Contributo
al cammino del Movimento di Volontariato Italiano
di Armando
Mirabella
1.
L’amore ai tempi del colera
“La
democrazia non si costituisce con un patto tra singoli individui da
un lato ed il popolo dall'altro, ma con un mutuo patto tra l'uomo
singolo e tutti gli altri”.(1)
Quando si è costretti a recuperare la lezione del XVII secolo di uno
dei padri dei concetti di reciprocità e cittadinanza come Thomas
Hobbes, vuol dire che lo stato di salute di quella democrazia è
compromesso e che l'unica terapia possibile è quella d'urto che
incide sul muscolo involontario della convivenza civile. Sul cuore:
sulla politica.
Ecco “Il
più tremendo risultato di un'opera di diseducazione o di educazione
negativa, che ha martellato per vent'anni da ogni lato(…).Quello
della <<sporcizia>> della politica...”(2)
Queste parole di Giacomo Ulivi, studente partigiano diciannovenne
fucilato nel 1944, scattano un fotogramma che potrebbe essere
sviluppato ai giorni nostri senza apparire una foto sbiadita della
realtà che viviamo. Se la devastazione economica prodotta dai cinque
anni del governo guidato da Silvio Berlusconi è misurabile già solo
con parametri macro-economici classici cfr.
(3),
irreparabile per questa generazione, forse, è il danno al tessuto
sociale di questo paese, ai motivi dello stare insieme, alla
convivenza civile. “Il peggiore periodo da sessant'anni a questa
parte” ha recentemente commentato uno dei padri costituenti,
l'ex presidente della Repubblica Scalfaro.
L'Italia,
carissimi, esce da un altro quinquennio tremendo, da un'altra guerra
dove sono stati attaccati ed in qualche caso rasi al suolo alcuni
obiettivi democratici strategici.
Una
riflessione sul volontariato italiano del 2006 deve tenere conto di
questo quadro se vuole spendersi come soggetto credibile di
cambiamento, di progettualità, anticipatore e sperimentatore di
soluzioni nuove, se vuole tornare ad occupare “i posti di
frontiera” come li definisce Garcia Roca(4).
2. Cosa
pubblica e legalità ampia
C’è da
ricostruire un paese. Bisogna ricostruire i motivi dello stare
insieme. Frasi come “Con la mafia bisogna convivere”, o “è lecito
evadere le tasse” o ancora l’invito a trovarsi un lavoretto
pronunciate dal Ministro delle infrastrutture e trasporti e dal
Presidente del consiglio dei ministri hanno legittimato una visione
dello stato, della cosa pubblica, della cosa di tutti che,
purtroppo, in questo paese ha radici antiche
(5).
Ciò impone alla nostra agenda due temi strettamente collegati:
1) Il recupero
del senso di appartenenza collettiva della cosa pubblica
2) La
battaglia per una legalità ampia,
strumento di sostegno anche
decisamente finanziario del welfare:
non solo lotta alle mafie, quindi, ma anche all’evasione
fiscale.
Tali priorità
debbono essere affrontate attraverso due livelli di azione
contemporanea.
Uno pedagogico
che deve essere assolto rivolgendosi alle scuole, alle giovani
generazioni. Un altro con dei laboratori che creino welfare locale.
3. I
temi di una nuova educazione
Rispetto
all’azione pedagogica al Mo.V.I. le risorse non mancano. Ovviamente
decine sono le nostre realtà che operano con i minori, o che,
meglio, sono attive all’interno di reti che promuovono percorsi
educativi con i giovani. Porre al centro di questa azione la
convivenza civile, la coesione sociale e la legalità ampia
deve divenire la base del processo di ricostruzione di una nuova
cittadinanza condivisa. In questo senso strategico è il rapporto con
gli enti locali che, come i recenti esempi emersi da comuni quali
Belluno e Bologna ci insegnano (atti convegno Legautonomie(6)),
sono impegnate in un raccordo tra giovani,
luoghi di democrazia diffusa, quali le associazioni di
volontariato e luoghi di prossimità istituzionale e di servizi
come comuni, province e regioni.
Obbligatorio è,
quindi, recuperare il patrimonio della Rete delle ragazze e dei
ragazzi del sud. Non basterà rilanciarla: il Mo.V.I. in questa
esperienza dovrà identificarsi perché in essa c’è il Mo.V.I.:
c’è la nuova educazione, la partecipazione, la legalità ampia e la
presenza attiva nella società del mezzogiorno. Una presenza, agente
di autopromozione delle comunità.
4. Le
comunità locali
E proprio le
comunità locali rappresentano il secondo nodo dell’azione futura del
Movimento.
La improvvisa
e prepotente comparsa del blocco sociale dei precari aggiunge una
categoria alle già numerose presenti nel bacino di carenaggio delle
città. Tra coloro che vedono la propria cittadinanza all’asciutto
per riparazione troviamo neoassunti, precari ormai al 49,8% (Banca
D'Italia (7)),
immigrati, pensionati, famiglie monoreddito, giovani coppie: almeno
7,5 milioni di persone, secondo l’Istat, il cui numero e le cui
necessità erano assolutamente inattese solo dieci anni fa. Ma
proprio in un momento in cui queste necessità obbligherebbero i
sistemi di welfare ad una maggiore propulsione registriamo,
attraverso il taglio dei trasferimenti agli enti locali, un crollo
dell’energia disponibile. Assumersi la responsabilità di raccogliere
questi nuovi bisogni provenienti dalle nostre città, formulare delle
proposte di soluzione, verificarne la sostenibilità, interloquire su
queste ipotesi con istituzioni ed enti locali spetta al volontariato
italiano.
Non siamo
all’anno zero. E non a caso.
La modalità
sperimentata nella concertazione per i piani di zona non rende
affatto irrealistica la necessità di far sorgere in ogni città dei
laboratori per la creazione di welfare locale. Laboratori in cui
dobbiamo far convergere tutte le agenzie di un territorio per
produrre “pezzetti di welfare” e che, poi,
insegnino l’arte di questa produzione ai cittadini:
“Chi si propone di interpretare gli abitanti di un territorio -
associazioni, sindacati, gruppi intermedi - deve però impegnarsi
anche a restituire competenza sociale agli abitanti stessi”. (“Il
volontariato che sognamo”
(8)
).
5. Gli
strumenti
Per non
rendere velleitario o addirittura controproducente questo sforzo di
raccolta ed elaborazione, il volontariato moderno deve dotarsi di
diversi strumenti. Intanto “vanno considerate, le responsabilità
e la preparazione necessarie per fare politica, per esercitare la
partecipazione, con competenza, puntualità e in termini propositivi”
(“Il volontariato che sognamo”
(8)).
Questa preparazione sarà, in prima battuta, uno degli strumenti che
permetterà al Mo.V.I. di incontrare, bene attrezzati, il piccolo
volontariato che non si sente rappresentato dalle grandi
organizzazioni, coordinamenti, federazioni e forum nazionali. Questo
permetterà di stabilire un clima di fiducia attraverso il quale il
Mo.V.I. può stabilire relazione con le altre realtà associative del
territorio. Questo della relazione, nelle realtà dove si fa
Mo.V.I., è uno degli strumenti indispensabili e uno
degli obiettivi irrinunciabili. Assolutamente necessaria, a questo
punto, appare una Scuola di Formazione dei quadri del
Movimento di Volontariato Italiano. Una scuola che
almeno due volte l’anno apra le sue porte 3 giorni per scambiare in
modo organico buone prassi, aggiornare le conoscenze legislative
locali, nazionali e comunitarie, confrontarsi con altre realtà
italiane ed europee.
6.
Balzo culturale
E proprio il
richiamo alla realtà europea ed internazionale deve farci compiere
un grosso balzo culturale. “L’azione transnazionale dei
cittadini, che ha il sostegno nelle radici locali, è la
plusvalenza del volontariato maturo in tempi di globalizzazione”(4).
Con queste parole Garcia Roca ci indica la direzione di un salto
culturale di cui il Movimento ha bisogno. E per il quale è
necessario un confronto sistematico con realtà che da tempo operano
in questo ambito della promozione della cittadinanza globale.
Accanto a queste, non più rinviabile, invece, è la necessità di
perseguire con determinazione un accreditamento del Movimento presso
reti (CEV European Volonteer Center, ad esempio) ed
Istituzioni europee, in cui i contatti col volontariato
spagnolo e quello russo, sono solo un primissimo passo iniziale.
Il legame con
il territorio è stato il nostro tratto caratteristico, oggi, però,
con la complessità introdotta dalla globalizzazione dei mercati,
questo legame rischia di essere un ancoraggio, un vincolo che ci
incatena impedendoci di fare tutta la strada del percorso che
conduce alla rimozione delle cause della povertà e dell’esclusione
sociale.
Non è
necessario ricorrere a Pasolini per rendersi conto di quanto la
civiltà dei consumi abbia scavato nella percezione della realtà
della nostra generazione. Sarà quindi particolarmente arduo e
frustrante per il volontariato di oggi agire nella direzione della
regolazione del consumo. Grande complessità, assenza di risultati
immediati, scarsa tangibilità della propria azione sulle comunità in
cui l’associazione o il gruppo opera, lontananza dai luoghi della
decisione, sono gli elementi che possono far imboccare la
scorciatoia del ripiegarsi sul solo lavoro sul territorio. Ben più
appagante. Ma il momento in cui il conto economico e quello
ambientale e, quindi, sociale di questo irrefrenabile processo di
consumo rischia di presentarsi prima del previsto.
Industria-mutamento
climatico-desertificazione-immigrazione-esplosione periferie, ad
esempio, rischiano di manifestare i propri effetti nelle nostre
comunità molto più velocemente di circuiti già ben conosciuti da
tutti noi come quello delocalizzazione-disoccupazione-povertà.
Nei citati laboratori di welfare locale
assumono, quindi, una altissima priorità anche
attività che, ad esempio, educhino, promuovano e che creino prassi
di risparmio energetico e uso e produzione di energie alternative,
di utilizzo di alimenti e manufatti prodotti in modo sostenibile sia
ambientalmente che socialmente, di sostegno della diversità
biologica, di difesa della proprietà pubblica dell’acqua.
Anche nel
rapporto con i sud del mondo emerge, per il volontariato maturo, la
necessità di trasferire competenze per evitare dipendenze. Questo
meccanismo di autopromozione delle comunità locali, ha nel
microcredito uno strumento esemplare. Uno strumento che crea
sviluppo locale, la cui gestione sostanzialmente femminile,
sperimenta pacificamente meccanismi di democrazia dal basso, non
imposti da rastrellamenti e bombardamenti compiuti da quella parte
di mondo autoproclamatosi civile.
7.
Conclusione
Accanto a
quelli appena sfiorati da questa relazione molti saranno i temi che
certamente verranno toccati in questi giorni.
Tematiche così ampie e
intrecciate
ci assegnano
la responsabilità di continuare ad esportare nei territori,
arricchendolo, il nostro modello di relazione e di
azione. Un modello fondato su di un confronto
partecipato, su di un’analisi politica, su di una sintesi concreta
e su di una prassi innovativa.
Grazie.
Note:
(1)Thomas
Hobbes “Teoria del sapere e scienza della politica”, Le
Monnier
(2)“Lettere
dei Condannati a morte della Resistenza italiana”, Einaudi
Tascabili
(3)“Il Pil
(...) è rimasto immobile come già lo era stato nel 2003. I consumi
sono addirittura andati indietro dello 0,1 per cento sull'anno
precedente. L'avanzo primario, che il centrosinistra lasciò al 5,6
del Pil, è sceso allo 0,6 e nei primi due mesi dell'anno in corso è
andato sotto zero. La produzione industriale è ferma o recede.
L'occupazione stabile è diminuita di centomila unità. La bilancia
commerciale registra un vistoso passivo. Il fabbisogno di cassa è in
aumento e infatti il debito pubblico cresce per la prima volta dal
1993. Siamo di nuovo al 108 per cento sul Pil e il trend prevede
quota 110 per la fine dell'anno.” E. Scalfari, la Repubblica
5/3/2006
(4)”Un
Futuro per il volontariato nell'emancipazione dei poveri” J.
Garcia Roca
(5)Riferendosi
al 1861: “Invece di riconoscere la necessità di pagare le tasse,
si pensava generalmente che se un gruppo di persone aveva scoperto
un proficuo mezzo di evasione fiscale, gli altri facevano meglio a
pensare ai fatti loro” D. Mack Smith “Storia d'Italia
1861-1969” – Laterza, 1969
(6)“Il
volontariato: una risorsa per le comunità locali” atti del VII
convegno nazionale biennale Enti Locali e volontariato –
Legautonomie
(7)Banca
D'Italia - Bollettino Economico - n. 46, Marzo 2006
(8) “Il
volontariato che sognamo” Documento preparatorio a “Riscriviamo
il lessico della solidarietà” Vitinia 25,26 marzo 2006 – Mo.V.I.