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Caro Ciampi, ti scrivo... Lettera aperta al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, dopo il messaggio di fine anno agli Italiani, nel quale è mancato un riferimento al 2003 come anno Europeo delle Persone con disabilità.
ho ascoltato come ogni anno con vivo interesse il Suo messagio agli italiani. Ha già ricevuto al riguardo complimenti assai più autorevoli del mio, e perciò mi limito ad osservare che le Sue parole aiutano a non smarrire il cammino della solidarietà e della identità nazionale, in un contesto di valori fortemente radicati nella lettura sostanziale dei princìpi sanciti dalla Costituzione. Mi permetta perciò di esprimerLe un piccolo motivo di rammarico, che sono certo che Lei, e sua moglie Franca, che ho avuto l'onore di conoscere nel dicembre del 1999, in occasione della prima Conferenza Nazionale sull'handicap, comprenderete nello spirito giusto. Spero perfino che Lei trovi il tempo di rispondere, non tanto a me personalmente, ma a tutti i navigatori di questo portale, che è realizzato da un Ente pubblico, l'Inail, che si occupa di infortuni sul lavoro, ma che ha giustamente voluto estendere la propria attenzione all'intero orizzonte dei problemi delle persone disabili. Lei ha opportunamente ricordato come nel 2003
l'Italia svolgerà un ruolo da protagonista nello scenario europeo. In
particolare Lei ha detto: «Fra sei mesi avrà inizio il semestre di
presidenza italiana dell'Unione Europea. E' importante per l'intera
Europa che in quel semestre si concludano i lavori della Conferenza
intergovernativa. Si profila all'orizzonte la possibilità di un nuovo
Trattato di Roma. Questa prospettiva emoziona un uomo della mia
generazione, che ha indossato l'uniforme nell'ultima grande guerra
europea; che ha vissuto con passione i giorni della riconciliazione tra
i popoli d'Europa, i primi passi dell'unificazione.» Mi rendo conto che si tratta di una piccola omissione, e che ben altri problemi, apparentemente, sembrano prevalere, a cominciare dalla pace. Ma vede, noi per primi, persone disabili, famiglie, associazioni, volontari, operatori, tecnici, esperti di queste tematiche, siamo fortemente preoccupati che i venti di guerra rendano impossibile e vano il nostro tentativo di far emergere con forza le ragioni che rendono importante celebrare un anno europeo dedicato a questo tema. Per dirla con semplicità, a noi basterebbe che nel
2003 si dichiarasse, e si dimostrasse nei fatti, che il contenuto
dell'articolo 3 della Costituzione della Repubblica vale per tutti,
nessuno escluso. Sono certo che se Lei dicesse, dall'alto del suo Colle,
e con l'autorevole Sua indipendenza, che tutte le Istituzioni,
nazionali, regionali, periferiche, devono tenere conto sempre e comunque
dei diritti e e della dignità di cittadinanza anche delle persone con
disabilità e, quindi, delle loro famiglie, avremmo, solo per questo, già
compiuto un balzo incredibile in avanti. Le sembrerà strano, ma ancora
oggi le cose non stanno così. Lei è sempre attento ai più deboli, ai più
sfortunati. Ecco, Le assicuro che il mondo delle persone con disabilità
non è debole, né sfortunato. Lo diventa. Lo diventa se lo Stato non fa
la sua parte, se le Regioni indugiano nell'applicazione delle leggi, se
i Comuni non hanno i fondi per assicurare i servizi. Giustamente Lei fa
appello allo «spirito di collaborazione» fra le parti politiche. Le
assicuro che il nostro portale, già nel nome, SuperAbile, si propone di
non avere e di non alimentare pre-giudizi e divisioni inutili. La verità
non è mai solo da una parte, e c'è bisogno di tutti per costruire una
società più giusta. Con deferente stima,
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