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193mila i disabili in Emilia Romagna, oltre 44mila nella provincia di Bologna. Rapporto 2002 sui servizi

 

BOLOGNA – 44.706, pari al 4,9% della popolazione: sono i cittadini disabili che vivono nella provincia di Bologna. In Emilia-Romagna, sarebbero circa 193.000. Tornando alla “dimensione” provinciale, aumentano, di anno in anno, tra i banchi di scuola, gli alunni disabili, crescono i finanziamenti destinati alla formazione professionale, mentre gli iscritti negli elenchi dei disoccupati vengono inseriti con regolarità nel mondo del lavoro. Sono solo alcuni dei dati che emergono dalla presentazione del “Rapporto 2002 sui servizi provinciali rivolti ai cittadini in situazione di handicap”, illustrato oggi a Palazzo Malvezzi dagli assessori provinciali Donata Lenzi (Sanità e servizi sociali, Politiche del lavoro) e Beatrice Draghetti (Politiche scolastiche, formative e dell’orientamento) agli operatori dei servizi e alle associazioni dei disabili. “Questo rapporto provinciale, che è il primo finora realizzato, si colloca tra le iniziative che via via metteremo in campo in occasione del 2003, Anno europeo delle persone con disabilità – spiega l’assessore Lenzi – . Da qui nasce anche l’idea, la sollecitazione, a produrre ogni anno un rapporto di questo tipo”.

 

Gli ambiti esplorati sono la scuola, la formazione e il lavoro, in connessione con il servizio di sicurezza sociale. Per quanto riguarda la scuola, con l’aumento della popolazione scolare in generale e l’innalzamento dell’età della scuola dell’obbligo, dall’analisi dei dati raccolti emerge che il totale degli alunni disabili nella provincia di Bologna è salito, passando dai 1478 del 1999-2000 ai 1883 del 2002-2003 (+27,4%): in percentuale, sul totale degli alunni, vuol dire una crescita da 1,86% a 2,22%, con un incremento sensibile di anno in anno. Parallelamente, è cresciuto il numero degli insegnanti di sostegno; nel corso del 2002, con i fondi della legge regionale, sono stati destinati a 55 Comuni oltre 450.000 euro per i sussidi individualizzati, e oltre 250.000 euro come contributi per investimenti a 13 Comuni.

 

Per quanto riguarda il servizio di formazione professionale, l’impegno finanziario degli interventi specifici per disabili sul totale fondi destinati a questo settore è salito dal 9% del 2001 al 13% del 2002, che si traduce in un incremento dei posti disponibili nelle attività formative. E per quanto riguarda l’inserimento vero e proprio nel mondo del lavoro, “ogni anno – ricorda l’assessore Lenzi , circa 500-600 persone si iscrivono negli elenchi del collocamento obbligatorio. Nel 2001, più di 700 hanno trovato un posto di lavoro, per quanto riguarda il primo semestre del 2002, gli impiegati sono 429. Quindi, parliamo di 700-800 inserimenti l’anno. Sono dati buoni, se paragonati alla situazione nazionale, dove spesso a fatica viene applicata la legge 68”.

 

Non mancano le assunzioni a tempo determinato, “anzi, il livello è decisamente alto. E questo è fondamentale: già la flessibilità è un problema, se poi viene sommata alle difficoltà di un disabile la situazione diventa ingestibile”. Un panorama nel complesso positivo, dove però c’è ancora da lavorare, molto: “Tutto può essere migliorato – sottolinea l’assessore Draghetti – , soprattutto nel campo del diritto all’accesso e successo formativo. Mi riferisco al trasporto, all’accompagnamento, agli insegnanti specializzati”. C’è poi tutto il discorso della disabilità mentale: “E’ un fenomeno purtroppo in aumento – conclude Donata Lenzi – che porta con sé uno stigma forte. Mentre c’è una maggior sensibilità nei confronti dei disabili fisici, rimangono forti ostacoli nell’inserimento dei disabili psichico. E su questo occorre lavorare molto”. (cv)

 

Barriere architettoniche e barriere ‘percettive’. Il sistema LOGES

 

In base al D.P.R 503 del 24 luglio 1996, sono da considerare barriere architettoniche “la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.” (art. 1.2, lettera c). Inoltre “I progetti relativi agli spazi pubblici e alle opere di urbanizzazione a prevalente fruizione pedonale devono prevedere almeno un percorso accessibile in grado di consentire (…) l’uso dei servizi, le relazioni sociali e la fruizione ambientale anche alle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale” (art.4).
La distinzione tra capacità motoria e sensoriale a livello di legislazione è un’acquisizione importante per il miglioramento della qualità della vita di non vedenti e ipovedenti. La necessità di eliminare le barriere ‘percettive’ in ambiente urbano, e gli studi fatti soprattutto in Europa e Giappone negli ultimi vent’anni, hanno condotto alla messa a punto di un sistema di creazione di percorsi-guida per ciechi, il LOGES (Linea di orientamento guida e sicurezza).
Si tratta di un sentiero costituito da un fondo di materiale gommoso o di gres, ben percepibile a livello plantare, dotato di scanalature nelle quali fare scorrere il bastone come su un binario e di altri tipi di rilievi che forniscono diverse informazioni (svolte, incroci, punti di attraversamento, punti di interesse, pericoli). Il sistema, semplice e di istintiva comprensione, non necessita di alcun addestramento ed è di immediata utilizzazione; numerose associazioni sperano che possa venire adottato come standard internazionale.

 

Barriere architettoniche in Italia

 

Con il termine barriere architettoniche si indicano tutti gli ostacoli che non permettono la completa mobilità alle persone temporaneamente o permanentemente in condizioni limitate di movimento o che si muovono con sedia a rotelle.


Non esiste un monitoraggio che "fotografi" la reale situazione delle barriere architettoniche negli edifici pubblici. La popolazione interessata? Tre milioni gli italiani praticamente "reclusi" a causa della presenza di barriere architettoniche. Circa il 20% delle popolazione della Unione Europea, secondo una ricerca realizzata dalla stessa Unione, è investita in modo più o meno diretto dalla limitazione derivante dalla presenza di barriere. In questa analisi si fa riferimento oltre che alle persone con handicap fisici permanenti, anche ad anziani con difficoltà deambulatoria, persone obese e, perfino, genitori con i passeggini.


Le prime indicazioni normative in materia di barriere architettoniche risalgono alla fine degli anni '60. Da allora si sono succeduti, tra decreti legge e circolari, più di 45 provvedimenti legislativi. L'ultima novità normativa è rappresentata dal Testo Unico sull'edilizia n° 380/2001.


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