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Abbiamo letto l’articolo apparso sulla Repubblica di Bologna nella Rubrica "L’Hocchio" del 16 novembre scorso (pubblicato anche sul sito APIS-FADIS http://www.comune.fe.it/apis/ ) dove si faceva riferimento alla formazione degli insegnanti di sostegno ed in particolare ai corsi biennali di specializzazione.
Come F.A.D.I.S. (Federazione delle Associazioni di Docenti per l’Integrazione Scolastica), alla quale aderiscono otto associazioni dislocate sul territorio nazionale di cui quattro operanti in Emilia Romagna, ci siano sempre attivati per cercare di migliorare l’integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap.
Siamo a conoscenza da diversi anni della situazione di carenza del personale specializzato che si occupa del sostegno nelle scuole e, i dati pubblicati nell’articolo, non sono certamente confortanti, anche perché non rispecchiano solo una realtà locale ma sono rappresentativi di una situazione nazionale. Più volte abbiamo segnalato questo problema, sia in incontri pubblici che attraverso lettere al Ministero della Pubblica Istruzione.
Apprezziamo il fatto che non solo i docenti lamentino questa situazione, ma anche i genitori che sono, insieme ai loro figli, i diretti interessati.
A seguito del citato articolo scritto da Giovanni Battista Pesce, ci sembra importante esplicitare alcune considerazioni su quanto avvenuto in questi ultimi anni sull’iter formativo dei docenti specializzati per l’attività di sostegno agli alunni in situazione di handicap.
I corsi di specializzazione hanno sempre avuto iter complessi e sofferti tanto che non possiamo certo disconoscere che i titoli di specializzazione acquisiti non sono stati mai definitivi ma sono stati sottoposti a revisione sulla base di normative susseguitesi nel corso degli anni e in qualche periodo essi sono stati resi anche nulli, se non utilizzati o aggiornati.
Il 1997 ha invece segnato un momento di svolta nella formazione dei docenti specializzati poiché, in applicazione anche della legge 104/92, tale formazione viene riconosciuta soltanto alle Università che, in base alla legge 341/90 avevano già affidata la formazione per l’abilitazione all’insegnamento primario e secondario. Ciò determinò la sospensione definitiva dell’attivazione dei corsi da parte dei Provveditorati agli Studi per il personale di ruolo e degli enti privati per quelli fuori ruolo.
Nell’attesa che il sistema formativo universitario andasse a regime, per rispondere all’emergenza dettata dalla carenza di insegnanti specializzati, furono introdotte una serie di norme transitorie, fra le quali l’attivazione di Corsi intensivi rivolti a docenti di ruolo in esubero, non privilegiando certo la qualità della formazione, in quanto questi corsi erano annuali e prevedevano un monte ore pari ad un terzo dei corsi ordinari, tagliando sia sui contenuti che sull’aspetto della polivalenza, non prevedendo la formazione specifica relativa alle minorazioni sensoriali ovvero agli handicap della vista e dell’udito.
Nonostante il proliferare di questi corsi in molte province italiane, la carenza di insegnanti di sostegno specializzati è continuata ad esistere e si è addirittura aggravata in quanto si assiste continuamente ad un'uscita dei docenti specializzati dal sostegno, una volta completato il quinquennio obbligatorio di permanenza in questo ruolo.
Per questo è stato emanato il Decreto Interministeriale n.460/98, riconoscendo solo alle Università, previa verifica da parte dei Provveditorati agli Studi della necessità di personale specializzato, la possibilità di istituire, sempre in via transitoria, corsi biennali di specializzazione rivolti a tutti i docenti e aspiranti alla docenza, abilitati e non. Sempre il D.I. 460/98, all’art. 7, fornisce solo ai docenti di ruolo, l’opportunità di formarsi in merito alle problematiche educative e didattiche legate all’integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap inseriti nelle classi di ogni ordine e grado di scuola, attraverso la frequenza di corsi a struttura modulare istituiti sempre dalle Università.
Pur in ottemperanza a queste norme transitorie, le varie università italiane hanno tenuto comportamenti diversi e diversificati sia a livello di organizzazione che di contenuti.
In Emilia Romagna, ad esempio, l’Università di Ferrara ha istituito fin dall’anno scorso un corso di specializzazione biennale, mentre a Modena, a Reggio Emilia e a Parma, sono stati istituiti corsi solo quest’anno da parte di Università o Consorzi di Università anche con sede fuori regione.
Nelle altre province, pur avendo rilevato carenze di personale specializzato, non sono stati al momento ancora istituiti corsi di specializzazione, penalizzando quindi queste zone.
C’è da sottolineare, quindi, che la formazione del personale specializzato si è rivelata, ancora una volta, a rischio, in quanto, in mancanza di linee-guida chiare e precise, non tutte le Università hanno attivato corsi di specializzazione e quelle Università che sono state sollecitate a farlo, non sempre hanno attivato tali corsi, gestendoli direttamente nei rispettivi atenei, bensì dislocandoli in varie parti d’Italia, una volta individuato un parternariato con associazioni e enti vari, disponibili ad occuparsi della parte gestionale e organizzativa.
La frequenza di questi corsi ha richiesto e richiede, inoltre, agli studenti un grosso impegno finanziario ma la possibilità di poter avere a breve e a medio termine, un posto di lavoro, ha fatto sì che la richiesta fosse altissima in tutta Italia, senza tener conto che questi corsi permettono solo l’acquisizione dei titoli di specializzazione ma non danno assolutamente l’abilitazione all’insegnamento che continua ad essere acquisita attraverso altre procedure quali i concorsi e i corsi di formazione abilitanti organizzati dalle Università, nelle singole discipline, in quanto non esiste la classe di concorso per il sostegno.
E’ per questo che, come FADIS, crediamo che sia importante che tutte le Università attivino in via transitoria i corsi di specializzazione in attesa di poter istituire i corsi di formazione con valore abilitante in base alle singole discipline ma che prevedano anche al loro interno la formazione specifica per affrontare le problematiche legate all’integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap: un iter formativo chiaro, a livello universitario che garantisca la qualità della formazione sia a livello teorico che pratico e che eviti definitivamente la possibilità di creare situazioni di disagio e di contenzioso.
La formazione, infatti, del personale docente è indispensabile soprattutto in questo momento di cambiamento della scuola che, attraverso l’autonomia organizzativa, metodologica didattica e di ricerca, ha la responsabilità delle scelte per favorire i processi di insegnamento-apprendimento di tutti gli alunni e, quindi, anche degli alunni in situazione di handicap.
Bologna, 23 gennaio 2001
Quirico Nicola
(Presidente nazionale FADIS)Bagni Susi
(Presidente AISB Bologna)