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DOVE MAGGIORE C’E’... In questi giorni siamo fortemente assorbiti dagli attentati terroristici e i problemi della vita quotidiana ordinaria, ivi compresi quelli relativi all’integrazione scolastica delle persone con disabilità, ci sembrano allontanarsi sotto la pressione di queste terribili notizie. Non c’è dubbio che la violenza delle notizie e delle immagini ci impone di riflettere su come il valore della vita umana sia annullato dai terroristi sia nei confronti delle vittime sia nei loro stessi confronti . Questa indifferenza per la vita umana, da sempre ritenuto il valore supremo, sconcerta e ci costringe a domandarci il perché di tutto ciò ed a indagare su come quello che consideriamo un bene ed un fine fondamentale possa essere subordinato ad altri fini. Conseguentemente, di fronte a problemi tanto grandi, ha ancora senso considerare importanti ed urgenti i problemi di qualità della vita, che ci sforziamo di risolvere anche tramite l’impegno per l’integrazione scolastica delle persone con disabilità? Senza nulla togliere alla gravità di quanto sta accadendo a livello mondiale, a me sembra però doveroso che ci si continui ad occupare anche di questi problemi.Se scopo del terrorismo è quello di stravolgere le nostre condizioni di vita, tra le forme di contrasto ad essi è pure quello di continuare a lavorare come e più di prima nei campi di impegno quotidiano di sempre. Si ha l’impressione in questo ultimo ventennio, che i grandi eventi che si stanno succedendo stiano oscurando i riflettori precedentemente accesi su alcuni aspetti sociali, fra i quali, certamente, il fenomeno ed il processo dell’integrazione scolastica e sociale delle persone con disabilità in Italia avevano assunto un’attenzione politica e culturale di notevole rilievo. Infatti il crollo del regime sovietico con l’avvio della globalizzazione dei mercati e delle idee, le migrazioni di stranieri sempre più massicce, la guerra per “ l’esportazione della democrazia” ed ora con fragore sempre più assordante il terrorismo hanno fatto ritenere necessario dare risposte sociali a queste nuove emergenze e realtà, ritenendo ormai sufficientemente risolti i problemi sociali che, come l’integrazione, prima ci occupavano. E proprio per restare nel campo dell’integrazione scolastica, a mano a mano che la presenza di studenti stranieri si faceva sempre più forte, sembrava scemare l’attenzione per l’integrazione scolastica degli alunni italiani con disabilità, sempre più assillati a come realizzare l’integrazione degli studenti stranieri.Addirittura nell’ultima legislatura, periodo nel quale la percentuale di studenti stranieri ha superato quella ormai consolidata degli alunni con disabilità inseriti per essere integrati, pari al 2%, Parlamento e Governo si sono sempre meno occupati dell’integrazione scolastica, lasciando irrisolti numerosi problemi sorti durante le precedenti legislature, ma che non potevano più attendere. E così, sotto l’incalzare di una maggiore presa di coscienza da parte dei genitori e delle loro associazioni, il vuoto lasciato colpevolmente da Parlamento e Governo è stato sempre più colmato dalla Magistratura, che ormai interviene non solo per assegnare più ore di sostegno didattico, ma anche per fare rispettare le norme sulla nomina di assistenti educativi da parte degli Enti locali, sull’obbligo di assegnazione di assistenza igienica da parte delle istituzioni scolastiche autonome, sull’obbligo delle AASSLL di fornire diagnosi funzionali non generiche ma utili a descrivere anche le potenzialità e capacità, sull’obbligo dei Consigli di classe ad impostare ed effettivamente svolgere un progetto didattico personalizzato tenendo conto sia delle minorazioni, ma anche delle capacità e potenzialità e degli ausili, specie tecnologici, che possono essere utilmente adoperate, purché i docenti siano seriamente preparati a ciò. Di questi interventi crescenti della Magistratura sembra però che ancora sia il Ministero che Enti locali ed AASSLL non si siano resi conto, dal momento che, malgrado le reiterate richieste delle associazioni, poco o nulla sembra muoversi, con la motivazione che ci sono “cose più urgenti”. Ora ci rendiamo conto che le problematiche dell’integrazione scolastica non sono certamente le uniche di cui la politica debba occuparsi e, probabilmente, non sono neppure sempre le più gravi. Però ci sono ; e non si può far finta di ignorarle o di sottostimarle oltre misura. Fin dall’inizio della legislatura le associazioni hanno chiesto che Ministero dell’Istruzione, della Salute, delle politiche sociali e Governo affrontassero seriamente, anche tramite la Conferenza Stato-regioni-Città, numerosi problemi concernenti l’integrazione scolastica , lavorativa e sociale ( che di quella scolastica sono il naturale sviluppo); ma le richieste non hanno trovato risposte soddisfacenti. Anzi, tranne qualche novità positiva come la concessione di permessi retribuiti ai genitori subito dopo la nascita di un figlio con disabilità, ci sono stati arretramenti, come la restrizione normativa dei posti di sostegno didattico nella totale assenza di un progetto di formazione generalizzata di tutti i docenti sull’integrazione. Pertanto in assenza di serie soluzioni normative ai problemi vecchi ed in presenza di arretramenti normativi, le associazioni si chiedono se ormai l’integrazione scolastica sia scomparsa dall’agenda politica del Governo. Salvatore Nocera |
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