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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Finanziaria 2004. Le osservazioni degli assessori alle politiche sociali. ''Dotazioni economiche inferiori, competenze e riferimenti frantumati''

Un fronte compatto, che rigetta quanto contenuto nella Finanziaria. E’ il fronte costituitosi in seguito alla riunione di ieri della Conferenza degli assessori alle Politiche Sociali. La Conferenza ha formulato alla Conferenza dei presidenti delle osservazioni alla Finanziaria 2004, non prima però di aver espresso delle considerazioni di merito circa l’assetto normativo proposto dal Governo.

Ancora una volta per la materia assistenziale vengono totalmente ignorate le modifiche del titolo V e della legge 131/2003  ( Elenco delle deleghe e dei decreti legislativi emanati ) , che attribuiscono alle Regioni, ad eccezione dei livelli essenziali di assistenza, esclusiva competenza nella materia assistenziale.

Le dotazioni economiche risultanti dalle tabelle allegate alla Finanziaria sono nettamente inferiori a quelle del 2003 e difficilmente collegabili con il testo degli articoli che risultano nella loro formulazione spesso confusi e diversamente interpretabili.

 

La materia assistenziale viene frantumata tra diversi Organi politici (Ministeri e Presidenza del Consiglio), rendendo sempre più complesso per le Regioni un riferimento politico e programmatico omogeneo e unitario.

 

Sul piano degli stanziamenti, risulta che il Fondo delle politiche sociali per il 2004 è di 1.215.333.000 euro, a fronte di 1.522.766.000 euro del 2003, successivamente incrementato a 1.716.555.931 euro (incremento legato al finanziamento dei diritti soggettivi erogati dall’Inps).

 

Se, come sembra, le quote Inps (che le Regioni avevano chiesto di separare dal Fondo) sono comprese nello stanziamento riportato in tabella C, la riduzione del Fondo Sociale alle Regioni passa a 500milioni di euro.

 

Inoltre, non è assolutamente chiaro se i fondi per gli interventi di lotta alla droga sono già stati estrapolati da tali cifre o non vanno ulteriormente dedotti. Inoltre, nonostante le ripetute richieste dei Presidenti non si è considerato né l’avvio dei Liveas, né tanto meno il finanziamento del “Dopo di noi”, Telefonia/Informa-famiglie, estreme povertà e nemmeno il rifinanziamento della legge n.13/84 (barriere architettoniche) in considerazione dell’anno europeo del disabile.


Sul piano finanziario va aggiunto che il maxi decreto prevede invece per il 2004 un incremento del fondo di 232.000.000 di euro da dedicare alle politiche a favore della famiglia. Non si comprende come è utilizzato tale incremento, né se viene destinato alle Regioni. Resta infine aperta la questione dei minori stranieri non accompagnati, dove si ingenera confusione e chiusura sui problemi da parte dello Stato, che ha aperto più tavoli senza alcun coordinamento tra loro. Lo Stato in più sedi ha negato ogni disponibilità economica aggiuntiva.

 

Finanziaria 2004. Le critiche degli assessori: reddito di ultima istanza, minori non accompagnati, assegni familiari.

 

Il primo ad essere affrontato è l’art.13, con cui viene istituito per legge il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga. Lo Stato – affermano gli assessori in un documento – oltre ad operare in una materia di competenza regionale, riaccentra la gestione dei rapporti diretti con comunità terapeutiche e centri di accoglienza, raccoglie informazioni e definisce metodologie e trasferimento all’esterno delle informazioni sulle tossicodipendenze. Ciò crea confusione, dispendio di risorse umane e finanziarie non tenendo conto dei complessi e positivi rapporti creati e costruiti dalle Regioni e dagli enti locali con gli enti autorizzati sulla materia.

 

Inoltre, la materia viene scorporata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per essere inserita nella Presidenza del Consiglio, laddove sono trasferite anche le risorse finanziarie strumentali ed umane con riappropriazione dei finanziamenti del Fondo di intervento per la Lotta alla droga, che viene scorporato dal fondo sociale. Ciò significa: ulteriore frammentazione delle competenze sociali tra diversi Organi, riduzione del Fondo sociale con perdita delle economie di scala, derivate da un’unica programmazione”.


Con l’art.16  si istituisce il Reddito di Ultima Istanza.

L’articolo non è chiaro, perché al primo comma fa riferimento all’assunzione di tale misura nei limiti delle risorse preordinate, nell’ambito del Fondo nazionale per le politiche sociali (con ulteriore sottrazione di risorse).

 

Nel secondo comma, invece, sembrerebbe che le risorse per il Rui (Reddito Ultima Istanza) siano derivate dai contributi di solidarietà (3%) a carico dei percettori di pensioni superiori a 80.397 euro annui. Sulla norma si sono nutriti dubbi di incostituzionalità. Inoltre, non si comprende quale sia la distribuzione territoriale della misura in quanto si fa riferimento ad un generico concorso dello Stato alle Regioni che istituiscono tale reddito. Non viene fatta menzione dell’Ente che provvede all’erogazione.

 

In merito al reperimento di fondi per i minori stranieri non accompagnati, le Regioni chiedono che siano utilizzate aliquote dello 0,8 per mille per attuare quanto sottoscritto dai Ministri responsabili per l’Infanzia, nella riunione europea che si è svolta a Lucca nei giorni 25 e 26 settembre, in cui si è evidenziata la necessità di porre particolare attenzione ai bambini che sono maggiormente a rischio di sfruttamento economico, incluso ad esempio le bambine ed i minori migranti.

 

Inoltre, in termini generali di sviluppo delle Politiche Sociali, si fanno presenti anche altri aspetti che coinvolgono l’Italia in ambito internazionale. “Lo Stato italiano – viene evidenziato – nel Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 si era impegnato insieme agli altri Paesi d’Europa a raggiungere per i Paesi in via di sviluppo, un sostegno nella misura dello 0,33% del Pil fino al 2006. Si chiede l’avvicinamento a tale parametro in quanto l’Italia si colloca oggi intorno allo 0,13%”. Inoltre, si sottolinea come “nel fondo di riserva per le missioni internazionali di pace è necessario coinvolgere oltre la componente militare anche la sfera civile”.


Le osservazioni degli assessori riguardano anche il maxi decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 settembre scorso. In particolare, le critiche riguardano il Capo IV (Società civile, famiglia, solidarietà), a partire dall’art.21, riguardante l’assegno previsto per il secondo figlio. La gestione è affidata all’Inps che apre una speciale gestione con dotazione finanziaria di 308 milioni di euro. L’assegno è concesso dai Comuni che devono ‘informare gli interessati’. Sono ancora totalmente ignorate le Regioni. Accanto a questa misura si inserisce il finanziamento di 232 milioni di euro a favore della famiglia, che sembrano essere altra cosa rispetto all’assegno per il secondo figlio. Non si comprende come siano utilizzati e neanche in questo comma si citano le regioni. Critiche anche all’art.22 sugli Asili nido condominiali (‘’si ignora completamente che la materia dei requisiti delle strutture per l’infanzia è di competenza regionale... L’attivazione dell’asilo nido deve essere concordata con l’ente locale di riferimento…’), nonché le disposizioni per l’invalidità civile.

 

 

 

 

WELFARE – De Poli (Regione Veneto): ''I tagli al Fondo sociale inficiano l'attuazione di leggi e interventi''

 

L’assessore alle Politiche sociali, volontariato e non profit della Regione Veneto, Antonio De Poli, in qualità di portavoce del Coordinamento nazionale dei colleghi commenta:All’unanimità, ancora una volta, ci siamo espressi contro questa finanziaria in sede di Conferenza degli assessori. Non è possibile accettare che il Fondo Sociale venga tagliato di 500 milioni di euro. Tutte le Regioni, compatte, chiedono con forza che sia ripristinato almeno pari a quello del 2003 [n.d.r.: 1.716.555.931 euro]”. “Un taglio così pesante significherebbe soprattutto togliere garanzie a quei servizi e a quegli interventi a sostegno dei cittadini e delle famiglie più deboliprosegue De Poli -. Dobbiamo vegliare attentamente affinché non siano tagliati gli strumenti finanziari che permettono di dare concretezza alle leggi e di attuare i percorsi, anche culturali, avviati”. “Crediamo che lo sviluppo di un Paese non si possa misurare solo col metro dell’economiaconclude -: dobbiamo tenere al centro anche lo sviluppo sociale e la garanzia di diritti di cittadinanza per tutti. E una finanziaria non può non rispecchiare questo orientamento condiviso”.

 

Regioni critiche su Finanziaria e "Decretone"

 

La Finanziaria è ''insostenibile,  irricevibile e inammissibile '' secondo tutti i presidenti delle  Regioni. A sostenerlo il presidente delle Marche  Vito D'Ambrosio, prima ancora che la Conferenza delle Regioni esprimesse un parere a riguardo.   ''In questa fase - osserva D'Ambrosio - e' difficile  interloquire con il Governo; noi ora abbiamo un interlocutore  che e' il Parlamento''.
Per Enzo Ghigo siamo di fronte ad una manovra "non positiva" per le Regioni, mentre Vasco Errani, Vicepresidente della Conferenza delle Regioni, in prima battuta ha dichiarato che ''Da questa prima valutazione emerge un giudizio negativo sulla Finanziaria che riteniamo  insostenibile per le Regioni''.
''Vi sono alcuni nodi - ha spiegato - che non solo non sono  affrontati ma che aggravano la situazione precedente e sono  quelli relativi ai finanziamenti nella sanità e al combinato  disposto tra il blocco di qualsiasi autonomia finanziaria e i  limiti all'autonomia nel governo reale delle competenze, che  vuol dire politiche industriali e sociali".

''Se noi vogliamo costruire un federalismo che ci porti ad un reale miglioramento delle condizioni di vita dei nostri cittadini, non possiamo costruire un federalismo che abbia un costo straordinariamente superiore alla situazione precedente. Bisogna, invece, costruire un modello che ci consenta di spendere meglio e non di più", ha detto il Sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas.

Nel documento di osservazioni al DPEF 2004-2007 le Regioni avevano chiesto che la legge finanziaria 2004 venisse preparata con un metodo improntato al nuovo titolo V, ma ancora una volta si deve registrare che è stata persa un’altra occasione per scrivere una legge finanziaria improntata ai principi costituzionali.
Le Regioni sottolineano - nell'introduzione al
documento approvato unitariamente sulla Finanziaria - che la manovra determina una situazione di insostenibilità finanziaria resa ancor più accentuata dalla circostanza che è effettuata, in gran parte, con decreto legge.

Per questo le Regioni sottolineano 5 questioni fondamentali la cui risoluzione è ineludibile per evitare il collasso del sistema regionale che, come anello più debole del sistema  Paese, rischia, con questa manovra finanziaria, di essere il livello di governo più penalizzato:

  1. Copertura oneri di assistenza sanitaria per gli immigrati regolarizzati: L’accordo dell’ 8 agosto 2001 stabiliva che “il Governo si impegna ad accompagnare eventuali variazioni in incremento dei Livelli Essenziali di Assistenza, decise a livello centrale, con  le necessarie risorse aggiuntive”. A seguito della “legge Bossi – Fini” sulla emersione e sulla regolarizzazione dell’immigrazione extracomunitaria le Regioni sono state gravate dei conseguenti oneri senza l’accompagnamento delle necessarie risorse aggiuntive in difformità dall’ Accordo dell’8 agosto 2001.
  2. Sottostima del fabbisogno sanitario nazionale: il tavolo di monitoraggio sui Livelli Essenziali di Assistenza ha concluso nel mese di luglio scorso la rilevazione sui costi dell’assistenza sanitaria per il 2001 evidenziando un disavanzo di 7.549 miliardi di lire (3,9 miliardi di euro). Lo Stato pertanto non può considerare esaustivo il livello di finanziamento indicato nell’accordo dell’8 agosto 2001, m dovrà verificarne la congruità sulla base dei lavori dei tavoli di monitoraggio e verifica sui LEA effettivamente erogati e sulla corrispondenza ai volumi di spesa stimati. Per il 2004 le Regioni segnalano una sottostima di circa 5 miliardi di euro. La situazione è resa ancor più grave dal fatto che alle Regioni è stata bloccata la possibilità di utilizzare le leve fiscali (IRAP e addizionali IRPEF) per fare fronte alle responsabilità che l’Accordo dell’8 agosto 2001 ripartiva tra Stato e Regioni.
  3. Adeguamento delle risorse di cassa per il fabbisogno sanitario:  Le Regioni, in attuazione dell’accordo dell’8 agosto 2001, concordano sul fatto che i tavoli di monitoraggio sugli adempimenti della spesa sanitaria debbano costituire la premessa per l’erogazione a saldo delle risorse, tuttavia l’attuale applicazione di questo meccanismo determina una dilazione nei tempi di erogazione delle risorse (per il 2002 restano scoperti 7,8 miliardi di euro e per i primi 10 mesi del 2003 risultano scoperti circa 4 miliardi di euro) insostenibile per le casse regionali e tale da mettere in crisi il sistema delle piccole e medie imprese del settore. Occorre quindi modificare in via legislativa le procedure e l’ammontare delle somme anticipate, assicurando altresì tempi certi nell’erogazione di tali anticipazioni.
  4. Assicurare la continuità nel trasferimento di risorse per il decentramento amministrativo: nel 2004 rischia di aprirsi un vuoto legislativo che impedirebbe di garantire e assicurare la continuità di detti trasferimenti in quanto la legge finanziaria 2003 ne differiva la proroga al 1 gennaio 2004, ritenendo che nel 2003 gli stessi potessero confluire nel meccanismo del dlgs. 56/2000. Poiché tale convergenza ormai pare non realizzabile, occorre nella legge finanziaria 2004 una norma che differisca il regime dei trasferimenti, quanto meno, al primo gennaio 2005.
  5. Esclusione degli oneri aggiuntivi del contratto del personale regionale per il biennio 2002 – 2003 dal Patto di Stabilità Interno: Le Regioni, come già previsto per gli Enti locali, chiedono l’esclusione di tali oneri.

Tali argomenti sono stati ribaditi nel corso dell'audizione tenutasi stamattina all'aula difesa del Senato di fonte alla Commissioni bilancio di Camera e Senato (presiedute da Giorgetti e Azzolini), Laddove il presidente della regione lombardia, Roberto Formigoni ha rammentato che la finanziaria diventa di fatto insostenibile anche perché il crediti delle regioni verso lo Stato ha toccato quota 20 miliardi di euro. (gs)


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