NUMERI
SPECIALI DEL M.U.R.S.T.
NICOTINA
Tutta
la verità, nient'altro che la verità
Nicotina
Terapia
della nicotino-dipendenza
Conclusioni
Il
fumo di tabacco
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Chiariamo subito che il problema non è solo la nicotina
in quanto tale, ma il suo veicolo cioè il tabacco. I danni
del fumo di tabacco sono noti da almeno 500 anni. Da allora
si sono fatti molti passi indietro e le critiche sulla
nocività del fumo sono state attribuite ad una visione
moralistica della vita che si opponeva a piaceri considerati
innocui. Oggi nessuno, ad eccezione di quelli che ignorano
totalmente le evidenze scientifiche, gli industriali del
tabacco ed i fumatori incalliti, può avere dei dubbi
sull'enorme nocività del fumo. Il che non è la stessa cosa
della nocività della nicotina.
I pericoli della nicotina e quelli del tabacco sono due
cose distinte. La nicotina è forse l'unico composto dotato
di proprietà gratificanti tra i 4000 componenti del fumo di
sigaretta, che invece, brucia sostanze tossiche non
gratificanti ma farmacologicamente molto attive. [ figura 1] |
Danni prodotti dai composti del tabacco
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Alcuni dei composti che costituiscono il catrame, e
soprattutto i prodotti di combustione sono i veri
responsabili di varie forme di cancro, principalmente di
quello polmonare. Mentre tra i composti attivi del fumo, sia
il monossido di carbonio che la nicotina hanno un ruolo
importante nel determinare le malattie cardiovascolari. La
nicotina ha infatti un'azione diretta
sui recettori colinergici e provoca una cascata di azioni
farmacologiche, legate alla liberazione di catecolamine
(adrenalina, noradrenalina e dopamina). E' noto come
un'azione eccessiva e persistente delle catecolamine, come
avviene nei casi di stress e nelle malattie delle ghiandole
surrenali può causare gravi irreparabili cardiovascolari
(aterosclerosi e patologie a carco del muscolo cardiaco). Il
ruolo della nicotina come tale (cioè come composto puro)
nella genesi delle forme tumorali è molto più dubbio.
Perchè se è vero che la nicotina può essere convertita
in un composto carcinogeno, chiamato nitrosonornicotina è
anche discutibile che la quantità formata sia sufficiente a
provocare tumori. Quindi il problema della nicotina non è
quello di provocare il cancro.
E' dubbia anche un'altra azione della nicotina: il suo ruolo
causale nelle malattie polmonari croniche. Infatti sia in
vitro che in vivo la nicotina provoca una migrazione dei
granulociti neutrofili, che, tra le altre sostanze, liberano
elastasi, un enzima che distrugge la struttura alveolare del
polmone, nello stesso momento in cui altri componenti del
fumo di sigaretta contribuiscono all'inattivazione dell' -1-
antitripsina, un enzima che protegge la struttura polmonare. |
Il problema del fumo passivo
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Il fumo passivo, o involontario, viene oggi identificato
come causa di una serie di malattie. Negli Stati Uniti il
Surgeon General (la massima autorità sanitaria del paese)
ha dedicato un intero capitolo di ricerca al fumo
involontario, concludendo senza ombra di dubbio che
l'esposizione a questo tipo di fumo causa cancro polmonare e
che i figli di fumatori hanno un aumento della frequenza di
infezioni respiratorie e di altri sintomi, e un ritardo nel
normale sviluppo della funzione polmonare. L'esposizione al
fumo passivo aumenta del 150% il rischio di cancro
polmonare. |
Effetti biologici della nicotina
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Nell'uomo le azioni della nicotina si manifestano come
alterazioni della fisiologia del sistema nervoso, sia
centrale che periferico. La nicotina e' in grado di
modificare la trasmissione degli impulsi nervosi attraverso
una specifica azione sui gangli del sistema nervoso
simpatico.
Studi successivi hanno rivelato che a concentrazioni basse
la trasmissione nervosa è stimolata, mentre concentrazioni
più elevate bloccano la trasmissione nervosa gangliare.
Questo lo sappiamo da quasi 100 anni.
Oggi, la distribuzione ed il metabolismo della nicotina nel
cervello possono essere seguiti mediante PET (positron
emission tomography). La nicotina e' capace di produrre
diversi effetti attribuibili alla sua azione sul cervello.
Sono molto frequenti, la prima volta, sensazioni soggettive
di vertigine e di capogiro, talvolta anche sindromi
vertiginose vere e proprie.
A dosi leggermente più elevate, sempre la prima volta,
compaiono nausea e vomito.
Gli stessi effetti possono essere provocati in fumatori
anche cronici che vengano costretti ad assumere grandi
quantità di nicotina. I fumatori esperti (tutti diventano
esperti dopo qualche vertigine ed un po' di nausea) imparano
ad evitare gli effetti spiacevoli modificando la profondità
e la frequenza dell'aspirazione per ottenere immediatamente
dei livelli ematici di nicotina costanti. |
Perchè non è facile smettere di fumare?
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Studi scientifici controllati rivelano che i fumatori
cercano di mantenere dei livelli costanti di nicotina nel
cervello. La nicotina è una sostanza d'abuso (droga) e come
tale agisce come un rinforzo positivo primario. Quando la
nicotina è somministrata per via endovenosa a fumatori,
questi la classificano come piacevole e gratificante e le
assegnano un punteggio elevato nella scala di godimento.
Questa classificazione soggettiva e' molto simile a quella
dell'anfetamina e della morfina per le sue proprietà
euforizzanti. E' importante notare che la somministrazione
endovenosa non sopprime del tutto il desiderio di fumare,
probabilmente a causa di altri rinforzi associati al fumo.
In una certa misura gli effetti della nicotina
assomigliano a quelli degli stimolanti psicomotori, cocaina
e anfetamine, ma, a causa della sua azione indiretta, il suo
limite superiore di rinforzo e' molto più basso.
La nicotina stimola la liberazione di un
neurotrasmettitore chiamato dopamina agendo sulle cellule
specifiche che la producono mentre la cocaina e l'anfetamina
agiscono sulla dopamina con un altro meccanismo. Gli animali
distinguono prontamente la nicotina dalla cocaina e
dall'anfetamina, mentre l'uomo ha più difficoltà.
Abbiamo già detto come la nicotina possa avere azione
stimolante o deprimente, in funzione della dose impiegata.
Non e' mai stato confermato a livello scientifico quanto
affermano i fumatori: e cioè che il fumo stimoli la
concentrazione (durante il lavoro) o rilassi (in condizioni
di stress) in funzione della necessità. Anche gli effetti
specifici della nicotina sull'umore sono molto difficili da
dimostrare se non mediante il sollievo che essa induce nei
fumatori quando essi si trovano in astinenza.
Anche il potenziale effetto ansiolitico del tabacco e della
nicotina e' molto discutibile. Non è stato possibile
dimostrare un aumento del consumo di tabacco in situazioni
di stress o una riduzione dell'ansia grazie al fumo. La
riduzione dell'ansia può essere rilevata, invece quando si
assuma nicotina durante l'astinenza.
Lo stress induce molti tipi di comportamenti ripetitivi, tra
i quali consumare farmaci o cibo, guardare la televisione,
compiere movimenti stereotipati come mordersi le unghie. I
classici sedativi antiansia (tipo il Valium ®) riducono lo
stress, disinibizione, cioè con un tipo di stimolazione.
Se, viceversa, la nicotina e gli altri stimolanti risolvano
l'ansia attraverso una qualche sedazione è ancora oggetto
di polemiche. Oltrettutto il rinforzo, sia positivo
(gratificazione) che negativo (sollievo dall'astinenza),
dato da qualunque sostanza può essere erroneamente
scambiato per una riduzione dell'ansia. E' interessante
notare come situazioni di ansia possano provocare la
ricaduta anche in fumatori che da tempo non presentano più
nessun segno o sintomo di astinenza.
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Il fumo di sigaretta come nicotino-dipendenza
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Il Surgeon General nel 1964, non indentificava il fumo di
tabacco come una tossicodipendenza. Tuttavia già da allora,
alcuni studiosi avevano formulato l'ipotesi di una
dipendenza da nicotina, il principio attivo presente nel
fumo di sigaretta.
Il
fumo di sigaretta: produzione e destino dei suoi componenti
Il
fumo di tabacco contiene / Fattori che influenzano
l'assorbimento
Figura
Modificata da Henningfield JE. Behavioral pharmacology of cigarette smoking.
In: Thompson T, Dews PD, Barrett JE, eds. Advances in
behavioral pharmacology. Vol.4. Orlando: Academic Press,
1984)
Grazie a studi successivi è stato invece accertato,
oltre ogni ragionevole dubbio, che la nicotina è, nel
tabacco, il principio attivo che produce la dipendenza.
Nella quarta edizione del 1994 del Diagnostic and
Statistical Manual of Mental Disorders, (DSM-IV), la
dipendenza e la astinenza da Nicotina sono classificate come
un disturbo psichico. I criteri per valutare la dipendenza
da nicotina, sono:
a) un persistente desiderio o il fallimento dei tentativi di
smettere
b)
un aumento della quota del proprio reddito destinata a
procurarsi la sostanza
c)
la continuazione nell'uso nonostante la consapevolezza di un
problema di salute
d)
il disagio, anche dopo una breve astinenza, che porta al
tentativo continuo di trovare sollievo al
desiderio
di fumare.
Nei
primi anni '70, prima che fossero avviati gli studi basati
su sistemi di sostituzione della nicotina, la dipendenza era
valutata attraverso studi di titolazione. Queste ricerche
confermarono che i fumatori manifestano un comportamento di
'ricerca della nicotina', in modo da garantirsi
costantemente un determinato livello di questa sostanza nel
sangue.
E' dimostrato come le sigarette con elevata concentrazione
di nicotina determinano un abbassamento della frequenza del
numero e/o della intensità delle aspirazioni, mentre
viceversa, sigarette a bassa concentrazione di nicotina,
costringono i fumatori ad aumentare la frequenza e
l'intensità delle aspirazioni per aumentare la quantita' di
fumo inalata. I fumatori di sigarette a basso rendimento non
consumano meno nicotina, essi tendono comunque a mantenere i
livelli di nicotina fra 30 e 40 ng/ml di plasma.
Sembra
che il fumo abbia un effetto protettivo sul cancro
dell'utero e della mammella ma queste osservazioni in
contrasto con previsioni intuitive, non sono mai state
confermate. Un effetto protettivo della nicotina è stato
osservato anche in alcune malattie neurologiche come il
morbo di Parkinson e quello di Alzheimer.
La
nicotina è altresì utile nel frenare emorragie associate a
coliti ulcerative e la sua forma in gomma masticabile e' in
sperimentazione per la terapia della sindrome di La Tourette.
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Il problema della dipendenza
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La tolleranza come criterio di dipendenza ha ricevuto
un'attenzione considerevole. La tolleranza cronica,
dimostrata dagli studi condotti su animali, non e' mai stata
evidenziata nell'uomo in modo inequivocabile, forse per
l'assenza di uno studio sistematico e controllato
sull'argomento.
Una tolleranza acuta nel corso della giornata e' rilevabile
con la determinazione della frequenza cardiaca, il parametro
più facile da misurare. La prima sigaretta della giornata
provoca tachicardia, ma quando i livelli plasmatici di
nicotina raggiungono l'equilibrio il fumo non presenta
ulteriori effetti sulla frequenza cardiaca. Quando i
fumatori cronici si astengono dalla sigaretta, presentano
una caduta della frequenza cardiaca, che rimane bassa a
lungo, almeno per 10 giorni. Gli altri due sintomi che
sembra presentino tolleranza sono stordimento e nausea. Il
sollievo dall'astinenza è il tipo principale di rinforzo
negativo per i fumatori.
Questa componente e' presente anche per sostanze come
l'alcol, i barbiturici e l'eroina. La sindrome di astinenza
da sostanze stimolanti, come la caffeina, la nicotina e la
cocaina, e' più moderata di quella causata da sostanze
depressive.
L'ipotesi formulata da Russell è che la fase iniziale del
consumo di tabacco sia sostenuta da un rinforzo positivo,
che consiste nel piacere di fumare, ma che in seguito si
instauri un rinforzo negativo, che trasforma questo piacere
soprattutto nella ricerca di sollievo dai sintomi di
astinenza. La condizione di deprivazione di nicotina per
forti fumatori comporta irritabilità e disagio alleviabili
solo con nicotina sostitutiva.
Questa componente è presente anche per sostanze come
l'alcol, i barbiturici e l'eroina. La sindrome di astinenza
da sostanze stimolanti, come la caffeina, la nicotina e la
cocaina, è più moderata di quella causata da sostanze
depressive.
Il consumo compulsivo accompagnato dal rischio sarebbe
per alcuni studiosi sufficiente per dare una definizione di
dipendenza o tossicodipendenza. In contrasto con l'ipotesi
che concentra l'attenzione sul sollievo dall'astinenza,
diversi Autori sostengono che il rinforzo positivo e'
l'origine di tutte le forme di dipendenza da sostanze. Il
fatto che una ricaduta possa presentarsi molto tempo dopo
l'astinenza acuta rivela che la ricerca di nicotina per il
rinforzo positivo può essere sempre presente.
Tuttavia, questa ricerca a distanza di tempo (spesso
anche anni) potrebbe essere un'astinenza condizionata o
semplicemente il ricordo degli effetti piacevoli. Il
comportamento rituale e le sensazioni orali e respiratorie
sono considerati rinforzi secondari. |
Segni e sintomi dell'astinenza da nicotina
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L'astinenza da nicotina era stata già segnalata nel
1942. L'astinenza dal fumo di tabacco è stata descritta da
Larson e Silvette negli studi sul tabacco pubblicati tra il
1961 e il 1975.
I sintomi di
astinenza associati alla interruzione del consumo di
tabacco erano tuttavia considerati di origine psicologica e
inconsistenti.
L'assenza di una sindrome di astinenza misurabile in modo
obiettivo e quindi definibile con precisione ha alimentato a
lungo l'opinione che fumare non fosse una forma di
tossicodipendenza.
Si è così creduto a lungo che i sintomi definiti di volta
in volta derivassero dalla modificazione del comportamento
rituale piuttosto che dalla mancanza di nicotina.
L'identificazione degli aspetti della sindrome di astinenza
che accompagna l'interruzione del consumo di tabacco è
stata avviata alla fine degli anni '70.
Nella tabella 1. sono elencati i segni e i sintomi
riferiti come più frequenti nell'interruzione più o meno
graduale del consumo di tabacco.
Vari sintomi di astinenza (irritabilità, ansia, fame,
impulso a fumare) sono nicotino-specifici come risulta da
studi controllati che utilizzano nicotina (2 mg) in gomma
contro placebo per caratterizzare i sintomi di astinenza.
I sintomi di astinenza, rilevabili durante l'interruzione
del consumo di tabacco da fumo, fanno parte di quei criteri
utilizzati per definire nicotino-dipendente un fumatore.
Come accade anche per altre sostanze psicoattive, sono da
utilizzare numerosi parametri, includendo i segni di consumo
compulsivo, la presenza di tolleranza e l'astinenza.
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