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"Anticipazioni Dossier Statistico Immigrazioni 2002"

Fondazione Migrantes

12/07/2002

Come tradizione, anche quest'anno, la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes, con il supporto della Caritas diocesana di Roma presso la quale ha sede il coordinamento del "Dossier Statistico Immigrazione", presentano le prime statistiche sugli immigrati soggiornanti in Italia all'inizio del 2002, anticipando così una piccola parte del nuovo Dossier 2002 (XII Rapporto) che verrà pubblicato il prossimo ottobre.


Tali "Anticipazioni", solitamente diffuse nel mese di marzo, appaiono in ritardo essendo stato possibile disporre solo a giugno dei dati sui visti d'ingresso da parte del Ministero Affari Esteri e dei dati sui permessi di soggiorno raccolti dal Ministero dell'Interno presso il Centro Elaborazione Dati.


Nel nuovo conteggio del Ministero dell'Interno gli immigrati titolari di permesso di soggiorno sono risultati 1.363.000 includendovi anche 148.000 cittadini dell'Unione Europea: complessivamente si tratta di 25.000 persone in meno rispetto all'anno precedente.
Nel corso del 2001 sono stati rilasciati 208.000 visti di ingresso, di questi solo 130.000 hanno riguardato soggiorni di lunga durata, in prevalenza per lavoro (50.000, inclusi quelli venuti sotto sponsorizzazione ed esclusi i lavoratori stagionali) e per ricongiungimento familiare (65.000): ad essi si aggiungono le persone venute per motivi religiosi, per studio e per residenza elettiva.


Tra i soggiornanti si rileva una sempre maggiore stabilità della presenza e ciò si può dedurre non solo dalle elevate percentuali dei permessi per lavoro (59% e 801.000 persone) e per famiglia (29% e 394.000 persone) ma anche dal fatto che tra i soggiornanti per lavoro sia molto bassa (meno dell'8%) la percentuale di disoccupati.

Gli ingressi con sponsorizzazione (circa 15.000 nel 2001), ritenuti una sorta di porta di ingresso per etnie e individui poco raccomandabili, alla luce dei dati disaggregati per area di provenienza, superano questi pregiudizi e lasciano intatte nella loro validità le ragioni che indussero a chiederne l'istituzione.


Dal punto di vista degli insediamenti nelle regioni italiane e dei paesi di provenienza, nel corso del 2001, si confermano le dinamiche degli ultimi anni. Le regioni settentrionali, con il 57% degli stranieri soggiornanti, sono sempre più il polo di attrazione di quanti vogliono inserirsi nel mercato del lavoro e l'Europa dell'Est si conferma l'area preminente di provenienza dei soggiornanti (con Albania, Romania e altri paesi balcanici in testa) pur restando quella marocchina la prima comunità con 158.000 unità. Guardando all'ultimo decennio, comunque, aumenti molto consistenti sono stati quelli di Cina, India, Bangladesh e Pakistan in Asia, Nigeria in Africa e Perù in America Latina.


Nel contesto europeo, l'Italia si conferma come un paese verso il quale si indirizzano pochi richiedenti asilo (10.000 domande nel 2001 secondo l'ACNUR, di cui la maggior parte non accolte) e dove rimane molto basso il numero di studenti stranieri (i soggiornanti a tale titolo sono 31.000).


La pressione migratoria e il suo controllo, come si rileva dall'analisi dei respingimenti e delle espulsioni, è rimasta caratterizzata da valori simili a quelli degli ultimi anni e questo a prescindere dai diversi governi.


Secondo il Comitato di presidenza del Dossier Immigrazione, composto da mons. Vittorio Nozza, Direttore della Caritas italiana, da mons.
Luigi Petris, Direttore generale della Fondazione Migrantes della C.E.I e da mons. Guerino Di Tora, Direttore della Caritas diocesana di Roma, "Alla luce dei nuovi dati che non giustificano allarmismo, è fondato esprimere profonda preoccupazione sulle modifiche apportate alla normativa del diritto d'asilo e ribadire anche il dissenso nei confronti dello spirito restrittivo della nuova normativa sull'immigrazione. E inoltre è tempo di costruire fattivamente la convivenza tra italiani e immigrati. Perciò non bisogna pensare al Nord solo come terra in cui l'integrazione è difficile, quando invece sono numerose le città di quell'area da prendere come esempio con fruttuose tradizioni di accoglienza. Sappiamo che spesso la rigidità nei confronti degli immigrati è frutto soltanto di lacune conoscitive. Perciò, come "Dossier Immigrazione" della Caritas, vorremmo essere aiutati maggiormente a fornire una informazione tempestiva e completa alla popolazione".

 

 

IMMIGRAZIONE

 

REDATTORE  SOCIALE

 

Dossier Caritas 2002. ''Lavoratori sì, ma anche cittadini''. Dal '70 gli stranieri raddoppiano ogni dieci anni: in Italia 1 ogni 38 abitanti

 

Dossier Caritas sull'immigrazione, dodicesima edizione. Il rapporto viene presentato questa mattina a Roma, accolto come sempre da un grande interesse.

Il dossier giunge in un momento molto importante e la sua presentazione si colloca a metà strada tra l'approvazione della legge Bossi-Fini e la regolarizzazione messa in atto dal Governo. Aspetti che hanno consentito agli studiosi e agli estensori del rapporto di dare altre e più dirette interpretazioni della situazione in atto. Non a caso esso si intitola “Lavoratori e cittadini”, quasi ad evidenziare le due dimensioni del problema.

“La legge Bossi-Fini – si legge nel Rapporto Caritas – concentra l’attenzione sull’immigrato come lavoratore e presenta una forte analogia, anche se con tonalità più restrittive, con l’impostazione della prima legge sull’immigrazione (n.943/1986). E’ vero che il lavoro è uno degli aspetti preminenti e può favorire la comprensione ma non esaurisce la realtà del fenomeno migratorio; perciò il lavoro merita di essere evidenziato, senza trascurare che l’immigrato è anche un cittadino portatore di bisogni socio-culturali”.

Dunque Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, nell’introduzione del Dossier, esprimono riserve sulla Bossi-Fini. E il punto, così come evidenziato, “non è la severità contro i trafficanti clandestini, che trova tutti d’accordo, bensì la rigidità mostrata nei confronti degli immigrati regolari: abolizione della venuta sotto garanzia, riduzione della durata del permesso di soggiorno, riduzione del periodo di permanenza come disoccupati, restrizioni nell’acquisizione della carta di soggiorno e nella normativa sui ricongiungimenti familiari, tutela inadeguata in caso di ricorso contro provvedimenti coattivi (…)”. Per la Caritas, in definitiva, l’Italia è un Paese “storicamente destinato a convivere con l’immigrazione”, e il dibattito politico “non sembra recepire adeguatamente la rilevanza strutturale assunta dall’immigrazione, la sua crescente dimensione societaria e le sue prospettive”. Aspetti, questi, messi in evidenza dai numeri riportati dal Dossier.

A partire dagli anni ’70 la popolazione immigrata in Italia si è raddoppiata ogni dieci anni. Alla fine del 1991 gli immigrati registrati come legalmente soggiornanti in Italia erano 648.935; alla fine del 2001 sono aumentati a 1.362.930. E se si tiene conto dei nuovi nati e dei minori (circa 300 mila unità, un quinto della popolazione straniera), il numero complessivo degli immigrati sfiora 1 milione e 600mila unità, con una incidenza sulla popolazione residente pari al 2,8% (1 presenza ogni 38 residenti). Qualcosa di inferiore, comunque, rispetto alla media europea (1 immigrato ogni 20 residenti), agli Stati Uniti d’America (1 ogni 10), in Canada (1 ogni 6), in Svizzera e Australia (1 ogni 5). Non solo: tenendo conto che molte persone sposate hanno lasciato i figli in patria e che altre devono ancora costituire una famiglia, e che ogni anno c’è bisogno di nuove leve lavorative, il dossier ipotizza che la presenza degli immigrati è destinata ad aumentare ulteriormente. Ma per la Caritas l’apertura all’immigrazione deve realizzarsi oggi, perché essa è una realtà in atto. Nel 2001, infatti, i nuovi permessi di soggiorno per inserimento a carattere stabile sono stati 130mila, la metà dei quali è avvenuta per ricongiungimento familiare. Non si tratta, dunque, di una immigrazione passeggera, visto che negli anni ’90 il processo di radicamento è stato molto incisivo. E all’inizio del 2001 (dati Istat) il 10% degli immigrati viveva in Italia da più di 15 anni, il 26% da più di 10 e il 54% da più di 5 anni.

Quanto ai numeri del mondo del lavoro, va detto che i lavoratori extracomunitari costituiscono il 3% del totale delle forze lavoro, triplicando la loro incidenza sulle assunzioni. Uno ogni 10 assunti è un lavoratore extracomunitario, mentre uno ogni cinque posti perduranti a fine anno spetta ad un immigrato. In altre parole: questi lavoratori, in confronto con quelli italiani, vengono assunti con più frequenza e con maggiore facilità vengono tenuti in attività.

 

Caritas Italiana

Indirizzo:V.le Baldelli 41 - 00162  - Roma (RM)

Tel: 06/541921, Fax: 06/5410300 E-mail:segreteria@caritasitaliana.it

responsabile:don Vittorio Nozza

addetto alla comunicazione:Ferruccio Ferrante

sito/i internet: http://www.caritasitaliana.it/

La Caritas Italiana è l'organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di promuovere la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica. Fa anche parte della Conferenza nazionale volontariato giustizia.

 

 

 

 

Ingressi di lavoratori stagionali immigrati 1992/2001

 

 

Numero totale

Numero indice

% europei

1992

1.659

100

n.d.

1993

2.788

168

72,9

1994

5.777

348

90,9

1995

7.587

457

96,8

1996

8.880

535

98,6

1997

8.449

509

97,8

1998

16.500

995

n.d.

1999

20.381

1.229

-

2000

30.901

1.659

96,3

2001

39.400

2.374

91,9



Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - "Lavoratori e cittadini"  - Caritas/Migrantes su dati del Ministero del Lavoro

 

 

 

 

Permessi di soggiorno per lavoro e immigrati senza lavoro 
Dati al 31/12/2001

REGIONI

Forza lavoro immigrata

Senza occupazione

% su forza lavoro

Piemonte

57.695

4.841

8,4

Valle D'Aosta

1.548

168

10,9

Lombardia

202.895

9.537

4,7

Liguria

17.535

1.199

6,8

NORD OVEST

279.673

15.745

5,6

Trentino A. Adige

20.995

949

4,5

Veneto

78.406

4.064

5,2

Friuli V. Giulia

19.495

1.065

5,5

Emilia Romagna

78.232

6.072

7,8

NORD EST

197.128

12.150

6,2

Toscana

54.055

2.858

5,3

Umbria

15.045

857

5,7

Marche

21.417

846

4,0

Lazio

130.098

13.346

10,3

CENTRO

220.615

17.907

8,1

Abruzzo

9.012

500

5,5

Molise

923

79

8,6

Campania

33.961

4.893

14,4

Puglia

16.735

1.189

7,1

Basilicata

1.740

218

12,5

Calabria

7.970

1.970

24,7

SUD

70.341

8.849

12,6

Sicilia

27.432

3.829

14,0

Sardegna

5.491

638

11,6

ISOLE

32.923

4.467

13,6

ITALIA

800.680

59.118

7,4

Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - "Lavoratori e cittadini"  - Caritas e Migrantes                             

 

Lo scorso anno assunti 467mila extracomunitari. Sono loro a trovare lavoro nelle piccole e medie imprese

 

Ma qual è la rilevanza dei lavoratori immigrati? Secondo il Dossier Caritas, che riporta dati raccolti dall’Inail, nel corso del 2001 i flussi lavorativi sono stati così caratterizzati: 4.743.650 assunzioni (di cui 467.304 extracomunitari), 4.297.205 cessazioni dei rapporti (di cui 378.856 extracomunitari) e 446.445 saldi tra assunzioni e cessazioni (di cui 88.448 extracomunitari).

 

I lavoratori extracomunitari trovano un maggiore sbocco tra le piccole e medie imprese rispetto a quelle con oltre 50 dipendenti (58% dei lavoratori extracomunitari). La loro incidenza è del 9,9% sul totale delle assunzioni, dell’8,8% sul totale delle cessazioni e del 19,8% sui saldi tra assunzioni e cessazioni di rapporti.
Il bisogno di manodopera immigrata, rappresentata dalla sua incidenza sulle assunzioni, è al di sotto del 4% nel Sud e nelle Isole, nell’ordine del 10-11% nel Centro e nel Nord-Ovest e del 15% nel Nord-Est (poco meno di 1 ogni 6 assunzioni). In tutte le aree, comunque, il saldo è più favorevole rispetto a quanto avviene per gli italiani: in media un rapporto rimasto in essere a fine anno ogni 5 avviamenti effettuati, con ovvie differenze territoriali (media migliore al Nord-Est e al Nord-Ovest, con 1 ogni 4, mentre al Centro diventa 1 ogni 6 e al Sud 1 ogni 7).


Ma da dove arrivano i lavoratori immigrati? Per numero di assunzioni troviamo ai primi posti Albania e Marocco, che superano le 45mila unità. Al terzo e quarto posto ci sono Romania e Svizzera, rispettivamente con 28mila e 20mila assunzioni. Seguono altri gruppi di nazioni: ex Jugoslavia (17mila), Tunisia (16.800), Senegal e Cina (entrambe 13mila) e Polonia (10mila). Ma l’origine etnica non è ininfluente nemmeno ai fini della stabilità. Infatti, a fine 2001, dei 46.300 marocchini solo 6.400 erano ancora occupati, e dei 47mila albanesi ne rimanevano attivi solo 9.600.


E veniamo ai settori a più alta partecipazione di immigrati. Gli avviamenti dei lavoratori extracomunitari sono caratterizzati da una ripartizione per settori che vede prevalere quello dei servizi (49%), seguito dall’industria (36%) e dall’agricoltura (15%). I lavoratori extracomunitari, come detto, trovano uno sbocco maggiore tra le piccole e medie imprese e sono più giovani degli italiani: nelle classi di età 18-35 anni e 36-50 sopravanzano gli italiani rispettivamente di 6 e 2 punti percentuali. Interessante anche la proporzione tra immigrati e italiani assunti nello stesso settore.

 

Il Dossier, cioè, riscontra che i settori che attraggono in maggior misura e più stabilmente la manodopera immigrata sono il mercato dei servizi e delle merci ‘immateriali’ più che quello della produzione industriale. Il primo ambito, dunque, è quello alberghiero e della ristorazione, primo per assunzioni (87.182), e vede i lavoratori extracomunitari influire nella misura del 10,5% sul totale delle assunzioni del settore. Più meno identica l’incidenza nel settore delle costruzioni, dei trasporti e delle pulizie. Nell’agricoltura, nell’industria tessile e dei metalli, invece, il rapporto è più consistente e c’è un lavoratore immigrato ogni 6 assunti.


L’agricoltura è il settore nel quale, nel corso del 2001, sono stati assunti 497.214 lavoratori, di cui 59.992 immigrati, pari al 9,9% di tutte le assunzioni. Vi sono settori in cui l’incidenza dei saldi di extracomunitari sulle assunzioni supera il valore medio (che è del 19,8%). Ciò accade nelle altre industrie (20%), nel commercio al dettaglio (20,8%), nell’industria meccanica (25,2%), in quella di trasformazione (21,8%) e di estrazione dei minerali (22,6%), nella sanità (30,2%). E in alcuni settori la manodopera è costituita solo dagli immigrati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Assunzioni, cessazioni e saldi 
nel periodo 16/3/2000 - 27/6/2002

 

Tutti i lavoratori

Lavoratori extracomunitari

 

Rapporti

%
maschi

C.F. netti

x persona

Assunz.

%
maschi

C.F. netti

x persona

Tempo indeterminato

 

 

 

 

 

 

 

 

Assunzioni

8.927.732

58,7

5.754.208

1,6

942.311

n.d.

582.801

1,6

Cessazioni

7.168.298

60,1

4.959.187

1,4

657.071

n.d.

432.242

1,5

Saldi

1.759.434

53,0

795.021

2,2

285.240

n.d.

150.559

1,9

Tempo determinato

 

 

 

 

 

 

 

 

Assunzioni

3.711.316

54,4

1.364.281

2,7

280.959

n.d.

120.468

2,3

Cessazioni

3.465.572

54,5

1.282.016

2,7

261.178

n.d.

113.204

2,3

Saldi

245.744

52,9

82.265

3,0

19.781

n.d.

7.264

2,7

Cambio Azienda

4.458.660

n.d.

2.705.046

1,6

713.480

n.d.

259.785

2,7

Cod. Fisc. movimentati

7.883.006

 

 

 

726.628

 

 

 

NB. La  sigla C.F. sta per Codice Fiscale

 

 

 

 

 

 

 

 

Assunzioni

Cessazioni

Saldi

Nord Ovest

Italiani+Stranieri

1.190.084

1.093.308

96.776

 

Extracomunitari

138.157

110.934

27.223

 

%Extracomunitari

11,6

10,1

28,1

Nord Est

Italiani+Stranieri

1.181.044

1.075.427

105.617

 

Extracomunitari

180.331

144.492

35.839

 

%Extracomunitari

15,3

13,4

33,9

Centro

Italiani+Stranieri

1.053.612

969.296

74.316

 

Extracomunitari

99.923

82.030

17.893

 

%Extracomunitari

9,5

8,5

21,2

Sud

Italiani+Stranieri

944.889

829.909

114.980

 

Extracomunitari

35.288

29.253

5.535

 

%Extracomunitari

3,7

3,6

4,8

Isole

Italiani+Stranieri

374.021

329.265

44.756

 

Extracomunitari

13.695

11.647

1.958

 

%Extracomunitari

3,7

3,6

4,4

ITALIA

Italiani+Stranieri

4.743.650

4.297.205

4446.445

 

Extracomunitari

467.304

378.856

88.448

 

%Extracomunitari

9,9

8,8

19,8

 

 

 

 

 

 

 

I settori

 

 

Settori

Assunzioni

Incid. su assunz. extr. %

Incid. su assunz. totali %

 

Alberghi 
e ristoranti

87.182

17,5

10,5

 

Agricoltura

59.987

12,5

17,4

 

Costruzioni

49.098

9,8

12,0

 

Att. Immob. Pulizie

43.209

87

9,5

 

Industria metalli

24.267

4,9

16,0

 

Commercio

22.324

5,5

5,4

 

Trasporti

21.095

4,2

11,2

 

Industria tessile

14.691

3,0

16,5

 

Servizi Pubblici

15.522

3,1

6,1

 

Industria alimentare

12.454

2,5

8,3

 

Commercio dettaglio

11.425

2,3

4,8

 

Commercio Ingrosso

10.899

2,2

6,2

 

Tutti i settori

496.861

100,0

11,2



Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - "Lavoratori e cittadini"  - Caritas/Migrantes su dati Inail - Denuncia Nominativi Assicurati

 

Flussi occupazionali di italiani e immigrati per aree territoriali 
(Anno 2001)

Nord Ovest

Italiani+stranieri

1.190.084

1.093.308

96.776

 

Extracomunitari

138.157

110.934

27.223

 

% Extracomunitari

11,6

10,1

28,1

Nord Est

Italiani+stranieri

1.181.044

1.075.427

105.617

 

Extracomunitari

180.331

144.492

35.839

 

% Extracomunitari

15,3

13,4

33,9

Centro

Italiani+stranieri

1.053.612

969.296

84.316

 

Extracomunitari

99.923

82.030

17.893

 

% Extracomunitari

9,5

8,5

21,2

Sud

Italiani+stranieri

944.889

829.909

114.980

 

Extracomunitari

35.288

29.753

5.535

 

% Extracomunitari

3,7

3,6

4,8

Isole

Italiani+stranieri

374.021

329.265

44.756

 

Extracomunitari

13.695

11.647

1.958

 

% Extracomunitari

3,7

3,6

4,4

ITALIA

Italiani+stranieri

4.743.650

4.297.205

446.445

 

Extracomunitari

467.304

378.856

88.448

 

% Extracomunitari

9,9

8,8

19,8

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione, 2002 - "Lavoratori e cittadini" su dati INAIL/DNA    

 

 

 

 

 

950mila famiglie interessate a colf e badanti. Interinali: il 20% sono immigrati

 

Proprio in queste settimane tiene banco nel nostro Paese la regolarizzazione di colf e ‘badanti’. Ma come era la situazione alla fine del 2001? Il Dossier della Caritas evidenzia come in Italia, alla fine del 1999, fossero 227.249 le collaboratrici e i collaboratori domestici assicurati presso l’Inps. La metà di essi è costituito da extracomunitari (4/5 sono donne). In media, in Italia, vi è dunque una collaboratrice o un collaboratore familiare dichiarato all’Inps ogni 256 residenti. “Ma in realtà – è scritto nel Dossier – la presenza è molto più numerosa”. Tali presenze, comunque, sono così ripartite: ogni 10 presenze, 4 vengono dall’Asia (complessivamente 49.214, di cui 36.606 dalle Filippine), e 2, rispettivamente, da Europa (18.930, per la stragrande maggioranza dai Paesi dell’Est), America (20.499, in larga parte dall’America Latina) e Africa (16.803). Oltre ai filippini (1 ogni 3 colf), i gruppi più consistenti sono quello peruviano (11.847) e quello dello Sri Lanka (9.791). Seguono con 3-4mila unità Romania, Polonia, Albania e, con 1000 unità, Brasile, Nigeria, Isole Mauritius ed El Salvador.


Prima di varare la regolamentazione, tuttavia, si è stimato che molte lavorino in nero o senza permesso di soggiorno. E citando una indagine condotta quest’anno da Iref e Acli, tra l’altro, il Dossier ricorda che sono 950mila le famiglie interessate a maggiori servizi di cura e assistenza per anziani e bambini, “perché ritengono quelli offerti dallo Stato poco soddisfacenti e affidabili, e oltre tutto incompatibili con gli orari e le esigenze delle famiglie stesse e poco razionalmente diffusi sul territorio”. Oltre a ciò, ricordando un’indagine della Comunità di S.Egidio, il Dossier ricorda come su un campione di 5.398 ultrasessantacinquenni bisognosi di assistenza, il 13,3% usufruisce in maniera continuativa e stabile dell’assistenza domiciliare di persone straniere, per lo più senza permesso di soggiorno.


Interessante anche il capitolo sugli inserimenti lavorativi poco conosciuti. Nel 2001, infatti, i lavoratori interinali sono stati quasi 500mila, con un aumento del 5,3% rispetto al 2000 e più che raddoppiati rispetto al 1999. E secondo il rapporto 2002 Nidil.Cgil, ripreso dal Dossier Caritas, il 20% delle ‘missioni’ è svolta da immigrati. Anche da un’indagine dell’Isfol/Ministero del Lavoro per gli anni 2000-2002 e relativo alle agenzie operanti in Lombardia, risulta che su un totale di 600mila missioni il 20% di quelle di lavoro interinale è stato svolto da immigrati, con tendenza alla crescita. Infatti al maggio di quest’anno le missioni degli immigrati risultavano aver raggiunto il 35% a Milano e addirittura il 51,8% a Brescia, con prevalenza di gruppi senegalesi, pakistani e marocchini.


Sempre in tema di ‘atipici’, in generale i collaboratori coordinati e continuativi a maggio 2001 erano 1 milione e 978mila. E alcune delle mansioni svolte dai collaboratori coinvolgono senz’altro anche gli immigrati, impegnati per esempio come archivisti e traduttori, venditori a domicilio, operatori del turismo, tecnici, assistenti sanitari, ecc…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lavoratori irregolari e clandestini: 
i risultati delle indagini ispettive - 1993/2001

Anno

Dipendenti  immigrati

%  con 
perm. sogg.

%  senza 
perm. sogg.

1993

48.300

65,2

34,8

1994

56.700

51,4

48,6

1995

37.100

65,2

34,8

1996

31.600

50,3

49,7

1997

33.800

67,2

32,8

1998

31.200

71,9

28,1

1999

21.695

88,2

11,8

2000

11.172

72,7

27,3

2001

12.186

78,1

21,9


Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - "Lavoratori e cittadini"  - Caritas/Migrantes su dati del Ministero del Lavoro

 

 

 

Movimento lavorativo per principali gruppi nazionali 2001

 

Assunzione

Cessazione

Saldo

% saldi su assunzioni

Albania

47.035

37.438

9.687

20,6

Marocco

46.344

39.929

6.415

13,8

Romania

28.690

20.167

8.523

29,7

Svizzera

20.379

18.643

1.736

8,5

Jugoslavia

17.207

15.658

1.549

9,0

Tunisia

16.885

14.944

1.941

11,5

Senegal

13.644

12.590

1.054

7,7

Cina

13.208

10.637

2.571

29,7

Polonia

10.297

8.594

1.748

17,0

Totale

420.511

346.854

73.657

17,5


Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - "Lavoratori e cittadini"  - Caritas/Migrantes su dati Inail - Dna

 

 

 

 

 

 

 

 

Lavoratori domestici italiani ed extracomunitari (1999)

Regioni

Ital.+stran.

%

% colf su resid.

di cui colf extrac.

%

di cui donne extrac.

% donne su extr.

Inc. extr. su tot. colf

Piemonte

21.537

9,5

0,50

8.300

7,3

6.596

83,8

38,5

Valle D'Aosta

392

0,2

0,33

119

0,1

102

85,7

30,4

Lombardia

43.947

19,3

0,49

27.450

24,0

21.544

78,5

62,5

Liguria

7.352

3,2

0,45

3.402

3,0

2.830

83,2

46,3

Trentino A.A.

3.126

1,4

0,33

893

0,8

819

91,7

28,6

Veneto

13.327

5,9

0,30

5.218

4,6

4.253

81,5

39,2

Friuli V. G. 

3.306

1,5

0,28

1.406

1,2

1.290

91,7

42,5

Emilia Romagna

15.817

7,0

0,40

7.129

6,2

5.862

82,2

45,1

Toscana

22.583

9,9

0,64

10.792

9,5

8.186

75,9

47,8

Umbria

4.683

2,1

0,56

1.831

1,6

1.521

83,1

39,1

Marche

5.382

2,4

0,37

1.849

1,6

1.587

85,8

34,4

Lazio

44.778

19,7

0,85

32.894

28,9

24.943

75,8

73,5

Abruzzo

3.266

1,4

0,26

825

0,7

723

87,6

25,3

Molise

706

0,3

0,22

122

0,1

107

87,7

17,3

Campania

13.255

5,8

0,23

5.666

5,0

3.809

67,2

42,7

Puglia

7.512

3,3

0,18

2.087

1,8

1.471

70,5

27,8

Basilicata

729

0,3

0,12

86

0,1

77

89,5

11,8

Calabria

2.876

1,3

0,14

1.417

1,2

1.048

74,0

49,3

Sicilia

4.164

1,8

0,8

2.100

1,8

1.270

60,5

50,4

Sardegna

8.511

3,7

0,52

596

0,5

489

82,0

7,0

TOTALE

227.249

100,0

0,39

114.182

100,0

88.887

77,8

50,2

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione, 2002 su dati INPS  

Non radicata la presenza familiare. Minori raddoppiati in soli 4 anni

Lavoratori, dunque, ma anche cittadini. I dati del Dossier Caritas sugli immigrati non si esauriscono, allora, con i riferimenti al mondo del lavoro ma attingono anche agli altri ambiti della loro permanenza in Italia.

Come detto nel lancio introduttivo, nel 2001 sono stati 130mila i nuovi permessi di soggiorno, la metà dei quali è avvenuta per ricongiungimenti familiari. La tipologia dei permessi di soggiorno indica una immigrazione radicata. Sono stati rilasciati per il 59% per lavoro, per il 29% per motivi familiari e un altro 7% per altri motivi (religiosi, residenza elettiva, corsi pluriennali di studio).

Secondo il Dossier, tuttavia, si è ancora molto lontani dal pieno sviluppo del processo in atto. Ad esempio, il fatto che le donne siano soltanto il 46% della popolazione immigrata significa che la dimensione familiare non è ancora pienamente radicata, perché il nucleo familiare è legato alla presenza di entrambi i partner e alla presenza dei figli. “Oggi, infatti, molte persone immigrate sposate – è scritto nel Rapporto – sono costrette a vivere da sole per le difficoltà di ottenere il ricongiungimento familiare, che è subordinato al fatto di avere un lavoro stabile e un alloggio adeguato: basti pensare che appena un terzo delle persone coniugate ha i figli con sé”.

Comunque, l’Italia è uno degli esempi più evidenti di “policentrismo migratorio”, in quanto sono rappresentati tutti i continenti con gruppi consistenti, senza preponderanza di una o poche comunità. Ogni 10 presenze, ci sono 4 europei, 3 africani, 2 asiatici e 1 americano. Continuando la tendenza in atto, in seguito ad alcuni Paesi dell’Est europeo, la proporzione sarà di 4,5 europei e di 2,5 africani.
La graduatoria delle nazionalità vede al primo posto il Marocco con 158mila presenze, seguito dall’Albania con 144mila e, a distanza, da Romania (75mila), Filippine (64mila) e Cina (57mila). Le aree dalle quali si sono originati i flussi più consistenti sono state l’Europa dell’Est insieme al Sub-continente indiano. Aumentati ultimamente anche i flussi dall’America Latina, in seguito alle difficoltà economiche locali, e dall’Africa Subsahariana, dove la pressione demografica è molto elevata.

A seguito di ciò ecco un’Italia che sta diventando sempre più un mosaico di etnie, lingue, culture, religioni. Un contesto difficile soprattutto per i minori. Secondo il Dossier, allora, “è indispensabile costruire uno spazio aperto dove i nostri figli e i figli degli immigrati siano ugualmente protagonisti”. Spesso si parla di “minori immigrati” ma si dimentica che due terzi di essi non sono venuti in Italia ma sono nati qui. E mentre la popolazione immigrata è raddoppiata nel corso di dieci anni, per i minori ciò è avvenuto in soli 4 anni! Sono infatti passati da dai 126mila della fine del 1996 ai 278mila della fine del 2000. Tenendo conto dei nuovi nati (più di 25mila) e dei ricongiungimenti, la soglia delle 300mila presenze è stata oramai superata. Essi sono oramai un quinto della popolazione immigrata.

Il Dossier sottolinea come anche il termine “bambino straniero” è improprio, perché si tratta spesso di bambini nati in Italia, che parlano come i loro coetanei italiani e hanno, magari, gli stessi gusti. Il loro numero ha superato le 100mila unità solo 4 anni fa ed è arrivato a 147mila nell’anno scolastico 2001-2002 e 182mila in quello successivo. Sei su dieci sono iscritti alle scuole elementari e alle materne. E se ora sono meno del 2% della popolazione residente, nel 2017 (stima del Ministero)potrebbero arrivare ad essere 529mila e incidere per il 6,5% sulla popolazione scolastica.

Da una indagine del Ministero dell’Istruzione (2001) condotta presso le strutture scolastiche di tutta Italia, risulta che nel 7% delle scuole non vi è alcun alunno straniero (percentuale 3 volte più alta nel Meridione), nel 64% dei casi gli alunni stranieri incidono per più del 3% sulla popolazione scolastica e nel 28% dei casi si va oltre il 5%.

 

 

Cittadinanze non italiane più rappresentate 
nella scuola italiana (a.s. 2000/2001)

 

 

str.

soggiornanti

Albania

25.050

17,0

144.120

Marocco

23.052

15,6

158.094

Ex-Jgoslavia

16.225

11,0

36.614

Cina 

8.659

5,9

56.566

Romania

6.096

4,1

75.377

Perù

4.486

3,0

29.627



Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - Caritas/Migrantes su dati Ministero dell'Istruzione Università e Ricerca e Ministero dell'Interno

 

 

 

 

Cittadini stranieri minorenni iscritti in anagrafe (1998/2000) e stima 2001

Province

1998

%

1999

%

2000

%

Stima 2001

%

Aum. 2001

Nord Ovest

65.621

35,1

81.313

35,4

98.423

35,4

115.533

35,4

17.110

Nord Est

46.176

24,7

58.417

25,4

71.574

25,80

84.731

30,0

13.157

Centro

48.670

26

57.958

25,2

70.350

25,3

82.742

25,4

12.392

Sud

15.015

8

18.780

8,2

22.770

8,2

26.760

8,2

3.990

Isole

11.408

6,1

13.383

5,3

14.859

5,3

16.335

5,0

1.476

ITALIA

186.890

100,0

229.851

100

277.976

100,0

326.101

100,0

48.125

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione, 2002 su dati Istat  

 

 

Immigrati soggiornanti: aumento gruppi nazionali
Anni 1991/2001

PAESE

1991

PAESE

2001

Aumento %
1991/2001

Marocco

83.292

Marocco

158.094

1,89

Tunisia

41.547

Albania

144.120

6,58

U.S.A.

41.523

Romania

75.377

9,13

Filippine

36.316

Filippine

64.215

1,77

Ex Jugoslavia

26.727

Cina Popolare

56.566

3,59

Germania

26.377

Tunisia

46.494

1,12

Albania

84.886

U.S.A.

43.650

1,05

Senegal

24.194

Jugoslavia

36.614

1,37

Egitto

18.473

Germania

35.888

1,36

Regno Unito

17.351

Senegal

34.811

1,44

Francia

16.637

Sri Lanka

34.464

2,84

Cina Popolare

15.776

Polonia

30.658

2,53

Svizzera

15.007

India

29.873

3,01

Polonia

12.139

Perù

29.627

5,90

Sri Lanka

12.114

Egitto

26.166

1,41

Ghana

11.303

Francia

25.880

1,56

Brasile

10.953

Regno Unito

23.617

1,36

Spagna

10.863

Macedonia

23.142

n.d.

India

9.918

Bangladesh

20.127

3,63

Argentina

9.603

Brasile

18.776

1,71

Somalia

9.265

Spagna

18.775

1,73

Romania

8.250

Pakistan

18.624

2,67

Etiopia

7.615

Ghana

17.791

1,57

Pakistan

6.983

Nigeria

17.832

3,17

Iran

6.821

Svizzera

16.895

1,13

Prime 25 + altre nazioni

648.935

Prime 25 + altre nazioni

1.362.630

2,10

Fonte:Caritas/Dossier statistico immigrazione, 2002  

 

 

L'Italia e la pluralità religiosa. 40mila respinti alle frontiere, 34 mila accompagnati. 350mila gli irregolari

L'evento migratorio ha accelerato un confronto culturale e religioso al quale gli italiani non erano preparati.

Anche l’Italia, insomma, è divenuta una realtà irrevocabilmente multireligiosa. Per stimare l’appartenenza religiosa degli immigrati nel nostro Paese la Fondazione Migrantes si basa sulle percentuali riscontrate nei paesi d’origine. Risulta così che la metà è costituita da cristiani, così ripartiti al loro interno: ogni 10 presenze, 5,5 sono cattolici, 3 ortodossi, 1,5 protestanti. Al secondo posto vengono i musulmani con il 35,4% e al terzo posto le religioni orientali con il 6,4%. Tradotto in termini numerici, ciò significa che in Italia vi sono 660mila cristiani, 488mila musulmani e 88mila fedeli di religioni orientali. Tenuto conto anche dei minori, tali cifre secondo il Dossier vanno aumentate del 20%. I musulmani, inoltre, sono maggioritari in 6 regioni (Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata e Valle d’Aosta).

Per la Caritas “la differenza religiosa, al pari di quella culturale, non deve far paura e va rispettata, a condizione che non vengano lese le regole fondamentali di convivenza. Sarebbe falso nascondere i problemi, taluni anche molto gravi. Parimenti sarebbe sbagliato escludere la possibilità di una soluzione positiva. Il problema di fondo consiste nel riuscire a proporre una cornice istituzionale in grado di inquadrare con equità le differenze religiose ed ottenere un’adesione, non solo strumentale, da parte di tutti i gruppi religiosi. Si tratta di salvaguardare le radici della società che accoglie gli immigrati, di riconoscere le specificità religiose delle quali sono portatori i nuovi venuti, di varare forme di convivenza in grado di soddisfare le esigenze di tutti e anche(…) di tener conto che le stesse garanzie di libertà devono essere proposte per l’accettazione anche ai Paesi di origine degli immigrati”.

Infine un ultimo aspetto, adeguatamente segnalato dal Dossier della Caritas. Ed è il problema del saper distinguere tra immigrazione irregolare e richiedenti asilo. Secondo il Dossier Caritas il rigore “sempre giustificato quando diretto verso trafficanti di manodopera, dovrebbe essere temperato da una maggiore dose di umanità quando si rivolge a queste persone in difficoltà, memori anche del nostro passato di emigranti”. Il monitoraggio degli ultimi anni indica che la pressione migratoria è stata costante, come anche la vigilanza delle forze di polizia. Nel 2001 più di 40mila sono stati respinti alle frontiere e altri 34mila sono stati espulsi con effettivo accompagnamento. Vi è poi un numero imprecisato di persone che sono sfuggite ai controlli e vivono in situazioni irregolari, che gli studiosi stimano con grande prudenza tra il 25 e il 33% dei soggiornanti regolari (cioè 300-350mila persone). Per loro sono stati varati i due provvedimenti di regolarizzazione mentre in prospettiva si richiede una politica preventiva basata su una più solida collaborazione con i Paesi di origine e sulla riapertura delle quote.

Ed è sbagliato, quando si parla di sbarchi, pensare sempre e solo ad immigrati clandestini. Molti di loro, infatti, sono richiedenti asilo venuti in Italia per sfuggire a situazioni di “gravissimo pericolo”, come avviene per i curdi e per le persone provenienti da vari Paesi dell’Africa e dell’Asia. I richiedenti asilo nel corso del 2001 sono stati circa 10mila. La maggior parte delle domande presentate è stata respinta. E come lamentato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Lubbers, “a seguito del terrorismo si è creato una allarmismo che ha contribuito a far esplodere in molti paesi posizioni intolleranti e xenofobe, creando un clima di allarme indiscriminato per cui i rifugiati e i richiedenti asilo diventano i principali sospettati, e le misure di protezione in linea con le convenzioni internazionali vengono indebolite a favore di provvedimenti restrittivi”.

In realtà il Dossier Caritas evidenzia come le stesse tendenze nel numero di domande di asilo presentate in Europa smentiscono e rendono ingiustificata questa “sindrome da accerchiamento”. 

 

Immigrati soggiornanti - Anni 2000 - 2001
Per regione e per aree geografiche

Regione

2000

%

2001

%

Valle D'Aosta

2.494

0,2

2.730

0,2

Piemonte

83.811

6,1

95.872

7,1

Lombardia

308.408

22,1

313.586

23,0

Liguria

38.784

2,6

32.688

2,4

Trentino A. Adige

31.799

1,8

33.331

2,4

Veneto

139.522

10,5

127.588

9,4

Friuli V. Giulia

43.432

3,2

40.985

3,0

Emilia Romagna

113.048

8,4

126.584

9,3

Nord

761.298

54,9

773.364

56,8

Toscana

114.972

8,3

94.467

7,0

Umbria

26.068

1,8

26.797

2,0

Marche

35.777

2,6

39.211

2,9

Lazio

245.777

17,1

236.359

17,3

Centro

422.483

29,8

396.834

29,2

Abruzzo

18.933

1,4

18.072

1,3

Campania

68.159

5,1

63.681

4,7

Molise

2.039

0,2

2.130

0,2

Basilicata

3.110

0,2

3.136

0,1

Puglia

35.565

2,7

32.590

2,4

Calabria

15.315

1,2

13.654

1,0

Sud

143.121

10,8

133.263

9,7

Sicilia

49.808

3,8

47.904

3,5

Sardegna

11.443

0,8

11.265

0,8

Isole

61.251

4,5

59.169

4,3

Totale

1.388.153

100,0

1.362.630

100,0

Fonte: Caritas/Dossier Statistico immigrazione 2002 su dati del Ministero dell'Interno

 

 

 

 

 

 

 

Immigrati e religione: soggiornanti in Italia al 31/12/2001 per regione di insediamento

Regione

cattolici

altri cristiani

musulm.

ebrei

buddisti-
scintoisti

induisti

confuciani
tao

animisti

altri

TOT.

V.d'Aosta

730

430

1.380

8

26

9

11

28

106

2.730

Piemonte

22.311

20.996

42.481

220

1.543

731

767

1.220

5.209

95.872

Lombardia

83.702

53.776

120.106

840

12.205

10.066

3.497

4.832

23.502

313.586

Liguria

12.007

5.584

9.979

95

679

439

191

160

3.334

32.688

Trentino A.A.

9.142

9.156

11.637

54

226

394

97

132

2.436

33.331

Veneto

24.146

35.416

48.707

416

3.492

3.204

1.129

3.435

7.307

127.588

Friuli V.G.

13.523

14.814

8.154

347

361

299

216

580

2.604

40.985

Emilia R.

25.044

23.147

60.811

450

2.741

3.211

1.149

2.607

6.845

126.584

Toscana

22.171

20.966

31.787

350

3.813

1.533

2.310

454

10.589

94.467

Umbria

6.344

7.244

10.183

77

421

361

139

391

1.321

26.797

Marche

7.656

10.124

16.767

107

430

675

183

350

2.689

39.211

Lazio

92.588

58.494

49.631

934

7.919

8.231

1.732

3.040

12.607

236.359

Abruzzo

4.189

5.621

6.444

43

231

141

112

71

1.104

18.072

Campania

16.476

14.823

19.034

620

4.261

1.348

796

981

5.246

63.681

Molise

548

500

898

4

15

40

5

14

99

2.130

Basilicata

545

531

1.729

4

32

112

10

9

151

3.136

Puglia

4.734

5.256

16.554

54

626

818

162

176

4.115

32.590

Calabria

3.191

1.931

7.279

24

131

449

34

56

499

13.654

Sicilia

9.777

7.152

20.272

261

4.910

3.059

132

467

1.727

47.904

Sardegna

3.242

2.275

4.466

69

125

103

92

57

764

11.265

TOTALE

362.066

298.236

488.300

4.979

44. Dossier Statistico Immigrazione, 2002 su dati del Ministero dell'Interno   188

35.223

12.765

19.061

92.253

1.362.630

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione, 2002 su dati del Ministero dell'Interno  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pressione migratoria in Italia: respingimenti ed espulsioni
Anni 1998/2001

 

1998

1999

2000

2001

Respinti

45.157

48.437

42.221

41.058

Dal questore

15.564

11.500

11.350

10.433

Alle frontiere

29.593

36.937

30.871

30.625

 

Espulsi

8.978

23.955

23.836

34.390

Accompagnati alla frontiera

8.546

12.0.36

15.002

21.266

Provv. Autorità giudiziaria

432

520

396

373

Accordi di riammissione

-

11.399

8.438

12.751

 

Intimati di espulsione

44.121

40.489

64.734

58.207

 

Totale persone coinvolte

98.256

112.881

130.791

133.655

Persone effettiv. allontanate

54.135

72.392

66.057

75.448

% persone allontanate

55,1

64,6

50,6

56,4

Fonte: Caritas/Dossier statistico immigrazione, 2002  

 

Piemonte quinta regione per numero di immigrati. Fenomeno stabile

Il Piemonte è la quinta regione italiana per numero di immigrati con oltre 95.000 soggiornanti, al maggior parte dei quali risiede nella provincia di Torino (52.162). I tre paesi di maggiore provenienza, in linea con il dato nazionale, sono il Marocco (22.781), l’Albania (13.308) e la Romania (10.302). Cambia invece il quarto paese d’origine che in Piemonte è rappresentato dal Perù con 3.491 soggiornanti, posto che sul totale italiano è invece occupato dalla Filippine. Sono dati che emergono dal Dossier statistico sull’immigrazione presentato oggi anche a Torino da Fredo Olivero, direttore dell’Ufficio Pastorale Migranti, Franco Bentivoglio e Roberta Ricucci dell’equipe che ha curato il dorssier, alla presenza del prefetto di Torino Achille Catalani e dell’assessore alla solidarietà sociale della Provincia di Torino Maria Pia Brunato.

“L’aspetto che emerge con maggiore evidenza rispetto alla realtà piemontese – ha spiegato Roberta Ricucci che ha curato il capitolo dedicato al Piemonte – ci parlano di un’immigrazione sempre più stabile. Sono infatti in aumento i ricongiungimenti familiari, così come cresce assai velocemente il numero di minori presenti nelle scuole della regione. Inoltre nel 2001 sono risultati in aumento gli ingressi in Italia avvenuti attraverso la sponsorizzazione di cittadini immigrati già presente nel nostro Paese: una conferma indiretta al fatto che in molti hanno potuto un livello di vita tale da rispondere ai criteri rigidi che sono previsti per la figura degli sponsor”.
Torino e la sua provincia rappresenta nel contesto regionale il luogo che catalizza l’immigrazione e non solo per il fatto di ospitare più della metà degli immigrati. Infatti il capoluogo rappresenta per quasi tutti il primo posto di approdo, quello in cui trovare informazioni e servizi essenziali. Lo spostamento in altre province avviene o per trovare lavoro o in cerca di una sistemazione abitativa più economico. A Torino così spetta anche la gestione dei casi di emergenza e non è un caso che siano molti i progetti e le modalità di intervento, ad esempio con i minori stranieri non accompagnati, che sono state “esportate” in altre città piemontesi. “Il motivo prevalente di rilascio del permesso di soggiorno – continua la Ricucci – è il lavoro subordinato. Secondo i dati dell’INAIL il 9,5% del totale delle assunzioni in Piemonte ha interessato cittadini stranieri. L’agricoltura raccoglie il 18% degli immigrati assunti, l’edilizia il 15% e il settore meccanico e metallurgico il 12%. Solo l’8% risulta assunto nei servizi, ma tale dato è sicuramente sottostimato a causa della presenza in questo campo di ampie fasce di sommerso.

Caritas Diocesana di Torino

Indirizzo:Via Ceresole, 4210100 Torino (TO)Tel:011/2462443

E-mail:caritas@torino.chiesacattolica.it  responsabile:Pierluigi Dovis addetto alla comunicazione:Don Livio Demarie http://www.torino.chiesacattolica.it/caritas/diocesana/caritas.htm 

La Caritas è un organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di promuovere la testimonianza della carità cristiana per lo sviluppo integrale della persona umana, la giustizia sociale, la pace. La sua azione nella comunità ecclesiale italiana pone particolare attenzione agli ultimi ed è basata prevalentemente ad una funzione pedagogica. Il suo operato è rivolto al servizio dei poveri e degli esclusi. Anche l'Arcidiocesi di Torino, nell'ambito della propria curia arcivescovile, dispone di un ufficio Caritas che ha la funzione di promuovere le iniziative di carità per il territorio della diocesi, attraverso l'opera delle Caritas parrocchiali in collegamento con associazioni di volontariato, oppure con l'intervento diretto.

 

A Torino previste 30mila richieste di regolarizzazione.

"Si intitola lavoratori e cittadini il dossier statistico della Caritas sull'immigrazione, ma la nuova legge pare trascurare proprio gli aspetti legati ai diritti di cittadinanza – ha spiegato Don Fredo Olivero direttore dell’Ufficio migranti Caritas alla presentazione torinese della ricerca. – La nuova legge rende più precario il futuro per gli immigrati presenti regolarmente nel nostro paese, ma così facendo finisce di non garantire più nemmeno gli italiani. Di sicuro un immigrato non integrato, o addirittura che è spinto in contesti di criminalità, costa molto di più alla collettività in termini di spese per la sicurezza, la detenzione o in termini di tensione sociale.” Anche la nuova norma sui minori che rende possibile l’ottenimento del permesso di soggiorno al raggiungimento della maggiore età per quanti siano arrivati in Italia con meno di 15 anni e che abbiano seguito un percorso educativo appropriato, lascia per Fredo Olivero troppi spazi vuoti. “Che cosa diremo – spiega – a quanti sono arrivati in Italia quando avevano 15 anni e un giorno?”.

Se il dossier fotografa la situazione al dicembre 2001, in questi mesi la nuova legge sull’immigrazione sta portando numerosi cambiamenti, primi fra tutti quelli legati alle possibilità di regolarizzazioni per lavoratrici e lavoratori. La dott.ssa Lavezzaro dell’ufficio stranieri della Questura di Torino, ha affermato che al suo ufficio sono arrivate fino ad ora 25.000 domande, con una prevalenza di quelle presentate in quanto lavoratori subordinati. “La nostra previsione è di raccoglierne circa 30.000, un numero più alto di quello che ci si sarebbe aspettato. Bisogna però dire che da Roma, dove vengono inviate le domande da tutto il territorio nazionale, comunicano che dall’apertura delle prime 5000 buste alcune sono risultate vuote. Questo significa che alcuni, pur non rispondendo ai requisiti previsti dalla sanatoria, hanno inviato lo stesso la busta perché la ricevuta dell’invio testimonia l’avvenuta richiesta ed è un documento sufficiente per impedire il rimpatrio almeno per il periodo in cui la sanatoria è nella sua fase istruttoria”

 

Di Tora: ''Pregiudizi superati dai dati: realtà molto meno drammatica''

"L'immigrazione è già inscritta nel nostro futuro: a metà di questo secolo ci aspetta una realtà che già esiste in Germania, dove gli immigrati sono il 10% della popolazione, mentre ora in Italia sono il 2,8%". Sono le previsioni – dati alla mano – di Franco Pittau, coordinatore del Dossier Statistico sull’immigrazione 2002, giunto alla sua dodicesima edizione e curato da Caritas e Migrantes. “Gli immigrati sono già il 16% in Canada, il 20% in Svizzera e Australia: un futuro positivo già sperimentato da altre nazioni e che non deve creare timore – ha proseguito Pittau -. La paura viene creata dalla mancanza di una politica credibile in questo campo: invece la differenza nella storia è sempre incentivo alla creatività”.

Il nuovo rapporto, dal titolo “Lavoratori e cittadini”, è stato presentato stamani in un Teatro Orione gremito, a testimoniare il grande interesse che la pubblicazione suscita ogni anno. Finanziata al 70% dalla stessa Caritas (per un costo complessivo di 500mila euro) e realizzata anche grazie al contributo di tanti volontari, la nuova edizione – oltre ad essere arricchita di pagine: quasi 500 – presenta delle novità: un capitolo dedicato al fenomeno migratorio in ogni regione italiana, nel dettaglio. In ogni sezione il Rapporto è un invito a mettere da parte i preconcetti, dando spazio alla verità delle cifre: “I pregiudizi e le informazioni sbagliate sugli immigrati possono essere superati dai dati: non si tratta di buonismo”, ha specificato monsignor Guerino Di Tora, direttore della Caritas diocesana di Roma, aggiungendo: “Chi legge i capitoli del dossier non viene invitato a sposare una tesi, ma a valutare delle statistiche, riconoscendo che la realtà è molto meno drammatica rispetto a come la si dipinge”. Gli stranieri regolarizzati, ad esempio, sono 5 volte più numerosi a confronto degli irregolari, che molto spesso “sono soltanto dei poveri cristi”, ha precisato Di Tora. Dunque occorre insistere su “una convivenza credibile”, concependo l’immigrato innanzitutto “come una persona umana: una concezione che non viene dai numeri. Il nostro impegno deve essere mirato a non classificarlo come categoria inferiore, ma a riconoscere i suoi diritti anche al di fuori della fabbrica”. Così anche i richiedenti asilo che sbarcano nel nostro paese “non vanno etichettati come ‘clandestini’”, ha aggiunto Pittau.
Un no deciso, dunque, alla tolleranza zero: “Non ha senso usare un termine di accoglienza con questa accezione – ha ribadito Pittau -. Diciamo piuttosto: tolleranza cento, mille, un milione”. Anche perché l’immigrazione – divenuta consistente anche nei piccoli centri e nelle realtà agricole - va considerata ormai come “una dimensione strutturale della nostra società che, di conseguenza, esige una politica di accoglienza e di inclusione”. Ben 850mila stranieri vivono in Italia da almeno 5 anni, 150mila da almeno 15 anni. Quindi occorre favorire la stabilità anche familiare degli immigrati, ancora difficile se si pensa che soltanto poco più di un terzo dei coniugi vive con i figli (per il ricongiungimento sono necessari un lavoro e un alloggio dichiarato). Ma “sei mesi non bastano per ritrovare un posto di lavoro regolare”, ha osservato Pittau, riferendosi alla nuova normativa, auspicando che venga rivista aumentando a un anno il periodo di disoccupazione, in linea con le leggi europee.

Insomma, per gli immigrati la cittadinanza sembra ancora “una corsa ad ostacoli” e la stabilizzazione “tarda ad arrivare”, anche se ormai i 2/3 dei bambini stranieri sono nati in Italia (circa 200mila) e rappresentano il 2% della popolazione scolastica (nel 2017 saranno il 6,5%) e il mercato del lavoro “non ideologico” richieda continuamente manodopera (gli immigrati sono 1/10 dei nuovi assunti e occupano 1/5 dei nuovi posti di lavoro). Infine, “la religione non può essere invocata per mettere contrasto tra i cittadini”, anzi: la sfida che attende politici e amministratori è proprio quella dell’inclusione, perché “l’immigrazione merita più attenzione e decisioni più adeguate a livello politico”

 

Prospetto generale dell'immigrazione in Italia (31/12/2000-2001)

Popolazione
immigrata soggiornante

2000

2001

 

v.a.

%

v.a.

%

registrata negli schedari 
del Ministero dell'Interno

1.388.153

100,0

1.362.630

100,0

Stima presenza complessiva,
minori inclusi

1.686.000

100,0

1.600.000

100,0

incidenza % su residenti
(57.844.017 all'1/1/2001)

-

2,9

-

2,8

Variazione annuale

+136.159

+10,9

-28.104

-2,0

Provenienza continentale

 

 

 

 

Unione Europea

159.799

10,9

147.495

10,8

Altri paesi europei

404.768

29,2

416.390

30,5

Africa

385.630

27,8

366.598

26,9

Asia

277.644

20,0

259.783

19,1

America

164.942

11,9

158.206

11,6

Oceania/Apolidi

3.370

0,3

3.285

0,3

Nazionalità ignota

-

-

10.873

0,8

Motivi del soggiorno

 

 

 

 

Lavoro

839.982

60,5

800.680

58,9

Famiglia (inclusi adozioni e affidamenti)

366.132

26,4

293.865

28,9

Inserimento non lavorativo
(religiosi, residenza elettiva, studio)

136.098

9,8

124.053

9,1

Asilo politico e richiesta asilo

10.435

0,8

5.115

0,4

Altri motivi

21.345

1,5

36.336

2,7

Ripartizione territoriale

 

 

 

 

Nord Ovest: Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle D'Aosta  

433.497

31,0

444.876

32,7

Nord Est: Veneto, Friuli V. Giulia, Trentino A. Adige, Emilia Romagna

327.801

23,9

328.488

24,1

Centro: Toscana, Umbria, Marche, Lazio

422.483

29,8

133.263

29,2

Sud: Abruzzo, Molise, Campania
Puglia, Basilicata, Calabria

143.121

18,8

59.169

9,7

Isole: Sicilia, Sardegna

61.251

4,5

126.809

4,3

Caratteristiche popolaz. immigrata

 

 

 

 

Maschi

754.424

54,2

726.809

53,3

Femmine

583.729

45,8

635.821

46,7

Coniugati (con o senza prole con sé)

676.296

48,7

678.342

49,9

Celibi

644.887

46,4

584.013

42,9

Vedovi

16.287

1,2

14.000

1,0

Divorziati e separati

21.243

1,6

21.289

1,7

Stato civile non registrato

29.052

2,1

62.405

4,5

Nuovi ingressi 2000

 

 

 

 

Totale permessi

155.244

100,0

232.813

100,0

Lavoro

59.394

38,3

92.386

39,7

Famiglia

56.914

34,72

60.027

25,8

Inserimento non lavorativo 
(religiosi, residenza elettiva, studio)

21.816

14,1

27.920

12,0

Asilo

5.5816

3,6

10.341

4,4

Altri motivi

17.691

11,4

42.139

18,1



Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - "Lavoratori e cittadini"  - Caritas su dati del Ministero dell'Interno

L'equazione stranieri-criminalità è frutto di pregiudizi. 17mila i detenuti

Prime 20 nazionalità detenuti stranieri al 31/05/2002

Paese

Totale

% donne

Marocco

3.797

0,4

Albania

2.790

2,5

Tunisia

2.109

0,9

Algeria

1.538

0,5

Jugoslavia

902

12,6

Romania

736

6,9

Nigeria

576

27,1

Colombia

516

26,2

Croazia

213

13,1

Senegal

202

1,0

Ecuador

165

27,9

Egitto

165

1,8

Turchia

156

1,9

Cina pop.

153

10,5

Perù

145

20,7

TOTALE

17.095

6,0

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione, 2002 su dati del Ministero della Giustizia-DAP  

L'equazione immigrazione-criminalità? Frutto di opinioni e pregiudizi non basati sui fatti. Lo afferma il Dossier Statistico sull’immigrazione 2002, curato da Caritas e Migrantes e presentato stamani al Teatro Orione. Per la prima volta il Rapporto, che quest’anno si intitola “Lavoratori e cittadini”, propone un capitolo dedicato alla relazione tra stranieri e reati commessi. Le sorprese non mancano, secondo Franco Pittau, coordinatore del Dossier: stranieri e criminalità. “Abbiamo raccolto i dati cumulativi degli ultimi 4 anni e l’immagine dell’immigrato che viene proposta di solito all’opinione pubblica non corrisponde alla realtà”. Secondo una ricerca Ismu-Eurisko, svolta nel novembre 2001 su un campione di 2mila persone, il 53,8% degli italiani ritiene che gli immigrati aumentino la criminalità: le percentuali più alte si registrano al Nord, nei piccoli centri, tra le persone a bassa scolarità, gli operai e i pensionati, mentre dissentono da questo giudizio studenti, dirigenti e imprenditori.
Tuttavia, se i detenuti stranieri al 31 maggio di quest’anno erano 17.095 (di cui ben il 57,1% non definitivi), su un totale di 56.537, bisogna tener presente che esistono “innegabili disuguaglianze di trattamento tra detenuti italiani e stranieri, dovute a un limitato accesso degli extracomunitari ad alcuni istituti previsti dall’ordinamento penitenziario e, più in generale, a un difficile esercizio dei propri diritti di difesa”, fa notare il Dossier. Infatti gli extracomunitari riescono a usufruire con molta difficoltà delle misure alternative alla detenzione, rispetto agli italiani. La maggioranza proviene dal Marocco (22,2%), seguono Albania (16,3%) e Tunisia (12,3%), Algeria (9%) e Jugoslavia (5,3%); il 53,4% si trova negli istituti penitenziari del Nord, il 26,2% al Centro e il 13,2% al Sud (il 7,2% nelle isole). Le donne costituiscono il 6% dei detenuti stranieri e appena l’1,8% delle cifra complessiva italiana.

Dai dati dell’ultimo quinquennio (1997-2002) emerge che la maggiore incidenza degli stranieri su reati specifici non si è mossa: se si è avuto un aumento del 10% nel numero degli immigrati regolarmente soggiornanti, dall’altro l’incidenza dei reati ascritti agli extracomunitari sulla totalità dei detenuti è cresciuta con un ritmo meno sostenuto (+7,2%). In ogni caso, “la criminalità degli immigrati non ha, a livello generale, un peso maggiore di quella autoctona”, fa notare il Rapporto, a parte alcuni reati, come lo sfruttamento della prostituzione (il 4,9% del totale dei reati, ma ben il 77,2% dei reati compiuti da extracomunitari, con un aumento nel quinquennio dello 0,8%). Per quanto riguarda la tipologia, prevalgono “i reati di natura predatoria, con particolare riferimento a quelli contro il patrimonio, e quelli connessi alla loro particolare condizione giuridica (violazioni del T.U. sull’immigrazione). In particolare, si è ridimensionato molto negli ultimi 5 anni il numero dei reati commessi dagli immigrati contro il patrimonio (-4,1% dal ’97 al 2001; in relazione al totale dei reati in questo campo, uno straniero su 5 italiani) e quelli contro la persona (-3%), “categorie considerate di particolare allarme sociale”. Ulteriori diminuzioni, anche se più lievi, nei delitti di falso (-0,4%), nei reati contro la Pubblica amministrazione (-0,3%). Gli aumenti, invece, hanno riguardato le violazioni della legge sulle sostanze stupefacenti (+ 6,4%) e “le fattispecie disciplinate dal Testo Unico sull’immigrazione (+2,6%)”. A questo proposito il Dossier fa notare “la maggiore esposizione degli extracomunitari all’azione repressiva delle forze dell’ordine”, per quanto riguarda la droga. Infine, considerando una delle tipologie che destano più allarme sociale, come il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, “da tempo nelle relazioni annuali dei Procuratori generali viene evidenziato il pericolo del consolidamento di sodalizi criminosi fra le mafie straniere e le autoctone e il progressivo affermarsi delle prime sul nostro territorio – riferisce il Rapporto -. Pur non volendo sottovalutare il fenomeno, occorre rilevare che il timore che ingenera non trova, allo stato attuale, il pieno conforto delle risultanze statistiche”. Infatti il reato rappresenta lo 0,1% del totale degli illeciti ascritti a stranieri.

Analoghi risultati emergono dall’indagine di Caritas italiana sul 10% delle sponsorizzazioni (istituto abolito dalla legge Bossi-Fini): “Non esiste correlazione tra sponsorizzati e criminali, come invece si è affermato: si compiono troppi salti che non corrispondono alla realtà”, ha commentato il coordinatore del Dossier. Un solo esempio: le organizzazioni di patrocinio di emanazione sindacale, attive in Senegal, affermano che la sponsorizzazione ha aiutato molti connazionali a trovare lavoro in Italia “ed è servita a contrastare la criminalità locale, che si arricchisce procurando visti falsi o adoperandosi comunque per ingressi contro la legge”

 

Detenuti extracomunitari per posizione giuridica e distribuzione geografica al 31/05/2002

Regioni

Non definitivi

Difinitivi

Internati

Totale

% vertic.

% non def. su tot.

Piemonte

1.041

688

1

1.730

10,1

60,2

Valle D'Aosta

50

60

0

110

0,6

45,5

Liguria

482

287

0

769

4,5

62,7

Lombardia

2.159

989

5

3.153

18,4

68,5

Emilia R.

980

2.024

6

1.576

9.2

62,2

Friuli V.G.

199

578

18

337

2,0

59,1

Veneto

702

562

0

1.265

7,4

55,5

Trentino A.A.

126

66

1

192

1,1

65,6

Lazio

1.155

890

0

2.045

12,0

56,5

Marche

139

134

0

273

1,6

50,9

Toscana

898

789

6

1.693

9,9

53,0

Umbria

244

221

0

465

2,7

52,5

Abruzzo

146

261

0

407

2,4

35,9

Basilicata

45

111

0

156

0,9

28,8

Calabria

194

203

0

397

2,3

48,9

Campania

454

305

11

770

4,5

59,0

Molise

18

42

0

60

0,4

30,0

Puglia

286

174

0

460

2,7

62,2

Sardegna

99

356

2

457

2,7

21,7

Sicilia

346

432

2

780

4,6

44,4

TOT. ITALIA

9.763

7.286

46

17.095

100,0

57,1

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione, 2002 su dati del Ministero della Giustizia - DAP  

 

Dossier Caritas 2002. Il sottosegretario Mantovano: ''Gli stranieri minacciati dai datori di lavoro facciano denuncia''. Critiche dalla sala

Sarà pronto a fine anno il bilancio degli immigrati regolarizzati attraverso il provvedimento “che collega la presenza in Italia degli stranieri a un lavoro certo, sicuro. E non definiamola sanatoria, ma regolarizzazione”. Lo ha annunciato stamani l’onorevole Alfredo Mantovano, sottosegretario al Ministero dell’Interno, intervenendo alla presentazione del XII Dossier Statistico sull’immigrazione.

Mantovano è stato criticato da alcuni partecipanti alla presentazione del Rapporto, quando ha affermato che gli immigrati minacciati dai datori di lavoro – che li spingono a pagarsi i contributi, invece di regolarizzarli – possono denunciare chi compie queste violazioni: “Se il datore di lavoro non regolarizza, rischia dai 3 ai 12 mesi di carcere, e una multa di 5mila euro per ogni lavoratore irregolare”, ha ricordato il sottosegretario, mentre qualcuno della platea domandava:

 "E che fine fa l’immigrato? Perde il lavoro e viene rimpatriato?”.

So che questa legge non è gradita alla Caritas e alla Migrantes – ha osservato Mantovano -, ma voglio far notare che dal primo testo a quello definitivo le modifiche sono state numerose: si parla di formazione professionale nei paesi d’origine, gli infermieri professionali possono entrare in Italia senza limiti di numero, gli stagionali possono ricevere un permesso di lavoro pluriennale... Se vogliono stare in Italia solo alcuni mesi e poi tornare a casa con un gruzzolo, è una loro scelta”.

Anche le norme sull’asilo sono state modificate:È stato introdotto il riesame della domanda, compiuto da una commissione parzialmente diversa dalla prima che ha rigettato l’istanza; inoltre le commissioni territoriali potranno fornire risposte più pronte, e vi prenderanno parte l’Acnur e i difensori chiamati dai richiedenti asilo”.

Attacco deciso alla gestione del problema dei minori non accompagnati: il Comitato minori stranieri “è stato istituito ben 3 anni dopo il varo della legge del ’98, esaminando solo l’1% delle pratiche, quando i minori abbandonati sono 17mila: ora noi lo stiamo facendo funzionare”.

E le richieste di identificazione (nei centri di permanenza temporanea), le impronte digitali?

La certezza dell’identificazione non parte dal presupposto che l’immigrato sia un criminale, ma fa l’interesse di tutti gli immigrati, anche di quelli regolari, permettendo di identificare i trafficanti di clandestini”. Tuttavia la Bossi-Fini vuole rappresentare solo “un tassello importante in una strategia complessiva sull’immigrazione: alcune modifiche andranno fatte sicuramente”, ha annunciato il sottosegretario all’Interno, sottolineando che i criteri alla base di questa legge sono “legalità e solidarietà”. Il rapporto con i paesi di provenienza degli immigrati, ad esempio, “non deve essere ricattatorio, ma serio: non possiamo dare aiuti e ricevere in cambio illegalità, in termini di armi, droga, traffico di clandestini”.

E la connessione contratto di lavoro – permesso di soggiorno?

Dobbiamo decidere se stare o no in Europa, che sta per varare una risoluzione che pone in collegamento ancora più stretto questi due elementi – ha risposto Mantovano -. È più rispettoso assicurare la semplice iscrizione in una lista di collocamento, oppure un contratto di lavoro con una prospettiva di dignità e stabilità che deriva da una retribuzione?”.

La legge prevede “un incontro tra domanda e offerta: la Regione Lazio sta promuovendo corsi di formazione di 6 mesi in Tunisia per poi far venire personale qualificato in Italia; questo modello può essere esportato in tutte le regioni italiane”.

Il decreto flussi chiude le frontiere agli immigrati?

Nel 2002 ne entreranno complessivamente 83.500, 63mila per lavoro stagionale: non mi sembra che si possa parlare di porte serrate”.

Infine Mantovano ha stigmatizzato l’informazione data sugli immigrati dai media, “forzando le notizie e i commenti, con effetti sempre negativi e con pregiudizi nei confronti delle etnie, ma anche della nuova legge”.

Nello scenario attuale – sale Bingo, tv spazzatura, delitti familiari - il sottosegretario ha invitato ad aver “paura innanzitutto di noi stessi, della nostra incapacità di essere fedeli alla nostra tradizione cristiana”. In questa situazione l’immigrazione “non tollera di essere fotografata, ma vuole essere filmata: è un lungometraggio che ci accompagnerà per i prossimi decenni

Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo - Legge sull'immigrazione Bossi-Fini

Ecco i punti principali della legge sull'immigrazione:

IMPRONTE DIGITALI: Agli immigrati che chiedono il permesso di soggiorno nel nostro paese (e anche a chi ne chiede il rinnovo) saranno rilevate le impronte digitali. L'opposizione aveva chiesto che a rilievi ''fotodattiloscopici'' fossero sottoposti solo quei cittadini extracomunitari per i quali non è possibile accertare altrimenti l'identità.

PERMESSO DI SOGGIORNO: Verrà concesso solo allo straniero che ha già un contratto di lavoro, durerà due anni. Se l'immigrato perde il lavoro, dovrà tornare in patria, o andrà a ingrossare le file degli irregolari.

CARTA DI SOGGIORNO: Viene elevato da cinque a sei anni il periodo di soggiorno necessario perché lo straniero possa ottenere la carta di soggiorno che, a differenza del permesso di soggiorno, non ha termine di scadenza.

SPORTELLO UNICO: in ogni provincia sarà istituito, presso la prefettura-ufficio territoriale del governo, uno sportello unico per l'immigrazione, che sarà responsabile dell'intero procedimento per l'assunzione di lavoratori stranieri.

DIRITTO DI ASILO: Il ministero dell'Interno sosterrà gli enti locali che accolgono coloro che chiedono asilo in Italia.

AMBASCIATE : Per fronteggiare le esigenze straordinarie previste dalle nuove norme sull'immigrazione, rappresentanze diplomatiche e uffici consolari potranno assumere 80 persone.

VISTO D'INGRESSO: Chi rappresenti una minaccia per l'ordine pubblico perché condannato per traffico di stupefacenti, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione o dei minori, non potrà entrare in Italia.

ESPULSIONI: Come nella Turco-Napolitano lo straniero senza permesso di soggiorno viene espulso per via amministrativa; se é privo di documenti viene portato in un centro di permanenza per 60 giorni (la Turco-Napolitano parlava di 30) durante i quali si cerca di identificarlo. Se non ci si riesce al clandestino viene ''intimato'' a lasciare il territorio entro 3 giorni (prima era entro 15 giorni). Lo straniero espulso che rientra in Italia senza permesso commette un reato.

QUOTE: il decreto del presidente del Consiglio che determina il numero di extracomunitari che possono entrare ogni anno in Italia diventa facoltativo.

SCOMPARE LO SPONSOR: La figura dello sponsor, che ha caratterizzato la legge Turco-Napolitano, è stata cancellata.

PENE RIDOTTE PER SCAFISTI PENTITI: Sconti di pena fino alla metà per gli scafisti pentiti, se aiuteranno forze dell'ordine e magistrati a raccogliere elementi di prova, individuare e catturare organizzatori e manovali del traffico di esseri umani.

BLOCCARE IN MARE LE ''CARRETTE'' : più poteri alle navi della Marina militare per bloccare le carrette che trasportano in Italia i clandestini.

CASA: Il datore di lavoro dovrà fornire garanzie sulla disponibilità di un alloggio, una casa a tutti gli effetti le cui caratteristiche devono rientrare nei ''parametri minimi'' previsti per l'edilizia popolare.

FALSI MATRIMONI: Permesso di soggiorno revocato se ottenuto attraverso un matrimonio finto con un cittadino italiano (o uno straniero ormai regolarizzato). Con una sola eccezione: se dal matrimonio sono nati dei figli.

RADDOPPIANO LE MULTE PER I DATORI DI LAVORO: chi fa lavorare extracomunitari privi del permesso di soggiorno (o con permessi falsi o scaduti) rischia l'arresto da tre mesi ad un anno e multe fino a 5000 euro per ogni lavoratore non in regola.

CONTRIBUTI PREVIDENZIALI: Gli immigrati extracomunitari per i quali sono stati versati anche meno di cinque anni di contributi (una deroga rispetto alla normativa che riguarda gli italiani) potranno riscattarli ma solo quando avranno raggiunto i 65 anni.

RICONGIUNGIMENTI:Il cittadino extracomunitario, in regola con i permessi, può chiedere di essere raggiunto dal coniuge, dal figlio minore, o dai figli maggiorenni purché a carico e a condizione che non possano provvedere al proprio sostentamento. Potranno entrare in Italia i genitori degli extracomunitari a condizione che abbiano compiuto i 65 anni e se nessun altro figlio possa provvedere al loro sostentamento.

MINORI: I minori non accompagnati da parenti ammessi per almeno tre anni ad un progetto di integrazione sociale e civile di un ente pubblico o privato avranno il permesso di soggiorno al compimento dei diciotto anni. Una volta maggiorenne, l'ente gestore del progetto dovrà garantire e provare che il ragazzo/a si trovava in Italia da non meno di quattro anni, aveva seguito il progetto di integrazione da non meno di tre, ha una casa e frequenta corsi di studio oppure lavora, o che è in possesso di un contratto di lavoro anche se non ha ancora iniziato l'attività. I permessi di soggiorno a minori ed ex minori vanno sottratti alle quote d'ingresso definite annualmente.

COLF E BADANTI : Ciascuna famiglia potrà regolarizzare una sola colf, ma non è stato posto un limite per le ''badanti'', cioé chi assiste handicappati o anziani. La denuncia (che si chiama dichiarazione di emersione) dovrà essere presentata entro due mesi dall'entrata in vigore della nuova legge alla Prefettura-Ufficio territoriale del Governo competente per territorio. Sono state sveltite le norme burocratiche.

PREVENZIONE: Per prevenire l'immigrazione clandestina il Ministero dell'Interno potrà inviare presso ambasciate e consolati funzionari di polizia esperti.

INFERMIERI PROFESSIONISTI: Vista la grande carenza di questa figura professionale nel nostro Paese, entrano a far parte delle categorie speciali, sottratte alle norme sui flussi.

SPORTIVI: stretta anche per gli sportivi professionisti. Il Ministero della cultura stabilirà ogni anno con un decreto un tetto per gli sportivi che svolgeranno la loro attività in Italia, da distribuire tra le varie Federazioni.

 

Mons. Cocchi: ''Dal punto di vista cristiano non può esistere la figura del clandestino''

Se la nuova legge Bossi-Fini introduce "la figura giuridica dell’immigrato provvisorio”, dal punto di vista cristiano “non può esistere la figura del clandestino”. Mons. Benito Cocchi, presidente di Caritas italiana, ha espresso chiaramente il suo “no” alla concezione degli stranieri che giungono in Italia come “persone a tempo”.

Ed è stato applaudito - come anche mons. Luigi Petris, direttore della Fondazione Cei Migrantes – dagli intervenuti alla presentazione del dodicesimo Rapporto annuale sull’immigrazione, curato da Caritas Italiana, Fondazione Migrantes e Caritas diocesana di Roma. “Una documentazione che intende contribuire alla conoscenza del fenomeno nei suoi termini reali, che non sono solo statistici ed economici, ma anche umani ed etici”, ha notato Cocchi, evidenziando che “in una situazione fortemente alterata da derive ideologiche e da interessi politici, gli elementi del Rapporto Caritas costringono ad ancorare ogni valutazione a dati di fatto non manipolabili, dai quali partire per una discussione serena ”.

Infatti la pressione migratoria sull’Italia “è inferiore a quella di altri paesi e non esiste, come abitualmente si ritiene, una preminenza islamica nella composizione dell’immigrazione”. Nessuno – ha precisato il presidente di Caritas italiana – “si nasconde le difficoltà e i problemi che potranno derivare dalla presenza di molti aderenti a questa e ad altre religioni. Intanto, però, possiamo aiutare i molti immigrati cristiani (e sono circa la metà del totale) ad inserirsi nella vita delle nostre chiese: non raramente ne ricaveremmo un arricchimento dalla testimonianza di una fede giovane e vivace”, sviluppando, con gli immigrati di altre religioni, “un dialogo franco e rispettoso che ci porti a conoscere, a partire dalla storia, i valori comuni e la ricchezza delle diversità”.

Il Dossier viene pubblicato all’indomani della conclusione del confronto politico sulla riforma della normativa nazionale: “Confronto durante il quale le molte preoccupazioni espresse dalla Chiesa italiana, in particolare dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes, non hanno trovato riscontro nelle scelte compiute dal Parlamento – ha osservato Cocchi -. Scelte che noi rispettiamo perché legittimamente adottate, così come chiediamo si rispettino i nostri punti di vista basati su due riferimenti per noi irrinunciabili: il servizio della carità e la condivisione delle motivazioni e delle condizioni di chi cerca presso di noi, nel rispetto della legalità, quello che la sua patria non può dargli: un’esistenza dignitosa”.

I tempi non sono maturi per una verifica, tuttavia “qualche indicatore autorizza a immaginare che verrà chi potrà e resterà chi ce la farà a sopravvivere”, ha anticipato Cocchi, ricordando che “il buon samaritano della parabola evangelica non chiese al ferito lungo la via di Gerico né come si chiamava, né tantomeno il permesso di soggiorno, le impronte digitali, il passaporto o la tessera sanitaria in regola. Lo aiutò e basta”. Ma alcuni ritengono che l’immigrato esista soltanto se è “certificata, con le autorizzazioni e i bolli necessari; se non è così va rispedita a casa nel modo più rapido. Non dunque una figura umana, ma una ‘pratica’, una ‘partita’ di merce-lavoro, da consumare nel ciclo produttivo finché serve, cioè finché rende in termini economici. Opinione diversa dalla nostra, sulla quale non può esservi concordanza”. Perché sono “accoglienza e ospitalità verso lo straniero” ad identificare “i veri cristiani e a caratterizzare una Chiesa fedele al Vangelo. Impegno che si fa ancora più forte verso chi si trova in situazioni particolarmente disagiate e gravi: i detenuti stranieri, spesso privi delle elementari condizioni di difesa in presenza di procedure a rischio di incostituzionalità e in carenza di pene alternative e rieducative; le donne vittime della tratta, costrette alla prostituzione perché ci sono clienti italiani; coloro che chiedono asilo, per i quali la nuova legge accentua una sorta di ‘principio di discrezionalità’, aggravando la precarietà della loro condizione. Ecco perché i vescovi italiani, ai quali ultimamente una parte politica ha dedicato qualche espressione vagamente minacciosa - i ‘vescovoni’ - non possono che proseguire nel cammino indicato da Gesù Cristo”. Quindi occorre smorzare i toni e il “clima culturale di ostilità nei confronti degli immigrati, creato dalla nuova legge”, secondo mons. Petris. In un’Europa che va “verso il restringimento delle frontiere non bisogna perdere la nostra memoria di emigranti italiani: questa deve essere la scuola che ci insegna come trattare gli extracomunitari”. Il direttore della Fondazione Migrantes ha anche espresso un chiaro “no al balletto e al terrorismo delle cifre: queste oscillazioni non aiutano a creare serenità, comprese le dichiarazioni di ministri e autorità pubbliche”. Caritas e Migrantes, dunque, rivendicano la loro “autonomia, per questo ci permettiamo di criticare il Governo, ma allo stesso tempo chiediamo allo Stato e al volontariato il loro contributo affinché il Dossier diventi anche un’antologia delle prassi positive (pubbliche e private) nei confronti degli immigrati che vivono nel nostro paese”

 

 

ITALIA: le vie dei trafficanti clandestini nel 2001/2002

Partenza

Tappe intermedie

Arrivo

Costo

Rotte orientali

 

 

 

Sri Lanka 
(rotta nuova)

Egitto o Turchia

Sicilia

5000

Da vari paesi 
compresi quelli asiatici

Raduno in camion a Istanbul
Izmir, Bodrun, Antalya

Italia

2.500

Balcani e Turchia 
(rotta classica)

Canale d'Otranto

Tramite l' Italia

4.000

Varianti

Al largo dell'Albania o di Creta trasferimento su carrette del mare

Puglia e Calabria

 

Rotte africane

 

 

 

Marocco, Tunisia 
e Africa subsahariana

Lampedusa, Pantelleria, San Vito 
Lo Capo, Mazara Del Vallo

Altre parti d'Italia o d'Europa

1.000/2.000

Piste terrestri

 

 

 

Africa

Spagna e Francia 
tramite camion o pulman

Italia per il valico di Ventimiglia 

3.300

Balcani e Asia

Slovenia

Gorizia e Trieste

 

(pista dei passeurs)

 

 

 


Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - "Lavoratori e cittadini"  - Caritas sulla base di fatti di cronaca

 

 

Pressione migratoria in Italia:
respingimenti ed espulsioni (1998/2001)

 

1998

1999

2000

2001

Respinti

45.157

48.437

42.221

41.058

Dal questore

15.564

11.500

11.350

10.433

Alle frontiere

29.593

36.937

30.871

30.625

Espulsi

8.978

23.955

23.836

34.390

Accompagnati alla frontiera

8.546

12.036

15.002

21.266

Provv. autorità giudiziaria

432

520

396

373

Accordi di riammissione

-

11.399

8.438

12.751

Intimati di espulsione

44.121

40.489

64.734

58.207

Totale persone coinvolte

98.256

112.881

130.791

133.655

Persone effettiv. allontanate

54.135

72.392

66.057

75.448

% persone allontanate

55,1%

64,6%

50,6%

56,4%


Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - "Lavoratori e cittadini"  - Caritas su dati del Ministero dell'Interno

Buone le relazioni con gli italiani: per il 67% degli stranieri i rapporti sono di ''reciproca disponibilità''

“Un'immagine corrotta”, quella degli italiani nei confronti degli immigrati albanesi: “Chi non li ha conosciuti, ne parla sempre male a priori, chi invece li conosce cambia opinione”. Claudia Bumci, albanese, giornalista di Radio Vaticana, denuncia i pregiudizi nei confronti del suo popolo di origine nel nostro paese: “Finché non si trasporta il fenomeno immigrazione dalle frontiere all’interno dell’Italia, lo straniero non potrà mai diventare un cittadino”.

Intervenendo alla presentazione del Dossier statistico sull’immigrazione 2002, Bumci ha sottolineato l’importanza della reciprocità tra le culture, dall’arricchimento che può venire dallo scambio e dal dialogo, da contrapporre a “sindromi di invasione e numeri gonfiati”. Eppure le relazioni tra immigrati e italiani, nel tessuto sociale, sembrano buone: il Rapporto riferisce che per il 67% degli stranieri i rapporti con i vicini italiani sono caratterizzati dalla “reciproca disponibilità”, anche se il 30% parla di “cordiale indifferenza; solo il 3,5% degli uomini (percentuale che scende al 2,1% per le donne) dichiara che i rapporti sono segnati da “manifesta ostilità” e “rifiuto-intolleranza”. I dati esprimono, secondo la giornalista, “il desiderio di una relazione basata sulla reciprocità”. I vicini migliori restano i propri connazionali (90% uomini, 84,6% donne), mentre il rapporto di vicinato con gli altri stranieri è leggermente peggiore di quello con gli italiani: la risposta più positiva scende al 59%, mentre la “cordiale indifferenza” si attesta intorno al 38,5%.

Per quanto riguarda il luogo di socializzazione preferito, è la casa, dove si incontrano i connazionali (spesso nel 40,5% dei casi per gli uomini, il 38,2 per le donne); segue il bar o la piazza del quartiere e al terzo posto si colloca la casa di amici italiani (incontri occasionali per il 36,2% degli uomini e il 42,1% delle donne, frequenti rispettivamente nel 13,7 e 17,4% dei casi). Le donne, quindi, frequentano occasionalmente con la stessa intensità le case di connazionali e di italiani (41 e 42,1). “Per alcune culture – ha fatto notare Bumci – la massima espressione di ospitalità è invitare a casa gli amici, non al ristorante”.

Solo una quota esigua degli intervistati “vive l’associazionismo come un momento di socializzazione”, osserva il Dossier. Infatti circa il 30% del campione (991 immigrati presenti in 7 regioni italiane) ha dichiarato di non recarsi mai presso associazioni di italiani e stranieri; leggermente più positivo il legame con quelle formate da connazionali. Comunque gli uomini partecipano più delle donne, ma in modo soprattutto occasionale e discontinuo.

 

Tipo di rapporto fra immigrati e vicini di casa
(valori % - anno 2002)

Tipo di rapporto

Immigr. maschi con vicini

Immigr. donne con vicini

italiani

connazio
nali

stranieri

italiani

connazio
nali

stranieri

Reciproca disponibilità

66,9

88,7

58,3

67,6

84,6

59,8

Cordiale indifferenza

29,6

11,1

40,0

30,3

14,6

37,0

Manifesta ostilità

2,6

0,2

1,2

1,2

0,4

3,2

Rifiuto/intolleranza

0,9

0,0

0,5

0,9

0,4

0,0

Tot. risposte v.a.

574

478

415

333

240

189

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione, 2002   

 

Il comportamento degli italiani nel 
giudizio degli immigrati musulmani - Anno 2001

In generale ritieni che il comportamento 
degli italiani verso di te sia stato prevalentemente..

Buono

60

Cattivo

19

Non risponde

21

Prudente

50

Non prudente

19

Non risponde

21

Accogliente

39

Scostante

29

Non risponde

32

Sospettoso

44

Non sospettoso

29

Non risponde

27

Prevenuto

37

Non pervenuto

30

Non risponde

33

Amichevole

45

Ostile

23

Non risponde

32

Somma risposte consentite - sondaggio effettuato su 400 immigrati musulmani

Fonte: Dossier statistico immigrazione, 2002 - Caritas/ Sondaggio Swg/People-Famiglia Cristiana 2001

 

Immigrati e tempo libero: luoghi di incontro 
e frequentazioni
(valore % - 2002)

Luoghi di incontro

Uomini

Donne

spesso

occasionalm.

mai

spesso

occasionalm.

mai

Bar/piazza del quartiere

19,8

29,6

33,9

15,2

28,1

37,1

Stazione ferroviaria

3,5

7,6

63,6

3,1

5,9

63,2

Casa amici italiani

13,7

36,2

32,3

17,4

42,1

28,7

Casa connazionali

40,5

34,6

16,4

38,2

41,0

11,8

Assoc. di italiani

5,8

11,5

29,8

3,9

11,8

30,9

Assoc. di connazionali

8,5

14,5

25,0

6,5

12,1

29,2

Assoc. di stranieri

2,5

6,5

33,2

2,2

4,5

35,7

Altro luogo

2,5

1,7

0,0

2,8

0,6

0,0

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione, 2002   


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