|
|
LETTERA APERTA – Bocciare in prima elementare? Ho appreso dai giornali della recente bocciatura in prima elementare di due bambini di Vicenza e, nonostante non sia a conoscenza dei dettagli della vicenda, mi ci è voluto un po’ di tempo per smaltire lo shock e prendere in mano la penna. Sono una mamma come tante altre. Mio figlio, che ora ha 9 anni e ha concluso la terza elementare, è sempre stato un bambino intelligente, attento, interessato e spigliato. Eppure, nonostante le grandi aspettative, la sua prima esperienza scolastica è stata un disastro: non riusciva a scrivere correttamente, a fare le cornicette, a tenere la riga, la lettura era lentissima e stentata, invertiva le lettere e i numeri, colorava male, dipingeva peggio e così via. Per molte delle attività scolastiche non dimostrava alcun interesse e si era fatto via via sempre più scontroso, irritabile e cupo. Aveva perso il sorriso. Ed aveva invece acquisito tutta una serie di malesseri ricorrenti tra cui mal di pancia, intolleranze alimentari, pianti depressivi. E della scuola non voleva neppure parlarne, al di là di qualche frase grondante disagio. Un vero disastro, tanto da renderlo ai nostri occhi di genitori addirittura irriconoscibile. A rincarare la dose due misere sufficienze in italiano e matematica nel primo quadrimestre e i continui richiami delle insegnanti per la pigrizia, il disinteresse, la deconcentrazione, la superficialità, la svogliatezza e via dicendo. Cosa era successo? Cosa aveva trasformato nostro figlio allegro, positivo e intelligente in un bambino triste e scolasticamente “asino”? Solo ed unicamente grazie alla nostra caparbietà di genitori spinti dalla volontà di capire e comprendere, dopo un percorso certo non facile e senza la minima collaborazione da parte della scuola, abbiamo finalmente scoperto che nostro figlio poteva essere dislessico. Dico “poteva” perché prima dell’inizio della terza elementare i neuropsichiatri formulano semplicemente un sospetto di dislessia, riservandosi di confermarne la diagnosi più avanti. Questa prudenza è motivata dal fatto che in alcuni bambini possono verificarsi dei ritardi di apprendimento che poi si risolvono gradatamente nel corso della seconda elementare. Mio figlio, invece, è stato poi definitivamente diagnosticato con disturbi specifici di apprendimento, in particolare dislessia e disgrafia di media entità, abbinate ad un quoziente intellettivo decisamente superiore alla media. Per le molte persone e i molti insegnanti (!) che non lo sanno, i disturbi specifici di apprendimento, che si presentano in persone prive di deficit intellettivi cognitivi o sensoriali, sono difficoltà circoscritte ad alcuni specifici ambiti: difficoltà nel leggere (dislessia), nello scrivere correttamente a livello ortografico (disortografia) e grafico (disgrafia), nel calcolo matematico (discalculia). Spesso si presentano insieme, in mix sempre diversi ed, ovviamente, mettono seriamente a repentaglio il successo scolastico di bambini, seppur intelligenti. Conoscere il problema reale di nostro figlio ci ha consentito di intervenire precocemente e di fare tutte le scelte necessarie per poterlo supportare adeguatamente e farlo ritornare il bambino felice di un tempo, nonostante debba comunque fare tutti i giorni i conti con la dua disabilità che gli rende difficili compiti e attività per altri suoi coetanei semplici e naturali. Possiamo dire di averlo “salvato”? Sì, soprattutto se penso alla “fine” che hanno fatto questi due poveri bambini vicentini, spietatamente bocciati a 6 anni e quindi già demoliti nella loro autostima. Per mio figlio sarebbe stato come ucciderlo. Mi piacerebbe sapere se le insegnanti e il dirigente scolastico abbiano consigliato ai genitori una verifica specialistica sulla possibile presenza di dislessia o altra difficoltà o problema, prima di dare il loro implacabile verdetto; se abbiano cercato tutte le strade per capire, prima di decidere per una drastica soluzione; se abbiano aiutato i genitori ad approfondire; se abbiano chiesto un confronto con chi conosce e tratta tali problematiche… Qualcuno con una competenza specifica ha preso seriamente in carico il problema, risolvibile o meno, di questi bambini? Se fossero dislessici (i DSA colpiscono mediamente il 5% della popolazione che in una classe di 25 bambini fa giusto 2,5 alunni) la bocciatura sarebbe per la scuola un insuccesso clamoroso, degno di riprovazione e biasimo. Se invece dislessici non lo fossero, rimarrebbe comunque alla scuola, certo non ai genitori, la responsabilità di non aver dato modo a bambini ancora così piccoli di provare di nuovo, in un clima sereno e positivo, aiutandoli a cercare una loro strada lungo il percorso di apprendimento, seppur più faticoso e lento degli altri. La bocciatura poteva attendere, visto che sono 5 gli anni della scuola primaria. Ma evidentemente l’orologio del tempo corre troppo veloce già a 6 anni e chi non tiene il ritmo è spacciato. A quanti giri dovrà andare poi, quando ne avranno 15, 30 o 40? Per questi due bambini la lancetta del tempo avrebbe potuto provare a rallentare la sua corsa sfrenata ma invece per loro il tempo si è fermato del tutto ed anzi è tornato indietro, spietatamente. E’ a loro, a questi due sfortunati bambini, che va tutta la mia partecipazione e la mia solidarietà, come mamma che trema al pensiero di aver rischiato per il proprio figlio analogo crudele destino. A loro il mio augurio che possano trovare nelle nuove insegnanti la comprensione e la sensibilità per poter essere accompagnati nel loro percorso, sempre che abbiano la forza di superare, così piccini, lo schiacciante senso di colpa ed inadeguatezza che inevitabilmente una bocciatura comporta. Auguri, di cuore.
|
La pagina
- Educazione&Scuola©