazi di partecipazione democratica, introduce disparità regionali e compromette i diritti di cittadinanza.

Di fronte a queste scelte, coloro che aspirano ad una scuola pubblica, laica e democratica, hanno ritenuto che sussista ancora la necessità di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica ad una mobilitazione che abbia come orizzonte l’esperienza pedagogica e civile di don Lorenzo Milani.

Dobbiamo riportare al centro dell’attenzione del Paese l’istruzione e la formazione dei giovani e dare loro certezze su cosa faranno nella vita,dobbiamo difendere la scuola dal liberismo, dalla demagogia e dalla superficialità restituendola alla sua funzione culturale e civile di produttrice di opportunità e democrazia, dentro la società italiana e nel panorama europeo, possiamo farlo ripartendo ancora una volta dal messaggio e dall’esperienza della scuola di Barbiana.

Ma quest’anno le ragioni per tornare a Barbiana vanno oltre la scuola.

Infatti il 27 maggio ricade l’80° anniversario dalla nascita di don Lorenzo, un momento importante da ricordare non in maniera demagogica ed agiografica, ma costruendo un percorso di iniziative che consentano una approfondita riflessione su quella straordinaria esperienza di vita .

In tal senso abbiamo costruito un programma che ieri l’altro ed ieri ci ha portato ad interessanti approfondimenti sulla "scuola di cui non abbiamo bisogno"e sulla "difesa dei diritti della persona oggi"e che, passando per una serie d’interessanti proiezioni di documenti filmati e pellicole cinematografiche,si concluderà il 26 giugno prossimo, giorno della sua morte, con una commemorazione a Barbiana.

I temi della pace, della giustizia sociale, dell’obbedienza civile, della globalizzazione invadono quotidianamente le nostre vite e c’impongono importanti e spesso laceranti interrogativi, molte risposte possiamo trovarle nel pensare e nell’agire di don Milani.

In Don Milani la conoscenza, la giustizia sociale, la pace, la disobbedienza civile erano una cosa sola: "essere sovrani", cittadini del mondo, per tutti, a partire dai poveri, per una società più giusta.

E’ per questo che dobbiamo dare visibilità e significato alla memoria, perché questa non si attenui ed anzi diventi forza per i valori del presente.

La guerra e i pericoli di una frantumazione mondiale, generatrice di nuovi conflitti ed ingiustizie, ci ricordano ancora una volta che l’obbedienza non è più una virtù e che la pace non può essere vissuta come una rinuncia, ma come proposta attiva e critica, a partire dai valori educativi e di giustizia che pratichiamo e che consegniamo alle giovani generazioni.

Quindi sono diverse le ragioni che ci hanno riportato a Barbiana, luogo simbolico che travalica l’ambito nazionale e ci impegna ad una visione globale che incontra pace, diritti, educazione come nuove sfide da affrontare.

In questo percorso il Comune di Vicchio ha trovato la collaborazione di altri enti locali della Toscana ( i comuni di Firenze, Calenzano e Montespertoli, la Provincia di Firenze e la Regione Toscana) siglando un protocollo d’intesa per la promozione della conoscenza e la valorizzazione della figura e dell’opera di don Milani.

Si tratta di un accordo, voluto dalle istituzioni che rappresentano i luoghi più importanti della sua vita e che in particolare evidenzia come: " l’opera e il pensiero di Don Milani hanno profondamente segnato, a partire dagli anni ’50, la vita delle comunità locali nelle quali è vissuto e il dibattito politico-culturale nel contesto fiorentino e toscano, acquisendo nel tempo una eco sempre più vasta, che ha inciso significativamente sulla maturazione e sulla coscienza civile del Paese e sull’evoluzione della società italiana, nonché sulla riflessione interna alla Chiesa prima e dopo il Concilio Vaticano Secondo".

I temi da lui trattati nei libri e nell’azione pastorale e pedagogica, quali la cultura come forma di liberazione e riscatto sociale, il primato della coscienza e la conseguente responsabilità individuale che ne consegue, la promozione dei più deboli, si propongono in modo sempre crescente come fonte di riflessione, ispirazione e formazione per le coscienze di tante persone, credenti e non, riferimento culturale attuale e fecondo per esperienze didattiche e formative, per sensibilità sociali che oltrepassano ogni confine.

Ma l’universalità del pensiero milaniano non può fare a meno dell’indissolubile legame con la terra in cui operò e delle persone che condivisero la sua esperienza.

Ancora oggi sono molti i testimoni diretti di quegli eventi che vivono ed operano in questi luoghi, tramite associazioni,istituzioni e fondazioni con lo scopo di fare conoscere,valorizzare,tutelare e promuovere un approfondimento del patrimonio di testimonianze e documenti di lui e su di lui.

In tale contesto non poteva mancare la presenza degli enti locali, convinti che la figura e l’opera di don Milani costituiscano ormai un patrimonio inalienabile ed imprescindibile dalle rispettive comunità, prefiggendosi di valorizzarne l’esperienza, di salvaguardarne le realtà che portano il segno suo del suo passaggio e soprattutto di difenderne la memoria di fronte ad ogni tentativo di strumentalizzazione e mistificazione politica, così come aveva tentato di fare un documento del Ministero dell’Istruzione per vendere meglio la sua riforma scolastica.

Diceva Don Milani, a proposito dei sindaci: "Ai lampioni e ai campi sportivi sanno pensarci anche i monarchici"….Frase aspra, ammettiamolo, ma illuminante, infatti sono molte di più le opportunità di reperire, tramite una legge, un decreto o qualsivoglia convenzione, risorse per gli impianti sportivi che per realizzare o adeguare una scuola, basta vedere le leggi finanziarie degli ultimi due anni che non destinano un solo euro per l’edilizia scolastica.

I sindaci che oggi sono presenti, e molti enti locali del nostro paese, sanno bene che il destino delle loro comunità, di cui essi stessi sono parte, inizia dalle menti e dai cuori dei propri cittadini, soprattutto giovani, se l’istruzione, la cultura, i valori di solidarietà e di pace diventano pratica quotidiana delle politiche locali.

Qui l’autonomia della scuola può incontrare l’autonomia dei comuni per realizzare città e paesi civili, aperti e solidali, "buoni da viverci".

Solidali verso le nuove cittadinanze, capaci di superare le nuove ingiustizie, capaci di realizzare nelle nostre strade e nelle nostre case una vera comunità civile.

Globale e locale si possono incontrare partendo dalle scuole e dai comuni, come ci ha insegnato Porto Alegre, per una diversa idea di Italia, di Europa, di relazioni internazionali.

Tornare a Barbiana è un gesto che aiuta la persona, qualunque sia il suo ruolo nella società, ma in particolare se impegnato nelle istituzioni pubbliche, ed è per questo che mi sento in dovere di riaffermarlo con forza, ad arricchirsi di una esperienza utile a fare comprendere il vero senso dell’impegno, dove lottare per i diritti può significare sacrificio, privazione, delusione, rottura e disobbedienza, ma anche rafforzare l’inattaccabile volontà di raggiungere pian piano il fine di una vita : la giustizia sociale, il diritto all’istruzione, l’accoglienza di tutti per tutti, essere presenti dove c’è bisogno, insomma, avendo ben impresso nella mente il monito milaniano "fa’ (fai) strada ai poveri senza farti strada".

E’ con questo stato d’animo che vi ringrazio nuovamente di essere saliti ancora insieme verso Barbiana a riscoprire una delle fonti ideali dell’impegno costruttivo e vi saluto restituendo la parola a Don Lorenzo Milani:

"In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole).

Quando invece vedranno che non sono giuste ( cioè quando sanzionano il sopruso del forte ) essi dovranno battersi perché siano cambiate.

La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero.

Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l’esempio sugli altri votanti e scioperanti. E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede.

Chi paga di persona testimonia che vuole la legge migliore, cioè che ama la legge più di altri. Non capisco come qualcuno possa confonderlo con l’anarchico. Preghiamo Dio che ci mandi molti giovani capaci di tanto.

Questa tecnica di amore costruttivo per la legge l’ho imparata insieme ai ragazzi mentre leggevamo il Critone, l’Apologia di Socrate, la vita del Signore nei quattro Vangeli, l’autobiografia di Gandhi, le lettere del pilota di Hiroshima. Vite di uomini che son venuti tragicamente in contrasto con l’ordinamento vigente al loro tempo non per scardinarlo , ma per renderlo migliore.

L’ho applicata, nel mio piccolo, anche a tutta la mia vita di cristiano nei confronti delle leggi della Chiesa.

Severamente ortodosso e disciplinato e nello stesso tempo appassionatamente attento al presente e al futuro. Nessuno può accusarmi di eresia o di indisciplina.

Nessuno d’aver fatto carriera. Ho 42 anni e sono parroco di 42 anime!"

Da questo magnifico Pratone, dal calore civile della vostra presenza attenta e partecipata, da questi messaggi di impegno civile e di speranza, non posso che ringraziarvi di nuovo della presenza, con un unico saluto:

"Arrivederci al prossimo anno, che speriamo migliore di questo, ancora una volta insieme a Barbiana".


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