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Rapporto sulla cultura civica in Italia: cresce il senso di appartenenza, resta critica la fiducia nella politica.
Come va il senso civico degli italiani? Dal sondaggio Abacus realizzato per Legambiente e Comieco sembra che le cose migliorino. Insomma, qualcosa si muove e gli italiani sembrano scoprirsi meno individualisti e un po' più "sociali" e legati al territorio. Non solo famiglia, quindi, ma anche quartiere e città. Resta purtroppo stabile il triste fenomeno del vandalismo, oggetto nel Rapporto di un'analisi quantitativa dei costi economici sopportati dalle amministrazioni comunali.
Da tre anni (questa infatti è la terza edizione del Rapporto) Legambiente e Comieco si propongono di misurare la ‘civicness’ in Italia. L'obiettivo della ricerca è quello di fornire con cadenza annuale una sorta di "barometro del senso civico". Da questa edizione del rapporto, colpisce felicemente come nei tre anni d'indagine il senso civico degli italiani sia andato modificandosi. Se il rapporto del 2001, infatti, tracciava il quadro di un senso civico prevalentemente radicato su valori di tipo individualistico, quello attuale rileva come il sentimento sia oggi sempre più rivolto agli altri: ai concittadini e agli altri membri della società. E' un'inversione di tendenza del senso civico che nasce e trova le proprie ragioni sul territorio, nei piccoli centri dove il senso d'aggregazione è più forte ma anche nelle città, dove si riscopre il senso della coesione sociale. E' una civicness, insomma, che affonda le proprie radici nell'Italia dei territori, in quella rete di tradizioni e legami che sono di fatto la culla del nostro patrimonio culturale e storico. La coesione sociale è necessaria al rinvigorimento del senso civico, ma è anche uno degli elementi costitutivi della vita economica e culturale. La metamorfosi dell'anima civica degli italiani e la rinnovata scommessa nei rapporti sociali lasciano allora ben sperare per il Paese, la sua economia, lo sviluppo e il rispetto del territorio. Il lavoro sul senso civico analizza il tema della civicness intesa come partecipazione, sociale e pubblica, dandone una definizione che comprende valori morali, appartenenza al territorio e fiducia nelle istituzioni. Considerando le classi di civicness elaborate lo scorso anno, che suddividevano gli italiani in latini, yankees, samurai, pellerossa ed eskimesi, i risultati di quest'anno scoprono a sorpresa gli italiani meno latini, che interpretano cioè il senso civico in chiave individualista, e più pellerossa, ossia con un più spiccato senso di appartenenza al territorio che pone un po' in secondo piano i valori individuali.
Gli italiani hanno fiducia nelle istituzioni (88%) e nel volontariato (85%), poco nei partiti politici e nei connazionali. I danni degli atti vandalici.
Per quel che
riguarda gli italiani e le istituzioni, dal rapporto si evince una
fiducia sia ben riposta nelle forze dell'ordine (88%), nelle
associazioni di volontariato (85%) e nella chiesa (75%). In coda alla
classifica i partiti politici, organizzazioni in cui crede solo il 20%.
Un parametro specifico scelto dall'indagine per misurare la civicness è quello della raccolta differenziata. E' un po' ovunque in crescita (+8% nel 2002 rispetto al 2001 a totale Italia, con un’impennata nel Sud pari al 53%) e, dove non migliora ulteriormente, nella coscienza degli italiani è per lo più colpa della mancanza d'impegno da parte dei cittadini, senza togliere le responsabilità di chi la organizza e gestisce, indicando la consapevolezza diffusa che, insomma, se si vuole che le cose funzionino bene nella propria città, bisogna contribuire in prima persona.
Atti vandalici. Un'ampia parte della ricerca ha scandagliato il fenomeno del vandalismo. Dai dati forniti da 50 città capoluogo su 103 risulta una spesa nel 2002 di 4,5 milioni di euro per riparare agli oltre 58mila atti vandalici a danno di verde pubblico, autobus, cestini e cassonetti per la raccolta dei rifiuti. Nelle grandi città il vandalismo colpisce di più e i costi lievitano: Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo totalizzano da sole una spesa annua di 3,4 milioni di euro. Più contenuto il dato per le città di medie dimensioni (le 22 sotto i 500mila abitanti che hanno fornito i costi a Legambiente hanno speso circa 650.000 euro), ancora minore per le piccole (le under 100mila hanno speso 430.000 euro).
Ai 103 capoluoghi
Legambiente ha chiesto i dati quantitativi del costo del vandalismo nel
2002 su verde, trasporti pubblici e attrezzature per l'igiene pubblica:
quelli che hanno risposto non sempre sono stati in grado di fornire
tutti e tre i dati. In molti comuni infatti manca ancora un sistema di
monitoraggio e di prevenzione degli atti di vandalismo e quindi una
stima attendibile dei danni: la definizione del fenomeno è quindi spesso
approssimativa e imprecisa.
Vandalismo urbano, la carta vincente è la partecipazione dei cittadini. Gli esempi di Modena e Verona
Legambiente ha voluto sapere dai Comuni anche il livello di percezione del fenomeno vandalismo: per 1 amministratore su 2 il dato è stabile, per gli altri invece in crescita. I maggiori danneggiamenti si verificano ai manufatti per la raccolta dei rifiuti: sono cestini, cassonetti e campane per il vetro esposti sulle strade il bersaglio preferito dai vandali. I costi più alti per le amministrazioni sono invece quelli per ripristinare il verde pubblico. I vandali entrano in azione ugualmente in periferia come in centro; il più delle volte rompono, seguono gli imbrattamenti, i casi di furto, infine gli incendi.
E la partecipazione dei cittadini è probabilmente la carta vincente. E' il caso di Modena, dove a metà degli anni ottanta è partita l'esperienza delle adozioni del verde, con l'incarico alle associazioni di volontariato della cura e del controllo sulla corretta fruizione dei giardini pubblici e dei parchi. Oggi circa il 25% del verde pubblico della città ha questo tipo di gestione con il risultato di un maggiore coinvolgimento del cittadino nel sentirsi responsabile del bene pubblico.
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