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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Dossier Caritas 2003. Circa 2,5 milioni gli stranieri in Italia (4,2% della popolazione): la maggior parte (58,7%) nel Nord. La nazionalità marocchina la più numerosa.

Sono tra i 2.400.000 e 2.500.000 gli stranieri in Italia, il 4,2%, dell’intera popolazione italiana, con punte di oltre il 7% nel Lazio e intorno al 6% rispettivamente in Lombardia, Umbria ed Emilia Romagna. Una stima, quella della Caritas Italiana, che tiene conto di circa 600mila futuri regolarizzati (considerando domande respinte, persone che non si sono presentate e lavoratori domestici che hanno avuto più datori di lavoro), di 230mila minori non conteggiati dal Ministero dell’Interno perché iscritti nel permesso di soggiorno dei genitori, di 45mila nuovi nati nel 2002 da entrambi i genitori stranieri e della percentuale di permessi di soggiorno non registrati tempestivamente, circa 82mila unità.

I dati sono contenuti nel Dossier Statistico Immigrazione 2003 (496 pagine, 57 capitoli e alcune centinaia di tabelle), presentato stamane contemporaneamente in diverse regioni italiane. Lo studio analizza il fenomeno sia dal punto di vista nazionale che nel contesto europeo e internazionale, ponendo attenzione all’inserimento sia socio-culturale che nel mondo del lavoro e realizzando un focus specifico alla situazione dei rifugiati. “Italia, paese di immigrazione in un mondo di migranti” lo slogan scelto quest’anno dalla Caritas come filo conduttore del dossier, un’affermazione che può sembrare banale, commenta l’organizzazione, ma che invece costituisce ancora “una consapevolezza da acquisire”, poiché da questo deriva una diversità di approccio al fenomeno: non più come realtà emergenziale, ma come “dimensione strutturale della società, che comporta da parte dei politici, degli amministratori e degli operatori sociali una concezione più approfondita e più lungimirante, l’unica che consente di affrontare un tema già di per sé complesso”.

Secondo i dati del Ministero dell’Interno i permessi di soggiorno in vigore alla fine del 2002 erano in Italia 1.512.324; l’aumento delle presenze regolari è stato del 10,8% (+149.164 persone, ivi inclusi i nuovi ingressi, i permessi in precedenza non registrati e i minori che hanno ottenuto il soggiorno a titolo personale). La nazionalità più numerosa rimane quella marocchina (con 172.834 soggiornanti, pari all’11,4% del totale), e precede ormai di poco quella albanese (168.963 e 11,2%), il terzo posto è del gruppo rumeno (95.834), seguito da filippini (65.257) e cinesi (62.314). A livello di provenienze continentali invece prevalgono gli europei extracomunitari (32,3%) rispetto agli africani (26,5%), mentre gli asiatici (18,5%), terzi, superano a loro volta americani (11,8%) ed europei comunitari (10,2%). “Il protagonismo della immigrazione dall’Est, che ha contrassegnato gli anni ’90, - commenta la Caritas - sembra destinato a permanere a corto termine nel contesto dell’allargamento a oriente dell’Unione Europea. Bisognerà poi accertare in quale misura l’Africa subsahariana, che finora è stata scarsamente protagonista dei flussi, e i paesi asiatici saranno in grado di modificare la ripartizione tra i vari continenti”.

La ripartizione degli immigrati sul territorio segue le potenzialità occupazionali: la maggior parte degli stranieri (58,7%) dunque si concentra nel Nord Italia, e in particolare nel Nord Ovest (32,8%), seguono il Centro (28,3%), il Sud (8,9%) e le Isole (4,1%). La Lombardia resta la regione che ospita il numero più elevato di immigrati (348.298, pari al 23,0% del totale nazionale), seguita nell’ordine dal Lazio (238.918 e 15,8%), dal Veneto (154.632 e 10,2%) e dall’Emilia Romagna (150.628 e 10,0%), mentre tra le province è in testa Roma con 213.834 (circa il 90% delle presenze regionali) che precede ancora una volta Milano (170.737). Il tasso di aumento più alto nel Nord Est (+19,4%), “nuovo polo di attrazione per gli immigrati giunti in Italia” mentre il più basso nelle Isole (+3,6%) e soprattutto il Sud (appena +1,1%).

L’ultima regolarizzazione, che si è chiusa l’11 novembre 2002 con la presentazione di 703mila, ha evidenziato una ripartizione geografica che ancora una volta privilegia il Nord Ovest (233.943, pari al 33,3% del totale), a seguire il Centro (203.852 e 29,0%), Nord Est (132.291 e 18,8%), Sud (111.216 e 15,9%) e Isole (20.854 e 3,0%). In generale, sono state lievemente prevalenti (361.035 e 51,4%) le domande relative a lavoratori stranieri dipendenti presso aziende rispetto a quelle riguardanti stranieri impiegati nel lavoro domestico (341.121 e 48,6%), ma nel Centro e nell’intero Meridione la proporzione appare rovesciata a favore di quest’ultima tipologia (con punte del 55-56% nel Centro e nelle Isole). Le province in cui è giunto il numero più consistente di richieste sono state Roma (107.476), Milano (87.165), Napoli (36.572), Torino (35.792) e Brescia (24.520). Tutte le altre presentano cifre inferiori alle 18.000 unità.

Immigrati in Italia: Popolazione immigrata soggiornante per provenienza continentale (2000-2002)

Provenienza continentale

2000

2001

2002

v.a.

v.%

v.a.

v.%

v.a.

v.%

Unione Europea

159.799

10,9

147.495

10,8

154.076

10,2

Altri paesi europei

404.768

29,2

416.390

30,5

488.277

32,3

Africa

385.630

27,8

366.598

26,9

401.440

26,4

Asia

277.644

20,0

259.783

19,1

178.593

18,5

America

164.942

11,9

158.206

11,6

178.593

11,8

Oceania/Apolidi

3.370

0,3

3.285

0,3

3.509

0,2

Nazionalità ignota

-

-

10.873

0,8

6.614

0,4

TOTALE

1.396.153

100,0

1.362.630

100,0

1.512.325

100,0

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, 2003 - Elaborazioni su dati del Ministero dell'Interno  

Immigrati in Italia: Cittadini stranieri e ripartizione territoriale (2000-2002)

Aree geografiche

2000

2001

2002

v.a.

v.%

v.a.

v.%

v.a.

v.%

Nord Ovest: Lombardia-Piemonte-Liguria-
Valle d'Aosta 

433.497

31,0

444.876

32,7

495.609

32,8

Nord Est:
Veneto-Friuli V.G.-Trentino A.A.-Emilia Romagna

327.801

23,9

328.488

24,1

392.212

25,9

Centro: 
Toscana-Umbria-Marche-
Lazio

422.483

29,8

396.834

29,2

428.509

28,3

Sud:
Abruzzo-Molise-Campania-
Puglia-Basilicata-Calabria

143.121

10,8

133.263

9,7

134.678

8,9

Isole:
Sicilia-Sardegna

61.251

4,5

59.169

4,3

61.316

4,1

Totale

1.388.153

100,0

1.362.630

100,0

1.512.324

100,0

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, 2003 - Elaborazioni su dati del Ministero dell'Interno  

Religioni: la comunità musulmana seconda per numero di fedeli

L'appartenenza religiosa e le differenze che determinano nella vita quotidiana sono un tema di cui si sta discutendo molto in Italia. Dal 1990 la Fondazione Migrantes e la Caritas monitorizzano l’appartenenza religiosa degli immigrati per mostrare “che la differenza, anche in questo settore, può essere vissuta come un elemento che rafforza la propria identità senza contrapporla a quella degli altri”.

Tra i 1.512.324 stranieri regolarmente presenti alla fine del 2002, si calcola che vi siano 690.523 cristiani (45,7%), 553.007 musulmani (36,6%), 4.203 ebrei, 39.416 induisti, 37.489 buddisti. Quasi la metà dei cristiani sono cattolici (24,1%), un terzo ortodossi (13,5%), un ottavo protestanti (5,8%). In Italia, come nel resto d’Europa, la comunità musulmana è la seconda per numero di fedeli pur essendo composta quasi esclusivamente da cittadini stranieri. Il principale paese di origine è il Marocco seguito dall’Albania. Nel Dossier 2003 il sistema di stima dell’appartenenza religiosa è stato interamente riveduto sono stati ulteriormente diversificati anche i gruppi di appartenenza, distinguendo ad esempio tra protestanti e ortodossi e tra le diverse religioni orientali.

La ripartizione regionale tra i vari gruppi religiosi appare molto differenziata. I cristiani rappresentano la maggioranza assoluta degli stranieri presenti in Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria e Trentino Alto Adige. La presenza musulmana è, invece, maggioritaria in Basilicata, Calabria e Puglia e in una regione del nord (Valle d’Aosta), mentre a livello macroregionale è così ripartita: il 36% nel Nord ovest, il 28,4% nel Nord est, il 21,5% nel Centro e il restante 14% al Sud.

Immigrati e religione (CARITAS'03): ripartizione religiosa della popolazione straniera, stima 1991/2002

 

1991

1999

2000

2001

2002

Aum. 91/02

Cristiani

44,6

45,9

45,1

45,2

45,7

135,8

Ortod.

6,6

11,9

12

12,6

13,5

372,6

Cattol.

26,0

25,1

24,5

24,3

24,1

112,4

Protest.

8,7

6,5

6,2

6

5,8

53,1

altri Crist.

3,3

2,5

2,4

2,3

2,3

59,1

Musulm.

38,0

36,8

37,2

3,64

36,6

121,5

Ebrei

0,6

0,3

0,3

0,3

0,3

10,8

Indui.

2,1

2,5

2,6

26

2,6

190,6

Budd.

2,5

2,5

2,5

26

2,5

1314

Anim.

1,5

1,4

1,4

1,4

1,4

1106

Altri

10,8

10,5

10,9

11,6

11,0

135,7

Totale

656.757

1.251.994

1.388.153

1.362.630

1.512.324

130,3


Fonte:
 Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Stime su dati Ministero dell'Interno

Triplicati negli ultimi 5 anni gli alunni stranieri: 186 le nazionalità

E’ triplicato negli ultimi 5 anni il numero degli alunni stranieri e aumentato di 30 volte in meno di 20 anni (erano 6104 nell’a.s. 1983-84). Pur essendo attestata su un valore ancora piuttosto esiguo (2,3%, pari a 191.767 unità), inferiore all’incidenza che i soggiornanti stranieri hanno sulla popolazione italiana nel suo complesso mostra un incremento annuo sempre più consistente (+23,3% dall’anno scolastico 2000-2001).

La loro concentrazione è più elevata nel Nord Italia, ove si trova il 66,6% del totale; seguono il Centro (23,3%, quota inferiore a quella della sola Lombardia), il Sud (7,0%) e le Isole (3,1%). A livello di province, la maggior presenza di alunni stranieri si ha a Milano (19.166), Roma (11.863) e Torino (7.640); per trovare una provincia del Sud, occorre scendere sino al 21° posto, con Bari (2.292). Il 42,2% degli studenti stranieri frequenta la scuola elementare, il 24,3% la scuola media inferiore, un quinto la scuola dell’infanzia e solo il 13,2% la scuola superiore. L’incidenza degli alunni non italiani sulla totalità degli scolari cresce fino al 3% nelle scuole elementari (con una punta del 6% in Emilia Romagna), si attesta sul 2,7% nelle scuole medie (è il 5,4% in Umbria e il 5,6% nuovamente in Emilia Romagna), riporta un valore vicino alla media nelle scuole dell’infanzia (2,6%, peraltro non incluse nella statisticazione quando sono comunali) e arriva appena all’1,1% nelle scuole superiori (è il 2,9% in Emilia Romagna). Sono 186 le nazionalità rappresentate sui banchi di scuola e secondo il dossier questeriflette “l’elevato grado di policentrismo etnico che caratterizza l’immigrazione italiana”. Secondo la Caritas “si impone la necessità di attivare iniziative che promuovano la conoscenza e l’incontro delle culture “altre”, adattandole alle specificità regionali e anche a quelle dei singoli istituti e dell’ambiente in cui operano”.        

Il continente più rappresentato è quello europeo (44,3%), con una netta prevalenza dell’area balcanica (Albania, Serbia - Montenegro e Romania, che ha un tasso di crescita annuo oscillante tra il 25-30%); segue l’Africa (28,4%), rappresentata per oltre la metà del totale da marocchini e, in misura minoritaria, da tunisini (8,1%). Il terzo continente è l’Asia (15,1%), di cui un terzo è composto da alunni cinesi, poi dai provenienti da un blocco di paesi dell’ex-Urss (2,7%) e da filippini (solo 9° nella relativa graduatoria, laddove in quella dei soggiornanti sono il 4° gruppo nazionale). Infine, proviene dall’America il 12% di tutti gli alunni non italiani. Il 42% di questo gruppo giunge da 2 soli paesi, come il Perù e l’Ecuador; quest’ultimo, in particolare, ha aumentato la propria presenza nelle aule scolastiche di circa 14 volte negli ultimi 5 anni.

Immigrati minori (CARITAS'03): alunni stranieri per continente di appartenenza: % sul totale per area 
Anno scolastico 2001-2002

Regioni

Europa

Africa

America

Asia

Oceania

Totale

 

UE

non UE

 

 

 

 

v.a.

% femm.

var. % annua

Nord ovest

2,5

32,1

31,4

17,

16,6

0,1

68.523

45,7

24,7

Nord
est

1,9

43,5

33,9

7,

13,5

0,1

52.487

46,1

29,6

Nord

2,3

37,0

32,5

12,

15,2

0,1

121.010

45,8

26,8

Centro

3,4

50,8

17,8

11,

16,2

0,2

42.395

46,0

12,1

Sud

3,3

61,7

20,5

6,

8,2

0,1

12.789

45,6

30,6

Isole

5,8

26,8

39,5

9,

18,3

0,4

5.573

43,9

27,9

Italia

2,7

41,6

28,4

12,

15,1

0,1

181.767

45,8

23,3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Fonte:
  Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati MIUR

Cittadinanza, ultimo fronte dell'integrazione. Si acquisisce soprattutto con il matrimonio (91,4%)

Dal punto di vista dell’integrazione la cittadinanza appare ora come l’ultimo fronte per un inserimento definitivo. L’aumento delle richieste, raddoppiate da 5000 a 10000 tra il 1990 ed il 2000, ora però sta rallentando: tra il 2001 e il 2002 se ne sono registrate 264 unità (+2,5%), a conferma secondo gli osservatori del “carattere restrittivo della specifica normativa italiana”. Il 91,4% delle acquisizioni di cittadinanza è avvenuta a seguito di matrimonio, mentre il restante 8,6% si è basato sulla residenza prolungata in Italia. Secondo il rapporto “l’attribuzione della cittadinanza serve per selezionare chi è simile per cultura e non per sostenere chi ha scelto di vivere in Italia seppure proveniente da estrazioni diverse”: prevalgono infatti gli europei con il 44,3% (in particolare dell’Est, che arrivano al 36,6%), di seguito si trovano gli americani (31,4%, quasi interamente provenienti dal Centro-Sud), poi gli africani (15,5%) ed infine gli asiatici (8,5%). Fra le nazionalità beneficiarie, spiccano Albania, Marocco, Brasile e Cuba: in tutti i casi il matrimonio è stato il motivo principale, raggiungendo il 100% nel caso dei cubani e attestandosi sopra il 95% negli altri, ad eccezione del Marocco, in cui le acquisizioni per residenza hanno raggiunto il 28%. Una misura del livello d’integrazione raggiunto in Italia è rappresentato in qualche misura anche dal numero delle associazioni straniere che secondo i dati della Caritas si stanno espandendo su tutto il territorio nazionale: 893 nel 2000, culturali nel 74% dei casi, per l’assistenza e i servizi informativi nell’ 83% dei casi, da supporto per la sistemazione abitativa nel 72% dei casi, per la consulenza legale nel 70%. Rimane invece scarsa la fiducia che gli immigrati nei confronti delle istituzioni pubbliche e del loro operato. Secondo il dossier il rapporto con gli italiani “non è disastroso ma potrebbe andare meglio”: è buono per il 35% e sufficiente per il 28%, ma nei confronti dei pubblici impiegati la quota degli scontenti sale al 40% (Osservatorio Immigrati della UIL Roma e Lazio, aprile 2003). Tra gli italiani notevole, anche se in diminuzione (Indagine Fondazione Nord Est 2002), la quota di persone che considera gli immigrati un pericolo per la propria cultura e identità (23,9%), una minaccia per l’occupazione (29,2%) o per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone (39,7%).

Immigrati in Italia (CARITAS'03): primi 10 Paesi 
per acquisizione di cittadinanza -
Anno 2002

 

N. acquisizioni

Di cui matrimoni

% vert.


soggiorn.

Albania

702

668

6,6

11,2

Marocco

619

446

5,8

11,4

Brasile

601

593

5,6

1,4

Cuba

540

540

5,1

0,7

Polonia

516

491

4,8

2,3

Svizzera

511

502

4,8

1,2

Federazione Russa

439

435

4,1

0,8

Argentina

409

395

3,8

0,7

Rep. Dominicana

392

385

3,7

0,8

Perù 

303

290

2,8

2,1

Colombia

299

291

2,8

0,7

Tutti i paesi

10.645

9.428

100,0

100,0


Fonte:
  Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati Ministero dell'Interno

Criminalità: in calo i denunciati. Più frequenti i reati contro patrimonio (40%). Il 30% della popolazione carceraria è straniero.

Denunce: incidenza percentuale in calo. Il “Dossier Statistico Immigrazione” ricorda l’invito alla prudenza rivolto negli ultimi anni. Per giunta, viene ricordato come anche in alcune delle Relazioni di apertura dell’anno giudiziario 2002, la criminalità degli immigrati trova spesso le sue radici in fenomeni di emarginazione, in cui gli immigrati sono spesso costretti a vivere.
Il Dossier, comunque, ha concentrato il suo studio sui denunciati e sui detenuti stranieri. Per giungere alla conclusione che i denunciati di nazionalità extraeuropea incidono per il 17,4% sul totale nazionale, con una diminuzione di quasi tre punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione (Istat 2001).

L’ambito della criminalità straniera risulta circoscritta in alcune tipologie specifiche. Più ricorrenti sono i reati contro il patrimonio (40,2%), quelli in materia di droga (14,9%) e contro la persona (13,4%). Su queste categorie vi è una specifica ricorrenza da parte dei provenienti da una stessa area continentale: fra i nordafricani prevale la realizzazione dei reati di produzione e spaccio di stupefacenti (percentuali fra il 27% ed il 40%); fra gli est europei non si registra invece un significativo coinvolgimento negli illeciti di droga, quanto piuttosto nei reati contro il patrimonio e soprattutto nel furto (il 49,9% dei titoli addebitati ai croati e il 55,2% di quelli dei rumeni). Gli albanesi non risultano invece significativamente concentrati verso specifiche forme delittuose: la tipologia più frequente (anche per i senegalesi e i nigeriani) è quella dei reati di “falso” che però non raggiungono il 15,8% del relativo totale.
Dal confronto soggiornanti/denunciati è emerso che alcune nazionalità hanno un’incidenza maggiore nella graduatoria dei denunciati che fra gli stessi soggiornanti, con una sorta di “sovraesposizione” giudiziaria. I marocchini, così come sono il primo gruppo di soggiornanti stranieri in 7 regioni italiane, lo sono anche nelle rispettive graduatorie di denunciati, con percentuali “giudiziarie” ancora più elevate in Lombardia, Trentino Alto Adige e Toscana. “I dati sugli albanesi – precisa invece il Dossier - ridimensionano l’immaginario collettivo che porterebbe a pensare il contrario: in ben nove regioni la loro incidenza sui denunciati è inferiore a quella sui soggiornanti”. Per rumeni e tunisini, invece, il discorso varia molto a seconda del contesto geografico: nelle regioni del Nord, nonché in Umbria e nel Lazio prevale l’incidenza dei denunciati, al Sud e nelle restanti realtà del Centro i soggiornanti li superano nettamente.

Va invece segnalato che alcune nazionalità dell’Asia, come i filippini e i cinesi, pur essendo ai primi posti della graduatoria nazionale degli immigrati regolarmente soggiornanti in Italia (rispettivamente al 4° e al 5° posto) non sono invece contemplate fra le prime 10 nazionalità di denunciati. Ciò sembra provare che un buon inserimento nel mercato del lavoro e una notevole attitudine alla ricezione delle dinamiche della società in cui vivono riducano sensibilmente il rischio di coinvolgimento in attività delittuose.

Stranieri in carcere. I detenuti stranieri costituiscono il 30,1% del totale nazionale (16.788 su 55.670) e risultano in leggera diminuzione (un punto e mezzo) rispetto allo scorso anno: i marocchini, pur rappresentando il 21,7% dei detenuti stranieri, riportano un calo del 3,8%. Così come per i denunciati, anche tra i detenuti a prevalere sono i nordafricani (43,6% del totale), seguiti dagli immigrati dell’Est Europa (33,6%). Tra le prime 10 nazionalità, l’unica del continente americano è la Colombia (8°, con il 2,5%). I reati sui quali negli anni scorsi si è registrato il maggiore coinvolgimento di cittadini immigrati (quelli in materia di prostituzione e droga) sono quelle nelle quali si è verificata la flessione più consistente durante il 2002 (rispettivamente –30% e –13%). I reati in materia di droga sono scesi di oltre 10 punti percentuali dallo scorso anno e costituiscono ora il 28% dei reati commessi da stranieri, contro il 38,5% del 2001. A loro volta, i reati contro il patrimonio rappresentano la seconda categoria di più frequente addebito ai detenuti (per gli italiani sono la prima), pari al 27,4% del totale, ma sono in fase di netta crescita (erano il 19,8% del totale nel 2001). Anche i reati in materia di prostituzione sono notevolmente diminuiti (-30%, pari a 1.143 titoli); ma la matrice straniera in questa fattispecie è ancora preponderante.

Immigrati e carcere: 
reati commessi da extracomunitari per paesi di provenienza
(dati all'1/1/2001)

Paese

Totale

% senza permesso soggiorno

Moldavia

2.308

94,7

Ucraina

2.188

94,4

Croazia

2.771

92,3

Algeria

9.455

91,2

Nigeria

6.516

78,1

Albania

29.561

72,1

Marocco

34.018

71,1

Fonte: Elaborazioni Ufficio studi CGIA Mestre su dati Ministero dell'Interno  

Immigrati e carcere: Prime 5 nazionalità di denunciati stranieri con le fattispecie più ricorrenti (dati al 31/12/2001)

Paesi

Denunc. v.a.


vert.

1° titolo 
(%)

2° titolo 
(%)

3° titolo 
(%)

Marocco

16.255

18,2

Prod./spaccio stupefacenti (27,0)

Furto 
(13,9)

Falsità 
(7,6)

Albania

10.780

12,0

Delitti di falso (15,8)

Furto 
(15,6)

Lesioni volont. 
(3,6)

Romania

7.315

8,2

Furto (55,2)

Falsità 
(6,7)

Rapina 
(6,4)

Tunisia

5.688

6,4

Prod./spaccio stupefacenti (37,0)

Furto 
(9,3)

Falsità 
(8,3)

Senegal

4.919

5,5

Falsità (15,5)

Violenza, resistenza (6,3)

Prod./spaccio stupefacenti (6,0)

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati Istat  

Informazione: sono 107 le testate fatte ''da'' e ''per'' gli immigrati

"L'informazione è basilare per assicurare agli immigrati l'inclusione sociale, con riferimento tanto all’accesso all’informazione quanto ai contenuti della stessa in relazione al tema dell’immigrazione”. A precisarlo è il Dossier Caritas, secondo il quale in Italia esiste un mercato editoriale fatto da o per immigrati, che è già di una certa ampiezza e in costante evoluzione, ma che abbisogna di essere valorizzato e incentivato nella crescita. L’indagine più completa su questo tema ha censito 107 testate così ripartite: 29 gestite da immigrati con il coinvolgimento di italiani; 46 gestite da italiani con il coinvolgimento di immigrati e 32 la cui gestione è riservata ai soli italiani (ricerca Fusie/Cnel, 2003).

“Questo mercato, per quanto promettente – spiega il Dossier -, non può far dimenticare che i giochi vengono fatti sostanzialmente dai media italiani. Si riscontra che parte della stampa italiana sia ancora legata al sensazionalismo, allo spettacolo e al dramma”, (Indagine del “Dossier Statistico Immigrazione” sui contenuti delle grandi testate nel 2002 attraverso l’analisi di 1.205 articoli). Infatti, i temi più trattati sono stati quasi sempre a valenza negativa (Legge Bossi-Fini/sanatoria, 28,4%; clandestini/sbarchi, 23,2%; lavoro, 10,5%; intolleranza, 7,9%; criminalità, 5,1%; prostituzione, 3,7%). così come negativa è la terminologia con la quale si parla dell’immigrazione: clandestini, sbarchi, criminalità, prostituzione sono argomenti che alimentano nell’immaginario collettivo la creazione di stereotipi negativi agendo sul delicato binomio sicurezza/insicurezza. Avalla questa riflessione l’analisi della terminologia, quasi sempre negativa, con la quale si parla dell’immigrazione. Accanto a questo fronte, in cui l’immigrazione appare come “emergenza”, “invasione”, “inciviltà”, è opportuno anche citare una serie di servizi di approfondimento, saggi e inchieste di giornalisti che con scrupolo e tenacia hanno valorizzato il processo di integrazione in atto e le virtualità positive dell’immigrazione, pur senza nasconderne i problemi.

Immigrati in Italia e media
Quotidiani e immigrazione: numero di articoli per argomenti (2002)

Argomenti

N. articoli

v.%

Argomenti

N. articoli

v.%

Clandestini

280

23,2

Prostituzione

44

3,7

Criminalità

61

5,1

Religione

53

4,4

Intolleranza

95

7,9

Altri temi

203

16,8

Lavoro

127

10,5

-

-

-

Legge Bossi-Fini/Sanitaria

342

28,4

TOTALE

1.205

100,0

Fonte: Indagine Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes  

Lavoro: solo del 5% il tasso di disoccupazione. Degli stranieri si ha sempre più bisogno: ogni 9 assunzioni, una concerne gli immigrati

Nel 2002, anno di ridotta crescita del PIL (0,4%), è aumentata l’occupazione di 212.000 unità e, al suo interno, è cresciuta l’incidenza dei lavoratori stranieri. Lo evidenzia il Dossier della Caritas, che sottolinea anche come ciò sia avvenuto “in un delicato scenario di riforme normative, sia per quanto riguarda il sistema di collocamento che per le nuove forme di rapporti di lavoro intese a garantire maggiore flessibilità”.

Sulla base dei contratti registrati a partire dal 16 marzo 2000, l’Inail ha accertato 527.720 posizioni attive al 31.12.2002 (63,2% con durata superiore a un anno): a questi contratti si aggiungono quelli stipulati in precedenza e rimasti in vigore. Nel 2002 il livello di disoccupazione degli immigrati è pari al 5,2%, molto al di sotto del 9% riguardante gli italiani. A colpire è il fatto che si richiede una sempre maggiore presenza di questi lavoratori. Il fabbisogno di manodopera straniera aggiuntiva, secondo le previsioni del sistema Excelsior effettuate da Unioncamere, è passato da 149.468 (un quinto dell’intero fabbisogno) nel 2001 a 163.794 nel 2002 (un quarto dell’intero fabbisogno), per poi essere stimato pari a 223.944 nel 2003 (un terzo del totale). Gli immigrati vengono ritenuti necessari in sempre nuovi settori occupazionali e non più solo nelle cosiddette “nicchie etniche” (lavoro domestico): ad essi iniziano a dischiudersi anche i livelli alti della gerarchia professionale.

Il Governo, per il 2002, ha programmato l’ingresso di 60.000 lavoratori stagionali e solo nel mese di ottobre l’ingresso di 10.000 lavoratori dipendenti (Albania 3.000, Tunisia 2.000, Marocco 2.000, Egitto 1.000, Sri Lanka 1.000, Nigeria 500, Moldavia 500), 3.000 lavoratori autonomi, 2.500 lavoratori altamente qualificati e 4.000 lavoratori provenienti dall’Argentina. Tuttavia – si evidenzia nel Dossier -, il rapporto tra il mercato del lavoro e l’ingresso di lavoratori dall’estero continua a configurarsi in maniera seriamente problematica, come ha posto in evidenza la regolarizzazione chiusa l’11 novembre 2002. In pratica, per ogni lavoratore dichiarato all’Inps, in media è stata chiesta la regolarizzazione di uno che lavorava in nero, con una incidenza più alta del sommerso in tutte le aree del paese ad eccezione del Nord Est. “Questa situazione – è scritto - reclama teorizzazioni più aperte e decisioni più coraggiose di quanto finora stia avvenendo, prevenendo con la programmazione la necessità di regolarizzare”.

“Sarebbe consolante dire che dopo la legge 189/2002 e la relativa regolarizzazione sia scomparsa l’area del sommerso – continua il Dossier -. Purtroppo le cose non stanno così, anche perché la determinazione dei flussi si sta configurando come una sorta di imbuto attraverso la quale pochi riescono a passare. I risultati sulle ispezioni condotte nel 2003 dal Comando dei Carabinieri operante presso il Ministero del Lavoro aiuterà a leggere con maggiore concretezza quanto sta avvenendo”.La soppressione della venuta sotto sponsorizzazione per la ricerca dei posti di lavoro, nonostante riguardasse solo 15.000 persone l’anno, esercitava un forte incentivo alla legalità delle procedure sia tra gli italiani che tra gli immigrati, e regolava in maniera flessibile l’incontro tra domanda e offerta di lavoro: “sarebbe pertanto auspicabile una sua reintroduzione, anche in forma riveduta (del resto, un meccanismo simile è stato auspicato dallo stesso Parlamento Europeo), come anche bisognerebbe abbassare i requisiti reddituali per consentire agli interessati di effettuare le chiamate nominative dall’estero”.

Assunzioni. Una ogni nove assunzioni riguarda gli immigrati. L’apporto dei lavoratori immigrati sta diventando sempre più visibile non solo nelle aree economicamente più dinamiche ma anche in quelle più deboli. Nel corso del 2002 sono stati assunti 659.847 lavoratori extracomunitari su un totale di 5.762.749 nuove assunzioni, con una incidenza quindi dell’11,5% (una ogni nove). Il maggiore protagonismo nelle assunzioni viene svolto dalle piccole (quelle fino a 10 dipendenti: quota del 28,7%) e medie imprese (quelle fino a 50 dipendenti: quota del 29,6%). Il 66,5% degli immigrati assunti si colloca nella fascia di età 19-35 anni (con una incidenza di 7 punti in più rispetto alla media dei lavoratori), mentre solo il 2,6% ha più di 50 anni (rispetto alla media dell’8,5%): il riferimento agli immigrati come lavoratori giovani trova un significativo riscontro statistico. Le assunzioni avvengono per il 69% nel Nord (di cui il 37,8% nel Nord Est), il 20,5% nel Centro e il 10,5% nel Meridione (di cui il 2,8% nelle Isole). Nel Nord Est spetta agli immigrati una ogni sei assunzioni, nel Nord Ovest una ogni sette, nel Centro una ogni 8 e nel Sud una ogni 25. Gli immigrati sono protagonisti di una ogni sei/sette assunzioni in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria, mentre nel Trentino Alto Adige l’incidenza è addirittura di una ogni quattro assunzioni. Sono tre le Regioni che insieme totalizzano la metà delle assunzioni degli immigrati: Lombardia con il 23,2%, il Veneto con il 13,7% e l’Emilia Romagna con il 12,1%. Il Lazio è solo quarto (7,5%), appaiato con la Toscana (7,3%). Milano con 74.188 assunzioni è la prima provincia in Italia, seguita a distanza da Roma (38.637), Bologna (29.992), Trento (23.828), Brescia (23.701) e Vicenza (21.008). I saldi tra assunzioni e cessazioni (che solo grosso modo si avvicinano al concetto di “nuovi posti di lavoro” anche perché spesso non si tratta di posti stabili) sono stati 523.502 per la totalità dei lavoratori, dei quali 140.222 spettanti ai lavoratori immigrati (uno ogni quattro nella media italiana, uno ogni tre nel Nord e uno ogni due in Umbria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia). Viene così attestata la necessità strutturale della forza lavoro immigrata, derivante cioè dalla necessità che gli italiani non bastano (o non sono disponibili) per sostituire chi va via e per ricoprire i nuovi posti di lavoro.

Assunzioni per settori. Le assunzioni dei lavoratori immigrati sono così ripartite per settori: 13,8% agricoltura, 26,4% industria, 39,2% servizi e 20,6% non determinato.La graduatoria delle province per numero di assunzioni è differenziata a seconda dei settori: per ciò che concerne l’agricoltura ecco Bolzano (13.886) e Trento (13.412); per l’industria, Milano (12.671) e Brescia (10.053); per i servizi, Milano (42.638) e Roma (24.403). Nel complesso a Milano spetta l’11,7% delle assunzioni (74.188) e a Roma, che si trova al secondo posto, solo il 5,9% (38.637).

Sono 175 milioni i migranti nel mondo, il 2,5% sono italiani

Sono 175 milioni i migranti nel mondo, il 2,9% sulla popolazione mondiale (6 miliardi e 67 milioni di persone a quella data, saliti a 6,2 miliardi a fine 2002) e l’incidenza degli immigrati sulla popolazione residente è molto più alta nei paesi ricchi (8,9% rispetto all’1,9% degli altri paesi). Ma secondo la Caritas i dati (Onu, 2000) non aiutano ad inquadrare il fenomeno correttamente, se non si analizzano anche le cause. “Quello di oggi è un mondo di esodo in gran parte forzato. – si legge nel dossier - Raramente è la libera scelta a spingere una persona a trasferirsi in un altro paese, come ha richiamato all’attenzione papa Giovanni Paolo II. Per lo più si fugge da condizioni di vita divenute insostenibili. Emigrare per milioni di persone significa coltivare la speranza di venire nuovamente a capo della loro vita, quando non addirittura di sopravvivere, e nessuno può arrogarsi il diritto di pretendere che queste persone restino a casa loro”.

Il più rilevante polo migratorio nel mondo è il continente europeo, dove si trova esattamente un terzo dei migranti del mondo. L’Unione Europea, che viene solo dopo gli Stati Uniti per numero di nati all’estero, registra una popolazione legalmente soggiornante di circa 20 milioni di individui; ogni anno più di mezzo milione di immigrati acquisiscono la cittadinanza dello Stato di residenza. In media nell’ultimo quinquennio sono entrati nell’Unione circa 1.400.000 immigrati all’anno, dei quali 600-650mila in Germania, ma solo in parte a carattere definitivo. L’incidenza varia da Stato a Stato: si va dal valore record del 36,9% in Lussemburgo all’8-9% di Austria, Belgio e Germania, mentre nei paesi mediterranei non si raggiunge il 3%.
L’Italia, sottolinea il Dossier, si presenta ormai come grande paese di immigrazione insieme alla Germania (7,3 milioni), alla Francia (3,3) e alla Gran Bretagna (2,5) anche in considerazione dei 4 milioni di emigrati italiani all’estero sparsi in 198 paesi del mondo (dati Aire, Anagrafi consolari, agosto 2003). L’Italia è, tra i paesi più industrializzati, quello con la più alta incidenza di cittadini emigrati rispetto alla popolazione presente nel paese: su cento italiani che vivono in patria, sette che risiedono all’estero, rappresentando così il 2,5% dei 175 milioni di migranti del mondo. I maschi sono il 54,2% e i coniugati il 48,7% (due punti più dei non sposati). Il 57% per cento degli emigrati italiani è originario delle regioni meridionali, il 30% proviene dal Nord ed il restante 13% dal Centro. Il valore più alto si registra nel Molise (22 emigrati ogni 100), seguito dalla Calabria (13%), dalla Basilicata (12%) e dall’Abruzzo (12%). La meta scelta l’Europa, a seguire l’America e l’Oceania. Poco rilevanti sono invece le presenze nei paesi africani ed asiatici. Un dato significativo secondo la Caritas, è che il 17% è costituito da minorenni, “segno questo dell’interesse a mantenere la cittadinanza italiana anche dopo le prime generazioni”; molto elevato anche il numero di oriundi, i discendenti cioè da famiglie italiane che hanno acquisito la cittadinanza del paese che li ospita (circa 60 milioni di persone, dei quali il 70% vivrebbe nel continente americano).


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