La cocaina è un estere del gruppo degli anestetici
locali che appartiene alla famiglia dei tropani degli
alcaloidi naturali. Strutturalmente la cocaina è una
benzoilmetilecgonina e corrisponde alla formula
empirica:
C17
H21 NO4. In quanto
estere dell'acido benzoico e base azotata (metilecgonina),
la cocaina viene idrolizzata a benzoilecgonina, ecgonina
metil estere e ecgonina. Il sale cloridrato, la forma più
diffusa della sostanza, è scarsamente volatile. La
conversione alla base libera con solfato ed etere produce un
sale che resiste alla decomposizione da calore e consente
l'inalazione del composto attivo.
La cocaina viene rapidamente e facilmente assorbita da
ciascuna delle vie abituali di somministrazione (nasale,
orale, endovenosa o polmonare). (tabella
1)
Vie
d'assunzione
Via
Nasale
L'assunzione
di cocaina per via nasale è quella preferita dai
consumatori abituali. I cristalli vengono finemente tritati
sino a formare una striscia lineare su un piano rigido e
quindi inalati mediante una cannuccia nasale. Ciascuna
striscia contiene da 10 a 40 mg di cocaina in dipendenza del
grado di purezza. L'effetto eforizzante inizia entro pochi
minuti e continua per altri 20-45 minuti (Tabella
1). Al termine di questa prima fase appare una sindrome
caratterizzata da irritabilità, agitazione e depressione
che rinforzano la tendenza a riassumere la cocaina e quindi
fanno ricominciare il ciclo. Queste "abbuffate" di
cocaina possono anche durare diversi giorni sino
all'esaurimento fisico o finanziario.
Via
Endovenosa
Molto
spesso persone che usano abitualmente sostanze psicoattive
per via endovenosa provano la cocaina in modo saltuario e
non continuativo. Ciò è dovuto all'eccesso di
iperattivita' psicomotoria causato dalla cocaina che porta
alla necessità di combinare la cocaina con dei narcotici
(eroina o morfina). L'uso endovenoso della sostanza per le
sue caratteristiche farmacocinetiche (Tabella
1) provoca effetti associabili a quelli del crack.
Crack
Smoking
La
forma basica della cocaina è un composto intermedio della
estrazione di sale idrocloridico dalle foglie di coca.
Esistono dei semplici kit in grado di dissolvere il sale in
una soluzione alcalinica, separarlo grazie all'uso di un
solvente (etere) e liofilizzare il prodotto finale della
reazione sotto forma di piccoli cristalli opalescenti dal
caratteristico rumore (crack) che possono essere fumati in
una sigaretta o in una pipa ad acqua. In questa forma la
cocaina viene assorbita ad altissima velocità e produce
effetti esilaranti e psicostimolanti molto intensi (Tabella1).
Questa modalità di somministrazione ha il massimo
potenziale d'abuso e di overdose perché le oscillazione
d'umore sono ampie da uno stato maniacale ad una disforia
agitata. Infatti a differenza dei consumatori per via
nasale, i fumatori di crack, non sembrano in grado di
trovare una dose soddisfacente e di conseguenza utilizzano
quantità molto maggiori per tempi più lunghi ed in
associazione con altri composti (alcol, ipnotici-sedativi,
amfetamine, eroina).
Come
si distribuisce nell'organismo
|
Il volume di distribuzione della cocaina è di 1,2-1,9
L/Kg. Le più alte concentrazioni di cocaina in caso di
intossicazione al momento dell'autopsia, sono riscontrabili
nelle urine, reni, cervello, plasma, fegato e bile (in
ordine decrescente): Livelli plasmatici di cocaina sono
rintracciabili per 4-6 ore dopo l'ultima assunzione per via
nasale. Negli individui che abitualmente usano la cocaina la
vita media della sostanza e' di circa 48 minuti dopo una
dose endovenosa di 32 mg. La cocaina passa facilmente la
barriera emato encefalica. Al picco plasmatico il rapporto
cervello/plasma è di circa 4 a 1. Considerato che le
concentrazioni plasmatiche scendono più rapidamente di
quelle cerebrali tale rapporto diventa di 20 a 1 nel volgere
di 1-2 ore. La cocaina non è più dosabile nel tessuto
encefalico 6-8 ore dopo l'ultima dose. Uno dei metaboliti
della cocaina, la benzoilecgonina, passa difficilmente nel
cervello.
Le colinesterasi epatiche e plasmatiche idrolizzano la
cocaina ai metaboliti inattivi (esteri metilici dell'ecgonina).
La benzoilecgonina è un metabolita che può essere
idrolizzato anche non enzimaticamente. La conversione della
cocaina a norcocaina avviene per metilazione (2-6% dei
metaboliti totali).
La cocaina viene rapidamente e completamente
metabolizzata. Meno del 10% è escreta immodificata nelle
urine. La cocaina può essere riscontrata nelle urine per 8
ore dopo una dose nasale di 1,5 mg/Kg, sino ad un limite
massimi di 12 ore. La benzoilecgonina è invece dosabile
(cromatografia o radioimmunoassay) sino a 144 ore. Per ciò
il rapporto cocaina/benzoilecgonina non può essere
considerato un indicatore delle concentrazioni plasmatiche
di cocaina.
La dose massima non letale per un adulto è, per via
nasale, di 80-200 mg. Una dose intranasale di 25 mg produce
un lieve aumento della pressione sistolica e un senso
soggettivo di euforia. Una dose endovenosa pura di 16 mg
induce gli stessi effetti normalmente riportati dopo una
dose endovenosa standard da strada. L'assunzione per via
orale di dosi superiori a 3 mg/Kg richiede un trattamento
immediato (entro 1 ora) di decontaminazione intestinale
mediante l'uso di carbone attivato e catartici. Le reazioni
tossiche sono difficili da predirre per la variabilità dei
composti impuri, adulteranti (Tabella
2), contenuto di cocaina e tolleranza individuale.
Meccanismo
d'azione della Cocaina
|
Storia di una droga famosa:
dalla
coca alla cocaina.
L'uomo ha sempre ricercato sostanze capaci di alterare le
sue facoltà mentali.
Tra tutte le molecole abusate dall'umanità la cocaina ha un
posto unico. Tra moda e condanna, di artisti, medici,
scienziati e gente comune.
La cocaina, il più potente stimolante del Sistema
Nervoso Centrale presente in natura, viene estratta da due
piante che crescono spontaneamente in Sud America. La Eritroxylum Coca cresce nei climi umidi della foresta tropicale
delle Ande Peruviane Orientali (Perù, Equador, Bolivia).
Questo arbusto cresce lentamente sino ad un'altezza di 2,5
metri in 40 anni. Le foglie più giovani, lunghe sino a 5
cm, contengono circa 1% di cocaina e sono la principale
sorgente di cocaina per il traffico illegale. Le foglie
vengono macerate ed amalgamate sino a formare una pasta da
cui, per raffinazione, si ottiene una polvere cristallina
biancastra che contiene il cloridrato di cocaina. La Eritroxylum
Novogranatense cresce nelle regioni montuose aride della
Colombia, della costa Caraibica del Sud America e della
costa settentrionale del Perù. Le foglie del genere
Trujillo vengono coltivate legalmente in Perù ed esportate
in New Jersey dove la Stephan Chemical Company estrae la
cocaina per scopi farmaceutici. La Coca-Cola utilizza ancora
oggi il prodotto decocainizzato delle foglie come
aromatizzante.
Per diversi anni un prodotto per infusione (Thè della
Salute Incas) è stato disponibile nei supermercati degli
Stati Uniti. Questa bevanda, ottenuta dalle foglie di Eritroxylum
Novogranatense contiene in media 5mg di cocaina per
tazza, produce una lieve stimolazione psicomotoria, modica
euforia e tachicardia.
Amerigo Vespucci fu probabilmente il primo europeo a
descrivere la masticazione di foglie di coca in uso presso
le popolazioni del Nuovo Mondo. Ancora oggi il 90% degli
indigeni mastica le foglie secche mescolate con una piccola
quantità di cenere in modo da spremerne i principi attivi
che, una volta disciolti nella saliva, vengono a poco a poco
deglutiti per assicurare effetti farmacologici duraturi. Una
abitudine questa, già cara agli Incas. La parola coca
deriva infatti da kuka, il nome proprio della pianta in
lingua quechua. E' possibile però che la parola coca derivi
dal linguaggio di una popolazione indios antecedente
all'avvento degli Incas, gli Aymara, capaci di coltivare e
usare la proprietà della pianta; in lingua Aymara "
Coca " significa semplicemente " la pianta ".
La coltivazione della coca avveniva, sino al 1400, in una
vasta zona che comprendeva gli attuali teritri del Venezuela
e del Cile. I Conquistadores, spaventati certamente
piu' da magico alone di idolatria che dai reali effetti
psicotonici delle foglie di coca promulgarono una serie di
editti che, dal 1565 in poi, vietavano l'abitudine di
masticare le foglie di coca.
Negli stessi anni, il secondo Concilio di Lima tentò di
limitarne l'uso presso le popolazioni indigene perché
" sostanza inutile, atta a suscitare le pratiche
sciamaniache e le superstizioni degli Indios ". Ma
ormai, con già 2000 anni di tradizioni alle spalle le
abitudini erano radicate nella popolazione e la coltivazione
della pianta aveva raggiunto il suo apice. Dato che le
misure restrittive non avevano alcun effetto, la coca
divenne quindi monopolio di Stato, per passar, verso la fine
dell'Ottocento, nelle mani d imprese private.
Bisognerà attendere il diciannovesimo secolo, perché si
iniziasse a capire che cosa rendeva le foglie di coca così
uniche quando, nel 1860, Albert Niemann riuscì ad isolare
una sostanza, cui diede il nome di " cocaina ". Fu
in questo periodo che molti scienziati europei ed americani
iniziarono a studiare gli effetti psicostimolanti della
cocaina e delle foglie di coca. Unanue, Humboldt, Spruce,
Markham e Mantegazza descrissero tutti con grande chiarezza
e dovizia di particolari gli effetti della sostanza. Nel
1880 le foglie di coca entrarono nel Prontuario Farmaceutico
degli Stati Uniti d'America, mentre la cocaina fu approvata
come medicinale nel 1890. Sei anni prima in Europa, l'allora
giovane neurologo viennese Sigmund Freud aveva applicato i
suoi studi sulla sostanza, che egli raccomandava come
toccasana per moltissime malattie, tra cui la depressione di
cui era afflitto e dalla quale diceva curarsi con basse dosi
croniche di cocaina.
Nel medesimo anno Koller, un oculista amico di Freud,
sperimentò la cocaina come anestetico in diversi interventi
chirurgici all'occhio, creando le basi razionali per
l'anestesia locale e fu sempre nel 1884 che il chirurgo
americano Halsted dimostrò la capacità della cocaina di
bloccare l'attività nervosa e propose il suo impiego nella
prima anestesia tronculare.
Non furono solo i medici, i chimici ed i tassonomisti a
studiare ed abusare la cocaina. Si racconta che Robert Louis
Stevenson avesse pensato i personaggi i personaggi di Dr.
Jekyll e Mr. Hyde come due opposti effetti della cocaina che
gli era stata prescritta da Freud come antitubercolare.
L'oculista cocainomane Sir Arthur Conan Doyle, autore di
Sherlock Holmes, racconta dell'uso di cocaina fatto dal noto
investigatore.
Verso la fine del diciannovesimo secolo, il giovane
chimico corso Angelo Mariani realizzò un vino a base di
coca, che fu subito acclamato da cantanti d'opera e
musicisti come ottimo rimedio contro il mal di gola, come
stimolante e tonico tanto da far meritare al suo inventore
la medaglia dell'Accademia Medica di Francia.
Lo zar e la zarina, i regnanti inglesi, i sovrani svedesi e
norvegesi, il re Norodom di Cambogia, il comandante delle
forze francesi in Indocina, il comandante generale
dell'esercito britannico e persino il papa Leone XIII furono
assidui consumatori del vino " drogato ", tanto
che il suo creatore ricevette dal successore di Pietro una
medaglia " ad honorem ".
Molti intellettuali del tempo facevano uso del Vin Mariani;
fra essi gli scrittori Dumas figlio, Verne, Rostand, Zola,
France e Ibsen, la divine Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse,
i compositori Gounod e Massenet, gli artisti Rodin, Robida e
Chéret.
A questo punto anche gli imprenditori americani giudicarono
vantaggioso investire nel mercato dei prodotti a base di
cocaina. Fu cosi' che J. S. Pemberton lanciò sul mercato la
French Wine Coca, indicata come ottimo stimolante nervoso e
tonico.
Il proibizionismo mise fuori legge tutte le preparazoini a
base di alcol e Pemberton fu costretto a ripiegare
inventando quella che diventerà una delle più famose ed
imitata bevande della storia: la Coca-Cola, ottenuta con
estratto non alcolico di foglie di coca e noci di cola
africana, disciolta in un dolce sciroppo di caramello.
Ben presto il boom commerciale si avviò verso un
altrettanto rapido fallimento.
...Ed
ecco il perché della cocaina. Non posso vivere senza far
lavorare il cervello. C'è forse qualche altra cosa per cui
val la pena di vivere? Ma venga un attimo qui, alla
finestra. Si è mai visto un mondo più tetro, più
squallido, più inutile? Guardi quella nebbia gialla che
fuma e fluttua per le strade e va ad accumularsi sulle
grigie facciate delle case. Cosa potrebbe esserci di più
disperatamente prosaico e materiale? A che serve, Dottore,
possedere doti, se poi manca la possibilità di sfruttarle?
Il delitto è banale, l'esistenza è banale; e solo queste
banali qualità, non altro, servono a qualcosa su questa
terra. "
Sherlock
Holmes
Arthur Conan Doyle:
"Il segno dei Quattro" (1890) |