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«Così guardiamo all'Europa» da www.superabile.itParla Pietro Barbieri, presidente della Fish, a pochi giorni dal Congresso della Federazione. Un appuntamento preceduto da un seminario di lavori, il 29 e 30 novembre, preparatori dell'Anno europeo per la disabilità di Mariateresa Marino A ridosso del Congresso della Fish, previsto per il 1 dicembre, SuperAbile.it ha incontrato Pietro Barbieri, presidente della federazione che raccoglie circa quaranta tra associazioni e organismi regionali. La cultura dell'inclusione sociale, la garanzia di pari opportunità per tutti i cittadini, le nuove politiche sociali e la questione delicata della rappresentanza delle associazioni di fronte al mondo politico e alla società civile: questi alcuni dei temi affrontati nel colloquio, senza trascurare gli argomenti legati all'Anno europeo per la disabilità, al Congresso e un pizzico di 'gossip' sulla vita privata del presidente della Fish.
Parlando invece di sconfitte, devo fare un 'mea culpa' generalizzato, che riguarda la nostra incapacità di fare pressione sul tema del diritto alla mobilità, che paradossalmente è stato tenuto fuori da tutte le più recenti battaglie politiche, non ultima quella sulla Finanziaria. Infatti, nella manovra economica del 2003, la legge 13 non è stata rifinanziata. Non riusciamo, e questo è un nostro limite, a tenere alta la tensione politica su questo tema, forse perché non abbiamo trovato un giusto metodo di interlocuzione con il ministero delle Infrastrutture, mentre con gli altri dicasteri ci siamo riusciti meglio. Dobbiamo investire maggior energie in questa battaglia.
Penso alle realtà locali e alla difficoltà di aggregarle. La frammentazione territoriale esiste, dovuta a vari motivi, antipatie personali, interessi specifici di questa o quella associazione, problemi di ordine politico. Capita che gli interlocutori istituzionali non siano sempre gli stessi e questo disaggrega alcuni fronti di battaglia. Il secondo limite che riscontro nella nostra storia recente è legato, in un certo senso, ad una nostra vittoria: aver costruito un importante dialogo con tutte le forze politiche, ma senza consolidarlo. Questa è stata anche un po' una scelta, perché non aspiriamo ad avere alcun riconoscimento politico, né vogliamo attaccarci al carro di nessuno. Ma quello che io sento come un problema molto forte
e a cui non abbiamo trovato finora una soluzione efficace è il
rapporto con le associazioni che rappresentano gli Enti locali. Parlo
dell'Anci, della Conferenza Stato-Regioni. Un rapporto sporadico,
saltuario e poco produttivo.
La Fish opera su un piano superiore ; prova ne è il fatto che abbiano avuto difficoltà di dialogo sia con il governo di centro sinistra sia con l'attuale. Con entrambi gli schieramenti siano riusciti ad avviare un confronto costante solo dopo un anno dal loro insediamento. Anzi, dirò di più: con l'attuale Governo abbiano ottenuto di recente dei risultati importanti, come l'emendamento dell'articolo 22 (ora 25) relativo alla scuola, in Finanziaria. E questa non è una vittoria di sinistra, ma una risposta ai bisogni degli studenti disabili. Ridurre tutto ad una questione di politiche di parte, non fa un buon gioco alle battaglie sociali. Strumentalizzare politicamente le nostre lotte, ha solo un effetto disaggregante delle nostre azioni. Da più parti, soprattutto in tempi recenti, si accusa il Governo di essere poco attento alle politiche sociali e all'evoluzione del Welfare moderno. Ma in queste accuse, quanto pesa l'immobilismo e l'acquiescenza di una parte del mondo dell'associazionismo e la tendenza a misurare l'efficacia delle politiche solo sul barometro dell'economia, piuttosto che su quello della cultura? L'acquiescenza e le politiche governative sono due argomenti che riguardano il metodo di approccio ai problemi e alle richieste da parte di alcune realtà associative. Per intenderci, la differenza tra noi e le cosiddette 'storiche' consiste nel principio che i diritti vanno garantiti dallo Stato e non dalle associazioni. Le grandi organizzazioni hanno una visione 'pensionistica',
ovvero meramente indennizzabile della disabilità. Noi, vuoi per
cultura o per storia o per bagagli di esperienze personali maturati,
abbiamo una visione più globale sulla certezza dei diritti, dove la
ragione economica pesa, ma non prevale. Siamo alla vigilia dell'anno europeo della disabilità. Quali sono i vostri programmi? E di cosa discuterete al Congresso del 1 dicembre ? Il Congresso sarà preceduto da un seminario di lavori previsto per il 29 e 30 novembre. Il tema della discussione sarà quello della non discriminazione e del diritto al lavoro, alla luce della direttiva europea 78 del 2000, non ancora ratificata dal Governo. Sarà una riflessione interna alla nostra federazione, ma anche esterna con rappresentanti istituzionali e delle parti sociali, fermando l'attenzione soprattutto sull'inserimento lavorativo dei disabili più gravi, quelli che non possono produrre reddito. Così, dunque, cominceremo a parlare di Europa e di
Anno europeo per la disabilità.Il Congresso sarà invece un momento
di confronto, oltre che su questioni interne, anche sulle novità
statutarie. Le è mai venuta voglia, in un impeto di sano egoismo, di vivere in un mondo in cui siano i cosiddetti 'normodotati' ad essere minoranza discriminata? Un po' la situazione paradossale narrata nel romanzo 'La contea dei ruotanti' di Franco Bomprezzi…. Io ho avuto un incidente a vent'anni e da allora
sono in carrozzina. Conosco bene, dunque, sia il mondo dei normodotati
sia quello dei disabili. Ogni tanto, ammetto, mi dico che sarebbe
bello tornare a far parte del primo mondo e poter camminare sulle mie
gambe. Non è una provocazione politica, ma semplicemente una presa di coscienza, un volersi mettere 'nei panni di'. Una regola, questa, che dovrebbe condurre ogni nostro comportamento, ma che nel caso della dsabilità può avere una valenza particolare. Sappiamo che da poco si è sposato. Quanto c'è del Barbieri 'battagliero' tra le mura domestiche? Quasi nulla, anche perché a casa ci sto poco e
quando ci sto mi preoccupo delle incombenze familiari o semplicemente
mi rilasso. Devo dire che l'esperienza del matrimonio ha cambiato
radicalmente la mia vita. Prima, vivendo in famiglia e potendo contare
sulla continua presenza di mia madre, non dovevo preoccuparmi di
nulla. Adesso, invece, devo fare la spesa, annotare le commissioni,
pagare le bollette, fare quello che fa un qualsiasi marito. (21 novembre 2002) |
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