Il Distretto Sanitario
Disciplinato dalla normativa nazionale negli artt. 3 quater,
quinquiens e sexies è l'articolazione territoriale dell'Asl, che
assicura i servizi di assistenza primaria relativi alle attività
sanitarie e socio-sanitarie. Viene individuato sulla base di una
popolazione minima di sessantamila abitanti, salvo che la Regione
disponga diversamente in considerazione delle condizioni
geomorfologiche del territorio o della bassa densità di popolazione;
è dotato di autonomia tecnica, gestionale ed economico-finanziaria,
ed è soggetto a rendicontazione analitica con contabilità separata
all'interno del bilancio aziendale.
Il Distretto
assicura alla popolazione di riferimento l'accesso ai servizi e alle
prestazioni sanitarie e sociali ad elevata integrazione sanitaria,
sia attraverso la valutazione dei bisogni e la definizione dei
servizi necessari che mediante l'erogazione di prestazioni e servizi
di primo livello o di base quali l'assistenza specialistica
ambulatoriale, l'assistenza ad anziani e disabili, l'assistenza
domiciliare integrata, l'assistenza e la cura delle
tossicodipendenze, l'assistenza e la cura della salute della donna,
dell'infanzia e della famiglia, ecc.; i servizi erogati coincidono
dunque con quelli dell'assistenza distrettuale.
Trovano collocazione funzionale nel distretto le articolazioni
territoriali del dipartimento di salute mentale e di cure primarie,
con particolare riferimento ai servizi alla persona.
Lo strumento di programmazione dell'attività distrettuale è il
Programma delle attività territoriali (PAT), approvato dal Direttore
generale acquisito il parere del Comitato dei Sindaci del Distretto
e su proposta del Direttore del distretto, che è basato sul
principio dell'intersettorialità degli interventi, attraverso il
quale vengono localizzati i servizi e allocate le risorse.
A capo dell'articolazione distrettuale è posto un Direttore scelto
dalla direzione aziendale fra i dirigenti medici che abbiano
maturato una specifica esperienza nei servizi territoriali o tra i
medici convenzionati con almeno dieci anni di esperienza; il
Direttore si avvale di un ufficio di coordinamento, gestisce ed è
responsabile delle risorse assegnate e dell'integrazione tra i
servizi e la comunità assistenziale.
Non appare superfluo ricordare come al Distretto sia oggi attribuito
un ruolo strategico nell'attuale sistema assistenziale e sia su di
esso che si punta per uscire dalle strette mura
dell'ospedalizzazione, per addivenire ad un' assistenza territoriale
"virtuosa", capace di cogliere e di
dare risposta
ai bisogni di salute della popolazione e che si integri con le altre
competenze di tipo istituzionale, ove cresca la sinergia con i
medici di famiglia e la collaborazione con le organizzazioni del
volontariato.
Il decollo della "distrettualizzazione" è dunque la chiave di volta
attuale dello sviluppo del Servizio sanitario nazionale, che potrà
mantenere carattere universalistico se riuscirà a garantire
all'assistenza territoriale elementi di innovatività e di
integrazione con il sociale. A tal fine diverse Regioni - Veneto,
Lombardia, Emilia-Romagna - hanno già infatti messo in campo
prototipi di nuovi modelli gestionali ed organizzativi delle
attività distrettuali, tra i quali va certamente ricordata la
proposta toscana di costituire "Società
della salute".
REGOLAMENTO DI ORGANIZZAZIONE DEL DISTRETTO
Dal Servizio Sanitario della Regione Emilia-Romagna
Assetto organizzativo [1,19 Mb]
Dal regolamento di Organizzazione
del Distretto ASL n.4 – MATERA
Funzioni del Distretto
Il Distretto garantisce l’assistenza
sul territorio in maniera diffusa, omogenea ed uniforme,
maggiormente corrispondente ai fabbisogni di prestazioni ed al
bisogno di salute, nonché il coordinamento delle proprie attività
con i Dipartimenti aziendali.
Tale azione si esplica attraverso
momenti diversi e tipologie diversificate di intervento e attraverso
il fattivo coinvolgimento di diverse strutture aziendali e
extraziendali .
Per l’assolvimento di tale funzione
il Distretto e’ individuato quale Centro unico di Responsabilità e
di Costo, con l’individuazione di idonee risorse finanziarie, umane
e strutturali.
Ambito territoriale
L’ambito territoriale di competenza
del Distretto è definito dalla Conferenza dei Sindaci della ASL e
comprende le sedi comunali dove vengono erogate le attività
territoriali-distrettuali rivolte agli utenti residenti nei Comuni .
Il Distretto necessita di un ambito territoriale e di popolazione
sufficientemente ampi oltre che per i motivi legati alle
modalità di finanziamento dei servizi secondo il sistema a “
quota capitaria” , ma anche per consentire la conclusione dei
principali percorsi diagnostico-terapeutici all’interno del
territorio distrettuale .
Committenza
La “mission” del Distretto è di
governare la domanda di salute della popolazione di riferimento,
assicurando i servizi di assistenza primaria relativi alle attività
sanitarie e socio-sanitarie ai sensi dell’art. 3-quinqies del
D.Lgsl.229/99.
Nel Distretto secondo quanto previsto
dalla normativa nazionale e regionale è opportuno separare la
funzione di produzione afferente ai Dipartimenti aziendali dalle
funzioni di committenza appartenenti propriamente al
Distretto.
In particolare la funzione di
committenza si esplica con le seguenti azioni :
1) programmazione e
pianificazione secondo le direttive aziendali ;
2) coordinamento delle
differenti linee produttive dei Dipartimenti aziendali
e strutture
private accreditate;
3) integrazione istituzionale
concertata dei Servizi Socio-Sanitari ;
4) monitoraggio del livello di
efficacia dei servizi e delle prestazioni erogate;
5) valutazione del
conseguimento degli obiettivi previsti dalla programmazione.
La committenza, pertanto, lungi
dall’essere solo una richiesta di prestazioni o di commissione di
servizi, è una funzione di governo organizzativo, gestionale ed
economico del sistema, e si esplica con la programmazione
realizzata sulla base della domanda sanitaria (epidemiologia) e col
reperimento all’interno o all’esterno della ASL delle prestazioni e
servizi atti a soddisfare i bisogni di salute ; inoltre si realizza
con il confronto continuo e con le sinergie che si attivano nel
Comitato dei Sindaci di Distretto ex art.3 quater commi 3-4
D.Lgsl 229/99 e Leggi regionali
Struttura Organizzativa
Il Distretto è configurato come
struttura aziendale complessa , con competenze
amministrative-sanitarie-assistenziali e il Direttore di Distretto è
in posizione di Staff alla Direzione Strategica Aziendale.
Il Direttore del Distretto, nominato
con delibera Aziendale, assume le funzioni di Responsabile della
funzionalità, organizzazione e gestione delle attività di competenza
distrettuale e nell’utilizzo delle risorse strutturali, umane e
finanziarie ad esso assegnate; svolge funzioni di coordinamento per
le prestazioni erogate e di rappresentanza esterna dell’Azienda nei
confronti dei soggetti istituzionali; il Direttore del Distretto
risponde direttamente alla Direzione Strategica Aziendale in merito
al suo operato, ai risultati ottenuti e agli obiettivi prefissati;
e’ componente del Collegio di Direzione.
Organi del Distretto:
a) Direttore del Distretto
b)
Ufficio di Coordinamento
Comitato dei Sindaci :
a)
Comprende i Sindaci dei Comuni ricadenti nel distretto
Staff Unico del Distretto
:
a)
Coordinatore Distrettuale dei Servizi Sociali
b)
Coordinatore delle attività amministrative distrettuali,
nominato tra i dirigenti dell’Azienda
o, in
carenza, tra i funzionari in Posizione Organizzativa.
c)
Dirigente Medico, quale responsabile di Struttura Semplice
Aziendale, nominato dalla Direzione Generale, in funzione di
supporto sanitario alle attività distrettuali, al quale i Direttori
di Distretto possono delegare specifici compiti e ambiti di
autonomia gestionale e professionale.
d)
Coordinatore delle attività Distrettuali del Servizio
Assistenza per ciascun Distretto.
e)
Coordinatore delle attività distrettuali degli Assistenti
sociali per ciascun Distretto.
I Direttori di Distretto possono
delegare funzioni di organizzazione, coordinamento o di gestione di
determinate strutture territoriali a dirigenti operanti nelle sedi
distrettuali con l’attribuzione della responsabilità relativa a
risorse tecnologiche , strutturali e di personale nonché la
formalizzazione di obiettivi da conseguire , previa concertazione
con la struttura dipartimentale di appartenenza e con la Direzione
Strategica e conseguente attribuzione di responsabilità di
struttura semplice nella graduazione delle funzioni ovvero con
adeguamento del peso relativo alla fascia eventualmente già in
possesso.
Compiti del Direttore di Distretto
Il Direttore di Distretto è
responsabile della realizzazione, nell’ambito territoriale di
competenza, degli indirizzi strategici della Direzione Generale
nonché della gestione delle risorse attribuite e dell’attività
svolta dal personale assegnato per il perseguimento di precisi
obiettivi programmatici ed è responsabile della gestione,
organizzazione e coordinamento delle risorse tecnico-professionali,
amministrative, patrimoniali e finanziarie assegnate al Distretto
Il Direttore di Distretto esercita la
vigilanza e il coordinamento del personale incardinato e assegnato
al distretto ed è responsabile delle funzioni organizzative del
distretto.
La definizione delle responsabilità a
livello distrettuale è tale che il garante dell’appropriatezza
tecnico-professionale delle prestazioni è il direttore del
dipartimento, mentre il garante della tempestività
dell’intervento e della continuità delle cure è il responsabile del
Distretto o suo delegato nelle sedi distrettuali comunali.
Il Direttore di Distretto opera
l’analisi del fabbisogno e della domanda di assistenza sanitaria e
socio-sanitaria della popolazione al fine di garantire percorsi
diagnostico-terapeutici con tempi adeguati alle necessità
dell’utenza, nell’ambito della programmazione distrettuale
Il Direttore di Distretto ha la responsabilità della qualità
dei servizi territoriali , per garantire il miglioramento continuo
dei servizi erogati e la salvaguardia degli standard assistenziali.
Al Direttore di Distretto compete la
responsabilità dell’integrazione orizzontale dei servizi
territoriali erogati dai diversi dipartimenti , funzione per la
quale sono preminenti le esigenze di tempestività dell’intervento e
di continuità dell’assistenza.
Ufficio di Coordinamento
L’Ufficio di Coordinamento ex art.3 sexies D.Lgsl.229/99 assume
funzioni propositive e consultive rispetto alla attività
distrettuali ; esso è composto dai referenti di ciascuna area di
attività del Distretto come MMG, PLS, Specialisti Ambulatoriali e
dal responsabile dei Servizi Sociali del comune sede del Distretto;
è presieduto dal Direttore di Distretto
Il Direttore di Distretto coinvolge nell’Ufficio di
Coordinamento, di volta in volta, i responsabili dei Dipartimenti
Aziendali o loro delegati su tematiche specifiche dell’area
specialistica di appartenenza, sia nella fase di programmazione
dell’offerta che in sede di verifica dei risultati.
L’Ufficio di Coordinamento esprime proposte ed osservazioni al
P A T prima che esso sia sottoposto al Comitato dei Sindaci ,
rappresentando la sede di elezione dove avviene la valorizzazione
del contributo dei MMG, PLS, MCA ecc e dove sono trasformate in
decisioni le istanze e le proposte che scaturiscono direttamente
dall’interazione fra gli operatori operanti sul territorio e gli
utenti.
L’Ufficio di Coordinamento,
avvalendosi anche dei dipartimenti aziendali, propone e collabora
all’implementazione di linee guida , fra gli operatori del
territorio e fra questi e gli operatori dell’ospedale, finalizzati
-
al contenimento della spesa farmaceutica,
-
alla condivisione di protocolli di presa
in carico per determinate patologie ,
-
all’individuazione di percorsi
diagnostico-terapeutici ,
-
alla redazione di atti di indirizzo
finalizzati a rendere uniformi i livelli di assistenza
-
alla razionalizzazione della spesa
distrettuale
-
al perseguimento dell’ appropriatezza
delle prestazioni.
L’Ufficio di Coordinamento può
proporre forme innovative di gestione e di erogazione
dell’assistenza primaria su base distrettuale, valorizzando il ruolo
assegnato dal D.lgsl.229/99 ai MMG e PLS quali referenti diretti per
la salute delle persone e delle famiglie , guida alla utilizzazione
dei servizi e agenti delle funzioni educative e di promozione della
salute.
Comitato dei Sindaci
Il Comitato dei Sindaci è composto da tutti i sindaci dei Comuni
ricadenti nell’ambito distrettuale ed è presieduto da un sindaco
eletto a maggioranza assoluta.
Alle sedute del Comitato dei Sindaci partecipa il Direttore
Generale o un suo delegato ed il Direttore di Distretto.
Il Comitato dei Sindaci , ai sensi del comma 3 punto c e comma 4
dell’art.3-quater del D.Lgsl.229/99, esprime parere sul Programma
delle Attività Territoriali prima che sia sottoposto
all’approvazione del Direttore Generale, e concorre alla verifica
del raggiungimento dei risultati di salute definiti nel PAT .
Dirigenza
I Dirigenti di tutti i profili
professionali operanti nelle strutture territoriali distrettuali
,eccetto quelli appartenenti al Dipartimento di Prevenzione che
costituisce una macro-area a se stante ai sensi del D.Lgsl.229/99 ,
si rapportano ai Direttori di Distretto per gli aspetti
organizzativo-funzionali e ai Dipartimenti di riferimento per gli
aspetti tecnico-professionali , sulla base di protocolli operativi
condivisi con i Dipartimenti Aziendali.
I Dirigenti devono agire secondo una
organizzazione distrettuale che prediliga le reti integrate di
servizi, instaurando relazioni funzionali fra équipes
multiprofessionali orientate agli utenti e per processo di cura ,
guidati da criteri di massima flessibilità e mobilità rispetto al
territorio aziendale.
Questo si realizza introducendo uno
stile di lavoro per programmi / progetti specifici sia all’interno
dei dipartimenti che nelle aree interdipartimentali, definendo
comunque chiaramente le responsabilità.
Rapporti con il Dipartimento di
Prevenzione
I rapporti tra Distretto e
Dipartimento di Prevenzione che rappresentano, nonostante agiscano
entrambi a livello territoriale, due diverse macroaree assistenziali
con autonomia organizzativa ed economico-finanziaria ai sensi del
D.Lgsl.229/99, , si concretizzano nell’integrazione delle loro
azioni erogando il Distretto prevalentemente prestazioni
all’individuo mentre il Dipartimento di Prevenzione rivolge il
proprio prodotto soprattutto alla collettività.
Il raccordo comporta la condivisione
di risorse come le sedi edilizie , il personale e i processi
informativi ; le sedi e il personale del Distretto vengono
utilizzati previo accordi fra i Direttori delle due strutture
mediante protocolli d’intesa che dovranno prevedere
a)
le procedure di rapporto con l’utenza ( sportello unico
distrettuale)
b)
l’organizzazione del lavoro e gli orari dei dirigenti ed
altro personale
c)
i flussi informativi e l’utilizzo di strumenti informatici
Ai sensi del Regolamento del
Dipartimento di Prevenzione si sancisce che la sovraordinazione
tecnico-funzionale della dirigenza e del relativo personale
assegnato , resta in via esclusiva di spettanza dei competenti
Servizi del Dipartimento medesimo, ferma restando la flessibilità
organizzativa ed operativa nei riguardi di compiti da rendere al
distretto nell’ambito di accordi preventivi ; il personale del
Dipartimento di Prevenzione operante in sede centrale o in sede
territoriale usufruisce delle strutture e risorse del Distretto ,
secondo protocolli d’intesa periodici tra il Responsabile del
Dipartimento ed i Direttori di Distretto. Il Responsabile di
Servizio Dipartimentale ( U.O.) stabilisce all’occorrenza , inoltre,
quali prestazioni debbano essere erogate in sede centrale ed in sede
periferica d’intesa con il Direttore di Distretto.
Rapporti con Ospedale Distrettuale
L’Ospedale Distrettuale , nella
sua funzione di “ Struttura Intermedia ” tra l’Ospedale per acuti ed
altre forme di assistenza come la domiciliare e la residenziale ,
trova collocazione nella Macro-area Assistenziale Distrettuale la
quale è in condizione di garantire i percorsi assistenziali per
specifiche tipologie di patologie che necessitano di un continuum
assistenziale tra
·
il ricovero in regime
ordinario o in regime di day-hospital / day surgery
·
l’assistenza in struttura
residenziale o semi-residenziale
·
l’assistenza specialistica
ambulatoriale
·
l’assistenza del MMG ,PLS e
MCA
·
l’assistenza domiciliare
Il Direttore di Distretto
sovraintende, orienta ed integra la produzione dell’Ospedale
Distrettuale, sulla base dei dati epidemiologici del territorio
rappresentati nel Programma delle Attività Territoriali ( P A T) e
condivisi nel Comitato dei Sindaci.
L’obiettivo è che questo modello
organizzativo di integrazione ospedale distrettuale-territorio porti
la massima efficienza nella modalità di erogazione delle cure
secondo la maggiore modularità possibile di approccio al paziente,
anche consentendo alla funzione socio-sanitaria e
socio-assistenziale di completare il ventaglio delle risposte
assistenziali con la sua integrazione all’interno dell’Ospedale
Distrettuale.
Gestione del personale
Secondo il modello che si intende
adottare il personale del comparto impegnato nelle attività
distrettuali risponde ai Direttori di Distretto per quanto
concerne gli aspetti organizzativi , mentre per gli aspetti
tecnico-professionali risponde alle direttive dei dipartimenti di
appartenenza .
L’assenza del personale,a qualsiasi
titolo, sarà approvata dal Distretto che provvederà a informarne
il dipartimento competente.
Il personale suddetto si rapporta al
Direttore di Distretto per tutto quanto concerne la rilevazione dei
dati, l’organizzazione dell’offerta di servizi e la programmazione
concernente il territorio di competenza. Questo tipo di gestione
introduce aspetti innovativi determinati dall’esigenza di separare
i ruoli cosiddetti organizzativi (distretto) da quelli
tecnico-professionali (dipartimenti) con l’obiettivo di governare la
complessità tipica delle organizzazioni sanitarie.
I Medici Medicina Generale, i
Pediatri Libera Scelta e i Medici Continuità Assistenziale, pur non
essendo dipendenti dal punto di vista strettamente contrattuale ,
nondimeno sono risorse professionali con valenza strategica del
territorio e devono pertanto essere coinvolti nei processi
decisionali distrettuali ; il Direttore di Distretto metterà in
campo tutti gli strumenti per ottenere una vera integrazione
operativa di tali operatori.
Produzione
La produzione delle
prestazioni e servizi è attestata ai dipartimenti aziendali unici
titolari delle competenze tecnico-professionali e scientifiche ,
mentre il Distretto, nella fase di erogazione, rende
disponibili i fattori produttivi ed organizzativi necessari ( le
strutture, la logistica e , ove necessario, il personale ).
I Dipartimenti , operanti
istituzionalmente all’interno del Distretto, assicurano le funzioni
di produzione, di seguito elencate in maniera esemplificativa :
1.
Dipartimento Cure Primarie (Assistenza Primaria,
Specialistica, ADI, Assistenza Socio-sanitaria)
2.
Dipartimento di Prevenzione ( Prevenzione Collettiva e Tutela
della Salute Umana ed Animale )
3.
Dipartimento Salute Mentale ( Assistenza Residenziale,
Semi-residenziale, Specialistica )
4.
Dipartimento Farmaceutico ( UO Farmaceutica Territoriale
Convenzionata )
5.
Dipartimento Materno-Infantile ( Percorsi nascita, Salute
della Donna e dell’Infanzia )
6.
Servizio per le Tossico-dipendenze ( Ser.T.)
L’elencazione esaustiva delle
funzioni dipartimentali ricadenti nell’Assistenza Distrettuale è
disciplinata dal DPCM 29.11.2001 che Definisce i Livelli Essenziali
di Assistenza ( L E A ) ed è riportata alle pagg. 7 e 8 della norma
di cui sopra.
Concorrono comunque alla produzione
nel Distretto e sono quindi oggetto di integrazione tutti i
Dipartimenti Ospedalieri per la parte concernente la specialistica
ambulatoriale.
Il Direttore del Distretto ogni
anno, sulla base dei bisogni di salute del territorio,
concerta con i Dipartimenti territoriali e ospedalieri in merito
alla programmazione dell’offerta di servizi sanitari e
socio-sanitari che il Distretto è tenuto a garantire).
Le prestazioni erogate , per quanto
riguarda la loro valorizzazione economica , sono imputate al
Dipartimento produttore , mentre il Distretto ne registra i volumi
di attività e opera il monitoraggio del livello di efficacia e della
qualità percepita dall’utente, avvalendosi degli uffici
competenti della ASL.
Sono comunque erogatori di
prestazioni dei Distretti tutti gli altri soggetti che effettuano
attività ricadenti nelle funzioni distrettuali-territoriali, come i
Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta, i Medici di
Continuità Assistenziale ,l’Emergenza Sanitaria Territoriale, l’
Ospedale Distrettuale , le Strutture Residenziali e
Semiresidenziali e le Strutture Private Accreditate.
I soggetti produttori coinvolti ed
interessati, erogano le loro prestazioni in totale autonomia
tecnico-professionale e possono usufruire delle strutture e delle
risorse messe a disposizione dai distretti sulla base di una
programmazione ottimale e razionale del loro utilizzo, concordata
con i Direttori dei Distretti , sulla base di protocolli d’intesa
con i Dipartimenti aziendali.
I Dipartimenti Aziendali inoltre
mettono a disposizione dei Distretti le specifiche professionalità
necessarie per l’espletamento delle funzioni proprie del Distretto,
in uno spirito di fattiva collaborazione e per il raggiungimento di
obiettivi comuni e strategici.
Appare opportuno rimarcare che ai
Dipartimenti viene imputato il valore economico delle prestazioni
ambulatoriali, erogate sulla base della committenza operata dal
Distretto , depurate dai costi diretti della logistica e del
personale di supporto che vengono pertanto ribaltati al produttore.
L’enfatizzazione di questo concetto
ha come ricaduta immediata di mettere virtualmente sullo stesso
piano il produttore interno (dipartimento) che “ vende ” le
prestazioni al cliente interno
( distretto), e i produttori
esterni ( strutture private accreditate) che forniscono le
prestazioni che l’azienda non ha convenienza a produrre.
Strutture e
logistica
Il Direttore di Distretto supportato
dagli uffici competenti della ASL e con l’assegnazione di risorse
economico-finanziarie dedicate , si fa carico del perfetto stato di
conservazione , manutenzione e sicurezza delle strutture , delle
attrezzature e della logistica complessiva delle sedi distrettuali e
delle strutture erogatrici di servizi, messe a disposizioni dei
Dipartimenti per la loro funzione di produzione di servizi e
prestazioni .
Le strutture edilizie delle sedi
territoriali devono essere in possesso dei requisiti minimi
strutturali e della sicurezza degli impianti in rapporto alle
prestazioni da erogare; devono inoltre essere dotati delle
tecnologie idonee per l’erogazione dei servizi ed in possesso dei
requisiti organizzativi nel rispetto della normativa autorizzativa
nazionale e regionale.
I costi diretti della produzione
delle attività da parte dei dipartimenti aziendali, sia relative
all’utilizzo del personale che della logistica sulla base del loro
reale utilizzo, sono ribaltati dal distretto sui dipartimenti
produttori , fermo restando la remunerazione delle prestazioni da
parte del Distretto.
Il Distretto si articola in più
aree sub-distrettuali comunali e , compatibilmente con la
numerosità e la dispersione della popolazione , progetta un sistema
di strutture per l’offerta di prestazioni più vicino possibile
all’utenza e ai suoi bisogni di salute ( PAT ).
Compete ai Distretti la funzione di
erogatore diretto nella gestione delle attività degli “Sportelli
Comunali”, quali punti di front-office avanzati nella gestione delle
istanze dell’utenza; a tale scopo i Distretti garantiscono, in
rapporto alla popolazione, in tutti i Comuni di competenza
dell’Azienda l’attivazione di uno sportello in grado di accogliere
le diverse tipologie di istanze, tendendo a soddisfare le stesse
anche attraverso un decentramento delle attività
amministrative-sanitarie.
Lo “ Sportello Unico “
sanitario-socio-assistenziale nasce dall’esigenza di individuare una
unica porta d’ingresso per tutte le istanze sanitarie,
socio-sanitarie e socio-assistenziali dell’utenza, con l’obiettivo
di una presa in carico “ globale ” del bisogno complessivo
dell’utenza , con l’attivazione della rete dei servizi idonea a dare
la risposta più immediata ed appropriata . Detto strumento
costituisce comunque il punto d’arrivo di un processo
d’integrazione e di raccordo fra servizi, enti , agenzie pubbliche
e private che forniscono risposte unitarie all’utenza.
Enti Locali
I rapporti istituzionali esterni vengono tenuti dal Direttore
del Distretto per le funzioni operative , mentre quelli che
attengono alle linee strategiche e alla programmazione generale sono
tenuti dalla Direzione Strategica Aziendale.
Il Direttore del Distretto supporta
la Direzione Generale nei rapporti coi i Sindaci e interagisce con
i Comuni , titolari della funzione sociale e socio-assistenziale,
per l’implementazione degli strumenti operativi dei Piani Sociali di
Zona
Al Comitato dei Sindaci il Direttore
di Distretto propone il Piano delle Attività Territoriali ( P A T )
prima di sottoporlo per l’approvazione al Direttore Generale.
Integrazione socio-sanitaria
Compete ai Distretti la funzione di
erogatori diretti e gestione delle attività di Integrazione
Socio-Sanitaria, la cui funzione prevalente è il raccordo tra le
diverse attività interessate e i vari soggetti istituzionali e
professionali coinvolti, tale da garantire agli utenti una riposta
completa e soddisfacente sia di tipo sanitario che di tipo
sociale-asssitenziale.
Il Direttore del Distretto concerta con gli organi Tecnici e
Direzionali degli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali
per la definizione delle modalità operative di integrazione rispetto
alle attività socio-sanitarie.
Il Direttore di Distretto all’interno del Comitato dei Sindaci
propone gli strumenti idonei per una reale partecipazione da parte
dei Comuni alla attività di rilevazione dei bisogni , di
pianificazione dei servizi e verifica dei risultati raggiunti.
Programma delle Attività Territoriali ( P A T )
Il Programma delle Attività Territoriali è approvato dal
Direttore Generale,su proposta del Direttore di Distretto,sentito il
Comitato dei Sindaci di Distretto.
Il PAT definisce gli obiettivi da perseguire in attuazione delle
indicazioni della Direzione Aziendale …nonché le attività da
svolgere, le modalità operative e la distribuzione delle risorse
assegnate dalla Direzione Generale tra i vari settori.
Il Direttore di Distretto acquisisce sullo schema di programma e
prima del parere del Comitato dei Sindaci,le osservazioni e proposte
dell’Ufficio di Coordinamento
Controllo e verifica
Il Distretto esercita funzioni di
controllo e verifica su tutte le attività svolte a livello
distrettuale e, con il coinvolgimento dei responsabili dei
dipartimenti, sulle restanti attività territoriali , al fine di
evidenziare la loro corrispondenza con gli obiettivi della
programmazione, di valutare l’efficienza dei servizi resi nonché
l’efficacia delle prestazioni erogate,con una costante e puntuale
verifica dei risultati ottenuti , con finalità correttive rispetto
alle scelte programmatiche.
Parimenti i Distretti esercitano
azione di controllo e verifica quali-quantitativa delle prestazioni
e servizi erogati in termini di qualità globale con il
coinvolgimento ed il costante confronto con i produttori ( interni
ed esterni).
Per tale scopo i produttori di
prestazioni comunicano ai Direttori dei Distretti i dati di attività
relativi alle prestazioni erogate a livello territoriale.
Per tali azioni i Distretti si
avvalgono anche dell’Ufficio di Coordinamento.
Produttori esterni
I rapporti con i soggetti
privati accreditati e l’allocazione delle risorse relative,
vengono tenuti dal Direttore del Distretto e dai Dipartimenti
aziendali tramite gli uffici ed il personale dedicato .
Il Direttore di Distretto, è
responsabile della gestione del rapporto con i soggetti
convenzionati e con le strutture accreditate presenti sul territorio
del distretto e dell’allocazione delle risorse assegnate ,
esercitando i suoi doveri di committenza-programmazione , mentre i
Dipartimenti curano l’applicazione delle norme contrattuali sia
dal punto di vista della tipologia delle prestazioni che per gli
aspetti economico-finanziari .
Operativamente, il Distretto dice
cosa acquisire ( o comprare ) per quale territorio e per quale
utenza , mentre i Dipartimenti propongono le soluzioni, interne od
esterne , per soddisfare la richiesta del Distretto.
I volumi di prestazioni da reperire
vengono stabiliti ogni anno dal Direttore di Distretto,
compatibilmente con le esigenze assistenziali del territorio ed in
linea con gli obiettivi di salute ed i vincoli economico-finanziari
stabiliti dalla Direzione Strategica Aziendale.
Il Distretto opera un monitoraggio
sia dei volumi che della qualità delle prestazioni delle strutture
private accreditate utilizzando gli uffici e le professionalità
aziendali dei Dipartimenti.
Obiettivo prioritario deve essere il
riequilibrio del sistema dell’offerta sul territorio, che porti a
medesime opportunità di accesso ai servizi da parte di tutti gli
utenti residenti all’interno dell’Azienda Sanitaria .
Risorse economico-finanziarie
Afferiscono ai Distretti le risorse
finanziarie relative al personale ad essi assegnato, nonché
specifiche risorse finanziarie relative alla gestione dei beni
mobili e immobili e relative a materiale e prodotti di consumo
utilizzati per la gestione delle attivita’ e l’erogazione delle
prestazioni; a tale
scopo gli Uffici Ragioneria e di
Controllo Strategico assegnano specifico ed idoneo budget ai
Distretti
Normativa nazionale sui Distretti
Si forniscono, di seguito, le
indicazioni sui principali riferimenti normativi nazionali sul
significato e sulle funzioni generali del distretto, in modo da
fornire un quadro sintetico e di facile lettura dell'evoluzione
legislativa sul tema.
La legge
istitutiva del Servizio sanitario nazionale prevede all'art. 10 la
possibilità di articolare l'unità sanitaria locale in distretti,
quali strutture tecnico-funzionali per l'erogazione dei servizi di
primo livello e di pronto intervento. La costituzione dei distretti
è prevista come "eventuale" ed è affidata ai Comuni, con funzioni
limitate (erogazione dei servizi di primo livello e di pronto
intervento), pur riconducendosi ai principi di diffondere i servizi
di assistenza primaria sul territorio indicati dalla Dichiarazione
di Alma Ata dello stesso anno 1978. L'attuazione concreta nelle
Regioni dei distretti non è stata uniforme, e gli stessi hanno
generalmente svolto una limitata funzione di sportelli decentrati di
servizi di tipo amministrativo, di prenotazione di visite
specialistiche ed esami diagnostici, talora con presenza di un
infermiere e di alcune figure specialistiche una o più volte la
settimana. Anche la dimensione territoriale dei distretti era
piuttosto limitata (spesso 5.000-10.000 abitanti), come conseguenza
della scelta legislativa sulla dimensione delle Unità sanitarie
locali. La Legge 833/78, infatti, prevede che le unità sanitari
locali comprendano, di norma, tra i 50.000 e i 200.000 abitanti,
salvo deroghe regionali per caratteristiche territoriali o
demografiche.
Come modificato
dal decreto legislativo n. 517 del 1993. Fornisce le prime
indicazioni sul distretto nell'ambito di un processo di riforma del
Servizio sanitario nazionale basatosui principi di regionalizzazione
ed aziendalizzazione. Il distretto cambia significato, collocandosi
all'interno di unità sanitarie locali che si trasformano in aziende
e con dimensioni "di norma" provinciali, pertanto ben più ampie di
quelle previste dalla legge n. 833/78. Il distretto si configura
come articolazione organizzativa dell'azienda unità sanitaria
locale, insieme ai presidi ospedalieri e al nascente dipartimento di
prevenzione. Il decreto contiene un solo riferimento al distretto,
all'art. 3, comma 5, dove stabilisce che "spetta alla Regione
disciplinare le modalità organizzative e di funzionamento delle
Aziende USL, definendo, tra l'altro, l'articolazione delle USL in
distretti" . Tuttavia, questo semplice riferimento fa assumere
una funzione del tutto nuova al distretto, che - come i presidi
ospedalieri e il dipartimento di prevenzione, dovrà essere un centro
di governo e non solo di erogazione di servizi; dovrà pertanto,
portare i servizi il più possibile vicino ai luoghi di vita delle
persone, e cercare di dare risposta ad un bisogno di integrazione
sociosanitaria che nel D.Lgs. 502/92 non è affrontata in modo
specifico. Pur non essendo indicato in modo specifico, il distretto
dopo questa riforma diviene un centro di organizzazione con un
proprio "Dirigente", anche se non è chiarita la formazione specifica
richiesta, né le funzioni da svolgere (inoltre spesso il distretto
non è collocato tra le "strutture complesse"). Rimane, di fondo,
l'ambiguità di capire cosa sia realmente il distretto; interessante
notare come alcune Regioni accedano ai fondi previsti dal programma
straordinario di investimenti ex art. 20 della legge 67 del 1988 per
"costruire" un distretto, che in pratica è semplicemente un
poliambulatorio.
Inserisce "la
realizzazione del distretto" tra gli interventi prioritari da
conseguire nel triennio. Il Piano fornisce le prime indicazioni
operative sul significato del distretto all'interno della nascente
azienda USL. Ne sottolinea, in particolare, la funzione di "luogo
naturale per realizzare un elevato livello di integrazione tra i
diversi servizi che erogano le prestazioni sanitarie e tra questi e
i servizi socio - assistenziali". Questo elemento evidenzia uno
degli aspetti di maggiore rilievo del distretto, e anche di maggiore
complessità: la capacità di integrare professionisti diversi, spesso
appartenenti a servizi sanitari separati (sia da un punto di vista
funzionale sia strutturale, ossia collocati in sedi differenti, come
consultori, strutture residenziali, centri di salute mentale), e di
integrare gli stessi servizi, con percorsi assistenziali ben
definiti. Inoltre il distretto deve assumersi il compito di
garantire l'integrazione sociosanitaria, avvicinando i servizi e i
professionisti sanitari con i servizi e i professionisti dell'ambito
sociale. Il Piano fornisce alcune indicazioni sulle attività
collocabili a livello distrettuale: il supporto all'attività dei
medici di medicina generale, l'assistenza domiciliare integrata, il
coordinamento dell'assistenza semiresidenziale e residenziale.
Rimangono, tuttavia, aperti ancora molti interrogativi sul
distretto, come ben evidenziano le esperienze regionali in materia,
che risultano molto differenziate.
E' un
riferimento fondamentale sul distretto, che si arricchisce della
letteratura e delle esperienze regionali maturate in oltre dieci
anni di ricerca di un luogo di riferimento per la cronicità e
l'integrazione sociosanitaria. Va tenuto conto della scelta di fondo
del Piano, che assume l'obiettivo di definire strategia della salute
in forma attiva, che comprende non solo il tradizionale ambito di
prevenzione, cura e riabilitazione, ma assume un ben più ampio ruolo
di promozione attiva della salute, incidendo sugli stili di vita, e
pertanto richiedendo un cambiamento culturale ed organizzativo che
richiede la stipula di un patto di solidarietà tra i diversi attori
che incidono sui determinanti della salute, come l'ambiente, il
sociale, l'istruzione, l'imprenditoria, la comunicazione. In questo
quadro il distretto assume chiaramente tre funzioni fondamentali:
costituisce centro di governo ed organizzazione dei servizi di
assistenza sanitaria territoriale; di integrazione sanitaria e
sociosanitaria; di punto di riferimento unico per il cittadino per
l'accesso a tutti i servizi sanitari dell'azienda unità sanitaria
locale. Inoltre il Piano sanitario nazionale riconduce l'assistenza
distrettuale ad un unitario "livello assistenziale di assistenza",
che comprende all'interno i tre livelli di assistenza territoriali
che il Piano sanitari nazionale 1994-1996 prevedeva in forma
separata (Livello "assistenza sanitaria di base", livello
"assistenza specialistica, semi - residenziale territoriale",
livello "assistenza residenziale sanitaria"), ma fortemente
integrati e correlati. Il Piano evidenzia il ruolo del Medico di
Medicina Generale e del Pediatra di Libera Scelta, che devono essere
fortemente integrati nel distretto, valorizzando la loro
fondamentale funzione di guida e riferimento per le persone e le
famiglie. Il distretto diviene luogo di integrazione sanitaria e
sociosanitaria, a livello istituzionale, gestionale, professionale.
Sugli aspetti organizzativi, il Piano ribadisce che il distretto è
una struttura operativa dell'Azienda Unità sanitaria locale, come
prevedeva il D.Lgs. 502/92, ma chiarisce anche che il distretto deve
oprare con autonomia gestionale nell'ambito dei programmi aziendali,
perseguendo obiettivi di salute e non solo di assistenza, tenendo
conto dei piani di zona dei servizi sociali.
Delega il
Governo all'emanazione di uno o più decreti delegati per la
razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale sulla base di una
serie di principi e criteri generali. Tra questi alcuni assumono una
valenza immediata per il distretto: si sottolinea che occorre
perseguire l'integrazione dei servizi sanitari e dei servizi
sociali, come strategia per creare un più ampio ed efficace sistema
di offerta di servizi per i cittadini, che richiedono percorsi di
cura complessivi, e pertanto integrati negli aspetti sanitari e
sociali. Si prevede, inoltre, la realizzazione di una efficace
integrazione fra le attività del livello operativo dell'Azienda USL
e l'attività del medico di famiglia, al fine di garantire una
offerta di prestazioni il più possibile "a misura" del cittadino, ed
anche per consentire una sensibile riduzione della domanda di
ospedalizzazione o istituzionalizzazione, con conseguenti minori
costi umani ed economici. A tal fine la legge delega indica:
"L'organizzazione delle attività a livello di distretto dovrà,
pertanto, essere tale da tenere aperto un costante canale di
comunicazione con i medici di famiglia, che rappresentano i
principali ordinatori di prestazioni e, quindi, di spesa". I
principi a cui si fa riferimento sono contenuti all'art. 2, comma 1,
ai punti : bb) - I distretti; b) - Integrazione a livello
distrettuale dei servizi sanitari con quelli sociali.
Il decreto
dedica al distretto ben 3 norme: art. 3-quater "distretto", art.
3-quinquies "funzioni e risorse del distretto" e art.3-sexies
"Direttore di distretto". Risultano, inoltre, altrettanto importanti
le norme sull'integrazione socio-sanitaria contenute negli articoli
successivi : 3-septies e 3-octies. Il primo riferimento è contenuto,
inoltre, nelle competenze aziendali indicate all'art. 3, comma
1-bis: spetta al Direttore generale articolare l'azienda unità
sanitaria locale in distretti, nell'ambito dell'atto aziendale,
sulla base dei criteri indicati dalle regioni, ed in particolare
tenendo conto delle peculiarità demografiche e territoriali.
La normativa è particolarmente analitica, a testimonianza sia
dell'importanza riconosciuta al distretto nel sistema sanitario, sia
delle difficoltà, ad oltre un ventennio dalla prima ideazione della
struttura, a renderla pienamente funzionante. L'analiticità è stata
contestata da diverse Regioni, in quanto comporterebbe un'autonomia
regionale in materia di organizzazione dei servizi sanitari. In ogni
caso l'art. 3-sexies chiarisce che si tratta di una disciplina non
obbligatoria in tutti gli aspetti di dettaglio, ma solo nei principi
fondamentali, e che la normativa ha valore residuale, ossia "ove la
Regione non disponga diversamente, valgono le disposizioni
nazionali", a ulteriore testimonianza della necessità di attuare i
distretti, rilevata dal legislatore come fondamentale.
Rispetto al
ruolo, il distretto è considerato lo strumento essenziale per
ricollocare al centro del nuovo Ssn le necessità dei cittadini e
coinvolgere gli operatori a spostare l'attenzione dall'assistenza
ospedaliera all'assistenza territoriale. Nel nuovo modello, il
distretto è il sistema al quale è riconosciuta la responsabilità di
governare la domanda (ruolo di committenza - valutare quali servizi
per quali bisogni) e gestire i servizi sanitari territoriali (ruolo
di produzione). Dal punto di vista operativo il distretto assume le
funzioni già indicate dal Piano sanitario nazionale 1998-2000:
costituisce il punto di riferimento per tutti i cittadini nello
specifico ambito territoriale per l'accesso a tutti i servizi
dell'azienda unità sanitaria locale; il polo unificante di tutti i
servizi sanitari e socio-assistenziali territoriali; nonché il luogo
di integrazione sanitaria e sociosanitaria. Si disciplina anche il
ruolo e la funzione del Direttore di distretto, si chiarisce che il
distretto dovrebbe essere una struttura complessa (come deriva da
una serie di indicazioni: il Direttore di distretto è responsabile
degli obiettivi e delle risorse assegnate e fa parte integrante del
Collegio di direzione). Interessanti alcune norme: il distretto ha
una dimensione molto ampia, ossia "di norma" 60.000 abitanti, salvo
deroghe per aspetti territoriali e demografici, e tra i suoi compiti
è inclusa l'erogazione dell'assistenza primaria (operando un salto
di qualità rispetto al tradizionale concetto di "assistenza di
base") e l'assistenza sociosanitara (è questo un elemento di
sostanziale novità rispetto alla normativa precedente), nonché
l'assistenza specialistica ambulatoriale. Afferiscono al distretto,
inoltre, le tradizionali aree dell'assistenza domiciliare,
residenziale e semiresidenziale, ma il decreto opera uno sforzo di
indicazione (attività o servizi per la prevenzione e cura delle
tossicodipendenze; attività o servizi consultoriali per la tutela
della salute dell'infanzia, della donna e della famiglia; attività o
servizi rivolti a disabili e anziani, attività o servizi per le
patologie da HIV e per le patologie in fase terminale), nell'intento
di ricondurre ad unitarietà un'insieme articolato e spesso
frammentario di servizi sanitari e sociosanitari presenti sul
territorio. In questo senso opera l'ulteriore indicazione "trovano
inoltre collocazione funzionale nel distretto le articolazioni
organizzative del dipartimento di salute mentale e del dipartimento
di prevenzione, con particolare riferimento ai servizi alla
persona".
"Legge quadro
per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali", che qui si riporta per alcune indicazioni di particolare
rilievo per il distretto :
-
Coordinamento o coincidenza tra l'ambito
territoriale delle zone sociali e quella dei distretti
sanitari - Questa norma risulta di particolare rilievo, in
quanto la coincidenza tra l'ambito territoriale del
distretto e quella della zona sociale può favorire la
capacità appartenenza ad una comunità locale, e quindi la
costruzione di programmi integrati di tutela della salute e
di assistenza alla persona a fronte dei bisogni più
complessi ( art. 8, comma 3, lettera a)
o
Coordinamento tra la pianificazione zonale e quella
distrettuale: i Comuni afferenti al distretto sanitario
predispongono il Piano di zona in accordo con l'azienda USL , così
come il d.lgs. 229/99 prevede che il Programma delle attività
territoriali del distretto avvenga su parere dei Comuni (Comitato
dei sindaci di distretto) per la parte sanitaria, e d'intesa con i
Comuni per la parte sociosanitaria. Il coordinamento della
programmazione mira a favorire la realizzazione di programmi
integrati per il cittadino e di un punto unico di riferimento per la
comunità locale (art. 19)
Che inserisce,
all'allegato 1, un importante disaggregazione del livello
"Assistenza distrettuale" in una serie di sotto-livelli, che mirano
ad approfondire la conoscenza su tematiche centrali per l'assistenza
sul territorio.
Appaiono così, per la prima volta, le diverse tipologie di
assistenza sanitaria domiciliare: da quella più semplice di tipo
infermieristico; alla presenza programmata a domicilio dei Medici di
medicina generale; a quella - ben più complessa - che richiede
l'integrazione tra più servizi sanitari e servizi sociali.
Vengono,
inoltre, inserite le forme di assistenza residenziale e
semiresidenziale, distinte (data la difficoltà di utilizzare
denominazioni delle strutture che ancora sono incerte, come RSA,
case protette ed altro) in relazione ai destinatari: anziani non
autosufficienti; tossicodipendenti o alooldipendenti; persone con
problemi psichiatrici; persone disabili; pazienti nella fase
terminale; persone con infezione da HIV.
Si conferma, inoltre, l'attenzione all'assistenza sanitaria di base,
distinta dalla continuità assistenziale notturna e festiva e dalla
guardia medica turistica (ancora, tuttavia, legati unicamente al
rapporto numerico paziente-medico, per la difficoltà di rilevare i
servizi e le prestazioni riconducibili alla primary care).. Altre
aree sono ormai classiche, come l'assistenza farmaceutica
(distinguendo i farmaci essenziali, di fascia A, da quelli
parzialmente rimborsabili), l'assistenza integrativa (con fornitura
di prodotti o presidi a soggetti con particolari malattie, come il
morbo celiaco e il diabete mellito) e quella protesica.
"Accordo
collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di
medicina generale". La normativa comporta una riorganizzazione
complessiva dell'area della medicina generale ed accentua il ruolo
delle Regioni, delle Aziende e delle organizzazioni sindacali nelle
loro diverse articolazioni territoriali per stimolare la crescita di
una dinamica innovativa che migliori la qualità dell'assistenza e
che contribuisca allo sviluppo di una cultura e di un modo di
operare teso all'uso appropriato dell'offerta di prestazioni
sanitarie. L' Accordo, inoltre, attua i princìpi affermati sotto
vari profili dal decreto legislativo n. 229/1999 che prevede
specifiche norme per il coinvolgimento del medico di medicina
generale nelle problematiche distrettuali ed in particolare
stabilisce nelle premesse che "Il medico di medicina generale
partecipa alle procedure di verifica della qualità delle
prestazioni, all'individuazione e al perseguimento degli obiettivi
del distretto e alla elaborazione di linee guida volte anche alla
ottimizzazione dell'uso delle risorse". (dichiarazioni preliminari).
Una quota variabile dello stipendio dei Medici di medicina generale
è legata alla sua adesione ad obiettivi del distretto, quali
l'Assistenza domiciliare integrata, l'Assistenza domiciliare
programmata e l'Assistenza domiciliare nelle residenze sanitarie per
gli anziani.
(Finanziaria
2001) - Sul piano organizzativo, la normativa individua il distretto
come "centro di responsabilità", dotato di un proprio budget e
connotato da un elevato livello di autonomia . L'art. 86 è dedicato
alla "Sperimentazione di budget", e prevede di assegnare, in via
sperimentale, ad uno o più distretti per ogni Regione una dotazione
finanziaria complessiva dei MMG, dei PLS, degli specialisti
ambulatoriali e convenzionati e dei medici di continuità
assistenziale. Si tratta di un vero e proprio "budget di distretto",
da attivare in via sperimentale per poi procedere al monitoraggio
puntuale delle relative spese indotte dal Medico di medicina
generale e di altre figure professionali, al fine di verificare la
compatibilità fra la proiezione di spesa e la dotazione finanziaria
"virtuale". La norma costituisce un tentativo di attribuire al
distretto uno strumento di governo, programmazione e di
responsabilità della spesa; ma la sua attuazione è stata piuttosto
limitata: 6 Regioni, di cui solo una ha allargato la programmazione
di budget a tutte le aziende unità sanitarie locali, con esiti
finali spesso incerti.
Dedica alla rete
territoriale una particolare attenzione, indicando la necessità che
si costruisca una rete integrata di servizi sanitari e sociosanitari
sul territorio capace di governare i percorsi di cura. La crescita
del sistema sanitario territoriale diviene fondamentale come
risposta ad un quadro epidemiologico che cambia, frutto di uno Stato
di benessere della popolazione con aumento dell'aspettativa di vita.
Il Piano chiede un forte impegno nella prevenzione (crescita
dell'aspettativa di vita "sana" ), ma anche la realizzazione di un
sistema di assistenza territoriale, che sappia integrare i diversi
nodi della rete, e che avvii il percorso di riorganizzazione dalla
valorizzazione della medicina primaria. Nell'intento di creare un
nuovo equilibrare tra le diverse forme di assistenza sanitaria, il
Piano indica che bisogna operare un importante passaggio: occorre
pervenire ad una assistenza ospedaliera considerata come assistenza
extraterritoriale, e non viceversa. L'ospedale è il luogo di cura
riservato alle patologie acute e all'alta tecnologia, e ciò potrà
diventare vero quando il territorio sarà realmente capace di essere
un forte riferimento per la cronicità, le patologie a lungo decorso,
e la personalizzazione dell'assistenza. Il luogo dove l'assistenza
si ricostruisce intorno alla persona, in forma flessibile ed
appropriata. Tutto ciò risponde ad una esigenza di umanizzazione
delle cure, partendo dal luogo di vita della persona, e anche ad una
esigenza di sostenibilità dei servizi, operando una
razionalizzazione delle risorse. Il Piano pone, a tal fine, una
serie di obiettivi, che vanno dal potenziamento dei servizi
territoriali, alla creazione di soluzioni organizzative, anche
innovative, per l'integrazione tra i nodi della rete.
Sono previsti
due progetti prioritari per il territorio:
-
Promuovere il territorio quale sede
primaria di assistenza e di governo dei percorsi sanitari e
socio-sanitari;
-
Promuovere una rete integrata di servizi
sanitari e sociali per l'assistenza ai malati cronici, agli
anziani e ai disabili.
L'accordo indica
cinque obiettivi prioritari di Piano, che sono finanziati dal
Ministero della Salute con risorse vincolate, pari al 3% del
Finanziamento complessivo del Servizio sanitario nazionale, ai sensi
dell'art. 1, comma 34, della legge n. 662/96. Vi sono due obiettivi
di particolare rilievo per il distretto: priorità "Cure primarie" e
priorità "Rete integrata di servizi sanitari e sociosanitari per la
non autosufficienza".
Contiene un
documento allegato, che fornisce indicazioni orientative, non
vincolanti per le Regioni, come "schema di riferimento per la
costituzione di Unità territoriali di assistenza primaria - UTAP".
Un altro documento è dedicato al Piano di prevenzione attiva,
adottato in seguito alla "dichiarazione congiunta Ministero della
Salute e Assessorati regionali alla Sanità" adottata al Forum Sanità
Futura, Cernobbio, 6 aprile 2004.
Si riportano, in
particolare, le norme: équipe territoriali; forme di associazionismo
della medicina generale, allegato… sull'assistenza domiciliare.