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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Rapporto sulla cultura civica in Italia: cresce il senso di appartenenza, resta critica la fiducia nella politica.

 

Come va il senso civico degli italiani?

Dal sondaggio Abacus realizzato per Legambiente e Comieco  sembra che le cose migliorino. Insomma, qualcosa si muove e gli italiani sembrano scoprirsi meno individualisti e un po' più "sociali" e legati al territorio. Non solo famiglia, quindi, ma anche quartiere e città. Resta purtroppo stabile il triste fenomeno del vandalismo, oggetto nel Rapporto di un'analisi quantitativa dei costi economici sopportati dalle amministrazioni comunali.

 

Da tre anni (questa infatti è la terza edizione del Rapporto) Legambiente e Comieco si propongono di misurare la ‘civicness’ in Italia. L'obiettivo della ricerca è quello di fornire con cadenza annuale una sorta di "barometro del senso civico".

Da questa edizione del rapporto, colpisce felicemente come nei tre anni d'indagine il senso civico degli italiani sia andato modificandosi. Se il rapporto del 2001, infatti, tracciava il quadro di un senso civico prevalentemente radicato su valori di tipo individualistico, quello attuale rileva come il sentimento sia oggi sempre più rivolto agli altri: ai concittadini e agli altri membri della società. E' un'inversione di tendenza del senso civico che nasce e trova le proprie ragioni sul territorio, nei piccoli centri dove il senso d'aggregazione è più forte ma anche nelle città, dove si riscopre il senso della coesione sociale. E' una civicness, insomma, che affonda le proprie radici nell'Italia dei territori, in quella rete di tradizioni e legami che sono di fatto la culla del nostro patrimonio culturale e storico. La coesione sociale è necessaria al rinvigorimento del senso civico, ma è anche uno degli elementi costitutivi della vita economica e culturale. La metamorfosi dell'anima civica degli italiani e la rinnovata scommessa nei rapporti sociali lasciano allora ben sperare per il Paese, la sua economia, lo sviluppo e il rispetto del territorio.

Il lavoro sul senso civico analizza il tema della civicness intesa come partecipazione, sociale e pubblica, dandone una definizione che comprende valori morali, appartenenza al territorio e fiducia nelle istituzioni. Considerando le classi di civicness elaborate lo scorso anno, che suddividevano gli italiani in latini, yankees, samurai, pellerossa ed eskimesi, i risultati di quest'anno scoprono a sorpresa gli italiani meno latini, che interpretano cioè il senso civico in chiave individualista, e più pellerossa, ossia con un più spiccato senso di appartenenza al territorio che pone un po' in secondo piano i valori individuali.

 

Gli italiani hanno fiducia nelle istituzioni (88%) e nel volontariato (85%), poco nei partiti politici e nei connazionali. I danni degli atti vandalici.

 

Per quel che riguarda gli italiani e le istituzioni, dal rapporto si evince una fiducia sia ben riposta nelle forze dell'ordine (88%), nelle associazioni di volontariato (85%) e nella chiesa (75%). In coda alla classifica i partiti politici, organizzazioni in cui crede solo il 20%.
Tra le istituzioni politiche, preferite l'Unione Europea (circa il 70%), quindi i comuni e le regioni (circa il 60%), in ultimo il governo e il parlamento (intorno al 40%). “Un'interpretazione ragionevole di questi dati – afferma il Rapporto - conferma la crescente importanza attribuita alla dimensione sovranazionale e a quella locale, a scapito di una tendenza negativa della fiducia in governo e parlamento”. Tornando al fronte virtù civica, il 77% degli italiani crede che la classe dirigente del nostro Paese non sia di buon esempio nell'instillare l'abitudine al senso civico, né dal punto di vista del comportamento, né per quel che riguarda le scelte e le azioni di governo. Fanno eccezione il Papa e il presidente Ciampi, di quest'ultimo si fida il 70% degli intervistati.


Resta poi di generale diffidenza il rapporto che gli italiani hanno con gli altri italiani: il 75% non si fida dei propri concittadini, sicuro che, alla prima occasione, approfitterebbero della loro buona fede. Salvo poi, paradossalmente, dichiarare che, non fidandosi delle istituzioni di rappresentanza, preferiscono rivolgersi a quelle auto-gestite dal basso che, alla fine, sono composte proprio dagli individui di cui dicono di non fidarsi.

 

Un parametro specifico scelto dall'indagine per misurare la civicness è quello della raccolta differenziata. E' un po' ovunque in crescita (+8% nel 2002 rispetto al 2001 a totale Italia, con un’impennata nel Sud pari al 53%) e, dove non migliora ulteriormente, nella coscienza degli italiani è per lo più colpa della mancanza d'impegno da parte dei cittadini, senza togliere le responsabilità di chi la organizza e gestisce, indicando la consapevolezza diffusa che, insomma, se si vuole che le cose funzionino bene nella propria città, bisogna contribuire in prima persona.

 

Atti vandalici. Un'ampia parte della ricerca ha scandagliato il fenomeno del vandalismo. Dai dati forniti da 50 città capoluogo su 103 risulta una spesa nel 2002 di 4,5 milioni di euro per riparare agli oltre 58mila atti vandalici a danno di verde pubblico, autobus, cestini e cassonetti per la raccolta dei rifiuti. Nelle grandi città il vandalismo colpisce di più e i costi lievitano: Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo totalizzano da sole una spesa annua di 3,4 milioni di euro. Più contenuto il dato per le città di medie dimensioni (le 22 sotto i 500mila abitanti che hanno fornito i costi a Legambiente hanno speso circa 650.000 euro), ancora minore per le piccole (le under 100mila hanno speso 430.000 euro).

 

Ai 103 capoluoghi Legambiente ha chiesto i dati quantitativi del costo del vandalismo nel 2002 su verde, trasporti pubblici e attrezzature per l'igiene pubblica: quelli che hanno risposto non sempre sono stati in grado di fornire tutti e tre i dati. In molti comuni infatti manca ancora un sistema di monitoraggio e di prevenzione degli atti di vandalismo e quindi una stima attendibile dei danni: la definizione del fenomeno è quindi spesso approssimativa e imprecisa.
A Roma, dove i costi per danni al verde pubblico sono raddoppiati rispetto all'anno precedente, è stato da poco istituito, all'interno dell'ufficio di Gabinetto del Sindaco, l'Ufficio per il decoro urbano. Un ufficio ad hoc che consente di conoscere ogni anno l'entità e la localizzazione dei fenomeni e quindi attivare campagne mirate di prevenzione e sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza. L'obiettivo è quello di rispondere in tempi rapidi alle segnalazioni e alle richieste dei cittadini relative alla cura, alla manutenzione e alla pulizia degli arredi della città. Un fenomeno, quello del vandalismo, che i cittadini avvertono per lo più quando gli effetti sono clamorosi o quando arriva a intaccare la sicurezza personale. Una percezione più chiara ce l'hanno invece le aziende di servizio delle grandi e medie città che si occupano di molti dei beni esposti agli atti vandalici. Ma la sensibilità a livello locale è cresciuta e così il rapporto di fiducia con le associazioni e i comitati di cittadini.

 

Vandalismo urbano, la carta vincente è la partecipazione dei cittadini. Gli esempi di Modena e Verona

 

Legambiente ha voluto sapere dai Comuni anche il livello di percezione del fenomeno vandalismo: per 1 amministratore su 2 il dato è stabile, per gli altri invece in crescita. I maggiori danneggiamenti si verificano ai manufatti per la raccolta dei rifiuti: sono cestini, cassonetti e campane per il vetro esposti sulle strade il bersaglio preferito dai vandali. I costi più alti per le amministrazioni sono invece quelli per ripristinare il verde pubblico. I vandali entrano in azione ugualmente in periferia come in centro; il più delle volte rompono, seguono gli imbrattamenti, i casi di furto, infine gli incendi.


Controllo e prevenzione risultano comunque le armi migliori per combattere il vandalismo.

E la partecipazione dei cittadini è probabilmente la carta vincente. E' il caso di Modena, dove a metà degli anni ottanta è partita l'esperienza delle adozioni del verde, con l'incarico alle associazioni di volontariato della cura e del controllo sulla corretta fruizione dei giardini pubblici e dei parchi. Oggi circa il 25% del verde pubblico della città ha questo tipo di gestione con il risultato di un maggiore coinvolgimento del cittadino nel sentirsi responsabile del bene pubblico.


La prevenzione dei danni sui mezzi di trasporto pubblico avviene, specialmente nei grandi centri urbani attraverso campagne di sensibilizzazione con manifesti, giornali e radio. I materiali dell'ultima generazione su autobus e treni sono studiati con caratteristiche anti sfondamento e anti graffito. L'azienda di trasporto di Verona sui propri mezzi ha utilizzato il semplice e diretto messaggio pubblicitario "sali e non rompere". Dalle indicazioni rese, risulta efficace l'avvio di programmi educativi nelle scuole che coinvolgano anche le aziende di servizio pubblico. Il controllo è effettuato attraverso i sistemi di video-sorveglianza e la presenza delle forze dell'ordine sui mezzi e nelle stazioni.


Un dato positivo è dato anche dall'aumento delle denunce alle forze dell'ordine, che cercano di adeguare la loro risposta alle esigenze dei cittadini. Nel rapporto, poi, è presente anche un'interessante inchiesta sui poliziotti di quartiere. Nati nel dicembre dello scorso anno su modello del bobby inglese, operano in 28 province d'Italia con l'obiettivo di accorciare la distanza tra forze dell'ordine e cittadini. Ad oggi si trovano quasi esclusivamente nelle città capoluogo, con l'eccezione di Sanremo e Montecatini e i numeri , sono solo 1200 unità, sono ancora troppo pochi per trarre un bilancio di utilità sociale. Una fase sperimentale, dunque, che necessita di fondi e organizzazione capillare per poter decollare su larga scala.


Inoltre, il Rapporto propone un focus sulla cultura civica e la scuola. Nella parte dedicato alla "solidarietà tra i banchi", l'analisi si concentra sulle piccole e grandi iniziative di solidarietà realizzate nelle scuole, con una fotografia interessante del buon rapporto tra scuole e volontariato nel nostro Paese, sia esso l'adesione a un volontariato organizzato o l'azione originale portata avanti da una singola scuola.


La terza parte, infine, mette in rassegna gli interventi di alcuni autori sul civismo in differenti ambiti: l'etica e i mass media, ovvero come impegno e virtù civica sono viste da giornali e tv, l'esperienza del servizio civile volontario, il fenomeno dell'investimento responsabile nella "finanza etica" e il civismo al volante.


Quanto al ruolo della scuola, nel rapporto si sottolinea come l’educazione civica non c’è, non si fa, è la cenerentola delle materie scolastiche, tutt’al più nelle classi si parla un po’ della Costituzione. In realtà, si fa notare, l’educazione civica non si fa più nelle forme con cui è stata concepita, non si fa perché è cambiato, nella percezione sociale e nella realtà dei contesti quotidiani, l’oggetto di cui tratta, è cambiato il senso dell’essere cittadino, perché, banalmente, è cambiata la società, sono cambiate le persone e le relazioni tra le persone stesse. Tutto ciò è ovvio e scontato per i più (non per tutti). Ma vale forse la pena chiedersi qual è la misura dei cambiamenti, quali i tratti distintivi forti, per capire su cosa oggi si misura l’educazione alla cittadinanza.


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