DISABILITA' - In
tv soprattutto storie vere, ma senza pietismo. Indagine di Censis e
Segretariato Sociale
Se nel
rappresentare l’immigrazione la Tv in particolare è stata accusata di
esaltare pregiudizi, quasi di esasperare le differenze, quando si parla
di disabilità le cose sembrano andare meglio. Lo rivela una ricerca,
realizzata dal Segretariato Sociale della Rai e Censis, dal titolo
“Oltre il giardino”, che ha analizzato dal 15 febbraio al 15 maggio di
quest’anno la programmazione televisiva di Rai e Mediaset, considerando
tutti i generi.
Ne è emerso che il taglio utilizzato è quasi sempre quello della “storia
vera” (36,4%), del racconto di vita vissuta, spesso anche in prima
persona (nel 68,8% dei casi infatti la persona disabile è presente in
trasmissione o nel servizio). Si tratta in prevalenza di servizi filmati
(47,5%) o di dibattiti (33,8%) ed è una scelta autonoma della
trasmissione (piuttosto che una sollecitazione che proviene
dall’esterno) affrontare o meno l’argomento disabilità (70,9%). Ma
malgrado si privilegi la linea del racconto personale, che potrebbe
prestarsi maggiormente ad un approccio pietistico, la ricerca evidenzia
come di disabilità si parli prevalentemente in termini positivi: come
fonte di arricchimento nel 19% dei casi o all’interno di una cornice di
amicizia e generosità. Solo un 12,7% dei casi fa registrare una
drammatizzazione del racconto. “La comunicazione complessiva – si legge
nel rapporto - cerca di orientarsi verso quella ‘normalità positiva’ che
rappresenta per i disabili l’aspirazione di molti”.
Di disabilità si parla in diversi contesti e in relazione a differenti
aspetti della vita quotidiana, cercando un “ampliamento del fuoco di
analisi al di là della singola vicenda personale”, connaturato alla
scelta di privilegiare il caso, la storia. Maggiormente trattati
rimangono gli aspetti medici (riabilitazione, percorsi terapeutici,
ricerca) che ricorrono nel 18,8% delle trasmissioni analizzate; segue il
tema delle barriere architettoniche (12,5%), scarsamente presente invece
l’aspetto solidaristico (nel 65% dei casi non se ne parla mai). Il
linguaggio privilegiato è quello della “franchezza”, anche se alcuni
argomenti in particolare -rivelano gli osservatori- creano motivi di
pudore, come quello della sessualità.
La disabilità in
tv ha un solo volto: non si parla di donne, bambini, anziani difficili e
malati psichici
Sono soprattutto
uomini (37,7%), in pari grado giovani e adulti, ed affetti
prevalentemente da disturbi motori (48,7%), i disabili di cui si parla
in Tv, secondo l’indagine realizzatata da Censis e Segretariato Sociale
che ha analizzato dal 15 febbraio al 15 maggio di quest’anno la
programmazione televisiva di Rai e Mediaset.
Scarsa la presenza femminile, come pure quella di anziani e bambini, ma
soprattutto colpisce che l’unico genere di disabilità a cui venga data
attenzione è quella fisica. Solo nell’8,9% dei casi analizzati infatti
si parla in tv di disabilità psichica, che tuttavia tocca, anche in modo
gravissimo, moltissime persone e le loro famiglie (l’Istat ha stimato
che in Italia tra il ’99 ed il 2000 vi fossero 700mila persone affette
da disturbi psichici). Nel 29,1% dei casi poi se ne parla in modo
generico. “Sono dati che ‘aprono finestre’ su tre aspetti della
comunicazione di grande problematicità: da una parte, quello della
‘questione femminile’ in televisione, dall’altro quello dell’ ‘anziano
difficile’, dall’altro ancora quello della grande ‘rimozione’ del
disturbo mentale nella nostra società’, sottolineano gli osservatori.
Come dire che in tv vince la logica imposta dal mercato: donne perfette
e nonni arzilli e sempre più giovani.
Nel complesso, il disabile è presentato come “soggetto positivo-normale”
(41,9%) o “soggetto passivo” (35,9%), una tendenza che fa dire
ulteriormente agli esperti che esiste una “tendenza virtuosa ad
affrontare la disabilità con sguardo concreto e ad evitare i rischi
della drammatizzazione da una parte e del ‘superomismo” dall’altra”. Nel
29,4% dei casi infatti il tono utilizzato nel parlare di disabilità è
“normale”, mentre in percentuali del tutto minoritarie è “semplificato”,
“scientifico” o “affettuoso”. In prevalenza il linguaggio scelto è
quello giornalistico.
L’indagine ha rilevato che, nel periodo analizzato, la Rai è intervenuta
sulla disabilità in 50 occasioni, Mediaset in 8; tra le testate
giornalistiche è il Tg1 ad essere intervenuto il maggior numero di
volte, seguito da Tg2 e Tg3, ma spiegano gli osservatori se “è la Rai
che propone programmi di maggiore qualità, nel caso dei Tg sono i Tg
Mediaset a fare eccellenza”.
Le trasmissioni in cui si discute di disabilità sono molto varie tra
loro: si va da quelle di tipo religioso (A sua immagine, Le frontiere
dello Spirito), a quelle di tipo naturalistico-ambientalista (Alle falde
del Kilimangiaro, Ambiente Italia), da quelle di informazione medica
(Elisir), a quelle dedicate ai problemi del lavoro (Okkupati), dai talk
show (Maurizio Costanzo Show) a quelle di approfondimento sociopolitico
(Porta a Porta), da quelle sportive (La Domenica Sportiva) a quelle di
divulgazione scientifica (Leonardo). Quanto allo spazio dedicato, una
nota positiva: se infatti nel 22,5% dei casi non si supera il 1'30'' di
trasmissione, nel 25% e nel 26,3% si arriva rispettivamente fino a
3'30'' e 6'30''. Un buon 26,3% inoltre supera i 6 minuti di tramissione.
Disabili e TV: modalità di
rappresentazione della disabilità - Anno 2003 |
In maniera
drammatizzata |
12,%7 |
Identificando
la diversità come fonte di arricchimento |
19,0% |
In un contesto
di amicizia e generosità |
30,4%
|
Altro
|
38,0%
|
Con quale nome
viene indicato il disabile |
|
Nome di
battesimo |
16,5%
|
Cognome
|
2,5%
|
Nome e cognome
|
34,2%
|
Non è
utilizzato nessun nome |
46,8%
|
Il disabile è
rappresentato come |
|
Vittima
|
10,3%
|
Eroe
|
1,3%
|
Vincente
|
3,8%
|
Passivo
|
35,9%
|
Positivo
stereotipato |
6,4%
|
Positivo
"normale" |
41,0%
|
Non
rappresentato |
1,3%
|
La
trasmissione enfatizza |
|
Le prospettive
e le soluzioni |
38,2%
|
L'esclusione
sociale |
2,6%
|
L'inserimento
|
13,2%
|
L'assistenza
|
11,8%
|
L'accettazione
|
3,9%
|
La solidarietà
|
9,2%
|
L'indifferenza
|
2,6%
|
La normalità
|
7,9%
|
L'eccezionalità |
7,9%
|
Altro
|
1,3%
|
Non
rappresentato |
1,3%
|
Fonte: Censis
"Oltre il giardino" I disabili e la disabilità in televisione 2003
Disabili e TV: disabili
rappresentati
per tipo di handicap-
Anno 2003 |
Disturbi
motori |
48,15 |
Disturbi
sensoriali |
11,45 |
Disturbi del
linguaggio |
3,85
|
Disturbi
intellettivi |
8,9%
|
Disturbi
relazionali |
5,1%
|
Handicap in
genere non specificato |
29,1%
|
Non sono
presenti disabili e se ne parla |
1,3%
|
Fonte: Censis
"Oltre il giardino" I disabili e la disabilità in televisione 2003
Disabili e TV: perché si parla
di disabilità e come se ne parla - Anno 2003 |
Perché si
parla di disabilità? |
% |
Per una scelta
autonoma della trasmissione |
70,9 |
In risposta
alla sollecitazione di una persona disabile |
3,8
|
In risposta ad
una sollecitazione esterna di altro |
2,5
|
A seguito di
un evento |
21,5
|
n.r.
|
1,3
|
Come si parla
di disabilità? |
|
In termini
generali |
51,9
|
A partire di
casi individuali |
12,7
|
Solo
attraverso casi specifici, storie di vita ecc. |
27,8
|
Altro
|
7,6
|
Fonte: Censis
"Oltre il giardino" I disabili e la disabilità in televisione 2003
Disabili e TV: soggetti cui sono
indirizzate le informazioni di servizio e argomento trattato
Anno 2003 |
Soggetti
cui sono indirizzate le informazioni di servizio |
|
Alla famiglia |
10,0% |
Al disabile
|
32,5%
|
Alla società
|
52,5%
|
Alle
istituzioni |
5,0%
|
Argomento
trattato |
|
Adozione
|
1,3%
|
Lavoro
|
13,8%
|
Scuola
|
1,3%
|
Relazioni
interpersonali |
3,8%
|
Barriere
architettoniche |
12,5%
|
Medicina,
riabilitazione, ricerca medica |
18,8%
|
Politica
|
1,3%
|
Integrazione e
atteggiamenti sociali verso la diversità |
5,0%
|
Ausili
|
2,5%
|
Supporti
tecnologici avanzati |
6,3%
|
Iniziative e
appelli di solidarietà |
2,5%
|
Sport,
vacanze, tempo libero |
8,8%
|
Altro
|
30,0%
|
Fonte: Censis
"Oltre il giardino" I disabili e la disabilità in televisione 2003
Censis - “Oltre il
giardino” |